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QUEST Klavierstück [Lachesi]
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08-09-2015, 11:14 PM
Messaggio: #1
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Klavierstück [Lachesi]
Klavierstück
Pezzo d'organo per l'amor perduto Boschi di Thierry, nel settentrione delle Terre dell'Ovest, il Territorio della numero 31 dell'Organizzazione. Dua si trovava lì, in una radura tra gli alberi, seduta davanti a un focolare da campo. Non era insolito che capitasse: non sempre aveva modo di passare per città e villaggi, tra un lavoro e l'altro all'interno del suo Territorio. Inoltre, per un qualche motivo, gli Uomini in Nero amavano apparire preferibilmente in luoghi isolati come quello. Come in quella notte. Hayez emerse dalle tenebre notturne senza far rumore, il suo impeccabile abito pian piano illuminato dal fuoco: scarpe in cuoio nero, pantaloni neri, camicia bianca sotto a una giacca nera con una rosa rossa all'occhiello, occhiali scuri e cilindro in velluto nero. Aveva anche guanti bianchi, un bastone da passeggio dal pomello d'oro, e un sorrisetto sardonico stampato sul volto. L'Uomo in Nero sulle prime non disse sulla, ma con calma disarmante si cercò un masso adeguato e ci si sedette sopra. Solo allora aprì bocca. Tu dovresti essere Dua, giusto? Il mio nome è Hayez. Verosimilmente il nome in se' non le avrebbe detto nulla: era solo uno dei tanti membri dell'Organizzazione, dopotutto. Ma il semplice fatto che fosse un Uomo in Nero significava che non era lì in visita di cortesia, e Dua di certo ne era ben cosciente. Un uomo di nome Ludwig ha fatto richiesta di una scorta per viaggiare dalla città di Thierry, qui nel tuo Territorio, fino a fuori Rabona. In genere mandiamo le Novizie a fare simili lavori, ma... curiosamente, quel tizio conosceva la differenza tra una Novizia e una Guerriera: immagino abbia già avuto a che fare con noi, non so. Fatto sta che esige una graduata, e... beh, questo è il tuo Territorio, giusto? Il sottointeso era evidente: aveva appena assegnato a Dua la missione di scortare questo Ludwig fino alle campagne fuori Rabona. Hayez a quel punto si alzò, si spazzò via con la destra l'eventuale polvere dai vestiti, e sembrò lì lì per andarsene, quando... Troverai Ludwig alla locanda Il Materasso Piumato di Thierry. aggiunse, come se fosse un pensiero giuntogli all'ultimo in testa Non ti sarà difficile individuarla: è la più grande e lussuosa della città. Detto ciò, a quel punto Hayez si allontanò definitivamente alzando il cappello a mo' di saluto, senza che Dua potesse rivolgergli parola. In pochi attimi, era già perso nel buio, silenzioso come un gatto. Poco male: Dua aveva già ricevuto i suoi ordini. Turnazione: Lachesi Narratore Citazione:Sii libera di descrivere il viaggio fino a Thierry, una cittadina portuale senza particolari connotazioni. Ferma l'azione alla locanda, il cui esterno è pure a tua discrezione. |
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09-09-2015, 10:55 AM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 09-09-2015 12:24 PM da Lachesi.)
Messaggio: #2
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RE: Klavierstück [Lachesi]
-Discorso- "Pensieri" Dalle ultime vicissitudini vissute da Dua nelle Terre del Nord, era stata assegnata dal lato opposto del piccolo continente nel quale vivevano evidentemente ciò a causa di una sua "promozione", e così il clima freddo e algido a cui era stata abituata per molto tempo si tramutò in un clima caldo ed odioso. All'inizio non era così male: il clima mite, i colori, l'assenza di catacombe... Ma poco a poco questi divennero aspetti marginali rispetto alle persone, le quali qui erano molto aperte ed esuberanti rispetto a quelle del Nord. Forse era a causa del fatto che al Nord stavano chiusi in casa anche in virtù del clima freddo e gelido, e che forse volevano aver a che fare ancor meno con persone come lei ma qui non era la stessa cosa: le giornate erano perfette per uscire di casa, prendere parte alle festività e tante altre care cose che permettevano agli umani di essere sempre davanti al naso di Dua. Non è che li vedesse estremamente di buon occhio dopo le ultime vicende. E quella era una serata perfetta, con il suo inutile fuoco da campo -poteva gestire la sua temperatura corporea come voleva e non aveva appetito ma tutto sommato teneva lontane le bestie, in effetti- nel buio e da sola... Non proprio da sola come aveva sperato. Comparve, anzi, emerse letteralmente dall'oscurità quest'uomo dall'abbigliamento elegante e ricercato: l'unico accenno di colore era la rosa all'occhiello che portava, per il resto era oscuro come la notte e Dua doveva ammetterlo, rispetto agli altri due uomini in nero che aveva incontrato quello era un vero e proprio salto di qualità. Evidentemente ad Hayez, come disse di essere, non piaceva vestirsi come uno straccione. Ad ogni modo, il suddetto Uomo in Nero, passò a descrivere non troppo dettagliatamente il suo incarico futuro; fu molto stringato ma diede una certa importanza al fatto che il committente sapeva bene la differenza tra Guerriere e Novizie. In effetti era una cosa inusuale, Dua doveva concordare con Hayez, che un umano sapesse certe differenze ma era convinta che avrebbe presto scoperto come mai tale Ludwing era tanto informato; ad ogni modo Hayez si dileguò tanto velocemente quanto si era palesato ai suoi occhi. Definitivamente Dua non ebbe il tempo per dire nulla ma probabilmente anche se avesse potuto non avrebbe avuto niente da dire, era convinta che a modo loro sapessero che era stata lei a sistemare lo Yoma sfuggito al loro controllo ed era altrettanto convinta che gli Uomini in Nero tutto sommato la stessero osservando. Stese le gambe verso il fuocherello, lasciando che i piedi nudi venissero scaldati dalle fiamme e li contrasse stirando un po' tutti i muscoli degli arti inferiori; lentamente si alzò e si rivestì con la sua armatura e la sua spada incastonata tra le spalle. Meno tempo avrebbe perso in quelle faccende e meglio era. Più camminava verso il cuore della foresta e più il cielo diveniva oscuro, le fronde degli alberi numerose e la luna diveniva un pallido ricordo di tempi andati; uscì da quella selva oscura per proseguire il suo viaggio verso Thierry quando le stelle iniziarono a sbiadire, lentamente, come anime morenti si lasciarono portare via dal sole nascente. Ed infine fu alba, quando Dua giunse sul posto. Thierry pareva una cittadina abbastanza grane e capiente, probabilmente era uno snodo commerciale di qualche tipo, dopotutto quella regione era divisa tra boscaioli e pescatori; rispetto alle Terre del Nord i soffitti delle case erano molto alti ed i tetti quasi piatti, con poca pendenza poiché, ovviamente, non avevano il rischio di un accumulo troppo massiccio di neve che potesse spezzare il soffitto. Le tegole delle case, non tutte ma spesso quelle che parevano di proprietà di alcuni benestanti notò Dua, erano in legno colorate di rosso, di giallo, di verde e qualsiasi altro colore potessero loro permettersi; in particolare, la Locanda che andava cercando lei, era rivestita di un intonaco blu molto acceso, un colore che da ottenere era alquanto difficile. Le finestre erano grandi e il legno delle porte pareva essere ricercato, l'insegna che recitava il nome della locanda "Il Materasso Piumato" era probabilmente stato ricoperto con sottili foglie d'oro. Chiunque non lo vedesse doveva essere cieco, poco ma sicuro, era un posto estremamente sgargiante. Per finire, il luogo, si trovava quasi nel centro della cittadina di modo che fossero pochi minuti a piedi per raggiungere qualunque direzione un suo cliente avesse voluto. Dua si guadò attorno, un po' sospettosa, osservando che gli abitanti del luogo avevano già preso a scorrere nelle strade cittadine con fare laborioso; fissò la porta e si chiese cosa fare. "Busso o non busso? Beh, è strano che chiedano ad una "Strega dagli Occhi d'Argento" come me di finire in un posto così lussuoso, non hanno paura di perdere clienti?" Sicuramente Ludwing doveva essere estremamente benestante tra l'assumere la propria guardia personale fatta di mezzodemoni come lei e dormire in un luogo del genere, Dua non aveva idea di quanto capitale ci avesse speso. Ma in virtù del fatto che era stata chiamata e che forse poteva generare un certo caos all'interno della locanda, Dua decise di entrare senza troppe cerimonie. Forse si sarebbe divertita. Citazione:Stato Fisico: Nella norma |
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10-09-2015, 01:35 PM
Messaggio: #3
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RE: Klavierstück [Lachesi]
Aperta la porta, Dua fu investita da una musica da organo che dominava sul basso vociare dei presenti, una sonata di media velocità e grande armonia: pure un orecchio non esperto poteva accorgersi dell'alta qualità del pezzo.
