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QUEST Klavierstück [Lachesi]
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28-09-2015, 01:24 PM
Messaggio: #15
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RE: Klavierstück [Lachesi]
Il... numero?
Ludwig le sorrise, amabilmente confuso. Stavano cavalcando nel bel mezzo dell'Ovest, ora, tra boschi e villaggi e campi lungo la strada, avvolti da lontane montagne e più vicine colline. Il numero... Ludwig si era fatto pensoso, a quella domanda E' il modo in cui voi Guerriere stabilite i ranghi, giusto? Elise pure mi disse che non siete solite parlarne con gli umani. Giusto, lei... me l'aveva mai detto? Riflettendo, l'organista distolse lo sguardo da Dua, volgendolo al cielo assolato. Sembrava immerso nei ricordi... o stava solo guadagnando tempo? Difficile dirlo: di certo, quanto aveva detto era effettivamente vero. Ludwig rimase così qualche minuto, gli zoccoli dei cavalli e il vento nelle orecchie gli unici altri rumori udibili. Alla fine, però, l'uomo ritrovò la favella. ... Ammetto di non ricordarmelo. disse sorridendo a mo' di scusa Mi rammento che, una volta, mi parlò della differenza tra Novizie e Graduate, e che il... numero, vero? Sì, il numero è deciso dall'Organizzazione, gli Uomini in Nero. Mi fece altri discorsi al riguardo, ma... no, non mi pare mi abbia mai detto il suo numero. Non credo di averglielo neppure chiesto, ora che ci penso. A quel punto si toccò il labbro inferiore con un dito, e prese a tamburellarlo: un comune gesto per riorganizzare la propria memoria. A parte quello, non avrei proprio la minima idea di che numero darle: ai miei occhi era forte, sì... Ma quale Guerriera non lo è? Ammetto un po' mi sfugga questa rigida gerarchia tra voi. In compenso, ovviamente ricordo benissimo come la conobbi, e molte altre cose ancora! A quel punto la sua voce si fece più calda e viva: era l'indizio di un ricordo felice. Fu alcuni anni fa, cinque o sei, credo. Mi trovavo al villaggio di Betho, un paesello alle pendici del Monte Zakol, nel cuore dell'Ovest. Ai tempi ero già piuttosto famoso, e... beh, semplicemente ero passato a salutare i miei familiari: sono nato lì, a dire il vero. La cosa sembrava un po' imbarazzarlo, e forse era così: i villaggi rurali erano abitati dalla gente del popolo, e questo significava che Ludwig era un arricchito piuttosto che figlio di benestanti. Non il tipo di uomo che era molto stimato nella società aristocratica -- e verosimilmente doveva aver fatto una dura gavetta prima di essere accettato. Scoprii che nel villaggio c'era uno Yoma solo dopo esserci arrivato: stavano cercando di raccogliere i soldi per chiamare una Claymore, e non volevano assolutamente che io pagassi per loro: avevo già le disponibilità economiche per farlo, ma il loro orgoglio impediva loro di chiedermelo. Inutile dire che, quando lo scoprii, aggiunsi di tasca mia l'oro mancante nonostante le loro proteste. Fu così che il capovillaggio mandò una lettera a Staph... e tu già avrai immaginato chi arrivò. Alzò a quel punto gli occhi al cielo, sognante. Elise era... bella, o almeno così mi sembrava. Grandi occhi argentei, lunghi capelli dorati, pallide labbra sottili, un corpo snello e agile e un senso d'innata sicurezza e autocontrollo che la rendeva il ritratto dell'invincibilità. O così sembrò a noi. Giunse al villaggio poco dopo l'alba, gli uomini che andavano al lavoro e le massaie che si dirigevano al mercato per fare la spesa della giornata. Io, che ero praticamente in villeggiatura lì, accompagnavo mia madre e le mie sorelle al mercato, uno dei pochi uomini lì a parte i venditori e i vecchi non più abili al lavoro che accompagnavano figlie e nipoti. Inspirò lentamente, come rapito dal ricordo. Giunse di primo mattino, dicevo... e raggiunse la piazza del mercato. Immaginerai l'impressione che generò: tutti paralizzati da quella bianca visione impassibile, che senza dire nulla si guardò un attimo intorno, fece qualche passo verso i banchi del mercato... e colpì. Un