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[In Missione] Scheda di Semiramide (DarkGreen)
20-12-2012, 04:21 PM
Messaggio: #3
Scheda di Semiramide [DarkGreen]
[SIZE="4"]Capitolo 1 (test) : Mi ha seguito fino a casa[/SIZE]

[SIZE="1"]Quella mattina, Semiramide non ebbe un piacevole risveglio : l’odiosissima voce di Peter la costrinse ad alzarsi dal letto e, sotto suo incitamento, a mettersi in tuta ed uscire dalla camera. Vicino l’uscio della porta vide quella che sarebbe dovuta essere la sua compagna di missione, Cerezya, che salutò con un velo di timidezza. Ancora una volta Peter le esortò a muoversi e le diresse in una serie di corridoi in cui la luce non penetrava, fino a giungere di fronte ad una porta nera, che trasmetteva soltanto trepidazione. L’uomo le spinse, con una manata, dentro la stanza, sbattendogli la porta dietro. Semiramide, pur timorosa procedette con l’altra. Di fronte c’era un’altra porta scura, che aprirono, ritrovandosi davanti un quadro di dimensioni enormi, il quale ritratto raffigurava un uomo dall’aria cupa, dalla lunga barba nera, in veste aristocratica e con una benda su entrambi gli occhi. Trasmetteva quasi i brividi. Il suo sguardo, impegnato a scrutare il quadro, cadde sul volto dello stesso uomo, che sedeva sotto il ritratto. Questo pronunciò alcuni versi di cui la ragazza non riuscì a comprenderne il significato. Un altro membro in nero si avvicinò alle due novizie, fornendo informazioni sul viaggio. La loro prima missione consisteva nell’andare a Retone, un villaggio a nord di Staph, e uccidere lo yoma, ossia il responsabile della morte di alcuni abitanti. Il tempo per giungere a meta era di due giorni di cammino. Come primo assaggio della sua goffaggine, Semiramide, rivolta a Cerezya, commentò inutilmente quel che l’uomo aveva loro riferito, per poi rigirarsi dall’altro lato per la vergogna. Le neo guerriere ripercorsero i lunghi tratti di galleria e, arrivate all’entrata, trovarono le loro due claymore, che presero, iniziando così il viaggio.

Per la ragazza dalle palpebre rosse, era una gioia poter finalmente sperimentare in campo le sue capacità combattive.
Durante la prima parte del tragitto, iniziò la fase di figuracce da evitare, da parte di Semiramide : una di queste fu il fissare a lungo e distrattamente la compagna di missione, mettendola a disagio.
Iniziava a sperimentare e a disprezzare questo nuovo lato del suo comportamento.
Dopo di che, il viaggio proseguì in silenzio, disturbato dal solo sole che batteva imperterrito. La fastidiosa luce solare infastidiva la ragazza, ma non si fece scoraggiare.
Nel tardo pomeriggio del giorno successivo arrivarono a Retone. Era un paesino ben ordinato, le cui case erano fatte di mattoni e tetti di paglia, ben disposte una lontana dall’altra e organizzate in quattro gruppi, separate dalle vie più importanti. Al centro c’era una piazza, in cui sorgeva un grande edificio. Gli abitanti “acclamarono” le claymore, circondandole, ma solo uno di loro si fece avanti : era Tagar, il vecchio sindaco del villaggio, che gli chiese se fossero loro le tanto attese guerriere. Queste annuirono e, sotto richiesta di Cerezya, Tagar, entrato nella grande abitazione con loro, raccontò come stavano i fatti. Disse loro che da già da una settimana la gente continuava ad essere sbranata e le prime vittime erano due coniugi, i cui piccoli erano sopravvissuti alla strage. L’unica incertezza nelle sue parole era quella dei bambini della coppia : uno, come disse lui, era loro figlio, l’altro invece aveva origini incerte.
Semiramide ascoltò tutta la versione, sentendosi profondamente nervosa e irata nei confronti dello yoma. Sentiva la necessità di avere più informazioni. Il sindaco fornì ulteriori chiarimenti riguardo al secondo bambino, dicendo fosse un orfano trovato dal vero e proprio figlio per le vie della cittadina.
Dopo di che, propose di portarle dove i due alloggiavano. La novizia iniziò a riflettere, sospettando che fosse stato proprio questo misterioso figlio a divorare i genitori, ma non ne fu troppo convinta e si impose lei stessa a non giungere a conclusioni affrettate, chiedendo di più sul conto dell’altro fratello. Ottenne come risposta la sola affermazione che fosse un bambino come gli altri, anche se in quel momento, infelice.

