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[In Attesa] Scheda di Divina (Hankegami)
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29-10-2010, 02:06 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 22-07-2017 04:42 PM da Semirhage.)
Messaggio: #1
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[In Attesa] Scheda di Divina (Hankegami)
Nome» Divina (vero nome Teresa)
Anni» 17 Altezza» 1.57 m Peso» 45 Kg Arto Dominante» Sinistro Tipo» Attacco Tecnica Speciale» Citazione:Nome Tecnica: Doppelgänger [Livello 2] Profilo Fisico» Piccola e magra, Divina ha occhi argentei e capelli completamente bianchi, la chioma liscia che le arriva fino a metà schiena; sul viso è invece perennemente presente un'espressione fra il perso, lo stupito e lo scioccato. Profilo Psicologico» Recentemente uscita da un lungo periodo di vera e propria follia, di questo scorcio della sua vita mantiene un'istintiva tendenza a parlare in rima, mentre per lei un dialogo in prosa è fonte di difficoltà e tempestato di termini arcaici, ma non impossibile. Al trauma per la perdita della sorella s'è ora sostituita una cieca determinazione a scoprirne le cause, che tramite un patto con l'Organizzazione s'è riversato nella decisione di raggiungere la numero Uno, Serena, per forza e capacità. Quest'obiettivo la porta a mettere in secondo piano tutti, compresi civili, compagne e uomini dell'Organizzazione: dei primi si preoccupa solo che non muoiano come da ordini, per le seconde prova interesse solo se rivelano possedere capacità superiori alle sue, e per i terzi le interessa solo che onorino, un giorno, i patti, limitandosi per ora ad un rapporto per così dire professionale; proprio a causa del patto stipulato prova disprezzo nei loro confronti, ma per lo stesso motivo si sente legata a loro da tale contratto così importante per lei. Ama tuttora distrarsi recitando mentalmente dei versi, e in genere parla solo lo stretto necessario: si fa infatti più viva e partecipe solo se gli argomenti la interessano personalmente. Divina non é stupida ma piuttosto poco avvezza a rapportarsi col prossimo e a comprendere la complessità di certe situazioni, per cui cerca sempre la via più semplice e si preoccupa solo che la scelta non coinvolga civili, come da ordini. Oramai si ricorda benissimo che il suo vero nome è Teresa, ma un po' per il sempre vivo dolore della perdita, un pò come simbolo della sua vita da Claymore e del patto che la lega all'Organizzazione, preferisce usare il suo noto soprannome. Storia Personale» Teresa da Snoun era nata nei pressi appunto del villaggio di Snoun, nel cuore delle Terre del Nord. Era figlia di Askel, un cacciatore di pelli, e di sua moglie Brige, una tessitrice di lana. Teresa viveva in una grande casa contadina nel cuore della foresta assieme ai suoi genitori, ai suoi quattro zie e zii, ai suoi cugini, ai suoi vecchi nonni e, soprattutto, a sua sorella gemella, Claire. Questa grande famiglia era, per così dire, una piccola industria: mentre i suoi zii Jorn ed Eyn erano pastori e traevano lana dalle loro pecore - l'ovile era accanto alla casa - e suo padre Askel, come già accennato, cacciava lupi ed orsi per catturarne le pelli pregiate (e, nel caso degli orsi, pure l'ottima carne), sua madre Brige e le sue zie Ila e Rethe tessevano la lana e trattavano le pelli per farne abiti e tappeti; infine, il vecchio nonno Alf caricava su un carretto quanto prodotto (a parte qualcosa che ogni tanto si tenevano per loro) ed andava a vendere il tutto con sua moglie, la nonna Nila, al mercato di Snoun. Era una vita semplice e povera, e Teresa e Claire fin da piccole vennero istruite nell'arte della tessitura dalle donne di casa assieme alle loro cugine, mentre i cugini apprendevano chi la pastorizia e chi la caccia. L'unico vero intrattenimento era la sera, quando davanti al fuoco nonno Alf prendeva un grosso tomo e ne leggeva i poetici brani ai nipotini estasiati: si trattava de I Racconti Celestiali di Aldiger di Florent, un grande poeta del Sud che il vecchio giurava fosse passato proprio a casa loro durante un viaggio cinquant'anni prima e, per riconoscenza, avesse regalato all'allora giovane Alf quel libro. Quale fosse la verità , a Teresa non era mai importato: le poesie erano belle ed a lei importava solo questo. In un rigido inverno in cui lei e Claire avevano dodici anni, avvenne l'evento che cambiò la loro vita: durante una notte in cui infuriava una tempesta di neve, all'improvviso parte del tetto della casa crollò e ben presto regnò il caos generale; le due gemelle, uscite allarmate dalla stanza da letto, fecero a malapena in tempo ad intravedere un'enorme sagoma alta svariati metri torreggiare dal tetto sfondato, mentre uomini e donne adulti della casa prendevano armi ed utensili per fronteggiarlo. Pochi secondi dopo piombò infatti su di loro nonna Nila, che con un libro in un braccio e la mano libera che strattonava il loro piangente cuginetto di sette anni, Nute; la vecchia gridò loro di correre in cantina, e le gemelle terrorizzate obbedirono in preda alla paura. Mentre da sopra s'udivano grida e lamenti, la nonna ficcò tra le braccia di Claire il libro: era I Racconti Celestiali; la vecchia spiegò ai tre nipoti che era un libro prezioso e che vendendolo avrebbero avuto di che vivere, quindi aprì una porticina e ci spinse i tre dentro, richiudendola quindi a chiave. Mentre, sommamente impauriti, Teresa e Nute piangevano, Claire s'accorse che si trovavano in un piccolo tunnel che portava all'esterno - forse un' uscita d'emergenza per i bambini in caso d'attacchi di branchi di lupi...o qualcosa del genere -, ed obbligò la sorella ed il cugino a seguirla: i tre corsero allora per la foresta più velocemente che poterono, e quando giunsero a Snoun svegliarono tutti gridando aiuto. Ma il mattino dopo, quando gli uomini del villaggio organizzarono una spedizione, trovarono la casa distrutta e tutti - tutti - i suoi abitanti sventrati: Teresa, Claire e Nute erano ora soli al mondo. Allarmato, il capovillaggio chiamò un'organizzazione del sud, le Claymore, mentre ospitò di malavoglia i tre orfani; alcuni giorni dopo quattro donne biancovestite e dall'aria letale si fecero vive a Snoun e spiegarono che era opera d'uno Yoma Bulimico. Partirono quindi per la foresta e, quella stessa sera, riportarono una gigantesca e mostruosa testa come prova del loro successo. Il giorno dopo giunse uno strano uomo vestito di nero per riscuotere il compenso e, saputo dei tre orfani, chiese di prendere con sè le due femmine; il capovillaggio assentì ma, quando cercò di prendere a Claire il libro prima di consegnarla, la bambina gli morse la mano. L'uomo in nero, divertito, decise allora di fare un piccolo sconto in cambio di lasciare a Claire il suo libro. Fu così che Teresa e Claire lasciarono le loro natie Terre del Nord per raggiungere Staph, nel caldo Est. I primi tempi laggiù furono terribili: posta su un tavolo operatorio, a Teresa venne aperta la pancia e le venne inserito qualcosa di mostruoso, qualcosa che la cambiò per sempre: i suoi capelli biondi divennero bianchi, i suoi occhi azzurri d'argento, ed il suo fisico sempre gracile d'un tratto divenne capace di sforzi sovrumani. Anche Claire divenne così, ma lei sembrò affrontare con stoicità il cambiamento, fors'anche per essere di sostegno alla sorella sempre piangente; ogni sera, poi, dopo una giornata passata