fendente, e il fruttivendolo fu tagliato in due: era lui lo Yoma. Disse allora due parole che nemmeno ricordo, poi se ne andò come era giunta, senza che nessuno potesse o fosse capace di dire nulla. Quasi un miraggio mattutino che spazzò via gli incubi di tutti. Ludwig rimase qualche istante in silenzio, a guardare le nuvole in cielo come se avessero qualcosa di interessante da mostrare. Infine abbassò il capo verso Dua, le sorrise e continuò: Come credo succeda sempre in queste occasioni, passò poi un Uomo in Nero a ritirare il denaro. In realtà tutto il villaggio voleva dimostrare la sua gratitudine alla Claymore, ma non sapevano dove fosse, e comunque non c'erano più soldi per farle alcun tipo di dono. In un'altra occasione, più avanti, Elise mi disse che "la gente mette tutta la gratitudine dell'oro dovuto", o qualcosa del genere. Io però trovavo questo ingiusto, e presa un'arpa - era lo strumento più portatile che avessi a disposizione - mi incamminai nella direzione presa da quella figura. Durante tutto il pomeriggio chiesi indicazioni lungo la strada, e quando la rintracciai, in una radura nel cuore delle foreste del Monte Zakol, era già notte fonda. Il fuoco da campo che aveva acceso era già spento, ma lei... lei non dormiva: ricordo ancora quegli occhi argentei brillare nella notte, fissi verso il cielo stellato tra le frasche. Fu così che presi coraggio... e iniziai a suonare. Così dicendo, Ludwig fischiettò alcune note di un motivetto lento e semplice, ma presto smise e riprese a raccontare. Avevo scelto la Sonata Notturna, un tipico pezzo per corda; già allora mi ero dimenticato i canti popolari della mia infanzia, e appunto si trattava di musica da camera, suonato in genere a tarda sera: mi pareva la scelta più adatta. Be', credo che Elise non avesse in realtà apprezzato la fine scelta: il rumore, anzi, la allarmò. Inutile dirti che, dopo qualche nota, mi trovai la sua spada alla gola, e i suoi occhi gelidi su di me. Ludwig a quel punto represse un risolino. Non starò ad annoiarti troppo su quel che accadde dopo: ovviamente mi affrettai a identificarmi, e a dire il motivo per cui ero giunto fin lì. Alla fine, dopo un confronto verbale credo non gentilissimo, Elise mi lasciò stare. A quel punto la pregai di suonarle il pezzo completo, e lei disse... disse... ah, sì: "Fa' quel che ti pare". E io, ovviamente, lo feci: suonai l'intera Sonata Notturna per lei, quindi vinto dalla stanchezza mi addormentai non molto dopo. Il mattino, mi trovai avvolto da un ammasso di foglie morte a mo' di coperta, e sul fuoco di nuovo acceso c'era una lepre che cuoceva. Di lei, però, nessuna traccia. Un altro sospiro, poi di nuovo a raccontare. Per quel giorno, chiaramente, mi arresi. Però da allora presi l'abitudine di passare le giornate a cercarla ogni volta che passavo a trovare i miei, e così volta per volta finimmo col reincontrarci, iniziammo a fare conversazione, e col tempo lei mi raccontò del mondo delle Guerriere, come io le parlavo spesso di quello dell'alta società. Poi... un anno dopo, non la trovai più: non so che fine abbia fatto. L'organista abbassò lo sguardo: era chiaro che temesse per il peggio. Probabile: se l'aveva incontrata cinque o sei anni addietro, voleva dire che non ne aveva notizia da quattro o cinque anni. Dua di certo era conscia che fosse troppo tempo. Ludwig però si riprese, e forse spinto da un impeto di speranza le chiese: Tu... non hai mai conosciuto una Guerriera di nome Elise, vero? Credo di averti già detto tutto quello che so di lei, quindi... Ah, sì: una volta, mi disse che Monte Zakol era il suo Territorio, per questo la trovavo sempre in zona. Però, un anno fa ebbi modo di parlare con un'altra Guerriera, la quale mi spiegò che i Territori erano stati soppressi - anche se non volle dirmi perché. Soppressi, e restaurati: Ludwig non sembrava aggiornatissimo sul mondo dell'Organizzazione. Ma, a parte questo... che gli avrebbe risposto Dua? Turnazione invariata |
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