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Camillah [clayfax] Velo di Lame (II)
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11-12-2016, 11:32 PM
Messaggio: #38
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RE: Camillah [clayfax] Velo di Lame (II)
Hughes si pungolò con l'indice il mento, pensando di non essere stato abbastanza chiaro, cosa normale visto che effettivamente la situazione era confusa anche per lui.
Alla fine era un semplice umano, non aveva vere parole per descrivere ciò che era successo. Hai rilasciato Yoki. Disse, improvvisamente. Ma non in modo irreversibile, alla fine stavi rilasciando Yoki per il Velo di Lame, il tuo corpo non è mutato; quando hai portato l'attacco ai manichini, distruggendoli, hai perso il contatto con la realtà? Hai evitato attacchi che non esistevano e detto cose che sinceramente non ho capito... Ho pro--- Abbiamo provato a chiamarti ma chissà cosa hai sentito. Quindi sì, hai distrutto mezza arena grazie alla tua Tecnica che ora direi che è... Potenziata in modo rilevante, rispetto a prima. Molto forte ma meno precisa della prima versione, sono sicuro che con un ulteriore allenamento le due cose potranno congiungersi. A quel punto si sedette nuovamente sullo sgabello dove aveva vegliato su Camillah per tutto quel tempo, era in effetti molto curioso di sapere cosa riportava la lettera di Casey. La calligrafia era molto raffinata, per essere quella di un marinaio, e addirittura appariva fine; dolce come lo era stato lui ma con un lato ruffiano. Camillah avrebbe capito subito che quella calligrafia non poteva essere di nessun'altro al mondo. 'Carissime Camillah e Seayne, vi spedisco questa lettera sperando che in qualche modo giunga alle vostre mani. Avrei tanto desiderato dirvi tutto questo di persona ma, purtroppo, non ne ho avuta l'occasione: il vostro superiore ci ha fatti separare prematuramente, troppo presto e io non avevo ancora elaborato del tutto l'accaduto. Per la prima volta nella mia vita, devo confessare a qualcuno ciò che provo, ciò che queste esperienze mi hanno fatto: perché per quanto io voglia intensamente bene a mio fratello, certe parole potrebbero ferirlo in modo irrimediabile ma sono certo che voi potrete capire. Si raccontano molte cose su di voi, che siete nate così, che avete ceduto una parte di voi ai demoni in modo consenziente, che avete perso qualcosa di prezioso; io non so a che voci credere ma ho riconosciuto in voi lo stesso velo che avevo io sopra il volto, il velo della malinconia e della tristezza. Sono certo che voi abbiate visto più morti del dovuto, più abbandoni del necessario e sono sicuro che voi siate persone estremamente più forti di me o di mio fratello o dei miei uomini. Ma siete umane anche voi, vi capiterà di fallire e di cadere, di smettere di credere in qualcosa, di sentirvi deboli. Molti anni fa, quando ero ancora un giovane ragazzo, conobbi un'altra persona: un ragazzo della mia età, ci piaceva correre per le strade affollate di Alessandro ed essere l'esatto opposto di ciò che la società voleva che noi fossimo. Penso di aver accennato al fatto che, molte leggende, non erano altro che bugie inventate per creare una sorta di macabro turismo? Ho forse parlato con una certa vena di imbarazzo? Non mi sorprende la cosa, io e Nyx ci prendevamo gioco dei viandanti ingenui che credevano alle nostre frottole e ci pagavano per essere aiutati a vedere ciò che volevano vedere loro. Ripensandoci ora, era difficile credere che gli orrori esistessero davvero; Alessandro era una città sicura, un piccolo pezzo di paradiso in un continente ingrato e noi sbeffeggiavamo il destino. Il massimo delle mie preoccupazioni derivavano da mio fratello maggiore, già da allora un militare convinto, per niente soddisfatto dalla mia condotta al limite dell'illegalità... A detta sua, causata dalla cattiva influenza di Nyx. In qualche modo ci separammo ed in effetti divenimmo meno dannosi, se così si può dire, ma avevamo sempre un posto tutto per noi dove nessuno poteva disturbare: il mare. Pescare insieme a lui era la cosa migliore di tutta la mia vita, lavoravo instancabilmente sulla Leone Marino solo perché sapevo che dopo avremmo potuto passare una giornata insieme. Eravamo migliori amici e, presto, qualcosa di più; qualcosa che