tra sforzi massacranti, Teresa e Claire prendevano il loro adorato libro - l'unico ricordo rimasto della loro famiglia - e ne leggevano i brani cercando di dimenticare l'orrore in cui erano piombate. Passarono quasi due anni in cui tutti gli affetti di Teresa si riversarono su I Racconti Celestiali e su sua sorella Claire, ma alla fine la malasorte piombò nuovamente sul capo della sfortunata ragazzina: Claire, nettamente la più brava e promettente delle due, ogni volta si sforzava fin troppo durante gli allenamenti, mossa da chissà quale fuoco interno; uno di quei giorni, però, chissà come superò un limite invisibile e, fra grida e spasmi, lentamente si Risvegliò davanti agli occhi di Teresa: il corpo mostruoso, la presenza inquietante, il fare bestiale le ricordarono orridamente la gigantesca figura di quella notte d'inverno. Claire venne uccisa dalle Guerriere presenti a Staph, ma gli uomini in nero s'accorsero che non serviva obbligare Teresa a non parlarne: la ragazzina da quel giorno s'era infatti chiusa in un impenetrabile mutismo. A Teresa non importava che cosa fosse diventata Claire, ma che non ci fosse più; rimasta sola con I Racconti Celestiali, ormai incapace pure di piangere, Teresa ogni sera s'immergeva da sola nella lettura del libro, cercando fra quelle righe l'affetto che nessuno più le dava. Giorno dopo giorno, sera dopo sera, dopo i quotidiani allenamenti con chi non le importava e perché non le importava, Teresa lasciò morire se stessa: l'ultima sua conclusione fu che lei e sua sorella avevano avuto questo nome in onore delle Dee Gemelle e, una volta morta una, l'altra non sarebbe dovuta sopravvivere. La ragazza senza affetti, senza sentimenti ed ora pure senza nome continuò ad immergersi nel libro di Aldiger, finché non rinacque sotto questi versi: << Benedici la santa mano
ch'omne mal dal mondo remove. >> dicomi lo maestro mio tosto << Perch'Omnepotente le diede la vertà di raddrizzar torto. Divina è nomata costei chè Dio è colui che la move. >> A lei non interessava nulla di Dio, ma aveva bisogno d'uno scopo nella vita, ed il suo libro le aveva indicato quello. Da quel giorno, la ragazza iniziò a rispondere al solo nome di Divina, finché tutti s'abituarono a chiamarla così ed il suo nome originario venne dimenticato. ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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29-10-2010, 08:37 PM
Messaggio: #2
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Scheda di Divina [Hankegami]
SCHEDA APPROVATA.
Nuova guerriera. Assegnazione punti EXP ~ Evento Pieta => +300 PE
Consulta il tuo pannello personale per aggiornare il profilo della tua guerriera.
Per accedervi, clicca in alto il bottone GDR CP.
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08-01-2011, 04:03 PM
Messaggio: #3
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Scheda di Divina [Hankegami]
Canto I
La selva oscura Crossing Swords In un mattino inutile come molti altri, Divina venne scortata da uno dei tanti, inutili uomini in nero - il cui nome, che Divina non aveva mai imparato, era Tesla - in uno dei tanti villaggi fantasma perduti tra le dune del deserto; con lei, altre sette novizie a cui Divina non importava. Tesla le divise in due squadre da quattro novizie ciascuna - Divina venne inserita in quella definita A, assieme ad Elettra, Giulia e Saphelia; ma lei, ovviamente, non registrò nessuno di questi dati -, disse loro che si trattava del Test finale, e che per superarlo dovevano vincere la squadra avversaria; di coda, infine, le informò che le loro claymore senza marchio erano disposte ai quattro angoli di quella città fantasma. Ovviamente Divina comprese solo che doveva uccidere quattro novizie per tornare dal suo amato libro, quindi fece per avviarsi a recuperare una spada; venne però fermata dalle compagne, ma non gradendo l'idea di perdere tempo in discorsi inutili Divina riprese subito a camminare, raggiunta solo all'ultimo da Elettra, mentre Giulia e Saphelia prendevano un'altra via. Le nostre raggiunsero dapprima l'angolo ovest della cittadina - scelto da Divina perchè il più vicino -, senza però trovare nulla; delusa, Divina lasciò quindi scegliere ad Elettra, che optò allora per l'angolo sud. Giunte laggiù, sorprendentemente trovarono una sola spada, che Divina prese senza far complimenti, ed Elettra glielo lasciò fare; dato che mancava ancora una spada per la compagna, Divina decise d'accontentarla nonostante volesse iniziare subito la caccia alle avversarie: constatato infatti che Elettra non voleva togliere il disturbo e che perdipiù amava toccarla per sottolineare le sue inutili maternali, Divina ritenne che con una spada in mano l'altra avrebbe avuto più problemi a toccarla in continuazione. Scelto dunque il nord, Divina intraprese questa via seguita da Elettra, ma strada facendo s'imbatterono in una novizia avversaria - il cui nome, che non disse mai, era Phoebe -; felice d'avere qualcuno da uccidere, Divina partì subito all'attacco. Complice il fatto che per qualche motivo Phoebe non contrattaccava, dopo alcuni scambi a vuoto la nostra le tagliò la gamba sinistra, e ricadutale in braccio fece lo stesso col braccio destro; perduta, Phoebe tentò di strozzare Divina, cosa che la fece solo spaventare ed arrabbiare: la nostra le tagliò quindi metà testa nel tentativo di decapitarla, uccidendola comunque. Essendo mancina, Divina decise quindi di Rigenerarsi la ferita autoinflittasi alla spalla sinistra mentre tagliava il braccio destro di Phoebe; in quella, Elettra scoprì che la nostra conosceva a memoria ampi passi de I Racconti Celestiali di Aldiger - cioè il suo famoso libro -, ma la scoperta non ebbe seguito. Non sapendo quindi dove cercare le altre avversarie, Divina s'affidò nuovamente ad Elettra, che fece dirigere il duo ad est; lì ritrovarono i cadaveri d'una loro compagna, Giulia, e di due avversarie, Deb e Liz - i cui nomi erano ovviamente sconosciuti alle nostre -. Felice che tre delle quattro avversarie fossero già morte, Divina seguì di buon grado Elettra nella ricerca di Saphelia, sperando di trovare anche l'ultima novizia dell'altra squadra. Dopo un lungo cammino verso nord, le due trovarono invece Saphelia alle prese con uno Yoma...solo che Divina - che non si ricordava nomi e volti - s'affrettò ad attaccare Saphelia stessa credendola l'avversaria residua; solo quando lo Yoma ferì la nostra al braccio ed alla gamba destri, lei abbandono l'equivoco scontro per balzare sul mostro e tagliarlo in due parti all'istante - grazie anche alle mutilazioni che prima Saphelia e poi Elettra gli avevano inferto -. Imperterrita, Divina cercò allora d'uccidere ancora Saphelia, ma questa volta Elettra la atterrò e le spiegò la situazione dopo averla immobilizzata e disarmata. Fu così, con quattro novizie morte ed uno Yoma ucciso, che si concluse il Test all'ombra di gruppi di spade incrociate poste agli angoli della città fantasma. ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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04-03-2011, 11:18 PM
Messaggio: #4
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Scheda di Divina [Hankegami]
Canto II