Attorno a lei, un corridoio segnato da un tappeto rosso divideva i due angoli delle tavolate, mezze vuote a parte alcuni avventori: era primo mattino, dopotutto, e verosimilmente quelle persone erano i clienti più mattinieri, intenti a far colazione. Le tavolate erano tutte coperte da tovaglie candide e ricamate in pizzo, una candela su un posatoio d'argento al centro tavola. Gli astanti, uomini e donne elegantemente vestiti di sete e velluti e pellicce, pasteggiavano su piatti smaltati e bevevano da bicchieri di vetro fine. L'aria rilasciava una fragranza di uova, pancetta, prosciutto, pane e frutta, poté notare Dua, quello e tè, vino aromatico, birra dolce e pure quella strana bevanda scura del Sud. Cameriere carine e in livrea nera e bianca portavano le portate su e giù su un vassoio d'argento. Sullo sfondo di questo quadro, infine, c'era un bancone in mogano e scaffali di vini e liquori, tele di alta qualità in cornici d'oro appese alle pareti, una scala dai gradini coperti da un tappeto rosso che portava al piano superiore e, su un piano rialzato, un magnifico organo in metallo sbalzato che rilasciava note soavi. A suonarlo era un uomo parimenti elegante, vestito di una giacca blu e oro sopra una camicia bianca ricca di merletti, pantaloni blu al ginocchio e lunghe calze che terminavano in scarpe di cuoio nero e lucido. Aveva lunghi capelli castani mossi raccolti in una coda da un nastro di seta blu, e occhiali montati in corno al naso. Tutto questo sfarzoso quadro si lasciò osservare per qualche istante, finché avventori e camerieri riconobbero Dua e iniziarono a mormorare; il cambio repentino di suoni riscosse il musicista all'organo, che smise di suonare e, alzata la testa... sorrise. Signori, scusate. Disse allora l'organista con voce gentile La signorina è qui come mia ospite. Permesso... L'uomo allora si mosse, e si fece largo tra il piccolo capannello di curiosi che si era inevitabilmente formato, quindi si esibì in un elegante inchino davanti a Dua. Il mio nome è Ludwig. si presentò con un sorriso che pareva estendersi agli occhi azzurri dietro agli occhiali in corno Sarebbe così gentile da seguirmi nella mia stanza, signorina Guerriera? Temo che la sala comune non sia particolarmente discreta. Quindi era lui Ludwig. E l'aveva chiamata pure "Guerriera", non "Claymore". Hayez sembrava aver avuto ragione: quel cliente non sembrava affatto essere l'umano medio. Turnazione invariata |
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10-09-2015, 03:56 PM
Messaggio: #4
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RE: Klavierstück [Lachesi]
L'ambiente ricercatissimo di quella locanda non era soltanto una facciata, in effetti anche gli interni lasciavano sicuramente le persone attonite difronte a tanta sfacciataggine ed opulenza; l'enorme stanzone nel quale era andata ad avventurarsi, anche a quegli orari così mattinieri, offriva ai propri clienti una vasta gamma di servizi ad alta qualità che sicuramente erano in molti ad invidiare. Dua doveva ammetterlo, entrando non si sarebbe mai aspettata così tanto ed era a tutti gli effetti sorpresa; per un attimo pensò che Hayez in un ambiente simile sarebbe stato perfetto, o forse avrebbe fatto sfigurare i clienti addirittura. Ad ogni modo, la musica ebbe un ruolo fondamentale in questo senso di stupore e meraviglia generale che si scatenò nella Guerriera perché ebbe anche il potere di addolcirla almeno un poco; quel tanto che le bastava per tornare a guardare quel luogo con gli occhi di una bambina, cosciente che da semplice umana non avrebbe mai potuto varcare la soglia di quell'edificio. L'incanto del momento andò a infrangersi come un vetro spezzato quando i presenti si accorsero della sua presenza e se prima ad essere in cima ai pensieri di quelle persone era il tempo e gli affari, ora sapeva bene di essere lei. Non sapeva come interpretare la cosa, con fare ostile o no? Nel dubbio incrociò molto lentamente le braccia davanti al suo petto e serrò la mascella, questo fu più che altro un riflesso visto che era convinta di aver spalancato la bocca entrando in quel luogo (cosa che effettivamente non era avvenuta, stranamente, ma si era limitato ad un luccichio nei suoi occhi). In quella massa indistinta di persone che le si erano "avvolte" intorno, un uomo soltanto si fece strada per raggiungerla e Dua riconobbe in lui il musicista; al ricordo del suono si addolcì nuovamente, sciogliendo quelle braccia serrate e mimando un inchino di presentazione quanto più aggraziato potesse una guerriera come lei eseguire. Non c'era davvero il bisogno di farlo ma infondo, fin quando possibile, voleva evitare di destare astio tra altri umani e aveva già fatto abbastanza entrando in quel modo brusco nella Locanda: non voleva andare nuovamente a caccia della sua Claymore, era stato già fastidioso una volta figurarsi due. L'uomo si presentò e Dua fece un cenno del capo in segno di saluto ma a stupire enormemente la ragazza non fu il fatto che quell'uomo portasse delle lenti, cosa assai rara, ma il come venne chiamata: Guerriera. "Hayez ha ragione, Ludwing sa quel che dice; sarà per il meglio o no? Credo sia un'ottima idea scoprire di più su quest'uomo, c'è qualcosa di strano sotto." La invitò gentilmente e con garbo per una chiacchierata privata nella sua camera, per maggiore discrezione; le stava bene, e se doveva presentarsi lo avrebbe fatto in privato, non aveva idea del perché ma non gradiva molto il fatto che gli umani sapessero il suo nome... Infondo aveva evitato di dirlo a Cristian. -Certamente, mi faccia pure strada Signore. Non la perderò d'occhio.- Disse quindi lei, con tono quanto più accomodante e distaccato al tempo stesso possibile. Citazione:Stato Fisico: Regolare |
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12-09-2015, 12:36 PM
Messaggio: #5
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RE: Klavierstück [Lachesi]
Ludwig allargò il suo sorriso, quindi si drizzò sulla schiena e le fece segno di seguirla con la mano. La guidò dunque per il corridoio tappezzato di rosso, e giunto vicino al bancone si rivolse all'uomo che vi stava dietro, un tipo longineo in livrea nera e baffi fini ben curati.
Mastro Maurice. mormorò Ludwig Come immaginerà, non posso continuare la mia piccola esibizione. Posso confidare nella sua comprensione? L'interpellato rispose con un sorriso tirato e incerto. Oh... Certamente, mastro Ludwig. Intendo, tanto per iniziare non posso certo arrogare diritti sulla sua gentilissima iniziativa, sì... A Dua non sfuggirono gli sguardi nervosi che l'uomo le dava di tanto in tanto: era chiaro che la sua presenza lo rendesse nervoso -- normale: la sua Percezione confermava che questo Maurice fosse umano, come tutti lì. L'organista non replicò che con un cenno di capo, e solo quando lui e Dua stavano salendo le scale per il primo piano le confidò: Ho la fortuna di essere piuttosto famoso, sa, ma non riesco proprio a fare a meno di suonare: non è la prima volta che chiedo al proprietario di una locanda di poter suonare il suo organo... un mio vizio, temo. Non aggiunse altro, per il momento. La scala si rivelò essere deserta, e fu quindi senza fare altri incontri che Ludwig la guidò fino a una porta laccata di rosso e avente inciso in oro il numero 74. L'organista estrasse allora da una tasca una chiave in lucido acciaio, la mise nella toppa e aprì la porta. Quindi, fece cavallerescamente cenno a Dua di entrare per prima. La stanza si rivelò... un piccolo appartamento. Dopo un piccolo atrio d'ingresso, su una grande sala vi erano delle poltrone imbottite con un tavolino centrale - chiaramente per le bevande leggere di metà giornata, un salotto -, alla loro destra una grande tavolata con tovaglia bianca di pizzo e candeliere d'oro - per i pranzi, certamente -, e più in fondo altre poltrone, questa volta poste attorno a un caminetto ora spento e con dei tavolini piccoli ai lati - per le bevute serali al calduccio. La parete opposta all'ingresso aveva poi due grandi finestre e un terrazzo che davano vista sul porto di Thierry e illuminavano la sala. Ai lati, due porte in mogano che - per esclusione - dovevano portare una alla stanza da letto e l'altra alle latrine. Anche se quasi certamente erano qualcosa di ben più raffinato dell'essenziale angolo dei bisogni medio. Ludwig chiuse poi la porta, e raggiunto un mobiletto lungo una parete, ne estrasse due calici di cristallo e una bottiglia di vino rosato. Posso offrire? Vino dolce del Sud, ottimo fuori dai pasti. Prego, scelga la poltrona che preferisce. L'organista si riferiva a quelle a centro stanza, attorno al tavolino; lui stesso si sedette su una, e posò sul tavolino appunto calici e vino. Attese che Dua stessa decidesse se accomodarsi o meno, dunque cominciò a parlare. Il servizio di cui abbisogno è semplice: la settimana prossima il Vescovo di Rabona darà un ricevimento nella sua magione di campagna, e io sono stato invitato - dietro tangibile segno di apprezzamento, non so se mi spiego - ad esibirmi presso di lui per l'occasione. Ovviamente ho accettato. Insomma, era stato pagato per andare lì. E allora? Ludwig non si fece pregare: Il punto è che di recente corre voce che uno Yoma infesti la strada che porta dall'Ovest fino a Rabona, e il Vescovo in effetti ha mandato varie pattuglie armate a stanarlo: inutile dire che nessuna è tornata a riferire. Sa però