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TEST L’Innocente [DarkGreen]
28-02-2022, 11:15 PM
Messaggio: #1
L’Innocente [DarkGreen]
Un primo raggio di sole attraversa la piccola finestrella della tua celletta, avvisandoti che un nuovo giorno, del tutto simile a quelli trascorsi negli ultimi cinque anni, sta per iniziare.
Meglio prepararsi: una delle cose che hai imparato in questo lasso di tempo è che gli istruttori non hanno pazienza e le punizioni per chi si presenta tardi all’allenamento mattutino sono molto severe.
Ma, mentre stavi per uscire dal dormitorio, un robusto bussare si ode alla porta e quest’ultima si spalanca, rivelando oltre l’uscio un’imponente figura. Lo riconosci, si tratta di Gaul, il più grosso tra tutti gli uomini che hai visto in questo ameno luogo. L’omone è molto alto, completamente calvo e non particolarmente intelligente ma, pur denotando una pancia notevole, il suo torace è grosso altrettanto e le sue braccia sono talmente forti da far temere i suoi schiaffoni a praticamente tutte le novizie come te:

Tu, testa di paglia! Vieni con me: la signora Semirhage vuole vederti!

La signora Semirhage? Quella signora Semirhage? L’unica donna presente a Staph che non sia una mezza demone? Il suo nome è quasi una leggenda tra le novizie e le storie su chi sia sono talmente tante da rivaleggiare con quelle che racconti tu sul tuo passato.
Non ti resta che uscire e seguire l’omone attraverso i corridoi della fortezza, fino a raggiungere una zona a te del tutto sconosciuta. Mentre camminate, inizi a udire un suono sommesso e melodioso come se qualcuno, dentro una di quelle stanze che vedi disposte lungo il corridoio stesse suonando uno strumento e, all’improvviso, Gaul si ferma proprio davanti alla porta dalla quale proviene quel suono. L’accolito bussa alla porta con molta più delicatezza di quanto non abbia fatto con la tua e attende che la melodia si dissolva e una voce di donna all’interno risponda – Avanti! – prima di aprire l’uscio e, rifilandoti una robusta pacca sulla schiena, quasi ti scaraventi all’interno
Una volta recuperato l’equilibrio, ti trovi in quello che sembra essere più che altro uno studio finemente arredato nel quale spiccano una grande arpa sistemata in un angolo, indubbiamente lo strumento che avevi sentito suonare poco prima e alcune librerie zeppe di libri che adornano le pareti. Una donna è seduta vicino all’arpa, una donna molto bella, dalla pelle chiara con lunghi capelli neri e occhi altrettanto neri. La donna indossa una veste nera con maniche strette sulle spalle ma che diventano molto ampie via via che scendono verso le mani, con delle bande grigio scuro ricamate in filo d’argento che ornano i bordi della gonna, delle maniche e il girocollo della veste. Ella porta al collo una semplice collana di gemme nere e al polso sinistro un bracciale “a vipera” con la testa del serpente che è unita e costituisce l’ornamento di un anello infilato all’anulare della mano sinistra; gli occhi della vipera sono costituiti da due piccole gemme blu:

Io sono Semirhage e tu sei Eudoxa, la piccola strega di Rabona, vero?

Il tono della Dama Nera è serio e lei attende la tua risposta o un tuo cenno d’assenso per alcuni istanti poi, che tu risponda o meno, prosegue:

Bene, è giunto per te il momento di dimostrare le tue capacità!
All’estremità del nostro territorio, oltre il deserto sulle rive del mare c’è la cittadina di Duchamp. Là vive Ned Warner, un’abile scultore di pietra e metallo le cui opere sono molto rinomate e che gli hanno consentito di vivere in una certa agiatezza. Purtroppo per lui uno yoma si è insediato nella sua cittadina e ha cominciato ad ammazzare la gente partendo proprio da sua moglie e i sospetti sembrano ricadere su sua figlia. Lui non ne è convinto e, per smentirli, ha segregato in casa la bambina ma le morti continuano e la gente sostiene di continuare a vedere la figlia di lui che gira per la cittadina. Però lo scultore giura che la bambina non centra nulla e, per dimostrarlo ci ha ingaggiati. E qui entri in scena tu, Eudoxa!
Il tuo compito è semplice: raggiungi Duchamp, controlli la bambina con le tue capacita e, se è lei lo yoma la elimini se no, cerchi lo yoma e, quando lo trovi, lo fai fuori! Semplice no?


A quel punto la signora Semirhage fa un cenno d’assenso con la testa e davanti ai tuoi occhi si materializza la manona di Gaul il quale ti porge una spada claymore, simile a quelle che hai usato in allenamento ma, a differenza di queste, è affilata e appuntita. La Dama Nera riprende:

Questa è la tua arma! Se completerai la missione verrai promossa e inserita nei ranghi delle guerriere graduate e avrai la tua arma e la tua uniforme personalizzate con un tuo simbolo!

E poi, dopo averti lasciato qualche istante per riflettere sul significato delle sue parole, Semirhage conclude:

Duchamp si trova in direzione Nord-Nord Est rispetto alla nostra fortezza. Sorge nell’unico punto adatto a un insediamento sulla costa a circa quattro giorni di cammino da qui. Se seguirai la via più diretta, la strada segnata, eviterai di attraversare il deserto.
Ora, se hai domande da fare questo è il momento di porle; altrimenti puoi andare!



Citazione:Nel tuo primo post descrivi le sensazioni di Eudoxa nel trovarsi al cospetto di Gaul prima e, soprattutto, di Semirhage poi e, come ho detto, se hai delle domante GdR-On le puoi includere nel tuo post. Per ogni altra domanda e/o chiarimento, mandami pure un MP.
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01-03-2022, 12:10 PM (Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 01-03-2022 12:43 PM da DarkGreen.)
Messaggio: #2
RE: L’Innocente [DarkGreen]
«Parlato» | “Pensato” | «Parlato da altri»


“Vento di quiete
cervella in tempesta
rotolo gravido
sull’occhio funesto.
Schiacci gli affanni
stritoli serpi
avvolgi il pensiero
dell’oro degli anni.
Figlioli involuti
le ansie cruente
tessono inganno
con flegma veemente…”

A che pro recitare una vecchia formula di lieve – e anche abusivo– esorcismo?
A niente, le tornò a caso in mente ancor prima del sorgere mattutino, quando il velo della notte dava mogio cenno di spogliarsi delle sue consunte e lasche vesti.
Era sveglia da allora: insulso dormire quando ti vien voglia di recitare qualcosa, tirato fuori quasi per sbaglio da un inventario di memorie ancora più insulse.
Ne approfittò per prepararsi. Un raggio di sole rischiarò la camera e attraversò i vetri della finestrella, andando a fendere gli occhi argentei di Eudoxa, che dette le spalle all’aurora e si avviò alla porta. La puntualità eccita gli uomini in nero.