Lo cammino alto e silvestro I sussurri della morte La notte dopo il Test, Divina la trascorse piangendo: non trovava più il suo libro, inutile averlo cercato ovunque per la sua stanza. Due giorni dopo, lo stesso uomo in nero che l'aveva testata - quel Tesla - la convocò, armata e bardata con tutti gli inutili gingilli che contraddistinguevano le graduate, assieme ad una tal Geneviève della quale a Divina non importava niente; le venne quindi detto d'andare a recuperare una novizia fuggitiva di nome Blue Lips - ordine che Divina filtrò come "uccidere", al suo solito -. Horribile dictu, Tesla le impose pure d'obbedire a Geneviève se voleva riavere il suo libro: era stato lui, il sordido delinquente! Scioccata dalla situazione, Divina non potè che fare viso funereo a cattivo gioco, e subito s'adoperò perchè Geneviève le ordinasse quello che voleva lei. Purtroppo, una volta entrate nella prima città - Brànte, nelle Terre dell'Ovest -, Geneviève la trascinà in un inutile balletto tra case, macellerie e campi di grano, finchè Divina perlomeno un coniglio morto con cui giocare dal garzone del macellaio, e che scuoiò subito - il coniglio. Alla fine, però, Geneviève finì col portarla nel posto giusto - Orlean, un villaggio inutile come tanti -, dove trovarono gli abitanti barbaramente uccisi per strada; convinta d'essere quindi vicina al loro obiettivo, Divina fu felice d'obbedire a Geneviève che le aveva ingiunto d'esplorare la zona. Percepito uno Yoki da dentro una casa, la piccola Guerriera v'entrò e... vi trovò una mezza Yoma con una umana di mezza età ; raggiuntala anche Geneviève, le due dovettero sorbirsi gli strani discorsi di Blue Lips - perchè si trattava di lei -, tanto che dopo un pò Divina neanche l'ascoltò più. Estraniatasi come meglio aveva potuto, la Claymore nemmeno capì cosa avvenne dopo - e nemmeno le importava: Blue Lips si suicidò davanti ad una tomba, e Geneviève ne fece una anche per quest'ultima accanto, destando i sopiti ricordi di Divina. Morta Blue Lips, le due se ne andarono dal villaggio, e quando incontrarono Tesla lei riebbe il suo amato libro. Chi moriva sussurrando nella morte, che giacesse in pace: l'unica cosa che a Divina importò di quella missione fu che riebbe, alla fine, il suo tesoro, il suo stesso motivo di vivere. ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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07-10-2011, 12:57 PM
Messaggio: #5
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Scheda di Divina [Hankegami]
Canto III
Per me si va ne la città dolente The Wreck Cort, un uomo in nero che una delle mattine seguenti la mandò a chiamare, fu per Divina un elemento di disturbo: da quando se n'era tornata da Orlean, infatti, aveva come la sensazione che al suo prezioso libro mancasse qualcosa. Era in corso la terza rilettura della giornata quando la piccola Guerriera venne mandata a chiamare. Cort, dopo aver mostrato un curioso interesse per il suo libro - ma gli uomini in nero, farsi gli affari loro mai? - la incaricò di recuperare un imprecisato carico da una nave affondata al largo del Golfo delle Mosche, nelle Terre del Sud. Inutile dire che Divina comprese di dover uccidere qualcuno che si trovasse lì. Cort aggiunse pure che un'altra Guerrera l'attendeva nel villaggio di Kiria, ma la piccola Guerriera fece al solito orecchie da mercante, quindi neanche comprese il motivo delle velate minacce che l'uomo in nero le indirizzò a mo' di saluto. Per fortuna sua, comunque, andando a Sud passò comunque per Kiria, dove potè conoscere - si fa per dire, dato il soggetto - Laura, la numero 29; risolto presto un piccolo equivoco (Divina aveva ipotizzato che la sua missione consistesse nell'uccidere la compagna appena trovata), da allora fu Laura a condurre la spedizione - ma questo perchè, pur essendo Divina la numero 26 (a sua stessa insaputa), non era certo in grado di comandare alcunchè -. Giunte così presso il Golfo delle Mosche, Laura si procacciò una barca dai pescatori del posto e le due iniziarono allora una serie d'immersioni per cercare la nave affondata. Dopo quattro giorni di ricerca infruttuosa, alla fine trovarono il relitto della New Queen - non che Divina avesse fatto caso al nome -, e scese fin lì Laura si mise subito a scalciare la porta della cabina del capitano; risultato, rimase con la gamba incastrata nel legno e... qualcosa iniziò a mangiargliela. Mentre la numero 29 s'agitava come un'ossessa, Divina cercò di forzare la serratura perchè urtata dalla frenesia dell'indesiderata compagna; fallito al primo colpo, la numero 26 a sua insaputa si risolse nel forzare la porta stessa, che ora s'aprì decentemente in due. Una figura scura non meglio identificabile - ma emanante Yoki - abbandonò quindi la gamba di Laura e fuggì dalla finestra, con gran disappunto di Divina che già pregustava il mostricidio. Arrabbiata, la piccola Guerriera per ripicca - a suo vedere - attese che fosse Laura a prendere l'iniziativa, e quest'ultima si risolse con l'andare dentro uno squarcio lungo la fiancata dello scafo; lì trovarono solo dei cadaveri decomposti e gonfi d'acqua - cosa che incuriosì molto Divina -, ma Laura non ci vide nulla d'utile (gente che non comprende cosa sia la vera utilità !) e decise d'andare a riprendere fiato. Ovviamente, il mostro la attaccò mentre risaliva: tipico, nei racconti, avrebbe potuto commentare Divina... se non fosse rimasta a divertirsi coi cadaveri affogati. La Guerriera sedicenne s'accorse solo in un secondo momento dell'assenza di Laura, ed offesa che non l'avesse avvisata uscì pure lei dalla fiancata... e lo vide: era uno strano Yoma, con muso allungato, piedi palmati e braccia con cresate ossee palmate. Qualcosa da tenersi come trofeo, insomma. Lo Yoma, accortosi di Divina, s'allontanò da Laura (che aveva rimediato un simpatico ricordino al volto) ed attese una loro iniziativa... che non tardò: la piccola Guerriera ascese, claymore alzata, per infilzarlo, ma il mostro scansò e la ferì alla gamba, ma di contro si trovò con una mano intercettata tenuta stretta dalla ragazza; lo scontro continuò con Divina infuriata per il dolore alla gamba (non tanto per il dolore in sè: quello che la faceva impazzire era l'acqua marina nelle ferite, che non aveva mai sperimentato prima) che liberava Yoki in quantità per la frustrazione, e dopo aver perso la spada e subito un'altra ferita alla gamba la numero 26 stava per sgozzare a mani nude lo Yoma grazie alla mera forza bruta... quando da dietro giunse Laura a decapitarlo. Peccato. Interessata più che altro a respirare, la rabbia per non aver ucciso lei lo Yoma infatti svanì, e raggiunta la superficie Divina pensò solo ad arrampicarsi su uno scoglio e curarsi la gamba e dei graffi sotto al mento. Guarita, vedendo Laura tornare alla barca dopo essersi riposata un pò (perchè la numero 29 si ricordava pure della parte riguardante il carico, a differenza della numero 26 a sua insaputa), la piccola Guerriera si ricordò della sua claymore lasciata in mezzo al mare, ed andò a recuperarla. Esaurito pure questo compito - nel frattempo Laura aveva trovato un qualche inutile scrigno da portarsi dietro -, Divina decise che la missione era conclusa e se ne tornò a Staph - ed al suo libro - per i fatti suoi, lasciando l'inutile compagna al suo destino. Alla fine, dentro questo relitto aveva trovato solo uno strano Yoma che non s'era ricordata neanche di portarsi dietro come trofeo: i morti sono inutili, a parte forse quelli, interessanti, annegati. ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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28-11-2011, 12:40 AM