come sono i sacerdoti: non si abbasseranno mai ad assoldare voi Guerriere. Così, ho deciso di risolvere io la questione grazie al mio fortuito patrimonio personale - altrimenti non potrei raggiungere la villa per tempo. Qui Ludwig si concesse una smorfia: era chiaro che non apprezzasse la linea vescovile. In ogni caso, la questione ora era più chiara. Avessi avuto più tempo, avrei chiesto all'Organizzazione di epurare il mostro e nulla più, ma malauguratamente per un musicista è meglio avere un paio di giorni di tempo per preparare l'esibizione. In parole povere, devo essere alla magione il prima possibile, pertanto per forza lei dovrà farmi da scorta e non semplicemente dare la caccia allo Yoma: confido nelle sue capacità badi, ma non posso rischiare di arrivare in ritardo in attesa che lei liberi il passaggio. Insomma, il suo scopo non sarà di epurare il mostro, ma di aprirmi il passaggio: se poi lo Yoma sarà tanto sciocco da farsi vivo, beh... direi che sarà bene approfittarne per toglierlo di mezzo, sì? Ma, ripeto, se non lo incontreremo per favore non lo cerchi, ma mi accompagni fino a destinazione: fortunatamente il divieto di far entrare le Streghe è limitato alla Città Santa, quindi il Vescovo non potrà nuocerle in quanto la magione sta in campagna. Ludwig alzò un dito per puntualizzare il concetto: Dua avrebbe dovuto scortarlo fino alla villa, e solo in caso di necessità affrontare questo Yoma, dunque. Spiegato il tutto, l'organista si permise di prendere il vino e versarsi mezzo calice, che quindi prese e sorseggiò. Ha domande di qualsiasi tipo? Sono a sua completa disposizione... Ah, sì: naturalmente durante il viaggio vitto e alloggio per entrambi saranno a mio carico, pari trattamento, ovviamente. Turnazione invariata |
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12-09-2015, 06:57 PM
Messaggio: #6
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RE: Klavierstück [Lachesi]
A Dua non sfuggì lo sguardo nervoso di quello che lei avrebbe definito come "oste", per il semplice fatto che si trovava dietro ad un bancone, e fu per qualche istante tentata di appoggiare volgarmente il gomito sul legno e fissarlo ma pensò fosse un'esagerazione. Dopotutto lei era lì per caso, giusto per incontrare Ludwing cosa che era avvenuta con successo, era meglio prestare attenzione all'ambiente circostante cercando di alterarlo il meno possibile; doveva tenere d'occhio quelle persone ma senza dar loro alcun pretesto per creare problemi a lei e al suo cliente. Per quanto non avvertisse alcuna fonte di Yoki, ad ogni modo, si sentiva inquieta poiché sapeva quanto mostruose e demoniache potessero essere anche delle persone "normali"; da parte sua Ludwing sembrava un ragazzo sveglio, con la testa sulle spalle e decisamente spigliato... Forse un po' troppo, considerando le sue non-reazioni nei confronti di Dua. Comunque tacque e, cortesemente, seguì Ludwing fino alle sue camere studiando il suo modo di fare ritenendolo -per una non ben precisata motivazione- una cosa alquanto interessante, forse erano i suoi modi sopraffini. Ad ogni modo, giunsero nelle camere dell'artista e una serie di stanzette elegantemente ornate e addobbate con ogni sorta di oggetto di valore era lì ad attenderla: fu una sorpresa, e questa il luogo più privato ed intimo consentivano alla ragazza lasciarsi sfuggire uno sguardo meravigliato che difficilmente avrebbe potuto nascontere; tutti i legni dovevano essere estremamente pregiati e l'argenteria di un valore più unico che raro. Guardò sugli scaffali in cerca di qualcosa di Ludwing, per conoscerlo un po' meglio: era chiaro fosse un individuo particolare, non poteva lasciare nessun particolare al caso, per quanto futile, o era semplicemente curiosità? Molto probabilmente, era appunto solo curiosità poiché per quanto forte il cervello di Dua potesse lavorare non aveva mai ricevuto un'istruzione tale da poter discernere a colpo d'occhio un titolo comune da uno più ricercato. Ma era comunque un'esperienza estremamente interessante; ad una parete vi erano due enormi finestre, a Dua parvero tali almeno, che facevano in modo che lei potesse osservare i moli del paese. Si avvicinò incuriosita e li fissò per qualche secondo, prima di ridare la sua completa attenzione alle parole di Ludwing; era difficile nascondere la curiosità di Dua a quel punto. Durante la discussione le pareva proprio il caso di sedersi per avere una conversazione più civile possibile, per cui fissò la poltroncina più vicina e meditò un modo per sedersi senza arrecare danni: certo, con quell'enorme spadone pareva impossibile e rischiava di rovinare il mobilio, per cui lentamente estrasse la spada e si sedette, appoggiando poi la lama di piatto sulle sue gambe incrociate. Fece movimenti molto lenti, giusto per non mettere in allarme Ludwing ma la sua fu più che altro cortesia perché Dua aveva il vago sospetto che quest'uomo sapesse bene che lei non avrebbe mai potuto uccidere un umano. "Meglio essere cauti, comunque." Con la mano destra reggeva, stringendo l'elsa, la spada mentre con la sinistra faceva tintinnare le sue unghie sulla lama piatta a ritmo -ironicamente- della canzone che aveva udito entrando in quella Locanda, suonata dallo stesso Ludwing. Non aveva certo lo stesso virtuosismo ma la melodia la rendeva vagamente più ragionevole nei confronti di quelle persone ed inoltre, era piacevole ad ascoltarsi; era stata una Guerriera che per molto tempo non aveva che udito il silenzio, aveva in un certo senso ripreso il gusto di ascoltare. Per quanto riguardava il compito le parve semplice, il che non voleva dire facile ma soltanto semplice nell'attuazione; probabilmente ci sarebbero potute essere complicazioni e l'idea di rischiare l'incontro con un Vescovo di Rabona non l'entusiasmava molto, per quanto sarebbe stata fuori dalla sua giurisdizione, sapeva che l'incontro sarebbe potuto risultare... Fastidioso. A stupirla fu l'espressione facciale di Ludwing parlando della politica religiosa del Vescovo, pareva contrariato; indubbiamente era un uomo che sapeva più di quel che dava a vedere, non un semplice musicista di certo. A quel punto l'uomo bevve del vino ed attese evidentemente una sua risposta; anche Dua volle assaggiare quella bevanda, si versò mezzo calice e bevve: voleva proprio assaggiarlo. -Oh!- Disse, imbarazzata dopo aver ingerito l'alcolico delizioso e raffinato: non aveva certo i modi di un'aristocratica quindi anche se si era ripromessa di presentarsi una volta arrivati in camera dell'uomo non lo aveva fatto. Praticamente era stata muta quasi tutto il tempo. Con tono delicato disse: -Mi scusi tanto, non mi sono presentata: mi chiamo Dua.- Fece una breve pausa di riflessione, imbarazzata, osservando lo spazio attorno a sé con estrema curiosità, se lei aveva domande?! Ne aveva anche troppe ma forse quelle di carattere personale le avrebbe potute chiedere strada facendo, era meglio concentrarsi sul lavoro immediato. Con calma riprese a "suonare" sulla lama della sua spada la melodia, piano e rilassata. -Hmm... ...Lo sa, vero, che per un compito del genere un paio di novizie sarebbero bastate? Forse avrebbe pagato anche meno e avrebbe avuto la protezione di ben due di noi, da come mi è stato spiegato il compito che mi affidate almeno è così che si presenta la questione: perfettamente gestibile da due guerriere non ancora graduate.- Lasciò assorbire un attimo il discorso all'uomo, inutile girarci attorno: lui sapeva cosa fossero le novizie e cosa fossero le graduate o lei non sarebbe stata lì, quindi meglio parlare in modo diretto. -Ma lei ha chiesto di una Guerriera. Una Guerriera che probabilmente non dovrà nemmeno abbattere lo Yoma poiché, quest'ultimo, potrebbe anche non apparire. Si aspetta che qualcosa vada storto, non mi sembra una semplice "paura" di perdere la vita o di giungere in ritardo alla magione, la vostra, penso voi siate più... ...Colto, per discorsi simili. Cosa la preoccupa, sinceramente?- Ebbene sì, a Dua pareva molto strano che Ludwing avesse richiesto esplicitamente la presenza di una Guerriera, con tutti i danni alla reputazione che poteva pure ottenere per avere una scorta. Sicuramente per lui era vitale quell'evento ma le pareva che sotto ci fosse qualcosa. Aveva altre domande, ovviamente, ed era estremamente incuriosita ma preferiva una discussione civile ed educata e non sommergere il poveretto con quesiti; abbassò lo sguardo, sul tavolino, fissando il suo calice ora vuoto. Il vino era proprio buono. Citazione:Stato Fisico: Regolare |
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12-09-2015, 10:15 PM
Messaggio: #7
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RE: Klavierstück [Lachesi]
Guardandosi bene intorno, Dua constatò che Ludwig avesse personalizzato ben poco i ricchi appartamenti privati a sua disposizione: notò giusto vari fogli di spartito scribacchiati e una penna d'oca sul tavolo da pranzo, e alcuni libri sopra al caminetto. Questi avevano titoli spesso poco invitanti: Dua lesse, tra gli altri, "Geografia del Continente", "Vita di Mozar Amad, musicista", "La Claymore e il Cavaliere", "Creature Marine della Costa Occidentale". Ce n'erano pure altri, ma la costina non era sempre leggibile. Le sembrò pure di vedere del tabacco da presa sul bracciolo di una poltrona, ma non era certissima che quella scatoletta rotonda lì fosse proprio una tabacchiera.