“... Sali più in alto
buttati adesso
lascia la salma
della cupa malora.
Entra il buonocchio
nella casa di luce…”

In quello stesso momento, una raffica di pugni si sferrò contro quella porta che stava per aprire.

“Ho visite, già da ora? Che onore!”

Indietreggiò velocemente e si assise sulla brandina, iniziando a stiracchiarsi, con il volto corrucciato da mille espressioni di taciuto e mugugnato sbadiglio. Doveva sembrare che si fosse svegliata da poco. Nascondere le proprie impronte quando irrompono estranei: mossa numero uno per sopravvivere al levarsi di una ghigliottina travestita da sipario.

Gaul le comparve dinanzi in tutta la sua tamarroide foggia.
“...entra il buonocchio nella casa di luce, eh?”

«Gau Gau…» lasciò scivolare una mano dietro alla nuca, arcuando la schiena in avanti nel consueto gesto di distensione post-intorpidimento notturno (chiaramente finto) «Che pensiero gentile venire a trovarmi di prima mattina…»

Quante ne aveva prese da Gaul, sia che fosse in torto sia che no. Alcune volte, quando pure era innocente, le veniva il singolare ghiribizzo di procacciarsi qualche mazzata. Se ne sentiva come fortificata.

“Chi impara a sottoporsi al dolore sarà iniziato al suo costante superamento. È stupido sottrarsi ad un’occasione di sofferenza: rende fiacchi, vili, inutili.” Tale era la sua logica, sempre ammesso che avesse davvero idea di cosa fosse in effetti una umana sofferenza.

Se la ridacchiava anche, quando questo avveniva: era così semplice ingannare una mente bruta che pone nelle menate l’unico briciolo di soddisfacimento. Dai, impossibile non divertirsi a un certo punto!

« [...] testa di pa- [...] Vieni co- [...] Semirh- [...] -e vederti!»

Buona parte dell’ordine venne tagliuzzata e coperta da un rumoroso, arrochito, teatrale e a momenti sensuale sbadiglio. Riuscì comunque a comprendere la sostanza del messaggio, ricostruendone velocemente i pezzi perduti.

«Vengo subito allora, ma dopo di te, fustaccio.»

“Scontato, come d’abitudine. Testa di… paglia? Perché, ci sono teste di inchiostro da queste parti?”


Uscì dalla tana e prese a seguire il suoi passi pesanti per i corridoi in penombra.

“Semirhage.” riassemblò il nome completo “Ma certo, la donna leggendaria di cui tutte parlano quando non hanno altri argomenti. La fatale donna di Staph, avvolta nel mistero di imberbi chiacchiere tra streghette allo sbaraglio. L’idolo di grandi e piccine, il cui solo nome fa battere i cuori delle sue ammiratrici. La diva, la stella, la fantasia proibita ed impronunciabile di tutti questi rozzi maschioni e delle stesse puberi marce in calzamaglia grigia. Potrei scommetterci i capelli.”

Una melodiosa sinfonia si espanse soavemente nell’aria, accarezzando le pareti torve e l’udito di Eudoxa (forse anche quello di Gaul).

“Torci il tuo volto
verso il cielo di fuoco,
rondini cremisi
spiccano il volo.
Cenere e nebbia
restan del reo
e sotto le scarpe
ne strazi l’essenza…”

Le note arpeggiate danzavano languidamente con il proseguio del poetico antidoto al malocchio: esso fioriva di un vellutato nero nel pensiero di Eudoxa, che apparentemente si lasciava cullare dallo spartito immaginario, dominandolo invece con le sferze di parole note, ponendo ogni suono sotto il giogo della sua recita fatua.

Si fermarono. Gaul bussò con gentilezza (con gentilezza!) contro la porta che dava accesso alla fonte di musica, dissolventesi questa in un femmineo «Avanti!».

L’omaccio la spintonò dentro con ben poco tatto.

«Adoro quando fai così. Sai quanto mi fanno impazzire i tuoi modi virili, Gau Gau.» si voltò a sussurrargli, ancora strattonata dalla pacca e con posa ricurva, per evitare di cadere a terra.

Finalmente si rivoltò e realizzò il luogo in cui era stata scaraventata: fine, curato, colto – a giudicare dalle pile di libroni sistemati sugli scaffali –, di sopraffina e semplice eleganza, proprio come la dama troneggiante in un angolo della camera, a fianco dell’arpa.

“Eccola allora, la mora.”

Il suo vestiario era di una sobrietà raffinata, dai dettagli signorili ma miti, faceva da logica appendice al suo aspetto, a metà tra l’incarnato marmoreo e la levigata rilucente ossidiana.

«Io sono Semirhage e tu sei Eudoxa, la piccola strega di Rabona, vero?»

Replicò con un’espressione quietamente attonita, le sopracciglia innalzate, la bocca aperta e la testa inclinata verso sinistra e di poco proiettata in avanti, lentamente sfumandosi il tutto in un sorriso affabile e tenero, che metteva in risalto l’eburnea dentatura.

“Oh, devi aver sbagliato persona! Ah ah ah... piccola strega… che carineria insipida.”

La rimbambì di parole, narrandole la storia di uno scultore di Duchamp, Ned Warner, padre di una presunta divoratrice di uomini, segregata in casa dallo stesso, quando le morti violente continuavano ugualmente copiose e per cui, onde scongiurare o asserire la colpevolezza della figliola, si richiedeva l’intervento di una claymore.

«[...] Semplice no?»

“Il suo tono è piacevole, ma dovrebbe lavorare sulla forma. Abbigliata da principessa oscura e con un linguaggio che ripercorre, con qualche saltello mezzo aggraziato, la strada ciottolosa e infangata di tutti gli altri burberi del quartiere. Che tedio questo vilipendio di logos. Avrebbe potuto dirmelo cantando a suon di arpa. Chissà se sa cantare… potrei farla cantare.”

Con un nuovo movimento dell’arcata sopraccigliare stava per risponderle, quando notò una lama affilata alle sue spalle e la mano di Gaul che gliela porgeva.