Messaggio: #6
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Scheda di Divina [Hankegami]
Canto IV
Il Limbo The Sandstorm Divina venne richiamata da Cort una seconda volta, questa volta perchè uccidesse un inutile Yoma dispettosamente rintanatosi nel deserto a nord di Staph; in realtà , l'allora numero Ventuno a sua insaputa non ne fu poi così indispettita: un bersaglio vicino significava un repentino ritorno al suo libro. Fu così che la piccola Guerriera s'inoltrò nel deserto con un umore tutto sommato buono... quando, forse qualche ora dopo, le venne contro un forte vento che divenne presto una vera e propria tempesta di sabbia; ovviamente indispettita dal tiro mancino del tempo, Divina per fortuna scovò presto una vecchia tana d'animale... emanante Yoki. Un dono divino, ed infatti la piccola Guerriera v'entrò ben contenta. Con sua soddisfazione, dentro quella cavità sotterranea s'era rifugiato proprio lo Yoma, un essere loquace e decisamente troppo poco epico per i gusti di Divina; ma faceva nulla: la numero Ventuno caricò lo stesso a testa bassa, e... ... e cadde in una fossa piena di pali aguzzi e cocci rotti. Una trappola. Lo Yoma evidentemente la stava aspettando - non che Divina ci arrivasse: lei lo trovò solo una trovata narrativa piuttosto pacchiana -, e con una lancia metallica che evidentementemente teneva a portata di mano riuscì a ferire la piccola Guerriera alla spalla prima che lei gliela togliesse di mano e la conficcasse nel tetto roccioso; a quel punto Divina, davvero contrariata, risalì la fossa e, evitati gli artigli del mostro, gli mozzò i piedi in un sol colpo: lo Yoma cadde rovinosamente nella sua stessa buca, ferendosi - ma non morendo - con i suoi stessi paletti aguzzi. Trovando l'evento semplicemente giusto ed adatto al suo eroico essere, la piccola Guerriera gli saltò sopra per mozzargli la testa (Cort gliel'aveva chiesta, o forse voleva farne un ricordo, non ne era certa)... quando le forze le vennero meno a causa del sangue perso; fortunatamente le bastò emettere altro Yoki - ne aveva già liberato in precedenza, durante la battaglia - per decapitarlo, dopodichè si sedette sulla carcassa ed iniziò a Rigenerarsi la ferita. Tornata illesa, pur debole Divina raccolse la testa mozzata ed uscì dalla tana, laddove incontrò un tempo finalmente aggiustatosi e due emissari dell'Organizzazione giunti per portarle da mangiare; pur non del tutto contenta - avrebbe voluto cacciare, lei -, la numero Ventuno divorò il cibo e tornò a Staph con loro e fece rapporto a Cort (che, per inciso, parve non volere la testa, stranamente). Trascorsa quella fugace tempesta di sabbia, rapida come la caccia a quello Yoma, Divina potè infine tornare al suo libro. Con la testa. ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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10-06-2012, 04:50 PM
Messaggio: #7
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Scheda di Divina [Hankegami]
Canto V
Il giudice infernale La Tana del Leone II A Divina era stato ordinato di raggiungere Lido, nelle Terre dell'Ovest; assieme a lei, compagna non richiesta e a cui la nostra non prestò granchè attenzione, compì questo viaggio anche una Guerriera addirittura più piccola di lei, Azalea. Si trattava d'una ragazza infantile e fors'ancor meno a posto con la testa di Divina, cosa che avrebbe avuto un suo ruolo nel proseguio di quella missione. Ignorando bellamente lo sproloquiare di Azalea nonchè la diretta interessata, la nostra raggiunse Lido con l'indesiderata compagna dopo cinque giorni di viaggio; lì incontrarono Mateus, un uomo in nero esibente una curiosa penna nera sulla testa. Il loro superiore le informò che avrebbero dovuto trovare il nascondiglio di numerosi Yoma Percepiti durante una precedente missione da un'altra Guerriera: erano troppo vicino ai centri abitati per lasciarli vivere; Divina ed Azalea avrebbero dovuto setacciare le montagne locali e quindi epurare quei mostri: semplice, efficace e pericoloso. In realtà , pericolosa si sarebbe rivelata solo la scelta di affidare un lavoro simile a due teste bacate di prim'ordine, come si vedrà . Ma, all'inizio, sembrò andare tutto bene: Divina, avendo compreso di dover far fuori il solito Yoma e niente di più, si diresse senza fiatare verso le zone montagnose, seguita da un'Azalea cianciante, trotterellante e regolarmente ignorata; incrociarono presto una robusta montanara memore del lavoro della Guerriera che le aveva anticipate in quelle zone, la stessa fonte dell'ormai famosa Percezione. Vivendo come suo solito in un mondo fantastico, Divina si convinse che la donna fosse la guida verso il nascondiglio che la Narrazione le aveva concesso, e le chiese pertanto di guidarle fin lì; l'interessata, allarmata dalla palese presenza di altri Yoma in zona, rese chiaro che di nascondigli non ne sapeva mezza, e le pregò piuttosto di far in fretta perchè il suo villaggio sarebbe potuto essere attaccato. L'avesse mai detto: imbronciata ed ormai senza più una bussola da seguire per trovare gli Yoma, Divina si convinse che sarebbe dovuta andare fino a quel villaggio, Arlense; questa volta trovò la grassa montanara più bendisposta, e fu così che le due Guerriere ripresero il cammino seguendo quell'improvvisata guida. Dopo un pò di tempo speso a viaggiare, il mal assortito terzetto si fermò in concomitanza con la necessità della voluminosa guida di riposarsi un poco; neanche a volerlo fare apposta, Divina Percepì in quella dello Yoki nel profondo del bosco, e lasciò Azalea sola con la donna. L'avesse mai fatto: la sciroccata piccoletta associò invece lo Yoki Percepito alla povera donnona, ed estrasse la claymore intenzionata ad attaccarla. Nel frattempo, Divina aveva individuato ben due Yoki su una ripida altura, e si stava apprestando a scalarla quando... udì un grido argentino: la grassa montanara, impaurita da Azalea, dopo averla invano redarguglita aveva infatti preso ad urlare e scagliarle sassi contro; Divina lo prese per l'urlo d'una qualche principessa delle fiabe, ma fatto fu che tornò indietro precipitosamente. Comprensibile la sua seguente delusione: trovatasi solo Azalea e la guida, mentre l'altra Guerriera vedendo la compagna rinsavì all'improvviso e si precipitò nel bosco, lei rimase a chiedere spiegazioni - ed il semplice fatto che una come Divina chiedesse spiegazioni dà il senso di smarrimento che provò in quegli istanti -. Nel frattanto, Azalea aveva già iniziato a sua volta la scalata, gettando presto via la claymore perchè la ignombrava: si trovò quindi disarmata davanti a due Yoma; Divina, sulla strada, udì solo il clangore dell'arma caduta, ma sperando fosse il cavaliere della principessa - ricordate - si precipitò di nuovo in loco pregustando ricche prebende per il salvataggio. Trovò presto la claymore, Azalea e gli Yoma, e... ... quasi inciampò mentre camminava. Erano ancora lì, a camminare verso Arlense: che diamine era successo? Un'allucinazione? Divina preferì dar la colpa ad Azalea, scoperta or ora accanto a lei, per il chiaro reato d'esistere: l'aveva ignorata così tanto (a fasi alterne), finora, da credere d'essere sempre stata sola. Ma l'indignazione verso Azalea durò poco: ad un grido della grassona, Divina notò ben due Yoma - due come prima - ad attenderle lungo il sentiero: perchè? Erano gli stessi? Erano veri? Poco, le importava. Erano prede. Divina si scordò quindi del