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[In Attesa] Scheda di Divina (Hankegami)
25-01-2013, 05:49 PM
Messaggio: #8
Scheda di Divina [Hankegami]
Canto VI
Cerbero, fiera crudele e diversa


Occhio per occhio

Le era sembrata una giornata inutile, con un ordine inutile di raggiungere Araldus, nome che come tutti gli altri si sarebbe dimenticata: tutto era inutile, al di fuori del suo libro.
Davanti alla porta di Araldus, Divina ritrovò una vecchia conoscenza, Laura - che ovviamente non riconobbe: se n'era già  dimenticata, di lei; l'inutile uomo in nero comunque la mandò a Refi (sì, LA mandò: Laura? Quale Laura? Non esisteva nessuna Laura, solo lei, come sempre, come al solito, come dovuto), nelle Terre dell'Ovest, per indagare su strane sparizioni di navi partite dal porto fluviale; la piccola Guerriera comprese ovviamente che semplicemente c'erano degli Yoma da uccidere, al solito.
Dopo un lungo viaggio, Divina raggiunse Refi e le sue mosche - maledette mosche -, dove la gente portò lei e Laura (ma da dove era sbucata fuori?) dal Sindaco, il quale le invitò a cena a casa sua. Ciò era davvero poco simpatico: come osavano far perder tempo a lei, la protagonista? Senza contare che si macchiò con una macchia del sugo: cattiveria, cattiveria pura. Era davvero frustrante non poter uccidere gli umani, perchè... Beh, perchè sì. Anzi, perchè sennò sarebbe accaduto qualcosa di brutto al libro, giusto.
Alla fine, però, pure quella tortura venne mano, e il Sindaco la ospitò a casa sua per la notte; il giorno dopo, poi, la accompagnò fino a quella che era una vecchia bagnarola - ma per le conoscenze marinaresche di Divina poteva anche essere appena uscita dal cantiere -. Salpata dal porto in quello stato pietoso, ebbe modo di accorgersi che c'era di nuovo Laura (ma quando ci era salita?), che le disse di stare attenta: ma con chi credeva di parlare? Tzè.
Navigarono, navigarono e navigarono, finchè la bagnarola non le condusse presso un ponte sul fiume... e lì trovarono i loro nemici: un Divoratore sul ponte stesso, e due Yoma ai lati; Divina tentò d'afferrare gli artigli, mentre Laura - essere inutile! - ebbe la bella idea di sfasciare la barca ricadendovi col suo dolce peso dopo un salto. Odiosa.
Scocciata, la piccola Guerriera cercò allora di prendere le reti per vedere se per caso riusciva a farsi pescatrice di Yoma - neanche le dispiaceva, l'idea -... ma il Divoratore calò sulla bagnarola e ne spezzò la chiglia, come se Laura non fosse bastata: tutti contro di lei! Antipatici!!
Antipatici, sì: perchè prima la barca inclinatasi le mandò in acqua la claymore, poi perchè il mostro, non contento, afferrò Divina per una caviglia e la trascinò sott'acqua; chiaramente contrariata, la piccola Guerriera cercò dapprima di far saltare la testa al Divoratore, e fallito ciò, mentre Laura si faceva pigliare per il collo dal medesimo optò per torcergli il braccio, cosa che curiosamente dava fastidio al mostro. Sì, curiosamente.
C'era però un piccolo problema: Divina aveva sempre meno aria nei polmoni. Perciò, non appena riuscì a strappare l'arto al mostro (perchè sì, ce la fece), sentendosi mancare dovette attingere ad ancora più Yoki per riemergere, in un'istintivo senso d'urgenza.
Troppo Yoki.


Incubi, ricordi semidimenticati, senso della fiaba spezzato, lotta per fuggire, per tornare indietro.
Era un limite invisibile quello che aveva varcato, il fulcro delle sue paure più intime da cui da tempo fuggiva.
E, quando riprese i sensi, si ritrovò a doverle affrontare.
Riparì gli occhi con i due Yoma che la stavano portando a riva. Non il migliore spettacolo, per una totalmente dispersa pure nel più intimo del suo Io.
E infatti diede di matto. Più del solito: gridò la sua paura, si agitò, si prese pure un morso alla spalla e - infine - afferrò la testa di uno Yoma.
E gliela spappolò.
Sarebbe potuta finire lì, con l'altro Yoma che fuggiva e lei che rimetteva in ordine le sue idee e i suoi sentimenti... Ma no, non era possibile: la favola era finita, e questa volta i mostri erano reali. E per lei, che in quel momento non avrebbe nemmeno saputo dire chi fosse, la somma paura era che tornassero.
Doveva ucciderli.
Perciò, lo seguì tra i boschi.
Fu un inseguimento allo stremo delle forse, coi ricordi dell'infanzia col padre cacciatore che si affacciavano mentre seguiva una scia di rami spezzati, mentre la paura la pervadeva e la sua sicurezza era a pezzi. Alla fine, da un albero saettarono artigli, e forse proprio perchè stanca e smarrita non li schivò adeguatamente: tre la colpirono alla pancia, e due ad una coscia sopra il ginocchio.
Ma la paura, la paura era più forte del dolore, e pur di uccidere lo Yoma tirò i suoi artigli e lo fece cadere dall'albero, quindi lo assalì con le sue forze residue: riuscì a rompergli un braccio, ma non bastò, e il mostro tentò di fuggire; allora lo prese alle spalle, e gli spezzò il collo... mentre una lama sconosciuta lo privava di metà  testa.
Ma lei, lei era troppo stanca per indagare: cadde indietro, ed ebbe a malapena la forza di Rigenerarsi alla pancia prima di cadere nella semincoscienza.


Quanto tempo passò, tra qui e lì? Non avrebbe saputo rispondere. Sentiva i sensi dolerle, la pancia soporattutto, e il suo Yoki sbalzare: lo fermò con la forza della disperazione, lo imbrigliò e continuò a curarsi. Questo, il di qui.
Nel di lì, sentì una mano amica fasciarla alla gamba ed abbracciarla, e le tornò in mente il suo caro passato e un nome per lei prezioso: Claire.
Ma anche quei minuti, lunghi e terribili, passarono, il suo ventre guarì, e lei riaprì gli occhi.
La favola era spezzata, e i suoi personaggi perduti; pertanto, non riconobbe la Claymore accanto a lei, non sapeva che era l'inutile Laura di prima, che aveva abbattuto il Divoratore ed era accorsa in suo aiuto. Ma ora quell'aiuto, l'aiuto per camminare, lo accettò.
Durante il tragitto fino a Refi, lì ebbe modo di rimettere insieme i ricordi e le paure: in che mondo fosse, da dove venisse, chi erano i suoi cari e quale il suo passato.
Solo chi fosse, continuava a non ricordarselo bene.
Fu così che, trovato l'uomo che non si presentò come Duncan a Refi, salite sulla sua carrozza lei gli chiese della donna dai lunghi capelli biondi.
La donna che, nell'incubo di quella notte, aveva ucciso sua sorella, diventata un mostro.
E lui disse che gliel'avrebbe fatta incontrare.

La favola era finita. Era ora d'affrontare la realtà .


___________

Di queste case
Non è rimasto
Che qualche
Brandello di muro
Di tanti
Che mi corrispondevano
Non è rimasto
Neppure tanto
Ma nel cuore
Nessuna croce manca
E’ il mio cuore
Il paese più straziato
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