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[In Missione] Scheda di Crystal (Victoria)
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02-08-2015, 04:07 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 24-07-2018 03:29 PM da Victoria.)
Messaggio: #4
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RE: [In Missione] Scheda di Crystal (Victoria)
Capitolo II
Il Bosco delle Lacrime
Questa missione è stata stancante, sia psicologicamente che fisicamente, ma a conti fatti più emotivamente.
Ho messo per la prima volta piede fuori dall'Organizzazione dopo dieci lunghi anni, avete idea di cosa ciò possa comportare? Ho corso come una bambina, felice di poter rivedere il cielo azzurro, avvertire il sole sulla pelle e il vento scompigliarmi i capelli, felice di poter esplorare il mondo, senza più tetti sulla testa o mura ad ostacolarmi.
Per la prima volta ho parlato con altre persone e ho... ucciso il mio primo Yoma.
Ma partiamo con ordine.
Ricordate il mio test come novizia? Beh, io farei di tutto per dimenticarlo o cambiare il passato, ma ad ogni modo erano passati alcuni giorni dal test, giorni che avevo passato rinchiusa nella cella alla ricerca, se non di un po' di pace - impossibile da trovare -, di risposte, arrovellandomi il cervello e dannandomi per ciò che io avevo fatto.
Avevo eseguito gli ordini, ma non mi sentivo una buona guerriera.
Una sera venne a prelevarmi un accolito che mi scortò fino ad una porta oltre la quale proveniva una bellissima melodia d'arpa.
Avreste mai detto che fra i capi dell'Organizzazione c'era una donna? E nemmeno una donna qualsiasi, ma una dama bella ed elegante, raffinata e dai modi gentili, una figura in netto contrasto con l'ambiente della fortezza. Eppure lei era lì e, a dispetto di ogni previsione, mi comunicò che mi era stato assegnato il Numero 42.
Io, Crystal, la novizia restia ad ubbidire agli ordini del Maestro Duncan e di Minerva, ero stata graduata e mi aspettava la mia prima missione.
Dovevo recarmi a Guernica, una città a sud di Staph, e parlare col borgomastro Rooster Cogburn. Da qualche tempo infatti chi si addentrava nel bosco veniva barbaramente ucciso da uno Yoma e la questione andava risolta.
Insomma, nulla di troppo difficile, o almeno non al di fuori dell'ordinario, ma un pensiero mi tormentava: avevo ottenuto l'armatura e la spada, ma quella spada era la stessa utilizzata nel test? Quella impregnata dal sangue di Shirley?
No, quella era la spada di Shirley.
Non conoscevo il motivo per cui Semirhage aveva deciso di darmela, ma mi disse che al mio ritorno avrei avuto la risposta e io le ero già grata.
Dunque partii alla volta di Guernica. Furono due giorni in cui dovetti affrontare una tempesta di sabbia e ricordare un momento speciale col mio adorato nonno, ma infine arrivai a Guernica.
A dispetto di ciò che si dice tra noi guerriere, a parte qualche sguardo timido, quegli umani non sembravano così spaventati di me, né ostili, anzi i modi di Rooster mi misero in imbarazzo.
Era un uomo molto socievole e io, che ero sempre stata segregata nella mia capanna in mezzo al bosco, non avevo proprio famigliarità con gli altri e faticai a sentirmi a mio agio, almeno all'inizio...
Conobbi anche Jack Elder, un uomo ormai anziano e scorbutico, nonno dell'ultima preda dello Yoma miracolosamente sfuggita alla morte.
Mi spiegarono la situazione e mi informai sul luogo; ritenendo che sarebbe potuto tornarmi utile, mi feci portare a casa di Samuel Stern, meglio conosciuto come Doc, il dottore della città, dove avrei potuto parlare con Jimmy. Ciò che mi disse il ragazzo fu inaspettato: lo Yoma pareva fosse vestito con abiti di cuoio nonostante mantenesse l'aspetto demoniaco e, dove ci sarebbero dovute essere solo erbacce, Jimmy aveva visto una siepe curata.
Era ormai tardi e data anche la mia inesperienza, decisi di rimanere per quella notte a guardia della città e di partire all'alba.
Camminando un po', mi si avvicinò una ragazzina, Kathy, che altri non era che la nipote di Jack. Ella mi raccontò della triste storia della sua famiglia e degli avvenimenti passati in città anni prima, il motivo? Voleva venire con me, aiutarmi, rendersi utile per vendicarsi dello Yoma che aveva cercato di uccidere il fratello. Fui dura con lei, ma capì che non l'avevo fatto con cattiveria e tornò a casa.
La notte fu un giro turistico della città. Tutto era tranquillo e nulla accadde, così la mattina seguente potei mettermi in marcia.
Mi addentrai nel bosco e dopo tanto camminare finalmente lo avvertii: una stilla di yoki. Spiai lo Yoma e lo vidi seduto su uno sgabello appoggiato ad una siepe, era tutto come mi aveva raccontato Jimmy.
Mi feci avanti e lui si presentò come Il Giardiniere. Lì, lì, mi parve alquanto strano, ma non ebbi molto modo di riflettere che lui scappò oltre la siepe, dicendo di volermi mostrare le meraviglie del suo giardino.
Incautamente lo seguii per paura di perderlo, ma così facendo non prestai abbastanza attenzione ai rovi che non solo mi strapparono l'uniforme, ma mi graffiarono la pelle. Ora capite perché il bastardo era vestito in cuoio?
Lo raggiunsi ma ancora una volta lui agì prima di me e quando scagliò gli artigli lo fece in direzione di un nido di vespe, ma dandomi gentilmente la possibilità di buttarmi in una polla d'acqua.
Fu solo il primo trabocchetto che dovetti affrontare. Affrontai una corda che mi fece inciampare e cadere in mezzo ad altri rovi, lo Yoma che cercò codardamente, mentre ero a terra, di uccidermi e perfino una fossa di serpenti.
A quel punto non si poteva andare avanti ed ero più che stufa, per non dire leggermente irritata, dei suoi giochetti, perciò me ne tornai indietro con la promessa di distruggere il suo amato giardino. La provocazione funzionò e lo affrontai lo Yoma nello spazio dove c'era la polla d'acqua, nella quale tra parentesi c'erano delle simpatiche sanguisughe, e riuscii ad ammazzarlo.
Rigenerai le ferite che avevo su tutto il corpo, ferite già prive di veleno che ero riuscita a non assorbire già in precedenza, e tornai con Rooster, che era venuto a controllare la situazione, a Guernica, accompagnati dalla testa dello Yoma.
Ad attenderci c'era una piccola folla che esultò quando diedi la bella notizia e consegnai la testa a Jack.
Kathy... non dimenticherò mai quella ragazzina. Avrebbe desiderato che io rimanessi lì ancora un po', ma le ho promesso che un giorno sarei tornata e ho intenzione di mantenere questa promessa.
Mi mancheranno quelle persone, non penso sarò sempre così fortunata da incontrare gente tanto riconoscente.
Tornata all'Organizzazione, avevo ancora una questione in sospeso: la spada di Shirley.
Semirhage mi spiegò che Shirley, sacrificandosi, aveva voluto salvare la mia vita per amore... per amicizia.
Ora non so che farò. Andrò avanti con la mia vita, cosciente che non solo qualcosa di immateriale, ma anche qualcosa di materiale di Shirley resterà con me.
«ciò che feci per sopravvivere uccise la mia anima»
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