bosco, dell'allucinazione, d'Azalea e del donnone, e con una serie di piroette estrasse la sua claymore e tentò di decapitare entrambi i mostri; questi però non rimasero lì fermi - villani -, e la nostra si dovette limitare a mozzare il braccio che attentava al suo addome, mentre il secondo puntò Azalea. Fu uno scontro a senso unico, segnato dalla crescente rabbia di Divina e lo Yoki che liberava di pari grado: mozzatogli il braccio, gli giunse alle spalle e lo costrinse a terra scalciandogli contro all'incavo del ginocchio; il mostro però si girò prima di venire decapitato, e pur venendo così infilzato al petto strozzò Divina con la sua mano rimanente. L'unico risultato che ottenne fu di far arrabbiare oltremodo la Guerriera, che abbandonata la claymore gli spappolò sia mano che cranio, uccidendolo. Nel mentre, ad Azalea era andata molto peggio: pur essendo riuscita a tagliarlo in due all'altezza del bacino, lo Yoma riuscì infatti a piantarle una mano nello stomaco prima di morire; andata in crisi, la Guerriera prima si accanì sullo Yoma defunto e poi rimase lì a tenere a bada il suo Yoki destabilizzatosi. Ma non fece mai l'unica cosa che avrebbe davvero dovuto fare: Rigenerarsi. Fu così che la piccola Azalea si lasciò morire per dissanguamento sotto gli occhi disinteressati di Divina, la cui follia non le permise di comprendere per nulla la gravità dell'evento. La Guerriera, supersite, rinfoderò quindi la claymore dopo averla estratta e pulita, e si diresse a Lido: s'era infatti convinta che quei due Yoma erano gli unici mostri di cui doveva occuparsi. Lasciò lì il corpo di Azalea, così come la terrorizzata montanara che s'erano portati dietro. Ma per tutto il tragitto le rimase nelle orecchie lo stridere della claymore d'Azalea contro la terra: la bassissima Guerriera era infatti troppo piccola perchè l'arma non raschiasse contro il terreno. ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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25-01-2013, 05:49 PM
Messaggio: #8
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Scheda di Divina [Hankegami]
Canto VI
Cerbero, fiera crudele e diversa Occhio per occhio Le era sembrata una giornata inutile, con un ordine inutile di raggiungere Araldus, nome che come tutti gli altri si sarebbe dimenticata: tutto era inutile, al di fuori del suo libro. Davanti alla porta di Araldus, Divina ritrovò una vecchia conoscenza, Laura - che ovviamente non riconobbe: se n'era già dimenticata, di lei; l'inutile uomo in nero comunque la mandò a Refi (sì, LA mandò: Laura? Quale Laura? Non esisteva nessuna Laura, solo lei, come sempre, come al solito, come dovuto), nelle Terre dell'Ovest, per indagare su strane sparizioni di navi partite dal porto fluviale; la piccola Guerriera comprese ovviamente che semplicemente c'erano degli Yoma da uccidere, al solito. Dopo un lungo viaggio, Divina raggiunse Refi e le sue mosche - maledette mosche -, dove la gente portò lei e Laura (ma da dove era sbucata fuori?) dal Sindaco, il quale le invitò a cena a casa sua. Ciò era davvero poco simpatico: come osavano far perder tempo a lei, la protagonista? Senza contare che si macchiò con una macchia del sugo: cattiveria, cattiveria pura. Era davvero frustrante non poter uccidere gli umani, perchè... Beh, perchè sì. Anzi, perchè sennò sarebbe accaduto qualcosa di brutto al libro, giusto. Alla fine, però, pure quella tortura venne mano, e il Sindaco la ospitò a casa sua per la notte; il giorno dopo, poi, la accompagnò fino a quella che era una vecchia bagnarola - ma per le conoscenze marinaresche di Divina poteva anche essere appena uscita dal cantiere -. Salpata dal porto in quello stato pietoso, ebbe modo di accorgersi che c'era di nuovo Laura (ma quando ci era salita?), che le disse di stare attenta: ma con chi credeva di parlare? Tzè. Navigarono, navigarono e navigarono, finchè la bagnarola non le condusse presso un ponte sul fiume... e lì trovarono i loro nemici: un Divoratore sul ponte stesso, e due Yoma ai lati; Divina tentò d'afferrare gli artigli, mentre Laura - essere inutile! - ebbe la bella idea di sfasciare la barca ricadendovi col suo dolce peso dopo un salto. Odiosa. Scocciata, la piccola Guerriera cercò allora di prendere le reti per vedere se per caso riusciva a farsi pescatrice di Yoma - neanche le dispiaceva, l'idea -... ma il Divoratore calò sulla bagnarola e ne spezzò la chiglia, come se Laura non fosse bastata: tutti contro di lei! Antipatici!! Antipatici, sì: perchè prima la barca inclinatasi le mandò in acqua la claymore, poi perchè il mostro, non contento, afferrò Divina per una caviglia e la trascinò sott'acqua; chiaramente contrariata, la piccola Guerriera cercò dapprima di far saltare la testa al Divoratore, e fallito ciò, mentre Laura si faceva pigliare per il collo dal medesimo optò per torcergli il braccio, cosa che curiosamente dava fastidio al mostro. Sì, curiosamente. C'era però un piccolo problema: Divina aveva sempre meno aria nei polmoni. Perciò, non appena riuscì a strappare l'arto al mostro (perchè sì, ce la fece), sentendosi mancare dovette attingere ad ancora più Yoki per riemergere, in un'istintivo senso d'urgenza. Troppo Yoki. Incubi, ricordi semidimenticati, senso della fiaba spezzato, lotta per fuggire, per tornare indietro. Era un limite invisibile quello che aveva varcato, il fulcro delle sue paure più intime da cui da tempo fuggiva. E, quando riprese i sensi, si ritrovò a doverle affrontare. Riparì gli occhi con i due Yoma che la stavano portando a riva. Non il migliore spettacolo, per una totalmente dispersa pure nel più intimo del suo Io. E infatti diede di matto. Più del solito: gridò la sua paura, si agitò, si prese pure un morso alla spalla e - infine - afferrò la testa di uno Yoma. E gliela spappolò. Sarebbe potuta finire lì, con l'altro Yoma che fuggiva e lei che rimetteva in ordine le sue idee e i suoi sentimenti... Ma no, non era possibile: la favola era finita, e questa volta i mostri erano reali. E per lei, che in quel momento non avrebbe nemmeno saputo dire chi fosse, la somma paura era che tornassero. Doveva ucciderli. Perciò, lo seguì tra i boschi. Fu un inseguimento allo stremo delle forse, coi ricordi dell'infanzia col padre cacciatore che si affacciavano mentre seguiva una scia di rami spezzati, mentre la paura la pervadeva e la sua sicurezza era a pezzi. Alla fine, da un albero saettarono artigli, e forse proprio perchè stanca e smarrita non li schivò adeguatamente: tre la colpirono alla pancia, e due ad una coscia sopra il ginocchio. Ma la paura, la paura era più forte del dolore, e pur di uccidere lo Yoma tirò i suoi artigli e lo fece cadere dall'albero, quindi lo assalì con le sue forze residue: riuscì a rompergli un braccio, ma non bastò, e il mostro tentò di fuggire; allora lo prese alle spalle, e gli spezzò il collo... mentre una lama sconosciuta lo privava di metà testa. Ma lei, lei era troppo stanca per indagare: cadde indietro, ed ebbe a malapena la forza di Rigenerarsi alla pancia prima di cadere nella semincoscienza. Quanto tempo passò, tra qui e lì? Non avrebbe saputo rispondere. Sentiva i sensi dolerle, la pancia soporattutto, e il suo Yoki sbalzare: lo fermò con la forza della disperazione, lo imbrigliò e continuò a curarsi. Questo, il di qui. Nel di lì, sentì una mano amica fasciarla alla gamba ed abbracciarla, e le tornò in mente il suo caro passato e un nome per lei prezioso: Claire. Ma anche quei minuti, lunghi e terribili, passarono, il suo ventre guarì, e lei riaprì gli occhi. La favola era spezzata, e i suoi personaggi perduti; pertanto, non riconobbe la Claymore accanto a lei, non sapeva che era l'inutile Laura di prima, che aveva abbattuto il Divoratore ed era accorsa in suo aiuto. Ma ora quell'aiuto, l'aiuto per camminare, lo accettò. Durante il tragitto fino a Refi, lì ebbe modo di rimettere insieme i ricordi e le paure: in che mondo fosse, da dove venisse, chi erano i suoi cari e quale il suo passato. Solo chi fosse, continuava a non ricordarselo bene. Fu così che, trovato l'uomo che non si presentò come Duncan a Refi, salite sulla sua carrozza lei gli chiese della donna dai lunghi capelli biondi. La donna che, nell'incubo di quella notte, aveva ucciso sua sorella, diventata un mostro. E lui disse che gliel'avrebbe fatta incontrare. La favola era finita. Era ora d'affrontare la realtà . ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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09-02-2013, 05:01 PM