«Questa è la tua arma! Se completerai la missione verrai promossa e inserita nei ranghi delle guerriere graduate e avrai la tua arma e la tua uniforme personalizzate con un tuo simbolo!»

“Allettante. Proprio quello che più ardentemente desidero in questa vita.”

Che fosse vero o no, impugnò la spada, ne solleticò il ferro con i polpastrelli, mentre le sue iridi si mescevano col riflesso metallico irradiato dal flebile sole. Poi la poggiò a terra.

«Duchamp si trova in direzione Nord-Nord Est rispetto alla nostra fortezza. Sorge nell’unico punto adatto a un insediamento sulla costa a circa quattro giorni di cammino da qui. Se seguirai la via più diretta, la strada segnata, eviterai di attraversare il deserto.

Ora, se hai domande da fare questo è il momento di porle; altrimenti puoi andare!»

Eudoxa le si avvicinò piano.

«Bel serpente, quello.» indicò il bracciale congiunto ad un anello, su cui splendevano gli occhietti zaffiro del rettile.

Giunta alla distanza di una manciata di spanne dalla signora, si inchinò poggiando il gomito destro sul ginocchio destro, la mano sinistra a tenere mollemente l’altra.

«Mia signora, ho lungamente sentito parlar di lei in chiacchiere di nulla consistenza e, ora, trovarmi la sua reale presenza a così pochi passi mi trasmette suggestione. Sono molto lieta di incontrarla infine. Giusto ora notavo la sua curiosa armilla.» spostò lo sguardo sull’ornamento, poi tornò a guardarla negli occhi «Un amuleto degno della sua presenza… pregno di potenzialità impensabili e vorticosamente esaltanti. Lo sento in me, non sempre mi capita di ascoltare questa indecifrabile voce.»

Allungò lentamente il palmo della sua sinistra, dischiudendo le dita e prendendo un morbido respiro.

«Me lo renda, in prestito ovviamente, per la durata di questa iniziatica missione. Ho la certezza che sarà di inaudito ausilio. E no, non lo userò come arma, non sia mai! O venderlo per ricavarne denaro, oppure tenerlo per me? A cosa mai potrebbe giovarmi? Io lo custodirò con cura ed esso non subirà alcun minimo graffio, a costo di perdere le mie mani per conservarlo nell’assoluta integrità.»

Parlava con voce soffusa ma chiara, ogni respiro era soffiato o inspirato con attenta dedizione.
Resto brevemente con le labbra dischiuse e gli occhi fissi sui suoi, poi scosse la testa con leggera e chinata enfasi:

«Me lo presti, Semirhage. Il mio guadagno è il suo, per lei e per noi tutti mi consacro a questa responsabilità. Se il destino vorrà che io non lo riporti a casa, che io possa subire qualsiasi pena di sua netta discrezione. Il rischio è mio, se ci pensa. Anche Gaul, oh sì, potrei farmi abbracciare da lui, se dovesse accadere! Credo che lei conosca quali appassionati amplessi sia capace di dare…»


Citazione:Yoki utilizzato: 0%
Stato fisico: Ottimo
Stato psicologico: Rilassata, leggera diffidenza di fondo, accattivata dall’ ‘acquisto’ in corso
Abilità in Uso: Percezione dello Yoki (Passiva).

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02-03-2022, 10:17 PM
Messaggio: #3
RE: L’Innocente [DarkGreen]
Neanche il tempo di finire di parlare che avverti un grugnito alle tue spalle, seguito dal prorompere della voce baritonale di Gaul che ti urla contro:

COME OSI RIVOLGERTI COSI’ ALLA SIGNORA SEMIRHAGE! PICCOLA INSOLENTE…

Salvo zittirsi immediatamente a un cenno della mano destra della Dama Nera.
Quest’ultima ti fissa con i suoi penetranti occhi neri, dandoti l’impressione di un gatto che guarda un topolino… salvo poi scoppiare in una risata argentina che dura alcuni istanti.
Dopodiché, riacquistata la sua compostezza, ostentando uno sguardo che non sembra minimamente ammaliato dalle tue parole, Semirhage, con voce suadente, replica:

Eudoxa… Eudoxa… Non hai ancora imparato qual è il tuo posto, vero? Purtroppo per te non ti trovi più nel tuo tugurio a Rabona e ti consiglio caldamente di stare attenta alle tue parole quando ti rivolgi a un tuo superiore.
Se oggi qui, al mio posto ci fosse stato il maestro Cort, dopo una scenetta come questa ti avrebbe ordinato di suicidarti con quella spada e non sarebbe stato soddisfatto finché non ti avesse sentito esalare l’ultimo respiro…


Semirhage fa una pausa, forse per permetterti di comprendere bene le sue parole:

Ma, per tua fortuna, io non sono lui e, se devo essere onesta, le tue parole mi hanno divertita. Non posso “prestarti” il mio bracciale però, dal momento che sembri credere nelle sue proprietà…

Con un sorriso enigmatico sulle labbra, la Dama Nera si alza in piedi e lì noti che lei è alta più o meno come te, capelli tuoi esclusi e che anche le sue unghie sono smaltate in nero.
Semirhage si lecca il polpastrello del dito anulare sinistro, lo stesso che porta l’anello con la testa della vipera e, prima che tu possa dire o fare qualcosa, lo appoggia sulla tua fronte citando:

Sìrim Hìrim Klìm Krsnàya Suwàha!

Una litania in una lingua che non conosci… tuttavia le parole sembrano avere uno schema preciso: una formula magica? Possibile che la signora Semirhage sia una strega lei stessa? Ci pensa la stessa Dama Nera a fugare, forse, i tuoi dubbi:

Ecco fatto Eudoxa! Ti ho concesso la benedizione del mio amuleto! Adesso puoi partire tranquilla e, se porterai a termine il tuo incarico e tornerai viva, forse potrò fare in modo che tu possa avere qualcosa di simile.

Semirhage sembra aver finito con te. Infatti subito dopo ti congeda con un:

Ora puoi andare!

Profferito con un tono di voce che ti suggerisce che non è il caso di indugiare oltre… Senza dimenticare che Gaul è sempre dietro le tue spalle!
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03-03-2022, 10:46 AM (Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 03-03-2022 03:34 PM da DarkGreen.)
Messaggio: #4
RE: L’Innocente [DarkGreen]
«Parlato» | “Pensato” | «Parlato da altri» | __Flashback__


Gli occhi neri di Semirhage presero a puntarla con insistente velleità di dominazione.