Ludwig, dal canto suo, lasciò gentilmente che Dua si presentasse - all'udirlo fece un cenno di capo - e gli esponesse le sue domande. Bevve allora un sorso di vino, quindi aprì bocca: Ad essere sincero, non c'è molto mistero. Anche quell'Uomo in Nero, quell'Hayez, aveva lasciato intendere che... beh, mi teneva d'occhio. La verità è assai semplice: ho avuto la fortuna di conoscere una di voi, anni fa, e da lei ho appreso tutto quello che so su di voi. Il suo nome era Elise, e... beh, il motivetto che hai replicato con le tue belle mani è dedicato a lei: "Per Elise", s'intitola. Elise. Una Guerriera Claymore di nome Elise. Difficile che Dua potesse rimanere indifferente a una simile coincidenza. Ludwig però non sembrò notare nulla, e proseguì con la sua spiegazione. Da lei ho saputo che una Guerriera graduata ha già avuto a che fare con veri Yoma... mentre non si può dire lo stesso delle vostre Novizie. Ripeto, nessun mistero: avrai notato che non ho certo problemi economici. Ho insistito per avere una graduata - lei, Dua, in questo caso - perché trovo sia più sicuro... e perché posso permettermelo, appunto. L'organista sorseggiò allora un altro poco di vino, quindi pose il calice sul tavolino. Nessun problema se comincio a radunare le mie cose mentre continuiamo a parlare? Vorrei partire in mattinata: se non ho fatto male i calcoli, dovremmo arrivare a Stra prima di sera. Lì c'è una deliziosa locanda, La Spiga Dorata, con ottime camere. Stra era uno snodo importante dell'Ovest, Dua lo sapeva: normale passare di lì per andare verso Rabona. Turnazione invariata |
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13-09-2015, 11:37 PM
Messaggio: #8
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RE: Klavierstück [Lachesi]
Spoiler (Click to View) Avete presente quando dicono che il tempo sfugge di mano, tutti gli attimi e i frangenti in cui viene sezionato anche un solo secondo non vengono percepiti e non vengono vissuti? Per Dua non fu così. Ogni secondo, ogni frangente; ogni decimo di secondo, ogni millisecondo. Ogni respiro, ogni battito di ciglia; ogni pulsazione, ogni sospiro. Dua li visse, tutti, come se fossero durati cinque anni ciascuno. Quando sentì quel nome, quando sentì da dove provenisse quella mirabile melodia, tutto si fermò; le sue unghie stridettero sulla spada, non potevano più sopportare quelle note infami. Chiuse lentamente le palpebre pesanti, come assonnata. Si alzò di scatto, lasciando cadere pesantemente la spada dalle sue gambe infantili; era ancora una bambina con i capelli scuri e le mancava così tanto la sorella maggiore, faceva così fatica a capire perché Elise avesse deciso di abbandonarla. Perché aveva detto di essere orfana? Si voltò di scatto verso Ludwing facendo roteare la sua bianca gonnella, corse verso Ludwing. "Dov'è? Dov'è?! La mia sorellona! Perché mi ha lasciata sola, perché? PERCHE'?" Scoppiò a piangere, la sua unica amica, dov'era!? Riaprì gli occhi, lentamente. Tutto quel piangere fanciullesco non era mai accaduto se non in uno degli universi paralleli che la sua mente stava partorendo. Abbassò lentamente il volto osservando il proprio riflesso sulla lama della spada; non vide la sua stessa faccia ma quella di Elise. Capelli voluminosi, sguardo duro, volto affilato, labbra carnose; una maschera di cera. Non le aveva mai voluto bene!? Non le importava, la verità era quella, dannazione! E la cosa peggiore era sapere di essere sempre stata la seconda, vissuta nell'ombra di quella donna per tutta la sua fanciullezza; la sua giovane età era stata persa quando fu portata a Staph ed ora non le restava nulla se non gli ordini degli Uomini in Nero. E la colpa, in un certo senso, era sua. Irata si alzò di scatto, impugnò la spada a due mani ed iniziò a fare a pezzi qualunque cosa... Ludwing compreso, avrebbe scritto lei una bella canzone! Altro che "per Elise"! "No, credevi che potessi dimenticarmi quel giorno!? Quelle parole! Quelle bugie, Elise, tu ti sei arresa e hai lasciato tutto sulle mie spalle!" Ebbe un sussulto. Si passò una mano tra i capelli, cosa diavolo le era venuto in mente di fare di preciso? Respirò pesantemente; questa volta, nella realtà, si alzò dalla sedia lentamente rinfoderando la lama. Aveva bisogno di aria, assolutamente, e rimettere insieme i suoi pensieri. Si avvicinò con passo incerto alle finestre e osservò il paesaggio che offriva; l'infinito mare azzurro che si estendeva sotto i suoi occhi l'aiutò a rilassarsi quel tanto che le bastava per decidere cosa fare. Non poteva crederci, aveva smesso di cercarla e di volerla ed ora il destino le sbatteva in faccia un passato di cui avrebbe fatto piacevolmente a meno? Deglutì. Se Elise era stata indiscreta e fino a che punto non era una cosa che poteva ignorare, avrebbe dovuto indagare. "Ma... Ma ora devo occuparmi della missione principale. Oh, Hayez ha detto che ti tiene d'occhio eh? Credo che gli darò una mano..." Si voltò verso Ludwing con volto cinereo e turbato. -Come pensate di effettuare il viaggio?- Il mezzo di locomozione era rimasta un'incognita, dopotutto; meglio chiarire. Citazione:Stato Fisico: Leggera Tachicardia |
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14-09-2015, 05:37 PM
Messaggio: #9
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RE: Klavierstück [Lachesi]
Se avesse mai compreso cosa stesse accadendo nella testa di Dua, Ludwig non lo diede a vedere. Certo, si era sicuramente accorto del brusco interrompersi del ticchettio musicale, ma verosimilmente lo attribuì alla semplice scoperta delle sue origini: di certo era raro che una Claymore avesse una sonata a lei dedicata, no?
Quando poi Dua si alzò per dare un'occhiata alla finestra, Ludwig ne approfittò per alzarsi a sua volta e raggiungere la porta alle sue spalle, aprendola. Pure dalla sua postazione, Dua poté notare che si trattasse di una bella camera da letto, con scrivania e mobilio in legno chiaro modellato e intarsiato, un lampadario in oro e cristallo al soffitto, e un letto a baldacchino a una piazza e mezza. Da un armadio Ludwig tirò allora fuori due grosse borse di cuoio ben lavorato, con fibbie in acciaio e decorazioni; la presenza di una cinghia di collegamento suggeriva che fossero progettate per essere poste sul fondoschiena di un cavallo. Appunto, uscendo dalla stanza con esse Ludwig rispose alla sopraggiunta domanda di Dua: A cavallo. Ho il mio fido baio nelle stalle della locanda, e Il Materasso Piumato ha sempre dei cavalli a disposizione per i suoi clienti senza mezzo di trasporto: pensavo di comprarne uno anche per lei, signorina Dua... come le ho già accennato, le disponibilità non mi mancano, quindi non si preoccupi che non è di alcun disturbo. Tacque un attimo, come indeciso. Quindi propose: Nessun problema se nell'intanto scendiamo e andiamo a chiedere dei cavalli a Mastro Maurice? Possiamo continuare a parlare una volta a cavallo, giusto? Turnazione invariata |
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15-09-2015, 10:48 PM
Messaggio: #10
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RE: Klavierstück [Lachesi]
Dua era ancora frastornata, come se avesse preso una botta atroce sul capo e faticava a mettere insieme le idee; era chiaro dovesse svolgere al meglio il suo lavoro ma era tutto così strano... ...Quello era davvero un caso estremamente fortuito o una specie di macchinazione fatta con estrema precisione per portarla lì dov'era, a parlare con quell'uomo: Ludwing, esattamente lui e nessun altro. Sembrava impossibile che qualcuno potesse architettare qualcosa di simile, troppe variabili di cui tener conto, eppure era così difficile concepire il fatto che il caso o il destino che fosse l'avesse condotta lì senza nessuna ragione specifica. Oh no, non si illudeva la ragazza: sicuramente c'era qualcosa dietro tutto quello ma per ora, cosa fosse, non ne aveva la minima idea. E forse non lo avrebbe nemmeno mai scoperto, ci teneva davvero poi? Che dire di Ludwing, infine? Un bravo musicista, forse un discreto oratore e cos'altro? Aveva un aspetto gradevole ma come ragionava? Avrebbe mai ceduto alle avances di una Guerriera?... Di Elise, ovviamente? Osservò l'umano mentre rassettava le sue cose senza dimostrare un particolare interesse, era come se stesse guardando i fatti in corso attraverso un'altra dimensione e ciò che accadeva le pareva qualcosa di molto distante e lontano. Vide il suo letto, di Ludwing ovviamente, pensò che i materassi dovevano essere estremamente morbidi ed accoglienti, caldi addirittura, e non era sicura di voler sapere... Certi particolari, per così dire, o forse lo era? Scacciò, soltanto in modo temporaneo, pensieri sconvenienti e confusi dettati principalmente dal momento di caos nella sua testa. Un turbinio di pensieri, a volte turpi a volte impauriti o inteneriti, continuavano a devastarle il cranio. Dua incrociò nuovamente le braccia, tracciando un profilo vagamente ostile nei confronti del prossimo e con una certa apatia afferrò il discorso del musicista. Era un po' incerta, un cavallo avrebbe potuto reggerla? Reggere il suo peso, quello dell'armatura e quello della spada? E in caso di bisogno, come avrebbe potuto fare? Sembrava una cosa complicata ma voleva dare a qualsiasi fosse stato il suo ronzino, un'occasione. Comunque Dua non era di certo così lucida da pensare con esattezza ai pro e ai contro di certe scelte, per cui si fece dissuadere molto facilmente. -Se pensa che possa reggere il peso del mio armamento, sarà comodo.- Disse, dando un ultimo sguardo alla stanza; fece cenno di scendere a Ludwing acconsentendo dunque di proseguire con il lavoro. -Sì, avremo modo di discutere strada facendo, senza dubbio...- E avevano molto di cui discutere, effettivamente. Citazione:Stato Fisico: Irrigidita |
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20-09-2015, 12:45 AM
Messaggio: #11
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RE: Klavierstück [Lachesi]
Ludwig sorrise calorosamente a Dua, e con un cenno di capo la invitò a uscire con lui; l'organista guidò allora l'altra fuori dalla stanza, zaini in mano, la chiuse e si mise la chiave in tasca. Scese le scale, posò gli zaini e restituì la chiave; a quel punto mormorò al Mastro:
Come le avevo paventato, Mastro Maurice, abbiamo bisogno di un altro cavallo. Ne ha uno adatto alla mia graziosa compagna? Il padrone della locanda annuì deliziato, quindi guidò entrambi verso il retro, e gridò il nome di un certo Vin; al richiamo rispose un magro ragazzo vestito in modo spartano, che entrò trafelato da una porta che dava sull'esterno. Mastro Maurice gli spiegò la questione, e lui senza dire una parola prese i consegna i bagagli di Ludwig e tornò fuori. Uscite pure. disse il Mastro Vin vi porterà i cavalli in strada. Ludwig ringraziò calorosamente, e ringraziò il proprietario. Guidò poi Dua nuovamente nella sala comune - dove la Guerriera ottenne altri sguardi incuriositi -, quindi nella strada antistante. Lì Dua vide che una grande porta a lato della locanda era ora aperta, e in pochi minuti ne uscì Vin con un bel baio marrone che portava le bisacce di Ludwig... e un grosso, muscoloso stallone nero già sellato. I miei ringraziamenti. gli sorrise Ludwig, porgendogli una barra d'oro presa un attimo prima dalla sua bisaccia Tieniti pure il resto, e salutami Mastro Maurice. Vin fece un largo sorriso, e dopo un rapido inchino tornò alle stalle. Nell'intanto, Ludwig era salito sul suo baio, che voltò in attesa che anche Dua montasse lo stallone. Per fortuna Mastro Maurice ha tenuto questo stallone come avevo chiesto. le spiegò Mi pare si chiami Granpasso... Ah sì, il mio baio l'ho chiamato Buonuomo: è migliore di fin troppa gente, temo. Avevo adocchiato Granpasso già giorni fa, e mi ricordavo bene le pesanti armature di voi Guerriere, dunque... Dunque, l'aveva fatto tenere per Dua - o comunque, la Claymore che aveva chiesto. La strada da prendere è questa. indicò col capo Vieni, imbocchiamola con calma, e... Ah, sì: avevi altre domande? Turnazione invariata |
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22-09-2015, 11:30 PM
Messaggio: #12
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RE: Klavierstück [Lachesi]
Sinceramente non sapeva cosa pensare, anzi, come. Si sentiva stordita, il mondo aveva preso a ruotarle attorno senza che lei ne capisse il motivo; si sentiva ferma, immobilizzata, mentre tutto continuava a muoversi. I rumori esterni le giungevano alla mente come un eco lontano, privo di senno, le sensazioni non la toccavano minimamente; ciò che vedeva difficilmente rassomigliava alla realtà in cui era abituata a vivere, era davvero sicura che anche quello non fosse uno sporco e fastidioso sogno? A pensarci bene stava confondendo la realtà con il mondo spirituale della sua mente, il punto era capire se la voce di Elise che aveva sentito nelle Terre del Nord fosse la realtà o parte di quell'illusione e se quello che aveva sentito da Ludwing fosse illusione o parte di quella realtà. Nel frattempo l'umano aveva portato a termine alcune delle sue mansioni, lei senza accorgersene era stata trascinata fuori fino a quando non le fu presentato il suo destriero; un manto modestamente lucido, degno delle stalle di un luogo simile, era lì ad attenderla. Le parve che Ludwing le stesse sorridendo, così ingenuamente sorrise di rimando anche lei; in modo impacciato, visto che non era molto avvezza nel mondare in sella ad un cavallo, salì sopra la cara bestiola e annuì all'uomo. "Cavolo, questo tizio è l'unico che potrebbe conoscere ciò che è successo!" Pensò, con un certo nervosismo mentre manovrava con le redini del destriero "Lui è il legame più solido che io abbia con Elise..." Era divisa internamente, da una parte si ricordava in modo particolarmente dettagliato il modo con cui la sua amata sorella l'avesse abbandonata dicendo di essere orfana; dall'altro era la sua migliore amica, poteva averla tradita davvero? Fissò l'uomo pronta a chiederle ogni cosa sulla sorella ma ad un certo punto riuscì a trattenersi: "Pensa al tuo lavoro, prima il dovere poi il piacere..." E per "piacere" non intendeva altro se non conoscere di sua sorella, no? Si schiarì la voce, dopotutto le restava una sola domanda: -Non la disturba il fatto che giungere dal... Vescovo? In mia compagnia possa ledere la sua reputazione, insomma...- Attese pazientemente una risposta. Citazione:Stato Fisico: Irrigidita |
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24-09-2015, 02:19 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 24-09-2015 02:21 PM da Narratore.)
Messaggio: #13
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RE: Klavierstück [Lachesi]
Lasciarono Thierry mandando i cavalli ad un quieto trotto - cosa piuttosto facile -, e via via si misero alle spalle case e popolazione ancora perlopiù sonnecchiante, le strade semideserte.
L'acciottolato divenne presto uno sterrato, e comparve ai suoi lati l'erba della campagna e le colline e i boschi dell'Ovest all'orizzonte. Fu in quella situazione che la Guerriera e il suo cliente ripresero a parlare, e dopo aver ascoltato la domanda Ludwig sorrise scuotendo il capo. Oh, di certo non gli piacerà, questo è sicuro. Ma tanto da farmi cadere in disgrazia? Chissà: forse per una settimana, forse per un mese... non di più. Sono molto apprezzato da ricchi e nobili, e la maggior parte di loro non condivide la visione del Vescovo sulle Streghe: a dirla tutta, finirebbe lui con l'essere danneggiato escludendomi. L'alta società è tremenda: se non assumi gli artisti più noti e costosi significa soprattutto che non hai i soldi per permetterteli, e le tue idee religiose saranno viste più come una patetica scusa. E cosa significa essere ritenuti senza soldi? Significa essere ritenuti pure senza un esercito adeguato, senza i contatti giusti, senza... tutto quello che serve per stringere alleanze politiche. Rabona, Città Santa o no, è uno Stato come gli altri: deve mantenere alleanze importanti per rimanere indipendente e non ridursi a tributario di una città più potente... e il Vescovo lo sa bene. Sembrava tutto fin troppo assurdo: davvero un solo artista era capace di sconvolgere gli equilibri politici di un Paese? Naturalmente, non è che se non decido di accettare l'invito di un qualche potente lo mando immediatamente in rovina... ma innesco un meccanismo di dubbi e male dicerie contro di lui di sicuro. Io ho la fortuna di essere ritenuto il miglior organista del Continente: escludermi significa rendere gli altri potenti più guardinghi. Certo, se volesse il Vescovo potrebbe giocarsela e ribadire il suo potere in altro modo.... ma gli conviene? Glielo dico io: no. E' lo stesso motivo per cui la Città Santa non ha mai tentato alcuna Guerra Santa contro Staph: costerebbe troppo, e andrebbe contro troppi interessi. Su certe cose è meglio chiudere un occhio, insomma. La cosa rimaneva piuttosto grossa da digerire, in verità. ... Però sì, anche da parte mia sarebbe meglio evitare problemi. Diciamo che, se troviamo lo Yoma per tempo, ci separeremo lì, d'accordo? Altrimenti procederemo: ci tengo alla mia povera vita, capirà. Più di un compenso, almeno. Le rivolse un timido sorriso di scuse. Turnazione invariata |
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25-09-2015, 11:39 AM
Messaggio: #14
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RE: Klavierstück [Lachesi]
Dua rimase silente a lungo, ragionando su quanto le era stato detto: ovviamente, non aveva mai pensato che le regioni si comportassero in quel modo a livello politico e ad essere sincera, lei, non avrebbe nemmeno mai pensato che esistesse una vera e propria politica in quel continente. Ingenuamente aveva sempre pensato che in quei tempi bui costellati da ogni sorta di demone, non ci fosse spazio per certe chiacchiere aleatorie ed inutili; pensava fosse già tanto se ci fosse una distinzione tra nobile e plebeo. In qualunque caso, come politica, sembrava qualcosa di abbastanza rigido e fermo e che non potesse realmente causare certi rovesciamenti degni di nota: sembravano più che altro promesse per darsi aria ma, effettivamente, sarebbero mai giunti i nobili a fare ciò che tanto minacciavano di fare? Da quanti anni la "politica" era stabile in quel modo, abbastanza stabile da far sì che passasse in secondo piano? E per quanto riguardava la "Guerra Santa", era semplicemente assurdo: gli umani faticavano a guardarla negli occhi, gli unici umani che avevano osato armarsi contro di lei lo avevano fatto grazie al suggerimento e all'aiuto di uno Yoma compiendo un'imboscata e lei era anche sopravvissuta. Insomma, era difficile credere che un branco di umani per quanto fedeli ai loro idoli e Dei si mettessero di loro spontanea volontà a marciare contro Staph: avevano una vaga idea di quante guerriere ci potessero essere, anche non graduate ma comunque fisicamente più prestanti, ad attenderli? "Effettivamente, però" Disse tra sé e sé, grattandosi il mento con fare pensieroso "Non tutte avrebbero il coraggio di muovere le armi contro degli umani, per esempio quella Morgana... Non lo farebbe, temo." In effetti, Dua aveva dato per scontato il fatto che chiunque avrebbe difeso l'Organizzazione a costo di prendere qualche vita umana ma questo perché lei lo avrebbe fatto ma tutto sommato era difficile convincere ogni guerriera della cosa. "Ma in qualunque caso, ci basterebbe porre il veto su chi si ribella come facciamo già a chi non paga per il servizio svolto." E a quel punto si sarebbero dovuti accontentare di sbarazzarsi degli Yoma da soli, non avrebbero resistito per molto tempo. Ad ogni modo erano tutte informazioni abbastanza preziose per lei, che si annotò mentalmente nel caso anche Hayez fosse interessato... Sempre che non ne fosse già a conoscenza. ...Ed ora non restava che un argomento soltanto: Elise. Alla sola idea di dover chiedere e pronunciare il suo nome, sentiva il suo petto scaldarsi ed esplodere, un po' per rabbia e un po' per vergogna perché alla fine sua sorella, la sua migliore amica, l'aveva abbandonata senza fornirle una vera e propria spiegazione. Respirò profondamente e cercò di convincersi che fossero informazioni utili anche all'Organizzazione e che non stava facendo solo i suoi interessi. -E invece che numero era questa... Elise- Disse, con un po' di palpitazioni. -Insomma, cosa sa dirmi di lei?- Citazione:Stato Fisico: Stabile |
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28-09-2015, 01:24 PM
Messaggio: #15
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RE: Klavierstück [Lachesi]
Il... numero?