Messaggio: #9
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Scheda di Divina [Hankegami]
Canto VII
Cominciò Pluto con voce chioccia Divina vs. Serena Duncan mantenne la promessa pochi giorni dopo, quando degli uomini in nero vennero da lei per dirle di dirigersi in Arena; non vi era mai stata lì, ma la sua già scarsa curiosità era ora ulteriormente alienata dalla prospettiva di conoscere quella donna. Trovò la numero Uno, Serena la Splendente, solitaria al centro dell'arena, e la sua sola visione fecero riaffiorare in lei ricordi e incubi passati, retaggio del quale era giunta a cercarne il capo, il significato, e la pace. Era giunta lì per parlare e parlò, chiedendole di sua sorella, e del suo triste fato; la Splendente rispose dicendo che Claire aveva perso la sua umanità , e per questo l'aveva uccisa. Quindi, la invitò a combattere. Lei, che non sapeva che Cort avesse detto alla numero Uno di fare un duello, accettò tacitamente l'invito essendo troppo presa dal resto per soppesare alcunchè; si prese il tempo per domandare che fosse, questa umanità , e... tentò un attacco: voleva saltare sulla claymore tenuta bassa di Serena, e mollarle quindi un calcio. Inutile dire che non ci riuscì: la numero Uno, troppo rotta a mille battaglie per farsi sorprendere, fece nè più nè meno che arretrare Divina con un affondo in perfetto tempismo; la numero Quattordici, colpita dallo sfoggio di tanta abilità , dovette arretrare. E controllare il suo precario equilibrio mentale prima di far altro. Ritrovata la stabilità interiore, dapprima lamentò il mutismo di Serena circa la sua domanda sull'umanità ; dopodichè - ormai presa dal quadro mentale del duello -, decise di abbandonare quegli atti sconsiderati (così tipici del suo vecchio modo di fare) per tentare qualcosa di più... razionale. Beh, razionale per una del suo stato. Optò infatti, questa volta, per fingere un attacco diretto... per poi fare una vera e propria scivolata, in modo da atterrare la numero Uno. Troppo poco, per far fessa la Splendente. E la piccola Guerriera pagò caro lo scotto, questa volta. Evidentemente contrariata dall'azione, infatti, Serena... affondò la claymore pur smussata nel ginocchio sinistro di lei, provocandole una ferita non da poco con annessa emorragia, per non parlare delle implicite complicazioni motorie. In quell'istante, il duello poteva dirsi finito. Ma non la conversazione. Lo stato d'alterazione della numero Uno infatti la spinse pure a redarguglire la numero Quattordici, così come... a parlare. Parlare come le era stato chiesto: dopo un rude accenno al significato dell'umanità , Serena prese a spiegare infatti che Claire aveva superato il suo limite, e chi lo faceva avrebbe finito per... ... Far abbaiare Cort. O almeno, fu così che la conversazione venne interrotta, quando il calvo uomo in nero fece il suo ingresso in arena per dispensare male parole a destra e manca. Parole così cattive e così gratuite, che pure lei nel suo stato mentale non aveva difficoltà a leggere come divieti a parlare. Come anni prima, quando sua sorella era morta. E glielo disse in faccia senza pensarci troppo, mentre si alzava con gran fatica. Cort palesamente non gradì, e le ricordò che lei doveva tutto - tutto - all'Organizzazione, quindi il minimo era che obbedisse loro senza fiatare. Lei invece, nel coraggio tipico di chi non sa, ribattè che no, Staph non le aveva dato proprio niente. E fu a quel punto che Cort le propose un patto. Non fare domande - per ora. Ma, se fosse diventata abile come Serena, al pari della numero Uno sarebbe stata messa al corrente di quanto chiedeva. Un dono avvelenato, se ne accorse bene nonostante tutto: in quel breve combattimento, non era riuscita a capire quanto fosse realmente forte Serena; semplicemente, era molto più forte di lei. Sarebbe stata capace di arrivare a tanto? Come se avesse scelta. A quella domanda retorica - che sì, rivolse alla numero Uno in una intima, disperata ricerca di altre vie -, Serena rispose cinicamente che sarebbe potuta anche morire, volendo. Non che ci avesse pensato, in verità , ma non avrebbe ottenuto nulla, così. A quel punto, il duello era davvero finito: Cort e Serena se ne andarono, e la piccola Guerriera rimase sola in arena a Rigenerarsi il ginocchio leso, e a riflettere su come avrebbe potuto raggiungere il nuovo obiettivo della sua vita. ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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30-08-2014, 11:49 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 15-09-2014 11:02 PM da Hankegami.)
Messaggio: #10
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RE: [In Missione] Scheda di Divina (Hankegami)
Canto VIII
E tu, che sol per subire meni Divina vs. Lune In una serata successiva, Divina ebbe modo di trovare un'altra Guerriera con cui allenarsi. Si trattava della numero Quattordici, Lune, una ragazza a dir poco bugiarda (si presentò come numero 32); la piccola Guerriera in realtà la sottovalutò anche per questo, e addirittura palesò dove avrebbe sferrato il primo colpo: Lune quasi cadde a terra, ma Divina non riuscì affatto a colpirle quel braccio destro dichiarato. Stupita - piacevolmente, anche se non l'avrebbe mai ammesso -, la numero Tredici attacca questa volta senza fiatare, e Lune la stupisce... liberando una quantità enorme di Yoki. Il colpo della piccola Guerriera va a segno, certo, ma l'altra non ne risente. Sommamente stupita dalle capacità di controllo dello Yoki di Lune, Divina protesta allora con Peter per poter combattere con l'avversaria libera di usare Yoki; chiede anche spiegazioni a Lune, ma la risposta della numero Quattordici è sommaria. Peter dà comunque il suo assenso, al che Divina parte per un ultimo attacco... che fa atterrare entrambe. L'accolito, soddisfatto, dichiara il pareggio e impone di finirla lì. Ma Teresa la Divina lasciò contrita l'arena: certo, non aveva nemmeno liberato Yoki contro Lune, e di fatto l'aveva surclassata... ma non nella pratica. Serena la Splendente e la promessa di Cort rimanevano ancora lontane. Indirizzo IP: Registrato ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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15-09-2014, 11:02 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 25-10-2014 01:18 PM da Hankegami.)