“Ops, tabù? Che dolor al cuore il fatto che mi negherai la biscia che porti addosso…”
Fece una leggera smorfia di dispiacere, continuando a mantenere saldo lo sguardo sul suo.

Il latrare di Gaul, che la rimproverava di insolenza, non fece altro che indurla a strizzare gli occhi immediatamente, portando ad esasperazione drammatica il suo viso di già un po’ corrucciato, come se un enorme e vergognoso fastidio avesse colto in fallo la sua coscienza. Come se.

La risatina della donna ripristinò in lei un flebile sorriso, di quelli che ti convincono a provare pietà, dopo aver assistito ad una bravata senza prosieguo.

Semirhage tornò seriosa:

«Eudoxa… Eudoxa… Non hai ancora imparato qual è il tuo posto, vero? Purtroppo per te non ti trovi più nel tuo tugurio a Rabona e ti consiglio caldamente di stare attenta alle tue parole quando ti rivolgi a un tuo superiore.»

Gettò fuori un pesante sospiro di rammarico, chinando il capo sommessa.

«Domando infinite scuse.»

«Se oggi qui, al mio posto ci fosse stato il maestro Cort, dopo una scenetta come questa ti avrebbe ordinato di suicidarti con quella spada e non sarebbe stato soddisfatto finché non ti avesse sentito esalare l’ultimo respiro…»

Continuò a mantenere il volto prono, approfittando del fatto che i capelli facessero da schermo per ghignarsela sotto ai baffi. Effettivamente, sembravano dei piccoli, quasi impercettibili, singhiozzi di autocompiangimento.

“Anche Cort indossa un bracciale con serpentello? Cos’è, una moda degli uomini in nero?”

Il silenzio fece da breve sfondo al richiamo.

«Sono mortificata, non accadrà più.»

«Ma…»

Quel ‘ma’ la indusse a sollevare di poco la testa, per riprendere a osservarla, tinta di un simulato stupore.

“Ho già vinto.”

«…per tua fortuna, io non sono lui e, se devo essere onesta, le tue parole mi hanno divertita. Non posso “prestarti” il mio bracciale però, dal momento che sembri credere nelle sue proprietà…»

E si alzò, rivelando la sua stazza longilinea, lambì l’anulare viperesco dal nero artiglio e lo poggiò sulla fronte delle reverente novizia, che chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dall’eloquenza di un

«Sìrim Hìrim Klìm Krsnàya Suwàha!»

«Amen.» rispose a voce bassa.

«Ecco fatto Eudoxa! Ti ho concesso la benedizione del mio amuleto! Adesso puoi partire tranquilla e, se porterai a termine il tuo incarico e tornerai viva, forse potrò fare in modo che tu possa avere qualcosa di simile.»

«Mia signora…» le sue parole tremolavano di evidente commozione.

«… Mia signora, io… oh…» con un pugno strinse la stoffa dell’uniforme all’altezza del petto.

«Ora puoi andare!»

Eudoxa si rialzò in fretta: la loro linea di sguardo combaciava quasi perfettamente.
Strofinò il pollice sulla propria fronte, dall’alto in basso, lo portò alla lingua, poi lo morse con repentina forza, ritornando con esso al punto ‘benedetto’, che unse con qualche gocciola di sangue.

«Siano le sue ore serene.»

Indietreggiò senza voltarsi, fino a raggiungere lo spadone che aveva lasciato per terra. Lo raccolse, si rimise erta e, dopo un cenno di rispettoso annuire, si diresse alla porta, dove stava impalato Gaul.

Era pronta per partire.

- - -

“Ingenua, senza ravvedimento.”

Sapeva infatti benissimo che non avrebbe mai acconsentito alla sua vacua richiesta.

“Troppo appariscente, specie se sotto al naso di quel troglodito. Ma la nostra signora è una donna che gode dei paradossi.” 

E già. La dama, che aveva platealmente rifiutato di porgerle il suo “inutile braccialetto”, non esitò tuttavia a donarle la sua saliva.

Cosa avrebbe potuto mai farsene di essa? Forse un bel niente, ma il contatto fu di fatto stabilito. Più che un ornamento, una parte di sé, mesciuta alla sua di saliva e al suo di sangue. 

Un gesto –quello di Eudoxa– di ispirata, magica dedica, compiuto proprio al suo cospetto. Qualcosa da restare inciso, anche involontariamente, nella memoria.

“Tanto non ha alcuna valenza, non per me. E poi… quella formula che mi ha spalmato sulla fronte? Ahahahah! Ma davvero scherziamo?”
___

«Sìrim Hìrim Klìm Krsnàya Suwàha!» scandiva gridando, le mani imposte sui ragazzini che la circondavano, con un occhio chiuso e l’altro, blu come l’oceano, fisso su di essi.
«Adesso vostra madre morirà e con lei tutta la vostra lurida razza!»
E piangevano, piangevano, anche se non avevano né mamma, né famiglia.
Qualcuno coglieva il nonsenso della frase e glielo faceva notare.
«Tu pensi di non averla, ma io la conosco eccome. Le conosco tutte, le incontro ogni dì e vi passano accanto, tra tutte queste estranee lunghe gonne. Ora moriranno.»
E la imploravano di rivelar loro una contromaledizione.
Così, si arricchivano le fila giovanili agli stipiti di quel tugurio, gemma oscura di Rabona.
Le loro monete racimolate: nelle tasche di Mariem, che però arricchì la loro anima di una formula nuova, apotropaica, utile:
____

“Ahâwus Ayắnsrk Mɨlk Mïrih Mĩris.”
____

«Recitatela, come vi ha detto, ogni volta che vi sentirete in pericolo. Avrete salva la vita ed il futuro intero.»
____

A un passo dal corridoio, bloccò in gola una risata.

“Peccato che alla fine non significhino niente!”

- - -

Nel frattempo, la desolazione delle aride terre dell’est attendeva la sua nuova, peregrina ventura.


Citazione:Yoki utilizzato: 0%
Stato fisico: Ottimo
Stato psicologico: Simulante stupore e timore, in realtà divertita e disincantata
Abilità in Uso: Percezione dello Yoki (Passiva).

