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Il gioco delle carte alla corte del Conte [Hotenshi - Sir_Alric]
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06-10-2013, 12:56 AM
Messaggio: #93
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Il gioco delle carte alla corte del Conte [Hotenshi - Sir_Alric]
Quello che Andrea vide quando la polvere sollevata dal suo bel numero si levò via, fu un uomo magro ma ben proporzionato, vestito con la livrea nera dai bordi d'abito ricamati col merletto tipici dei servitori del Conte; costui, fluenti capelli castani ordinati e una boccuccia che pareva naturalmente piegata a cul di gallina teneva in mano alcuni abiti che fino a qualche momento prima stava evidentemente rassettando. L'uomo era infatti chino su una cassettiera posta lungo il muro, e solo la faccia genuinamente era volta verso Andrea.
«Bon dieu, ma voi chi siete?...» L'energumena dell'Organizzazione se ne accorse non appena poté mettere ordine alle idee: quell'uomo era l'unica persona presente nella stanza, e se ciò non fosse stato sufficiente presto si rese conto che era proprio lui ad emettere Yoki. Quel cameriere con l'accento strano era lo Yoma che cercavano. Sfortunatamente, però, Andrea aveva attinto Yoki e tuttora lo tratteneva: i segni della bestialità erano evidenti... e lo Yoma non tardò ad accorgersene. E a riconoscerla per quella che era. «Cla... Claymore!» La Guerriera di certo intendeva prepararsi con una delle sue cariche, ma il mostro nonostante le sembianze umane fu più veloce di lei - non che ci volesse molto, in effetti: con notevole presenza di spirito, gettò i panni che teneva in mano in faccia ad Andrea, e girò i tacchi correndo a più non posso. La Guerriera, gabbata, poté solo togliersi tutta quella seta di dosso, e ora che ci riuscì quel che vide fu una porta che sbatteva e un vivace rumore di passi in corsa e uno Yoki sempre più flebile dietro di essa. Fu solo allora che Andrea ebbe modo di dare una seppur minima occhiata a quei fatidici appartamenti: davanti a lei si estendeva una teoria di tappezzeria rosso e oro lungo le pareti, candelabri dorati e lampadari in vetro; ai lati, due porte in legno laccato di bianco e oro portavano ad altre stanze (lo Yoma stava fuggendo oltre quella alla sua sinistra), mentre davanti a lei una veranda aperta dava su un ampissimo terrazzo ricco di piante da vaso. Ma non era certo il caso di abbandonarsi a queste visioni di lusso sfrenato: aveva da decidere come proseguire la sua caccia, lei. Per la gioia di Olivia, lo shock che Armand aveva subito lo aveva reso docile: il vecchio, balbettante, seguì infatti passivo la Guerriera giù per le scale, troppo spaventato per proferire alcunché; i due raggiunsero quindi la base delle scale, i rumori negli appartamenti ormai non più distinguibili. Superata la volta che divideva le stanze, Olivia si precipitò quindi sul suo obiettivo: la stanza da ballo. La trovò così come l'aveva lasciata: musicisti all'angolo che suonavano, aristocratici che ballavano e altri che mangiavano e bevevano mentre i camerieri sciamavano coi vassoi; al centro della parete destra, la statua delle dee che celava le claymore di Andrea e Olivia. La Guerriera però non passò inosservata: era forse destino, ma caso volle che il gruppo di degustatori chiacchieranti più vicino all'uscita fosse la comitiva del gioco delle carte, il Conte e Hayez stesso in testa; loro due, tra l'altro, si accorsero subito di Olivia - per motivi differenti, certamente. Aloysius de Montmartre, Conte di Gèricault, chiaramente sorpreso allungò il collo: aveva visto il suo anziano maggiordomo alle spalle di Olivia. «Armand?» domandò con tono un poco incerto «Ho sentito dei rumori di sopra... tutto a posto?» Turnazione invariata |
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