Ludwig le sorrise, amabilmente confuso. Stavano cavalcando nel bel mezzo dell'Ovest, ora, tra boschi e villaggi e campi lungo la strada, avvolti da lontane montagne e più vicine colline. Il numero... Ludwig si era fatto pensoso, a quella domanda E' il modo in cui voi Guerriere stabilite i ranghi, giusto? Elise pure mi disse che non siete solite parlarne con gli umani. Giusto, lei... me l'aveva mai detto? Riflettendo, l'organista distolse lo sguardo da Dua, volgendolo al cielo assolato. Sembrava immerso nei ricordi... o stava solo guadagnando tempo? Difficile dirlo: di certo, quanto aveva detto era effettivamente vero. Ludwig rimase così qualche minuto, gli zoccoli dei cavalli e il vento nelle orecchie gli unici altri rumori udibili. Alla fine, però, l'uomo ritrovò la favella. ... Ammetto di non ricordarmelo. disse sorridendo a mo' di scusa Mi rammento che, una volta, mi parlò della differenza tra Novizie e Graduate, e che il... numero, vero? Sì, il numero è deciso dall'Organizzazione, gli Uomini in Nero. Mi fece altri discorsi al riguardo, ma... no, non mi pare mi abbia mai detto il suo numero. Non credo di averglielo neppure chiesto, ora che ci penso. A quel punto si toccò il labbro inferiore con un dito, e prese a tamburellarlo: un comune gesto per riorganizzare la propria memoria. A parte quello, non avrei proprio la minima idea di che numero darle: ai miei occhi era forte, sì... Ma quale Guerriera non lo è? Ammetto un po' mi sfugga questa rigida gerarchia tra voi. In compenso, ovviamente ricordo benissimo come la conobbi, e molte altre cose ancora! A quel punto la sua voce si fece più calda e viva: era l'indizio di un ricordo felice. Fu alcuni anni fa, cinque o sei, credo. Mi trovavo al villaggio di Betho, un paesello alle pendici del Monte Zakol, nel cuore dell'Ovest. Ai tempi ero già piuttosto famoso, e... beh, semplicemente ero passato a salutare i miei familiari: sono nato lì, a dire il vero. La cosa sembrava un po' imbarazzarlo, e forse era così: i villaggi rurali erano abitati dalla gente del popolo, e questo significava che Ludwig era un arricchito piuttosto che figlio di benestanti. Non il tipo di uomo che era molto stimato nella società aristocratica -- e verosimilmente doveva aver fatto una dura gavetta prima di essere accettato. Scoprii che nel villaggio c'era uno Yoma solo dopo esserci arrivato: stavano cercando di raccogliere i soldi per chiamare una Claymore, e non volevano assolutamente che io pagassi per loro: avevo già le disponibilità economiche per farlo, ma il loro orgoglio impediva loro di chiedermelo. Inutile dire che, quando lo scoprii, aggiunsi di tasca mia l'oro mancante nonostante le loro proteste. Fu così che il capovillaggio mandò una lettera a Staph... e tu già avrai immaginato chi arrivò. Alzò a quel punto gli occhi al cielo, sognante. Elise era... bella, o almeno così mi sembrava. Grandi occhi argentei, lunghi capelli dorati, pallide labbra sottili, un corpo snello e agile e un senso d'innata sicurezza e autocontrollo che la rendeva il ritratto dell'invincibilità. O così sembrò a noi. Giunse al villaggio poco dopo l'alba, gli uomini che andavano al lavoro e le massaie che si dirigevano al mercato per fare la spesa della giornata. Io, che ero praticamente in villeggiatura lì, accompagnavo mia madre e le mie sorelle al mercato, uno dei pochi uomini lì a parte i venditori e i vecchi non più abili al lavoro che accompagnavano figlie e nipoti. Inspirò lentamente, come rapito dal ricordo. Giunse di primo mattino, dicevo... e raggiunse la piazza del mercato. Immaginerai l'impressione che generò: tutti paralizzati da quella bianca visione impassibile, che senza dire nulla si guardò un attimo intorno, fece qualche passo verso i banchi del mercato... e colpì. Un fendente, e il fruttivendolo fu tagliato in due: era lui lo Yoma. Disse allora due parole che nemmeno ricordo, poi se ne andò come era giunta, senza che nessuno potesse o fosse capace di dire nulla. Quasi un miraggio mattutino che spazzò via gli incubi di tutti. Ludwig rimase qualche istante in silenzio, a guardare le nuvole in cielo come se avessero qualcosa di interessante da mostrare. Infine abbassò il capo verso Dua, le sorrise e continuò: Come credo succeda sempre in queste occasioni, passò poi un Uomo in Nero a ritirare il denaro. In realtà tutto il villaggio voleva dimostrare la sua gratitudine alla Claymore, ma non sapevano dove fosse, e comunque non c'erano più soldi per farle alcun tipo di dono. In un'altra occasione, più avanti, Elise mi disse che "la gente mette tutta la gratitudine dell'oro dovuto", o qualcosa del genere. Io però trovavo questo ingiusto, e presa un'arpa - era lo strumento più portatile che avessi a disposizione - mi incamminai nella direzione presa da quella figura. Durante tutto il pomeriggio chiesi indicazioni lungo la strada, e quando la rintracciai, in una radura nel cuore delle foreste del Monte Zakol, era già notte fonda. Il fuoco da campo che aveva acceso era già spento, ma lei... lei non dormiva: ricordo ancora quegli occhi argentei brillare nella notte, fissi verso il cielo stellato tra le frasche. Fu così che presi coraggio... e iniziai a suonare. Così dicendo, Ludwig fischiettò alcune note di un motivetto lento e semplice, ma presto smise e riprese a raccontare. Avevo scelto la Sonata Notturna, un tipico pezzo per corda; già allora mi ero dimenticato i canti popolari della mia infanzia, e appunto si trattava di musica da camera, suonato in genere a tarda sera: mi pareva la scelta più adatta. Be', credo che Elise non avesse in realtà apprezzato la fine scelta: il rumore, anzi, la allarmò. Inutile dirti che, dopo qualche nota, mi trovai la sua spada alla gola, e i suoi occhi gelidi su di me. Ludwig a quel punto represse un risolino. Non starò ad annoiarti troppo su quel che accadde dopo: ovviamente mi affrettai a identificarmi, e a dire il motivo per cui ero giunto fin lì. Alla fine, dopo un confronto verbale credo non gentilissimo, Elise mi lasciò stare. A quel punto la pregai di suonarle il pezzo completo, e lei disse... disse... ah, sì: "Fa' quel che ti pare". E io, ovviamente, lo feci: suonai l'intera Sonata Notturna per lei, quindi vinto dalla stanchezza mi addormentai non molto dopo. Il mattino, mi trovai avvolto da un ammasso di foglie morte a mo' di coperta, e sul fuoco di nuovo acceso c'era una lepre che cuoceva. Di lei, però, nessuna traccia. Un altro sospiro, poi di nuovo a raccontare. Per quel giorno, chiaramente, mi arresi. Però da allora presi l'abitudine di passare le giornate a cercarla ogni volta che passavo a trovare i miei, e così volta per volta finimmo col reincontrarci, iniziammo a fare conversazione, e col tempo lei mi raccontò del mondo delle Guerriere, come io le parlavo spesso di quello dell'alta società. Poi... un anno dopo, non la trovai più: non so che fine abbia fatto. L'organista abbassò lo sguardo: era chiaro che temesse per il peggio. Probabile: se l'aveva incontrata cinque o sei anni addietro, voleva dire che non ne aveva notizia da quattro o cinque anni. Dua di certo era conscia che fosse troppo tempo. Ludwig però si riprese, e forse spinto da un impeto di speranza le chiese: Tu... non hai mai conosciuto una Guerriera di nome Elise, vero? Credo di averti già detto tutto quello che so di lei, quindi... Ah, sì: una volta, mi disse che Monte Zakol era il suo Territorio, per questo la trovavo sempre in zona. Però, un anno fa ebbi modo di parlare con un'altra Guerriera, la quale mi spiegò che i Territori erano stati soppressi - anche se non volle dirmi perché. Soppressi, e restaurati: Ludwig non sembrava aggiornatissimo sul mondo dell'Organizzazione. Ma, a parte questo... che gli avrebbe risposto Dua? Turnazione invariata |
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06-10-2015, 06:16 PM
Messaggio: #16
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RE: Klavierstück [Lachesi]