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04-03-2022, 11:17 PM
Messaggio: #5
RE: L’Innocente [DarkGreen]
E così, scortata dal borbottante Gaul, con indosso solo la tua tutina e brandendo una lama claymore degna di questo nome metti piede fuori dalla fortezza per la prima volta dopo cinque anni.
Dopo che il massiccio cancello nero si è chiuso alle tue spalle e con davanti a te solo il deserto, non avendo altri riferimenti puoi solo incamminarti nella direzione indicata dalla signora Semirhage e effettivamente, dopo una mezza giornata di marcia, trovi una strada, più che altro una larga pista di terra battuta dal passaggio di innumerevoli persone, animali da soma e carri, che sembra andare nella tua stessa direzione, segnando quasi il confine con il deserto che rimane sulla destra e facendoti percepire nell’aria un clima meno impietoso rispetto a quello che dovresti affrontare se attraversassi a piedi quel mare di sabbia, rocce e sassi.

Citazione:Nel tuo prossimo post descrivi il viaggio di Eudoxa attraverso le terre dell’Est, decidendo se segui la strada o tagli attraverso il deserto (allungando eventualmente di un giorno la marcia), utilizzando nel caso la descrizione del territorio, nonché i pensieri della tua guerriera in previsione del suo arrivo.

All'inizio dell'ultimo giorno di viaggio, inizi a sentir spirare verso di te un vento più fresco e il territorio attorno a te sembra diventare sempre più roccioso. Mano a mano che procedi lungo la strada inizi a vedere dei grandi scavi nel terreno, alcuni strutturati a terrazze dai quali molte persone le quali, così come i pochi viandanti che hai incontrato lungo la strada, ti degnano a malapena di uno sguardo, prima di riprendere a estrarre rocce di varie fogge e colori da quelle voragini e, poco più avanti, un’enorme distesa d’acqua, come un colossale lago del quale non riesci a vedere l’altra sponda e, al termine della strada, proprio sulla riva, una cittadina i cui confini sono segnati da un muro a secco…

La tua destinazione: Duchamp!
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05-03-2022, 11:18 AM (Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 06-03-2022 05:22 PM da DarkGreen.)
Messaggio: #6
RE: L’Innocente [DarkGreen]
«Parlato» | “Pensato”


Dopo cinque anni di movimentata ed indicibile clausura, Eudoxa uscì.

Fuori dal casermone, sentì tutt’intorno a sé un alone secco, bruciante come il deserto, di libertà. Libertà fisica, superamento dei confini, annullamento di essi.
Staph, le rocce roventi, la sabbia soffiata contro il proprio cammino.
Calda aria tra la crespa criniera.

Una marea di torride sensazioni, tutte epidermiche, sfiorava il suo ego intoccabile.
E stava bene, nel senso che non sentiva nulla. Il nulla stesso delle lande desertiche ben si sposava con la sua connaturata apatia.
Non un cenno intimo di commozione, solo qualche più profondo respiro.

Era lì, con le palme dei piedi su microscopici granuli ocra ed un cielo soffocato dalle polveri sopra alla sua testa: bastava rendersi conto del proprio posto per sorpassare qualsiasi moto patetico, dato dall’ignoranza ferrea della più banale, scriteriata sorpresa.

Secondo la visione romantica di qualche ispirato narratore, Eudoxa stava camminando sulla sua propria essenza, sulla proiezione materiale ed ambientale della sua nichilista natura.
Secondo la visione di Eudoxa stessa, stava camminando e basta.

Il suo pensiero consisteva nelle orme che lasciava sulla sabbia.

Ogni tanto si concentrava su qualche formulario magico, sviscerando ogni parola e decontestualizzandola nella sua mera valenza fonetica.
Diventava come un mantra, composto da sillabe, potenti per il fatto di essere suono.
Potenti nel loro vuoto. Vuota la via arida, vuota la mente della guerriera.

Si premurava, inspiegabilmente, di rinfrescare quella macchietta di sangue che si era non molto tempo prima stampata sulla fronte, spremendo con parsimonia il pollice lievemente leso.

E alla missione? Alla signora Semirhage che aveva lasciato? Non pensava proprio a queste cose di più fresca memoria, di più prorompente aspettativa?

“Chissà se quella feticista di Semirhage… chissà.”

“Chissà se in città… chissà chissà. Chissà.”

Non le importava niente di immaginare qualcosa che non vedeva. Le sue azioni contano sull’attimo e le reazioni si basano sull’efficacia delle prime. Come assicurarsi di questa?

Senza dubbio non fantasticandoci! Uno sperpero di pensieri inutili, pensieri che, d’altronde, neanche le venivano in mente.

I suoi chissà non erano volontà di conoscenza, tenera fitta che si prova nel non sapere cosa succede a quel che si lascia e a quel che sarà: essi si disperdevano nell’atmosfera polverosa. Erano solo suono.

“Un incantesimo funziona nella presenza. Il suo effetto nell’assenza dipende dall’intensità di quei momenti di concretezza. Niente da lontano soltanto opera, se non la fantasia sempre autodistruttiva di chi non ha idea di come agire.”

E dopo tonfi e tonfi lievi sulla brulla strada, ecco davanti a lei gradualmente apparire un nuovo percorso. La frequentazione umana iniziò a popolare la desolazione e insieme a essa, animali e carri, tutti verso la direzione che anche Eudoxa avrebbe dovuto seguire.

A destra c'era la via secondaria del restante, impietoso deserto.

“Sì, va bene. Affascinante, ma non vorrei fare tardi. Il serpente rischia di svegliarsi dal suo sonno segreto…”

Le conveniva in effetti risparmiarsi una giornata di cammino in più. In fondo, stava recandosi a Duchamp per adempiere a un dovere. Ma, lungi dal sentirsi investita da un imperativo morale, questo rappresentava per lei un solo compito da condurre a termine.

Giusto perché nient’altro aveva da fare e quel quinquennio, alla fine, le aveva insegnato un mestiere.

“Quello di uccidere al meglio, senza per questo ottenere il noioso biasimo che spetta agli assassini. Niente male come bagaglio di saper fare.”

Così, si inoltrò nella pista calpestata dalla carovana.

I suoi piedi si poggiarono finalmente sulla terra battuta e la sensazione del proseguire su una nuova rotta, sempre più addentrandosi in un clima meno afoso e clemente, sveltì lo scorrere delle ore.

La roccia prese il posto della sabbia e l’aria iniziò ad alleggerirsi.

Lungo l’ultimo tratto di strada, dei minatori, come alacri e anonime formiche, a lavoro dentro fosse terrazzate, a malapena sollevavano la testa al passare della strega, che li salutava uno ad uno –almeno quelli che vedeva– con uno sventolare elegante della sinistra.

