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QUEST Carne della mia carne [Lachesi]
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29-03-2017, 10:05 PM
Messaggio: #1
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Carne della mia carne [Lachesi]
CARNE DELLA MIA CARNE
e sangue del mio sangue E’ mattina sulle desertiche terre che circondano Staph. La calda aria proveniente dalle distese sabbiose entra dalla finestra dell’alloggio di Dua, portando con sé l’eco delle grida d’incitamento o di dolore delle novizie in allenamento, assieme ai rimproveri dei loro istruttori… quanto tempo è passato da quando la Numero 15 era solo una di loro, una delle tante… Non c’era però molto tempo da concedere ai ricordi: Dua aveva terminato le faccende che doveva svolgere al Quartier Generale e adesso doveva partire per raggiungere il suo territorio di competenza: la zona del Monte Jeau, nelle Terre Centrali di Tolouse. Mentre la guerriera terminava i suoi preparativi, qualcuno bussò vigorosamente alla porta della sua celletta e, subito dopo, la stessa si spalancò, rivelando la figura di un accolito grande e grosso, con le braccia molto robuste e le mani che sembravano badili; tuttavia alla prestanza fisica dell’uomo facevano da contraltare la sua totale calvizie, uno sguardo apparentemente non molto intelligente e una pancia larga quanto il suo muscoloso torace: chinandosi per sporgere il suo testone all’interno dell’ alloggio, l’accolito dice: Tu! Numero 15! Finisci di prepararti e vieni con me, la signora Semirhage vuole vederti prima che tu parta! La… signora Semirhage? E chi sarà mai? Di sicuro non una guerriera, neanche di alto rango vista la deferenza con la quale questo grosso accolito sembra parlarne: sei abbastanza sicura che l’uomo non ne parlerebbe così se fosse una di voi. Possibile allora che vi siano anche delle donne all’interno dell’Organizzazione? C’è solo un modo per saperlo: ubbidire alla chiamata. Così segui l’omone lungo gli oscuri corridoi della fortezza, fino a che vi addentrate in una zona nella quale sei sicura di non essere mai stata prima e, mentre lo fate, inizi a sentire della… musica? Proprio così, si tratta proprio di musica, una dolce e delicata melodia che sembra stonare con l’ambiente freddo e austero che vi circonda. Il grosso accolito sembra seguire proprio quella musica e infatti egli si ferma proprio davanti alla porta dall’interno della quale quella melodia sembra provenire. L’uomo bussa con molta più delicatezza di quanto non abbia fatto con la porta del tuo alloggio e, pochi istanti dopo, la musica si interrompe e, dall’interno, una voce indubbiamente di donna risponde: Avanti! L’accolito apre la porta e, con un brusco cenno della mano ti intima di entrare. Quando lo fai, ti trovi in quello che sembra essere più che altro uno studio finemente arredato nel quale spiccano una grande arpa sistemata in un angolo e alcune librerie zeppe di libri che adornano le pareti. Una donna è seduta vicino all’arpa, indubbiamente lo strumento che avevi sentito suonare poco prima e, quando entri, lei si alza e fa un paio di passi verso di te, sorridendoti. La donna è molto bella, alta più di molti uomini, dalla carnagione pallida e dai lunghissimi capelli e occhi neri. La signora Semirhage, perché sicuramente di lei si tratta, indossa una lunga veste nera con maniche strette sulle spalle ma che diventano molto ampie via via che scendono verso le mani, con delle bande grigio scuro ricamate in filo d’argento che ornano i bordi della gonna, delle maniche e l’ampio girocollo della veste. Una sottile collana di diamanti neri orna il suo collo e noti chiaramente che attorcigliato al suo polso sinistro c’è un bracciale a forma di piccola vipera, la cui testa si snoda fino alla base del dito anulare, al quale è fissata grazie a un anello infilato al dito. Benvenuta Dua! Il mio nome è Semirhage e, come probabilmente hai intuito, sono una dei vostri supervisori. Avrei un incarico da assegnarti ma prima... desideri un po’ di the? La signora si scosta un po’ e, con un gesto della mano destra, di indica che sulla scrivania, in effetti, è sistemato un vassoio con una teiera fumante, un paio di tazze, dello zucchero e dei pasticcini. Che tu accetti o meno la sua offerta, Semirhage si siede al suo posto e, dopo essersi versata il suo the (e aver riempito anche la tua tazza nel caso accettassi), mantenendo nei tuoi confronti un’espressione gentile e fissando con i suoi occhi neri quelli tuoi d’argento, inizia a raccontare: Il territorio che ti è stato assegnato, il Monte Jeau, è una zona nella quale gli yoma ultimamente si sono fatti vivi molto spesso. Abbiamo ovviamente ripulito la zona con guerriere dal rango più basso del tuo eppure c’è un villaggio, Teate, dal quale sono più di due anni che non giungono richieste di aiuto o richieste di verifica per eventuali sospetti o presenze di yoma in zona. Semirhage si interrompe per sorbire un po’ di the e sgranocchiare un pasticcino, poi prosegue: Quello che voglio da te, Dua, è che tu ti rechi a Teate e cerchi di capire il motivo dell’apparente tranquillità di quel villaggio. E’ solo un caso? Gli uomini di quel posto hanno trovato un modo per scovare ed eliminare gli yoma? Se così fosse, sarebbe per noi molto utile capire come hanno fatto. Oppure c’è qualcosa d’altro sotto? La tua missione è scoprire cosa sta succedendo a Teate e, nel caso non siano gli abitanti del villaggio o, comunque, altri umani a sgominare gli eventuali yoma come, ad esempio, un altro yoma che tradisce i suoi “fratelli” pur di passare inosservato e che va a mangiare altrove, eliminare le cause che hanno portato a questa situazione. Senza che i suo sguardo abbandoni il tuo, l’espressione della signora Semirhage si è fatta via via più seria mentre il suo racconto progrediva, tuttavia la sua voce rimane gentile quando, dopo aver bevuto un altro sorso di the, conclude: Questo è quanto Dua. Se hai dei dubbi o delle domande da farmi, chiedi pure. E, dopo aver preso un altro pasticcino, la signora Semirhage rimane in attesa, sempre fissandoti con i suoi profondi occhi neri… Citazione:Nel tuo primo post descrivi anche le impressioni e/o sensazioni che prova Dua nel trovarsi davanti a una… Donna in Nero. |
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