Messaggio: #11
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RE: [In Missione] Scheda di Divina (Hankegami)
Canto IX
A riveder le stelle Occhi di Gatto Poco più tardi dello scontro, Divina fu convocata con Lune e un'altra Guerriera, la numero 15 Camillah, dal cieco maestro Ufizu. Il vecchio, con una metrica non disprezzabile, ordinò loro di recarsi nella città di Nerkus perché pareva che uno Yoma si stesse divertendo a rubare, da quelle parti; al di là della singolarità del lavoro, la piccola Guerriera si riempì d'orgoglio nell'essere lei, la numero 13, designata Caposquadra del gruppo. Giunte in città, un mercante di nome Mastro Philip si presentò buffonescamente come loro guida - e Lune le aveva detto di parlare in prosa a lei. Hah! L'entusiasmo però scemò non appena si comprese che quei mercanti inutili non sapevano dove sbattere la testa: Divina e Lune dovettero quindi mettersi a leggere i rapporti, mentre Camillah girò per i luoghi del delitto. La Caposquadra, fiutando la fregatura, allora pretese di poter vedere il corpo dell'ultima vittima, da cui poté distinguere Yoki: c'era davvero uno Yoma! Grazie a Dio. Dopo un ultimo interrogatorio alle guardie, le tre riuscirono a trovare dei nominativi di sospetti; cammuffate Lune e Camillah, Divina si riservò di entrare furtivamente dal retro delle ville nella speranza di cogliere lo Yoma con le mani nel sacco. Per fortuna ebbero successo già al primo tentativo a casa di Mastro Geoffrey: Teresa trovò degli abiti femminili pregni di Yoki, mentre Lune scoprì che la figlia dell'uomo, Sheila, era solita uscire con le amiche. Partita la caccia agli Yoma, le tre Guerriere incapparono in una loro amica umana, Emma, che le indirizzò a casa di Mastro Adam. Giunte lì, Divina entrò dall'ingresso principale da sola, dove trovò il cadavere del proprietario e... lo Yoma. Dopo un breve inseguimento in casa, la caccia continuò per strada mentre il mostro teneva un sacco di refurtiva; lasciatolo, salì su un tetto... dove la numero 13 trovò pure Lune, Camillah e altri due Yoma. Il resto fu lavoro: dopo un po' di caos iniziale, Divina combatté contro Sheila, e dopo un pò di gioco dell'acchiapparello finalmente le tagliò un piede e quindi la testa - al prezzo di due graffi ai fianchi. Anche Camillah sistemò il suo mostro, ma Lune dovette essere soccorsa dalla Caposquadra (un bel pugno in faccia allo Yoma) per strozzare il suo. Finalmente finito l'ingrato compito, le tre presero teste e refurtive (gentilmente regalate dai Mastri), e tornarono a Staph. ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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25-10-2014, 01:16 PM
Messaggio: #12
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RE: [In Missione] Scheda di Divina (Hankegami)
Canto X
Ora sen va per un secreto calle Doppelgänger Tormentata dagli incubi notturni su sua sorella, Divina - anzi, Teresa - si era decisa a trovare un modo di lenire le sue sofferenze, ricerca che aveva preso forma d'un progetto di Tecnica che le permettesse la bilocazione apparente: Claire era stata la sua gemella, e vedere due di lei sarebbe stato quasi come averla ancora accanto. La piccola Guerriera non riusciva a trovare però l'Arena Sotterranea, il solo luogo in cui era permesso perfezionare le proprie tecniche di spada. Girovagando, trovò Duran - un sottoposto del vecchio Ufizu - uscire dalla Biblioteca, il quale s'interessò a lei. Divina gli spiegò dunque la sua idea, e lui la avvallò guidandola fino a... un passaggio segreto nella Biblioteca stessa! Ma gli Uomini in Nero, un po' più di segretezza no, eh? Neanche fossero bambine adorate per loro... Soprassedendo sul particolare, comunque, la piccola Guerriera si sottopose subito di buon grado alle istruzioni di Duran: le fece prima superare dieci centimetri di listelli e poi settantacinque - in quest'ultimo caso Divina sbatté contro la parete e si ruppe il naso, che dovette Rigenerarsi -, e come risultato ebbe un discreto controllo dello Yoki concentrato nella sua gamba destra. Quando si passò ad allenare il braccio, però, ci fu un piccolo incidente: Duran le disse infatti di "passare attraverso" un'armatura, e lei credette di doverla farla a pezzi e quindi infilarsi tra i rottami per un bel numero che piace tanto a certe Guerriere innamorate della loro agilità. Fatto stava che, per un numero del genere, serviva una rincorsa. E lì iniziarono i guai. Duran fu prima seccato, quindi arrabbiato per l'insubordinazione di Divina, la quale non appena capì che l'accolito aveva semplicemente usato una - cos'aveva detto? "Parafrasi"? -, sì, una parafrasi astrusa per "tagliare" andò su tutte le furie. Al che l'uomo in nero, con tanto di faccia di bronzo, le disse solo di cambiare esercizio. Il fatto che ora non si stiano celebrando i funerali di Duran indica quanto Divina ci tenesse alla sua Tecnica. Rimandando giù l'ira a fatica, la piccola Guerriera obbedì e si esibì in un esercizio di coordinazione gamba-braccio; dopodiché, Parafrasi Duran la invitò a tentare di usare la Tecnica. Cosa che le riuscì piuttosto bene, al netto dello scarso Yoki che aveva potuto usare. Ben sapendo di avere ancora margine di miglioramento, Teresa la Divina lasciò l'Arena Sotterranea già intenzionata a tornare lì non appena le fosse stato possibile. ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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21-02-2015, 03:48 PM
Messaggio: #13
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RE: [In Attesa] Scheda di Divina (Hankegami)
Canto XI
In su l'estremità d'un alta ripa Massimo Guadagno Nonostante, in quanto numero 12, Divina avrebbe dovuto raggiungere il Territorio assegnatole, il Lago delle Streghe, un messaggio le ingiunse invece di partire per Borgo Nord, nelle Terre dell'Est. Arrivata sul posto, nella cappella locale la piccola Guerriera incontrò Massimo, il suo cliente: si trattava di un... eccentrico soldato umano, o comunque un uomo vestito delle armi di suo nonno, come l'interessato stesso le raccontò. Massimo le spiegò che di recente un "drago" - o almeno lui era convinto che lo fosse - aveva catturato e ucciso una buona dozzina di persone, l'ultima delle quali forse ancora viva; scettica, Divina si fece portare fino all'antro del supposto mostro ma prima, compreso che comunque si doveva trattare di qualcosa di pericoloso, decise di testare le abilità marziali di Massimo. Sorprendentemente, l'uomo si dimostrò davvero accettabile, per essere un umano, quindi Teresa la Divina gli concesse di accompagnarla fino alla caverna. Laggiù, Divina lasciò il suo cavalier servente a badare ai cavalli, e si avvicinò con prudenza all'antro: ottima scelta. Infatti il mostro - una specie di enorme lucertolone -, uscì dalla caverna ad una velocità impressionante, e per un soffio la Guerriera non divenne il suo pasto. Compreso di avere a che fare con un avversario che non poteva battere in velocità, Divina cercò innanzitutto di capire quanto fosse dura quella pelle squamosa: abbastanza, scoprì ferendogli un poco una zampa, ricevendo come contraccambio una simpatica zampata al fianco. Ottenuti tali dati, comunque, con uno stratagemma Divina riuscì a sorprenderlo e ferirgli un occhio, il destro; a quel punto non perse altro tempo: sfruttò la sua nuova e preziosa Tecnica, il Doppelgänger, e con essa tranciò i tendini delle zampe destre del mostro. A quel punto, il più era fatto: dovette solo attendere di poter utilizzare di nuovo la sua Tecnica, e presto anche le zampe a sinistra furono lese: il mostro era alla sua mercé. Avendo in realtà preso Massimo in simpatia - era rimasta pure colpita dalla sua abilità di schermidore - la piccola Guerriera decise a quel punto di concedergli il colpo di grazia: costrinse con difficoltà la bestia sulla schiena, quindi affondò la claymore nelle fauci dell'essere per impedirgli di attaccare. A quel punto, Massimo poté avvicinarsi e sgozzarlo grazie alle più morbide scaglie del sottopancia. Fatta giustizia del mostro, Divina ne approfittò per guarire i suoi lividi, e incitò Massimo a cercare la sopravvissuta: la ragazza, di nome Doloria, effettivamente si scoprì essere viva, e trascinando il corpo dell'essere - lo volevano a Staph -, il trio tornò a Borgo Nord. Lì Divina trovò aiuto per trasportare la bestia fino a Staph. Giunta infine alla base col suo carico, la piccola Guerriera si trovò nientemeno che l'anziano Ufizu in piedi ad attenderla: incassati i complimenti del vecchio, Teresa la Divina lasciò la bestia agli accoliti e si diresse ai suoi alloggi, in attesa di un nuovo incarico. ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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22-10-2016, 03:26 PM