In lontananza scorse un grande lago, grande come quel mare che mai vide in vita sua e che le fu promesso da quella mal’anima di Mariem; ancor prima del lago, una cinta muraria, a difesa di quel che sembrava un villaggio edificato accanto alle rive.

Giunse quindi alle porte delle mura, fermandosi. Era arrivata.

“Ohi beh, che fare?” si guardò intorno, gettando la claymore a terra. “Mi metto a gridare?”

Si mise a gridare.

Una sfilza di «AHIA! AHIA! AHIA!» si sollevò dal suo dimenarsi instabile, con le mani a stringersi la fronte, come se si fosse improvvisamente fatta male, come se avesse battuto la testa contro quei massi.


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08-03-2022, 10:48 PM
Messaggio: #7
RE: L’Innocente [DarkGreen]
Indubbiamente, i tuoi lamenti finiscono per attirare l'attenzione di più di una persona.
Tuttavia, la maggior parte della gente sembra preferire di non aver nulla a che fare con te ma, dopo un po', un vecchio che si sorregge a un bastone, vestito con abiti semplici ma robusti, sembra non nutrire pregiudizi nei tuoi confronti e si avvicina a te.
Nonostante l'età avanzata e la postura curva, l'uomo dimostra ancora una certa robustezza di fisico, la pelle abbronzata probabilmente dai tanti anni trascorsi a estrarre pietre dalle cave, un paio di stretti occhi scuri e una fluente barba bianca a incorniciare un volto che sembrerebbe anch'esso scolpito nella pietra.
Poi, con un'espressione che non lascia trapelare timore e una voce un po' roca, dopo aver messo, forse per prudenza, entrambi i piedi sulla lama della tua claymore, il vecchio ti dice:

Cosa c'è che non va ragazzina? Sei caduta sui sassi? 
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10-03-2022, 10:12 AM
Messaggio: #8
RE: L’Innocente [DarkGreen]
«Parlato» | “Pensato” | 《Parlato da altri》


Qualcuno di passaggio (o più verosimilmente accorso per sbirciare l'accaduto), si voltava ad assistere alla strana 'dolente' danza, eseguita da quella particolare ed eccentrica giovane. Ma nessuno che si degnasse a prestarle soccorso, o perlomeno una più concreta attenzione.

"Oh, che gente di poca fede! Vedere una povera figliola patire e non darle null'altro che occhiate indiscrete! Uhh, che gran sofferenza mi reca, ahahah! Ma qualcuno dovrà fermarsi, oh sì che lo farà."

Pensato, fatto. 

La miniatura di un uomo si fece sempre più prossima a lei, abbreviando la distanza, rivelandosi nella sua reale altezza e nei suoi più precisi connotati.

"Ma guardalo, mi sale pure sulla spada. Teme che io lo accarezzi?"

《Cosa c'è che non va ragazzina? Sei caduta sui sassi?》


Il suo viso bronzeo sembrava scolpito nella roccia e adornato di lana, gli abiti sembravano quelli di un mendicante e coprivano pesanti il suo corpo ricurvo.

"Sembra volermi dire qualcosa così conciato. È un desiderio di immagine: il classico patriarca in veste di umile saggio, il quale offre la sua consunta vecchiaia come garanzia di affidabilità. Affidabilità nel senso di scontata obbedienza, ovvio. Da uomo delle caverne a spaurita guida, colui che sa di potersi concedere di andare incontro ad uno stranissimo straniero. Altruismo? Pfff, ma che? Io direi vanità. Gli anziani sono sempre pieni di sé, nel loro cuore non c'è spazio per i sentimenti. E come biasimarli… Tirano come somari un greve carro di memorie che fa loro curvare la schiena, memorie che lavano il cervello con storie seppellite e poi spesso violate, che si spalmano addosso per apparire importanti, quando sono solo salme tenute in piedi dalla schifiltosa pietà del loro agonizzante organismo. Ma guarda che occhietti neri che ha..."


In tutto ciò, lo squadrava con fare confuso e quasi supplicante aiuto, mentre lentamente toglieva le tremanti mani dalla fronte, mostrando la chiazza di sangue rancido e sangue fresco (cosa che la faceva apparire molto meno superficiale di quanto fosse), le dita macchiate.

《Gentile uomo, io… non mi ricordo… forse sono qui per aiutare qualcuno… sì, sicuramente sarà così… oh sì… credo di schiarirmi pian piano le idee… OUCH!》

Si avvolse nuovamente la testa, questa volta tra la piega del gomito sinistro, mentre con il destro stringeva la presa. 

《...Sì, qualcuno mi avrà chiamata qui, ho camminato così a lungo per venire…》



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11-03-2022, 08:12 PM
Messaggio: #9
RE: L’Innocente [DarkGreen]
Qualunque cosa tu pensi di lui, il vecchio non sembra essere particolarmente impressionato dalla tua piccola recita. Forse, vivendo in questo luogo, avrà visto gente che si è fatta molto più male di quello che stai ostentando tu. Infatti, dopo essersi chinato un po' più in avanti per osservare meglio la supposta ferita sulla tua fronte e raddrizzandosi (si fa per dire) dopo che l'hai coperta col tuo braccio, si limita a dire:

Non mi sembra una cosa grave... passerà presto.

Detto questo, l'anziano rimane in attesa... dandoti l'impressione, anche dal tono di voce che ha usato, che non creda minimamente alla sceneggiata che hai messo in piedi.
Tuttavia non se ne va né tantomeno ti sbugiarda pubblicamente... semplicemente rimane lì, forse attendendo che ti ritorni la memoria, oppure per accertarsi delle tue vere intenzioni.
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12-03-2022, 01:54 PM (Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 14-03-2022 11:47 PM da DarkGreen.)
Messaggio: #10
RE: L’Innocente [DarkGreen]
《Parlato》  |  "Pensato"  |  《Parlato da altri》


Il vecchio diagnosticò con fare critico e smaliziato l'irrilevante graffio.

《Non mi sembra una cosa grave... passerà presto.》
Sembrava quasi irritato.

"Oh, sciocca Eudoxa! Avresti potuto deturparti di più per poter smuovere il cuore di questo burbero pilastro di pietra."



Era pressoché infruttuoso continuare su quella linea patetica: bisognava levar via la diffidenza e far leva sul moralismo del proprio dovere.

"A momenti la cosa mi diverte ancor di più... E va bene, cambiamo i toni."

Atto due, via!