Era evidente che Ludwing non sapesse niente di così approfondito come inizialmente sia Dua che Hayez avevano temuto; poco a poco la figura mistica del musicista abile e intelligente andava a smantellarsi, lasciando dietro di sé un guscio più umano e fragile di quanto la Guerriera non avesse creduto. E tutto ciò lasciò a Dua un retrogusto amaro in bocca, aveva in qualche modo un'alta aspettativa di quell'uomo e solo in parte era stata soddisfatta; aveva storie interessanti da raccontare ma qualcosa di piatto le impediva di apprezzarle al massimo. Certo, si trattava pur sempre di sua sorella, la sua migliore amica -se così si poteva definire una traditrice- eppure qualcosa le rendeva quei discorsi odiosi; forse era il fatto che fosse stato, in fin dei conti, era proprio Ludwing a conoscere meglio di lei Elise e la cosa era quasi inconcepibile per Dua. Ad ogni modo, quelle erano informazioni che difficilmente avrebbe reperito da altre persone o da altre fonti e per quanto fossero deviate da un punto di vista fin troppo personale, cercò di ascoltarle. Diede una pacca di conforto al suo cavallo, chiedendosi se avrebbe mai per caso potuto tenerlo per tutta la vita ma realizzando che fosse assai difficile, e continuò a seguire il discorso del musicista. Era quasi odioso il racconto minuzioso ma alla fine, sotto sotto le fornì un'importante nozione: il territorio della sorella; avrebbe potuto cercarla lì, se avesse voluto, o almeno scoprire dove fosse. Di certo, con tutti quei complimenti, il senso di inferiorità che Dua provava nei suoi riguardi non era affatto migliorato anzi. Però cercò di focalizzarsi su un'unica cosa, e la pensò intensamente: "Monte Zakol... Monte Zakol" un'informazione importante ma non era l'unica che Dua era riuscita a trarre da quel discorso lunghissimo: a quanto pareva, Elise, era una Guerriera attenta con un forte autocontrollo. Non molto diversa da come se la immaginava, forse un po' più espansiva, invece pareva a primo impatto un muro di ghiaccio stando alle parole di lui. Probabilmente, era una persona molto tattica in combattimento. Infine in Ludwing si rivelò una certa confusione riguardo il ruolo dei Territori; dunque da quel che ne sapeva lei erano stati da poco costituiti, quello infatti era il suo territorio, ma a quanto pareva erano stati soppressi per un certo periodo. Per mancanza di guerriere, forse? Ad ogni modo non era suo interesse rivelare certe cose ad un misero umano come Ludwing, per cui non gli avrebbe certo spiegato la situazione. E alla domanda se lei avesse mai conosciuto una guerriera di nome Elise... ...Sorrise. Non avrebbe mai rivelato che forse quella guerriera fosse sua sorella ma poteva dare una risposta sincera: -Una Guerriera con quel nome? No- E questo perché lei, Dua, non aveva mai visto la sorella dopo la trasformazione ma... -Ma avevo una sorella con quel nome, scomparve con l'arrivo dello Yoma.- Disse, in tutta tranquillità. E anche quello era vero: la sorella che credeva di conoscere, o meglio, sorellastra era morta quel giorno. E non solo quel giorno, ebbe motivo di credere lei. Insomma, erano passati anni e vi erano state diverse modifiche nell'assetto del territorio e lei era scomparsa... -Probabilmente la donna di cui parli tu, sarà morta.- Disse, con un certo gusto cercando di celarlo; alla fine, era lei ad essere rimasta tra le due. Citazione:Stato Fisico: Stabile |
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13-10-2015, 08:37 PM
Messaggio: #17
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RE: Klavierstück [Lachesi]
Avevi una... sorella... con quel nome?
La notizia parve averlo colpito più del previsto, sensazione che si acuì quando Dua menzionò lo Yoma che aveva distrutto la sua vita. Verosimilmente Ludwig ne sapeva abbastanza da fare due più due. L'organista rimase così muto per qualche lungo istante, come se non sapesse cosa dire o pensare. Uno sguardo all'orizzonte lo trasse però d'impiccio, e puntando un dito cambiò argomento. Laggiù! indicò con malcelata enfasi Stra. E' incastonata nel passo che porta alle Terre Centrali, vedi? Dovremmo raggiungerla per sera. Era vero: in lontananza si vedeva una città di non indifferenti dimensioni sorta attorno al passo montano, chiaramente un crocevia urbano trafficato da mercanti e viaggiatori. La Spiga Dorata si trova nella piazza principale. disse l'uomo, rammentando a Dua il nome della locanda E' un bel posto, ci sono stato altre volte e mi han sempre trattato bene. Sembrava che Ludwig non avesse moltissima voglia di continuare a parlare di Elise. Turnazione invariata Citazione:Poni pure domanda a Ludwig se vuoi, risponderò al prossimo post. In serata raggiungete la locanda, un posto lussuoso non molto diverso da quella di Thierry. Sentiti libera di inventarti i particolari circa il pernottamento: l'azione riprenderà l'indomani, al mio prossimo post. |
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15-10-2015, 07:49 PM
Messaggio: #18
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RE: Klavierstück [Lachesi]
A Dua non sfuggì il mutamento nel comportamento di Ludwing ma per quanto potesse ritenersi furba, non era certo così spigliata da saper trovare un modo con cui rialzarsi dalla caduta di stile nel discorso; lasciò semplicemente correre corrugando la fronte, un po' incerta. Ad ogni modo fu l'uomo a cambiare questione con fare educato, glissò l'argomento precedentemente trattato con maestria e questo fece pensare a Dua il fatto che Ludwing doveva essere ben consapevole di certe arti oratorie visti gli ambienti altolocati che era solito frequentare. Ma da quello che aveva capito, la sua famiglia non era esattamente benestante; le fece un po' strano pensare al fatto che lui stesse spendendo così tanto per lei ma che i suoi parenti e amici erano rimasti nel villaggio da soli, potevano essere galanti e rifiutare i soldi che Ludwing si guadagnava ma se avessero davvero voluto, non avrebbero mai pagato l'organizzazione per cacciare quello Yoma. Di fatto, in modo educato, li avevano accettati; le pareva strano che non avessero mai chiesto aiuto. Ad ogni modo giunsero a destinazione, se così si voleva definire, e per fortuna perché Dua iniziava ad annoiarsi; sorrise quando lui le disse che era sempre stato trattato con riguardo perché... "Li paghi, ovvio che ti trattino bene." Pensò lei, un po' scocciata. Ma non disse niente. Quando il sole stava calando, giunsero davanti alla Spiga Dorata, lo stile architettonico era ovviamente cambiato anche se lievemente; i sostegni fatti di legno massiccio erano ben visibili anche dall'esterno, come uno scheletro che teneva in piedi il corpo umano quei legni tenevano su l'intero edificio. Dopo aver sistemato le loro cavalcature nella stalla, furono immediatamente accolti da un maggiordomo che li portò nell'atrio il cui pavimento era rivestito di soffice tappeti rossi.. Sicuramente molto pregiati, vista la bordatura in oro. Come prima, la sala era enorme ed accoglieva diversi tavoli in pietra rivestiti di tovaglie in seta e già apparecchiati con stoviglie d'argento e di cristallo. O meglio, Dua non aveva idea se quello fosse cristallo ma dato l'ambiente dubitava fosse solo vetro. Tendenzialmente i colori presenti erano il bianco puro ed il giallo oro; una vista molto limpida e sotto alcuni aspetti fastidiosa tanta opulenza ti gettava addosso; oltre, ovviamente, ai sopracitati pavimenti rivestiti di tappeti rossi ed oro. La sala era gremita di persone, amanti che seducevano la propria donna con il lusso e sorrisi o semplicemente signorotti che discutevano le sorti dei meno abbienti; tutti avevano un loro scopo lì dentro, oltre il semplice divertimento e sperpero di averi e la buona musica suonata da un buon musicista. Ludwing sarebbe impazzito di certo! La reazione dei presenti fu pressoché identica, stupore, scalpore, perché una Claymore fosse in quelle sale costose? Ormai Dua iniziava a perdere la fiducia nell'originalità delle persone con commenti o sguardi; semplicemente li ignorò dando tutta la sua attenzione a Ludwing, impegnato a sistemare affari burocratici per le camere. Le camere erano addirittura al secondo piano e lo occupavano quasi totalmente; in realtà, erano due stanze separate: una un po' più piccola (per quanto piccola potesse essere essendo dotata di camera da letto, servizi, una stanza da lettura e un tavolo per il tè) e una leggermente più grande che includeva