Giunsero lì dove i due stavano, un vecchio e piccolo granaio. Entrando, Tagar li chiamò ed entrambi si fecero scorgere appena da una porta, l’uno appiccicato all’altro. Avevano gli abiti e le pelli sporche ed era evidenti che avessero timore. Quella visione stracciò l’animo di Semiramide, che, guardandoli, ebbe in mente l’immagine dei suoi deceduti fratelli che rimanevano anch’essi abbracciati in maniera simile per diverse ragioni, tra le quali proprio la paura. Eppure sentiva qualcosa provenire da loro, come un’aura demoniaca. Non voleva credere che fossero loro i colpevoli di tutte le morti. Rispondendo alla domanda di Cerezya, ammisero di chiamarsi Tom e Jerry. La percezione della guerriera iniziò a dare risultati più certi : un alone si spargeva su ambedue, debolmente. Lei iniziò a pensare che uno dei due avrebbe potuto essere lo yoma, ossia colui che stava dietro, aggrappato all’altro : Tom. Sicuramente stava incollato a Jerry come per nascondersi e “mimetizzarsi”, per non farsi scoprire. Poteva essere un’ipotesi fondata, ma non riusciva a digerire che si trattasse di bambini. Eh sì, i pargoletti sono un suo punto debole.
Esitò a prendere la spada, convincendosi che non avrebbe avuto alcuna pietà per un mostro, ma non lo fece, anche perché la compagna le consigliò di non farlo. Sotto ulteriore domanda da parte di Cerezya, si seppe che il bambino adottato era proprio Tom. Iniziò a chiedergli qualcosa per cercare di potergli essere d’aiuto, e così fece anche Semiramide, che si inginocchiò davanti Jerry, rassicurandolo e incitandolo a rispondere se qualcosa lo turbava. Il sospettato strinse molto forte l’altro, rischiando di far cadere tutt’e due. Questo rispose che voleva bene al “fratello”. Ma non bastava come spiegazione. Strinse nuovamente Jerry, che si lamentò con un gemito. Entrambe le guerriere cercarono, allora, di scostare l’uno dall’altro. E ci riuscirono. Jerry andò a finire insieme a Cerezya, fuori dal granaio, e Tom finì in braccio all’altra, incominciando a piangere.

Lo yoki diede un forte segnale di percezione provenire, questa volta, solo da lui. Nessuno dei due fu in grado di reagire : Tom non attaccò Semiramide e Semiramide non attaccò Tom. Il calore del suo corpo le rimembrava sempre i malinconici e più profondi momenti passati con la sua famiglia. Non riusciva a fare nessuna mossa che abbia potuto nuocere alla vita del “bambino”, nonostante fosse, ormai, a conoscenza della sua reale natura. Jerry prese a piangere in modo molto forte e Cerezya cercò di riportare l’altra guerriera sulla retta via.
Lei si sentiva confusa, non sapeva che fare. Così, in preda agli stati d’animo, lo scrollò, quasi obbligandolo di farsi vedere come veramente era. Ma questo continuava a gettare lamenti.