《Non è qui che fa male! Vede, io...》 inspirò potente, come se stesse cercando di assorbire il più coraggio possibile (cose che non le mancava proprio in realtà) 《... io sento. Il presentimento che in questa cittadina si nasconda un'insidia non è più tale: esso è divenuto una certezza! Qualcosa vi minaccia e la sua aura mi provoca esasperato dolore. Sì, io la sento vicina, più vicina di quanto non si possa realizzare.》

Lo fissava con fare serio.

《Qualcosa di orribile rischia di agire entro questa notte, di nuovo. Ed io sono qui per toglierlo di mezzo, per sempre.》

Espirò lungamente, chiudendo gli occhi, con fare solenne.

《La distrazione mi avrà fatto battere la testa, ma perché? Perché la ferita è dentro e già da molto iniziava a dolere. Ma come può capirmi, lei che ha la fortuna di avere la sua sola di carne nel corpo?》

In verità non le doleva da nessuna parte, ovviamente. E non aveva neanche finora attivato la propria percezione yoki.

"Non serviva. Potrei ispezionarlo qui su due piedi, ma rischierei di impaurirlo. Quel piedino sulla lama dice tante, tante cose. E poi, non mi va di rovinarmi qualche bella sorpresa. Il canovaccio prevede altro."

Riaprì gli occhi, con espressione lievemente attonita ma severa.

《Ora comincio a riallacciare gli avvenimenti. Sì. Uno scultore, la sua bambina, smembramenti, una colpa atroce, una probabile innocente.》


Indietreggiò di un passo, mise elegantemente una mano al petto e si chinò con grazia.

《Spiacente per l'indebita introduzione. Io sono Eudoxa, novella combattente al servizio dell'Organizzazione. Sono qui stata chiamata per porre fine alla disgrazia. Sia così gentile da indicarmi la strada per raggiungere l'uomo che ha chiesto il mio intervento.》

"E scendi giù dalla mia spada, blattone."

《A meno che... A meno che non sia lei stesso il padre della povera accusata...》


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15-03-2022, 11:24 PM
Messaggio: #11
RE: L’Innocente [DarkGreen]
A questo punto, le labbra del vecchio si dischiudono in un leggero sorriso e nei suoi occhi noti un riflesso si quello che potrebbe essere un barlume di… speranza? L’anziano china leggermente il capo:

Il mio nome è Jakob, signorina Eudoxa e per quanto, vista la mia età, potrei essere il nonno della povera Daryn, sono solo un conoscente di suo padre, il maestro scultore Ned Warner.

Il vecchio fa un paio di passi indietro, liberando così la tua claymore, per poi girarsi, dandoti le spalle:

Vieni con me. Ti porterò da loro…

Così, dicendo, il vecchio inizia a incamminarsi lungo la strada che porta all’interno di Duchamp. Non appena inizia seguirlo, avverti alle tue spalle dei bisbigli e dei sospiri di sollievo dei pochi paesani che hanno avuto il coraggio di assistere alla scena. Sarà perché ti stai levando di torno? O sarà perché sperano che tu riesca a stanare ed eliminare lo yoma? Chissà.
Tuttavia, mentre ti dirigi all’interno della cittadina, guidata da Jakob, al tuo passaggio la maggior parte della gente si ritrae o si chiude in casa, il vecchio però non si scompone e, sia pure con passo claudicante, percorre la strada lastricata, costeggiata da case costruite in pietra, alcune dall’aspetto più florido, altre più povere, finché giungete a quella che sembra essere la piazza o, per meglio dire, la piazzetta principale di questa, per quanto hai avuto modo di vedere, piccola borgata.
La piazzetta è dominata da un grande e robusto albero che sorge esattamente al centro ma Jakob non si ferma a rimirarlo e procede aggirandolo, dirigendosi poi verso un’elegante villetta a due piani il cui ingresso, con annesso portico, si apre direttamente sulla piazzetta. A questo punto il vecchio si gira nuovamente verso di te affermando:

Eccoci arrivati Eudoxa! Questa è la casa di Ned Warner, lo scultore che ti ha ingaggiata! Ti auguro una buona giornata.

E, detto questo, fa per avviarsi per la sua strada, a meno che tu non lo trattenga ancora.

Oppure è ora di iniziare il tuo lavoro?



Citazione:SUGGERIMENTO: Ti ricordo che la percezione di una guerriera funziona sempre anche in modalità passiva. È solo che in questa modalità è molto meno precisa e ha un raggio ridotto ma, se Jakob fosse stato uno yoma lo avresti sicuramente percepito.
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17-03-2022, 08:28 PM (Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 17-03-2022 08:30 PM da DarkGreen.)
Messaggio: #12
RE: L’Innocente [DarkGreen]
《Parlato | "Pensato" |《Parlato da altri》


“Ohh, eccolo, finalmente mi sorride.” sorrise anche lei in mente sua, quand’invece nel concreto manteneva imperturbabile il suo volto ora serioso.

⟪Il mio nome è Jakob, signorina Eudoxa e per quanto, vista la mia età, potrei essere il nonno della povera Daryn, sono solo un conoscente di suo padre, il maestro scultore Ned Warner.⟫

⟪Capisco.⟫

“Qui, signor mio, il vero problema è capire la vera natura di una questione fondamentalissima per l’esistenza di tutti gli abitanti di questo villaggio. La mia concentrazione sulle sue parole è improvvisamente saltata per via di una momentanea distorsione mentale. Qualcosa mi è sfuggito e questo qualcosa potrebbe rivelarsi fatidico. E infatti le chiederò con l’acqua alla gola: ma è Iakob o è Giakob?” e se la rideva nel pensiero. Immaginava di chiederglielo, ma no, non poteva mica farlo. Come se una sciocca domanda di semplice pronuncia fosse più importante della vita di chiunque potesse essere la prossima vittima della belva. “Infatti lo è. Ma meglio non distrarsi adesso. Opterò per la versione più esotica.” qualunque essa fosse.

Il vegliardo le liberò la spada.
⟪Vieni con me. Ti porterò da loro…⟫

Eudoxa annuì, raccolse l’arma e gli stette dietro, mentre questi la conduceva zoppo zoppo per la carreggiata selciata di Duchamp, ai lati della quale sorgevano casupole litiche di varia foggia e gente mormorante, visibilmente impaurita, che la ragazza mirava con celato –ma neanche tanto– fare malandrino.

“Donne, donne! È arrivato l’altro mostro, ARRRRR!”

