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[In Missione] Scheda di Crystal (Victoria)
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05-03-2015, 08:18 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 13-04-2017 02:16 PM da Victoria.)
Messaggio: #3
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RE: [In Missione] Scheda di Crystal (Victoria)
Capitolo I
La Scelta
Ciò che farai, cambierà delle vite...
Fui malamente risvegliata dal mio sonno una mattina, segno che quella che mi aspettava non sarebbe stata una giornata come le altre. Smarrita, ma sveglia, mi fu consegnata una claymore affilata, la prima vera claymore da combattimento che tenevo in mano. Ormai chiaro in me il perché di tutto ciò, raggiunsi i cancelli della fortezza di Staph, ove trovai il Maestro Duncan, un individuo avvolto interamente in un mantello nero. Egli mi confermò che era giunto il momento della prova finale, la missione per diventare una guerriera graduata, ma... c'era un ma! Avrei sostenuto la prova in coppia ad un'altra novizia. Il terrore mi assalì. Ero cresciuta in una capanna isolata, lontana dal villaggio e dalle relazioni sociali. Durante l'apprendistato mi ero sempre tenuta in disparte, rimanendo sola con me stessa. Coi miei dolori, i miei turbamenti, incapace di esprimermi, incapace di uscire dalla bolla. Ma sapevo che avrei dovuto sforzarmi di collaborare, di far scoppiare la mia bolla per la buona riuscita della missione. Aspettammo e aspettammo, ma di lei nessuna traccia. Solo un accolito infine apparve e il fiato corto enunciava spiacevoli notizie: la novizia mia compagna era fuggita nei sotterranei. Sorpresa, sorpresa? Toccò a me essere strattonata in malo modo da quell'accolito incompetente all'imbocco della scala a chiocciola entrata dei sotterranei. Ridiscesa e finalmente sola, mi ritrovai davanti non uno, ma ben tre corridoi possibili da intraprendere. Fu chiaro che se volevo avere qualche speranza di non girare a vuoto tutto il giorno e spazientire ulteriormente il Meastro, dovevo tentare di individuarla con la percezione dello yoki. Sfortunatamente per me, la mia percezione non era abbastanza acuta per individuare anche solo una stilla in quell'intricato labirinto chiamato volgarmente "sotterraneo". Procedetti a tentoni, provando prima il corridoio di sinistra, il quale si rivelò un vicolo cieco, e poi quello di destra, che la portò in una sorta di magazzino, che si diramava in due ulteriori uscite. Questa volta tentai con la destra e giunsi ad una seconda scala a chiocciola e, discesa, qui scattò finalmente la percezione. Seguendo la traccia di yoki e il tunnel, arrivai dinnanzi alla porta. Non sapendo se ella fosse armata o se, nel panico, avesse deciso di attaccarmi, mi appiattii al muro e spinsi la porta, dopodiché mi annunciai esplicitandole il mio nome e il motivo della "visita". Non fu facile convincerla a venire con me. Shirley, ecco il suo nome, si era nascosta perché aveva perso Mina, la sua migliore amica, partita per una missione e mai ritornata. Sconfortata dall'essere rimasta da sola e dal fallimento di Mina, più forte di lei, alla saputa dell'ora del test non aveva retto ed era fuggita. Fuggita in una trappola per topi, in realtà, poiché lì non sarebbe potuta rimanere per sempre. Mi faceva pena e simpatia allo stesso tempo, sentivo di doverla aiutare, di doverla prendere sotto la mia debole ala. Promettendole che avrei messo una buona parola col maestro Duncan, Shirley mi seguì. Quanto fui stolta... quasi all'uscita dei sotterranei, un'enorme aura di yoki invase l'intero spazio e in breve egli, o meglio ella, si manifestò: Minerva del Giudizio. Una guerriera fredda, senza cuore, totalmente alla mercé dell'Organizzazione. Senza esitazione, mi ordinò di uccidere Shirley, di uccidere la traditrice. La rabbia mi assalì. Il Maestro Duncan era un traditore! Mi aveva ordinato di riportare la ragazza viva o morta e ora esigeva che fossi io stessa a toglierle la vita, togliere la vita a una mia compagna! Ogni replica fu inutile. Più mi opponevo a lei, più lei rimaneva salda ai miei principi, tentando di sgretolare i miei. Non volevo piegarmi a quella montagna, ma se ci fossi sbattuta contro non avrei avuto speranze. Eppure... eppure sapevo che pur di non andare contro al mio credo, pur di non uccidere una compagna, sapevo che l'avrei fatto. Shirley non era altro che un'anima innocente. Fu quell'anima innocente che infine mi chiese di sacrificarla per la mia vita. Ora mi chiedo come ho fatto, come ho potuto trafiggerle il cuore, spezzare la vita di una mia compagna, un'amica e condannarla alla morte... Minerva la caricò sulla spalla. Nessuna emozione. Nessun rispetto. La vidi andarsene col corpo morto di lei e repressi la rabbia, ma dentro ero un fuoco. L'avrebbe pagata cara, un giorno. Un giorno Shirley avrebbe avuto giustizia, un giorno che, seppur lontano, sarebbe arrivato. Per il momento, mia cara compagna, mia cara amica, verrai con me. Ti porterò nel cuore e attraverso i miei occhi vedrai il mondo e, infine, troveremo pace per la tua anima. «ciò che feci per sopravvivere uccise la mia anima»
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