Messaggio: #14
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RE: [In Attesa] Scheda di Divina (Hankegami)
Canto XII
Era lo loco ove scender la riva Doppelgänger II Tornata a Staph per migliorare la sua Tecnica, Divina trovò Duran ad aspettarla, quasi sapesse già che sarebbe tornata. Lei però ne fu quasi contenta: aveva una gran voglia di mettersi al lavoro per raffinare quella sua Tecnica ancora troppo poco utile. Duran la fece subito esercitarsi con un manichino. Soddisfatto, la fece legare poi a una sedia, beh... testata su Rudelia. Non facile da rompere, insomma. Lei non ebbe reali difficoltà a liberare il braccio sinistro, ma naturalmente Duran vuole che liberi tutti e quattro gli altri. Con la gamba destra Divina a momenti perse però quasi il controllo dello Yoki: la parte difficile dell'allenamento era iniziata. Rendendosi conto del pericolo, la piccola Teresa ritentò con più cautela, e questa volta l'esercizio riuscì. Non andò altrettanto bene col braccio destro, che andò fuori controllo. Sotto pressione, Divina dovette concentrarsi per recuperare il proprio potere demoniaco. Non fu facile, ma ci riuscì. Duran a quel punto decise di cambiare approccio, vedendo come stavano andando le cose: liberatala, le propose di usare il Doppelgänger ininterrottamente per sei-sette secondi. Lei, pur esausta, acconsentì. Messa davanti a un nuovo manichino in armatura, lei iniziò il suo esercizio finale. Furono pochi, interminabili secondi in cui alternò lo Yoki nella gamba e nel braccio mentre sminuzzava senza pietà l'inerme armatura. Alla fine, pochi secondi dopo, aveva ufficialmente terminato il suo allenamento con successo, circondata da rottami metallici. ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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22-10-2016, 03:40 PM
Messaggio: #15
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RE: [In Attesa] Scheda di Divina (Hankegami)
Canto XIII
Allor porsi la man un poco avante I Demoni del Lago Divina, ora la numero 12, aveva avuto assegnato come territorio il Lago delle Streghe. Aveva avuto ordine di cercare uno Yoma presso Silence, uno dei villaggi dell'area. Raggiunto il paese, Divina interrogò subito il capovillaggio. Presto comprese che dovesse trattarsi del lavoro di più di uno Yoma Alato. Decise di controllare il corpo di Finn, l'ultima vittima accertata. Dalla traccia degli Yoki residui congetturò che si trattasse di quattro o più deboli Yoma: ne fu alquanto delusa. Fatto evacuare il villaggio, Divina quella notte allora attese che i mostri giungessero, certa che sarebbero usciti a cacciare. Risultarono essere sette, che l'attaccarono subito accerchiandola non appena si accorsero di essere caduti in una trappola. Teresa la Divina ne uccise due con facilità, al che gli altri cinque si ritirarono subito. Irritata, lei li inseguì fino a degli scogli sul lago: il loro covo. Lei, presa una barca, lasciò che si frantumasse contro il letto roccioso per balzare sugli scogli stessi. Uccisi altri quattro mostri, l'ultimo Yoma volò via. Lei tentò di colpirlo lanciando la claymore, ma fallì: non le restò che inseguirlo a nuoto. Trovata un'altra roccia sulla strada, Divina vi si arrampicò subito, quindi si risolse a giocare il suo asso: il Doppelgänger. Fu una formalità: la testa dello Yoma volò via, e rituffatasi in acqua Divina si diresse verso Silence. Avrebbe voluto prendersi le teste dei mostri, ma non le andava di nuotare su e giù per il lago. L'importante era che quella missione piuttosto noiosetta fosse finita. ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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22-10-2016, 04:37 PM
Messaggio: #16
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RE: [In Attesa] Scheda di Divina (Hankegami)
Canto XIV
Poi che la carità del natìo loco Il Figlio di Jack La numero 8, Teresa la Divina, aveva ricevuto notifica dall'Organizzazione che l'avrebbero raggiunta tre compagne per una missione. Incerta se essere contenta per quella che si prospettava un interessante compito - in quattro! - o per dovere avere a che fare con altre Guerriere, Divina pose la base in una locanda di Ebes, il luogo della caccia. La stanza che ebbe prenotato presto si riempì delle altre tre: Luna, la numero 29; Morgana, la numero 30; e infine Andrea, la numero 13. Le prime due le puzzarono subito di palla al piede, mentre Andrea già le piacque di più. Anche se la interessava soprattutto la sua Maria Carolina. Avute le sue subordinate, Divina ordinò loro di attendere il giorno successivo e di andare a dormire. Malauguratamente, nella notte successe qualcosa fuori della locanda. Lei non se ne curò non appena la Percezione le assicurò che non ci fossero Yoma, ma le altre furono meno pragmatiche. Soprattutto Morgana e Andrea, uscite Dio sapeva perché. Deciso di darci un taglio uscì a sua volta, ma trovò solo una folla urlante e un moccioso insanguinato. Tentò di mettere le cose a posto - ordinare un medico per il moccioso e un rapporto -, ma Morgana si rifiutò di parlarle. L'avrebbe volentieri punita tagliandole qualche arto, ma non poteva farlo tra la folla. Il medico se non altro arrivò, sancendo che stavano facendo un gran casino per nulla dato che il ragazzino non aveva nulla di serio. Fantastico. Morgana se non altro ebbe quello che si meritava: le sganciarono il moccioso per la notte. Che si divertisse: sarebbe tornata a dormire. Il giorno dopo le toccò scortare le altre tre più il moccioso dal sindaco. Inizialmente andò tutto liscio, ma andò in escandescenze non appena scoprì che avevano omesso di dirle che il ragazzino era sfuggito agli Yoma. Irritata cercò di farlo parlare, ma lui non spiaccicò parola. Al limite della pazienza, lasciò la stanza per sbollire l'ira, lasciando Luna e Morgana a divertirsi con lui. Anche Andrea se ne va, andando a zonzo per i fatti suoi. Poco dopo però uscirono le altre due: il mocciosetto aveva acconsentito a indicare loro la via. Fosse lodato il Dio di Rabona. Trovata la strada, si accorsero che Andrea non le aveva ancora raggiunte: le toccò andare a raccattarla. Giunte a una caverna, Divina ingiunse a Morgana di andare a nascondere il bambino. Dopodiché entrarono, trovando dentro un percorso sospettosamente illuminato. In fondo - ovviamente - tre Yoma tentarono un'imboscata. Le bastò mettere a frutto la sua esperienza per chiudere presto la questione: schivati gli artigli, partì subito col Doppelgänger, azzoppando tutti e tre i mostri. Passò poi con l'affrontare il più forte, che finì dopo pochi scambi. Le toccò poi aiutare Luna, messasi nei guai col suo, di Yoma. Se non altro il terzo fu fatto fuori dalle altre. Ah, e tutto senza subire un graffio, ovvio. Delusa che non si trattasse di nulla di più - un Drago come a Borgo alto, o uno dei Risvegliati di cui aveva parlato Morgana -, una volta che furono tutte pronte Teresa la Divina riaccompagnò la sua squadra al villaggio. Lì trovarono una tale Layla, una subordinata di Cort: le ingiunse di tornare a Staph. Pure quella ci mancava. Proprio una missione noiosa. ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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