anche una saletta da pranzo. La prima andò alla ragazza, mentre la seconda a Ludwing; la cosa singolare, o lo era per Dua, fu che per quanto fossero completamente separate da un muro in realtà fossero anche comunicanti, attraverso una porta rivestita in foglie d'oro. "Meglio così" Pensò lei, concentrata. "Sì, se dovesse succedere qualcosa mi sarà più facile correre in soccorso di Ludwing; le camere da letto non sono nemmeno poi così distanti..." Si sorprese, del pensiero così dedito al lavoro: qualche tempo prima non ci avrebbe pensato minimamente, si sentì bene sentendosi migliorata. Ad ogni modo dopo aver esplorato un po' la sua camera ed essersi tolta gli spallacci in metallo e che la rendevano più grande che aveva addosso si ripresentò dall'umano; diede due colpetti alla porta che li "separava", aspettando pazientemente che lui le dicesse di poter entrare. Senza quei pezzi di metallo così ingombranti, Dua, era semplicemente una ragazza piccola e compatta dal viso dolce e sotto certi aspetti infantile; senza armi ed armature addosso sembrava quasi fragile. Una persona diversa. Se Ludwing avesse concesso a Dua tale possibilità, avrebbe semplicemente detto, cercando di scherzare: -Mi spiace se non ho abiti più consoni, mi rendo conto che l'Organizzazione non ha pensato di fornire le sue Guerriere con vesti più... Versatili. Cosa hai intenzione di fare per la cena? Voglio dire, per quel che mi riguarda preferirei restare nella mia camera ed evitare ...La folla. Immaginerai da solo il perché.- Disse, incrociando le braccia ed appoggiandosi al muro. -Beh, ovviamente tu puoi scendere ma se tu volessi la mia compagnia puoi farti portare la cena qui. Non penso sia un problema, potresti parlarmi di non so... La tua famiglia, tua moglie. Qualcosa.- Sospirò, grattandosi il capo. -Sii libero di scegliere, non sentirti obbligato nei miei confronti a fare nulla. Io sono qui per lavoro, tutto il resto è qualcosa che non era segnato sul mio contratto.- In effetti, conoscerlo le sarebbe piaciuto ma non voleva nemmeno impedirgli di suonare l'organo al piano terra (anch'esso bianco e d'oro); dopotutto per parlare avevano tutto il viaggio. Citazione:Stato Fisico: Stabile |
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22-10-2015, 11:50 PM
Messaggio: #19
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RE: Klavierstück [Lachesi]
La proposta di Dua, vestita della sola tuta aderente delle Guerriere davanti alla porta interna comunicante tra le loro due stanze, di primo acchito sorprese Ludwig: l'uomo sbatté le palpebre, e per qualche istante rimase muto e chiaramente spiazzato.
Ma alla fine sorrise. ... Volentieri. Andrò a chiedere una cena per due da portarsi nella mia stanza. Detto ciò, Ludwig si assentò, lasciando la porta comunicante aperta. Tornò pochi minuti dopo, e subito prese ad apparecchiare la tavola da pranzo; invitando Dua ad entrare e stappando un vinello già presente nella suite - chiaramente nel caso il cliente avesse sete - in due calici. Circa dieci minuti più tardi, un discreto bussare alla porta fece loro sapere che era giunta la cena; Ludwig ritirò personalmente il carrello con le vivande, e chiusa la porta lo portò al tavolo. Il menù della serata si rivelò un cappone arrosto all'aroma di limone, crostata di carne suina, pane appena sfornato, carote e piselli lessi, peperoni al forno e un carnet di formaggi. Da bere, erano presenti vini rossi e bianchi, sia lisci che meno lisci. La cena era iniziata. Non sono sposato. le confidò Ludwig riguardo la sua domanda di prima Per un po' neanche avevo preso in considerazione l'ipotesi... Elise mi aveva preso più del previsto, temo. E ora, invece, beh... viaggio, e molto. Anche i miei amici mi hanno detto di prendermi una pausa e accasarmi. Vedrò... L'organista prese per se' una coscia di cappone, un cucchiaio di piselli e carote, due peperoni e una fetta di torta, oltre a due pezzi di formaggio: strano ma vero, quell'uomo bene in linea non sembrava disdegnasse mangiare. A ben pensarci, la mia vita privata coincide col mio lavoro: dev'essere per quello che mi attaccai molto a Elise: per la prima volta, avevo qualcosa di diverso dalla musica che mi interessasse. Alzò gli occhi Questo si può ormai estendere alle Guerriere in generale, credo. In che senso?!? Le parole di Ludwig avevano un... inquietante sottostrato erotico. Voleva dire che aveva sviluppato un certo "gusto" per le Claymore, o...? Temo che la mia vita non sia molto interessante, alla fine: composizioni, applausi di ricchi aristocratici e molti, molti viaggi. Credo di avere come sole vacanze il viaggio che faccio fino al villaggio dei miei genitori d'estate. Sai, quello di cui ti avevo parlato... Quello dello Yoma, e dell'incontro con Elise. Ludwig finì la coscia del cappone, imboccò due pezzi di carota e bevve un sorso. A quel punto, alzò la testa. E lei, Dua? Ha voglia di parlarmi della sua vita presente... o di quella passata? Turnazione invariata |
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21-12-2015, 11:59 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 22-12-2015 12:00 AM da Lachesi.)
Messaggio: #20
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RE: Klavierstück [Lachesi]
Erano come passati mesi, come se fosse stata messa lì e congelata ad attendere qualche sorta di destino o avvenimento che la risvegliasse dal suo torpore spirituale più che mentale; era lì, vigile e conscia ad ascoltare una storia che già si era immaginata. Nessuna novità, solo la conferma di molti vecchi sospetti. Poi, fu lui a domandarle e a rivolgere la stessa domanda; allora, con calma, Dua si versò del vino nel calice di cristallo, la vista godette nell'osservare quel fluido porpora addensarsi contro le pareti trasparenti del alice, ed il palato godette nell'assaggiare il gusto agrodolce dell'alcolico. Preparato a quel sapore, assaggiò la carne dolce e morbida che le era stata offerta ed il nuovo aroma in contrasto ma al tempo stesso in sinergia con il vino, creò sapori nuovi e deliziosi. A quel punto Dua poté parlare: -Chiedi troppo, sai. La vita di ognuna di noi è uguale e monotona nel loro modo di essere, per quanto tentiamo di diversificarci perché ci piace pensare di non essere albine e di avere ancora qualcosa di umano o qualche ricordo proveniente dal passato in più, più importante di quello delle altre. Non è così: credimi, se mai incontrerai un'altra di noi la storia sarà sempre e comunque una cosa come la perdita dei genitori, l'allontanamento dalle persone che amavamo, dai luoghi in cui vivevamo e alla fine la perdita di ciò che avevamo di umano. Magari non si succederanno in questo stesso ordine o avverranno nell'arco di diversi anni e sicuramente ci saranno delle variazioni seppur minime ma non credere a qualcuno che pensa "sì mi hanno trasmesso grandi valori le mie unità genitoriali" o "mi hanno insegnato il vero valore della vita, che non va sprecato!" perché sono delle illuse che credono di sapere cosa stanno dicendo.- Fece una breve pausa, mangiando un'altra fetta di carne. -...Ipocrite, a dir poco. Quelle persone sono le stesse che dovrebbero o fanno finta di prendersi cura di te e poi di come tu stia, in missione con loro fianco a fianco, non glie ne fotte un emerito cazzo. Ma quando sopravvivono, quando TU sopravvivi per merito tuo nella loro testolina piena di merda penseranno di aver avuto un qualche merito nel loro dolce far niente.- Forse il ricordo delle ultime missioni era ancora troppo vivo in Dua, di certo Morgana non si era dimostrata una caposquadra eccellente ma la cosa strana fu che in un modo o nell'altro lei non aveva fatto in modo di denunciare la compagna a qualcuno degli uomini in nero. Per ora. Ammesso che poi si riferisse solo a lei. Il tono di Dua fu comunque molto pacato, la sua fu una rabbia molto calma se così si poteva dire. -Tsk, ad ogni modo, se ci tieni saperlo: avevo una famiglia, patrigno madre e sorella; la famiglia è stata distrutta da uno Yoma e ora sono qui con i ricordi che la vita mi ha potuto offrire. Eheh, semplice a dir poco.- Sorrise. Citazione:Stato Fisico: Stabile |
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