nessuno doveva sapere. Però eravamo felici, anche se in segreto. Le cose peggiorarono quando i mostri che prendevamo in giro da giovani, divennero reali; molti dei miei amici mi abbandonarono, alcuni non tornarono mai più dal giro in nave, altri decisero di fuggire lontani verso le Terre del Nord. Ci sentimmo entrambi colpevoli, nostre storie avevano attirato su di noi la malasorte o era perché non eravamo "normali"? Una punizione divina. Eravamo responsabili? Nessuno poteva immaginare ciò che c'era tra noi, come ho detto prima pubblicamente non eravamo niente più che buoni amici d'infanzia, e la sua famiglia lo promesse sposo ad una ragazza. Iniziammo a vederci in spiaggia, non più sullo specchio azzurro del mare, non eravamo più spensierati come un tempo; non sapevo del suo matrimonio e quando me lo disse quella notte, sulla riva, litigammo. Il mattino seguente partì, con la sua nave, qualcosa di semplice: semplice pesca, vicino alla riva; sapevo che lo avrei rivisto, gli avrei chiesto scusa quella notte ma lui non di presentò. Non si presentò nemmeno la notte seguente. Nemmeno quella dopo. Fu chiaro che non era semplicemente in ritardo; quando me lo dissero io ero distrutto, qualcosa di me si era appena rotto ma non potevo... Non potevo piangere, non potevo dispiacermi della sua morte, nessuno sapeva quanto morto io mi sentissi dentro. Se avessi perduto un braccio al posto suo, sarei stato certamente meglio. Quando ci fu il suo funerale, io non potei nemmeno andarci, mio fratello mi chiese: "Perché ti interessa tanto il funerale di una persona con cui non ti parlavi da anni? Eravate buoni amici ma..." Lo fissai intensamente per diversi minuti, in stato catatonico, nessuno sapeva che era morto l'uomo della mia vita, nessuno sapeva che lo amavo, nessuno mi voleva al suo funerale, avrebbero tutti consolato la moglie che non aveva nemmeno potuto sposare e nessuno si sarebbe dispiaciuto per me. Risposi a mio fratello con un sorriso ma dentro di me avevo capito cosa volevo davvero: andare a dormire e svegliarmi, scoprendo che era solo un brutto sogno. Quando questo non accadde, per diverso tempo iniziai ad andare a dormire sperando di morire nel sonno. E quando nemmeno questo accadde, preparai la Leone Marino per salpare; anche quando vi siete presentate voi io non ho fatto altro che pregare ogni divinità della volta celeste che io tornassi dentro un sacco. Io sarei dovuto morire quella sera. Ma ho avuto una visione durante il combattimento, quando Camillah è caduta dalla nave io credo... Credo di aver visto Nyx. Ho pensato di combattere, ero arrabbiatissimo: perché a lui era concessa una morte dolce e a me una vita amara? Tutto per colpa di quel mostro? No, non potevo... Non potevo non fare niente. E quando siamo tornati a riva, improvvisamente il mondo mi è crollato addosso: avevo programmato la mia esistenza tenendo conto di una morte imminente ed ora invece avevo tutta una vita davanti, da solo, senza Nyx. Non potevo nemmeno più averlo come amico, ero solo, avevo solo voi e alla fine ve ne siete andate anche voi; ho creduto di dovermi suicidare ma non ho mai detto niente di tutto questo a Max. Come ho detto, sarebbe distrutto sapendo che lui non avrebbe potuto far niente per me e che avevo questi pensieri in testa, che anche con lui mi sentivo disperatamente solo. Ma sapete cos'ho visto, oggi? Hanno riparato la Leone Marino, ci credereste? Era distrutta ed ora è persino più veloce di prima; il mercato è tornato attivo, specie l'ultimo giorno della settimana, la vita ha invaso di nuovo le strade. È stato quasi illuminante, nonostante tutte le persone che se ne sono andate, gli amori distrutti, la vita... Continua. E io proseguirò, intendo visitare le Terre del Sud per aiutare chi ne ha bisogno; se passate, cercatemi, sarò felice di aiutarvi. So che avete perso qualcuno, una vostra compagna, la vostra famiglia, un vostro amore; so che è difficile andare avanti senza ma i loro ricordi illumineranno le vostre notti più buie. Ve lo garantisco, non sentitevi in colpa se li lasciate alle vostre spalle e se siete felici anche senza di loro; non li avete dimenticati, i vostri cari, fanno parte di ciò che siete diventate... È anche merito loro. Con affetto, Casey.' |
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