Fu adesso che Semiramide, non riuscendo più a contenere la sua frustrazione dovuta, alla sua eccessiva gracilità e in preda ad un nuovo stato alterato di yoki, prese la spada e la diresse verso il mignolo della mano di Tom, che bloccò la spada e, spostando la mano che strofinava su una parte del viso, fece intravedere il suo occhio d’orato, tipico di uno yoma. Diresse la mano libera verso il volto della guerriera, intenzionato a ferirla, ma lei, con uno scatto della testa, fu solo sfiorata. Il piccolo ritorse il braccio della ragazza, facendola cadere a terra, e si mise sopra il suo addome. Cerezya, lasciato Jerry da parte, si precipito versò la collega, per infliggere con la spada il demone, la cui caviglia era ora tenuta stretta dalla sottostante. Non riuscì a colpirlo, poiché si piegò in basso, e la lama si bloccò a terra, ad un passo dalla testa di Semiramide, ma si scheggiò il palmo della mano, siccome fece trazione sull’altra claymore che teneva bloccata.
Così Cerezya, per rimediare, gli afferrò la testa, cercando di rompergli l’osso del collo, e l’altra novizia fece tensione verso l’alto con la propria spada, in modo di ferirgli ancora la mano, che questo tolse per portarla al collo, tentando di cacciarsi il nodo che quella aveva creato con le sue braccia. Ora Semiramide era libera, e, approfittandone, cercò un attacco verso il petto di Tom, ma non ci riuscì. Non resistendo più alla stretta della guerriera, si alzò, e in questo l’altra trovò il modo per, infine, trafiggerlo. Riuscì a segarlo in due, ma purtroppo coinvolse nel colpo anche le cosce di Cerezya, che cadde a terra come lo yoma ormai senza vita.
Pur provando dispiacere, non poteva incolparsi ingiustamente, non l’aveva mica fatto apposta! E poi, era l’unica soluzione.. Anche se i rimorsi rimanevano sempre…
Inutilmente cercò di scusarsi : ora la malcapitata nutriva intensi sentimenti di odio verso di lei. Cercò di mantenersi in piedi, aiutata dalla compagna, ma non ce la fece. Allora provò ad effettuar la rigenerazione, ma Jerry riprese a piangere rumorosamente e Semiramide, per cercare di non deconcentrare la povera “vittima” dell’incidente casuale, lo rassicurò. Il bambino, tranquillizzato, fu portato via dal sindaco e le due rimasero sole. Dopo un po’ di tempo, la profonda ferita guarì e quindi s’incamminarono verso la casa di Tagar.

Ritrovatesi lì, l’uomo offrì loro la ricompensa per la missione terminata con successo, ma qualcosa attirò l’attenzione delle due, ossia l’assenza di Jerry, che poi si avvicinò loro, accompagnato, o meglio, trattenuto da una donna. Era quasi pazzo, disperato. Il sindaco spiegò che era così da quando l’avevano lasciato, poco tempo prima.
Semiramide provò di nuovo un buco nello stomaco a vederlo in quello stato. La donna si allontanò, ma la ragazza la seguì, sotto richiesta di Cerezya, ma anche della sua indole. Giunse di fronte a lui, lo abbracciò e gli trasmesse, come al solito, sicurezza, affetto e comprensione. Dopo ciò, lo rilasciò, ormai addormentato, alla signora, che se ne andò.
Ritornata dal sindaco e dall’altra guerriera, si rese conto che quest’ultima le aveva proposto di prendere con loro Jerry e darlo in custodia in un altro villaggio. Troppo tardi. Presto si sentì un’ irritante voce dietro, era Peter, giunto sul “campo di battaglia” per ritirare la ricompensa che sarebbe spettata alle guerriere, sostenendo che va consegnata solo ed esclusivamente agli uomini in nero. Semiramide provò un enorme fastidio a rivederlo e sapere che lui avrebbe tenuto quello che con fatica avevano guadagnato le sembrava una vera e propria ingiustizia. L’uomo le esortò ad andarsene dalla città, cosa che loro fecero (anche per non sentirlo parlare, ovvio), dopo aver guardato il sindaco, come per dargli un ultima raccomandazione riguardante il futuro del bambino. Ripresero a camminare. La novellina era felice per aver portato al termine il suo compito, ma al contempo rammarica per non aver potuto far altro per Jerry, ma cercò di non pensarci molto.

Il viaggio di ritorno non fu disturbato dalla presenza del sole, che a quell’ora iniziava a calare. Proseguì, anche questo, in modo tranquillo, tranne ovviamente per alcune sue solite le baggianate, che però durarono ben poco e non provocarono alcun senso di imbarazzo, almeno da parte di Cerezya, che sembrava immersa nei suoi pensieri. Arrivarono alla base dell’Organizzazione, ove trovarono Duran, che le accompagnò da Ufizu, che narrò loro dei nuovi versi, con la quale riassumeva la loro missione e dava loro un buon ritorno. Duran, accompagnate elle fuori dalla camera, gli disse che sarebbero diventate delle vere guerriere e che avrebbero avuto la possibilità di, finalmente, riposarsi. [/SIZE]
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