Alcuni reggevano lo sguardo, come gatti intimoriti e accucciati su sé stessi, altri rintanavano, tanta era la popolaresca diffidenza. Per lei, non era la prima volta vedere tali reazioni scatenarsi o implodere al suo passaggio. Pane quotidiano per i suoi denti, ma di una quotidianità che quasi le destava un ridicolo senso di nostalgia. E di piacere. La mansuetudine inquietata delle folle le trasmetteva lo stesso libito di una carezza.

Raggiunta la piazzetta, apparentemente il punto focale della cittadina, passarono attorno all’enorme albero piazzato al centro e si diressero verso una villetta a due piani, piuttosto graziosa a vedersi.

“Per forza qui dovrà abitare l’interessato, col nome che ha…”
Jakob si fermò, così fece Eudoxa, che restò ad ammirare il perimetro, l’area ed il volume del porticato stagliato dinanzi. Ned Warner aveva buon gusto.

⟪Eccoci arrivati Eudoxa! Questa è la casa di Ned Warner, lo scultore che ti ha ingaggiata! Ti auguro una buona giornata.⟫

“Ciao e sparisci. Anzi, no…”

⟪Mi scusi ancora signor…⟫ esitò un attimo, non per un vuoto istantaneo di memoria (come sembrava essere), ma per bloccare un singulto divertito ⟪… signor Jakob. Questa è una domanda che voglio porre a lei, ne dedurrà la ragione ora che la sentirà. Quanta gente è finora morta per colpa della misteriosa bestia?⟫

Un’informazione del genere poteva tornarle comunque utile.
Dopo di ciò, a prescindere dalla risposta del vecchio, si sarebbe congedata con un cenno di grato saluto, avviandosi lungo il portico di ingresso alla villa.



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21-03-2022, 10:37 PM
Messaggio: #13
RE: L’Innocente [DarkGreen]
Alla tua domanda Jakob si ferma, si gira verso di te e con un’espressione seria in volto ti risponde:

Sono morte cinque persone. La prima è stata la signora Clea, moglie di Ned e mamma della giovane Daryn. La bambina ha subito un tale spavento che da allora non si è ancora ripresa.

Poi, il vecchio china il capo per qualche istante, poi lo scuote, ti rivolge a sua volta un saluto con la mano libera per poi girarsi, riprendendo la sua strada.

Tu ti avvii attraverso il porticato fino a trovarti davanti a un robusto portone di legno a doppia anta sul quale, fanno bella mostra di sé, all’altezza delle tue spalle, due piccole teste di lupo in bronzo, una per ogni anta, nelle cui bocche è trattenuto un grosso anello fatto apposta per bussare alla porta…
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22-03-2022, 10:47 PM (Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 23-03-2022 10:04 PM da DarkGreen.)
Messaggio: #14
RE: L’Innocente [DarkGreen]
《Parlato》 |  "Pensato"  | 《Parlato da altri》 |  __Flashback__


__《Sono morte cinque persone.》__

Con una marcia rilassata, la ragazza faceva la passerella lungo il viale verso il portone d’ingresso.
Jakob se n’era partito, portandosi dietro la propria ombra di terrore e rammarico.

“Cinque.” arpeggiava l’aria con la sinistra, tenuta davanti a sé, continuando a camminare.
“Cinque, come le dita di una mano, o come quelle di un piede, qual si favorisca.”

__《Clea, moglie di Ned, mamma della giovane Daryn.》__

“Clea Ned Daryn, Clea Ned Daryn…”

Tre nomi, tre suoni, tre diversità. Ripeterli faceva scaturire una musica. A Daryn, quasi si richiamava in automatico Clea, cui stava attaccata la nota grave di Ned.

“Una famigliuola affiatata, felice.”

《Clea Ned Daryn Clea Ned Daryn…》canticchiava a voce mezza soffiata.

La passeggiata finì non appena raggiunse i battenti in legno massiccio.
Due lupetti bronzei a mo’ di trofeo di caccia mordevano un battiporta anulare.

“Carini… Chissà se papà lupo e figlia lupetta somigliano alle due bestioline.”

__ ⟪La bambina ha subito un tale spavento che da allora non si è ancora ripresa.⟫__

“Uff, sciocca e burbera vocina che mi torna in testa.”

Fece per bussare, ma si fermò.

“Questo spadone non è tanto convenevole… Mh, no, forse non è convenevole la maniera in cui lo tengo. E va bene…”

Ne impugnò il manico 'al contrario', tenendo l’elsa posteriormente alla sua mano ed il pomo aguzzo in avanti, posizionando la parte piatta della lama tra il fianco e il braccio flesso, mentre sporgeva di dietro in tutta la sua affilata e minacciosa lunghezza. In parole povere: sembrava portar con sé una borsa, piuttosto che un’arma.

Così, bussò. E lo fece per cinque volte.
“Uno, due, tre, quattro, cinque. Cogli il riferimento e ti dirò chi sei.”

⟪Permesso?⟫

Aveva ancora la fronte e la crespa frangia macchiate di sangue. Non si era curata di levarsi il sigillo farlocco...


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24-03-2022, 02:08 PM
Messaggio: #15
RE: L’Innocente [DarkGreen]
Pochi istanti e al tuo bussare fa eco un rumore di un chiavistello che scorre e, con un lieve cigolio di cardini, l’anta alla tua sinistra si apre e una voce di donna risponde:

Un momento! Un moment… OH!!!

La persona che ti trovi davanti è una donna di altezza media, sulla trentina d’anni con gli occhi castani e i capelli, che in origine dovevano essere dello stesso colore ma ora appaiono abbondantemente striati di grigio, raccolti in un’ordinata crocchia dietro la nuca. Alcune rughe appena accennate segnano il volto della donna, la quale indossa un vestito da fatica e un grembiule attorno alla vita.
Ripresasi dal probabile spavento per essersi trovata una Claymore sull’uscio di casa, la donna si affretta a fare un passo indietro e di lato, lasciandoti spazio per entrare:

Buongiorno… hem… signorina. La stavamo aspettando! Entri, entri pure.

Mentre la donna attende che tu ti faccia avanti, puoi notare che sul suo viso l’espressione cambia leggermente, unendo allo spavento qualcosa che vedevi quando a Rabona la gente veniva da te: che sia… Speranza?

Il mio nome è Marianne, signorina e sono la governante del signor Ned. Se vuole seguirmi la farò accomodare in salotto e poi andrò subito a chiamare il padrone.

Ti dice dopo aver discretamente richiuso la porta dopo il tuo ingresso e mettendosi quindi al passo con te, guidandoti nelle stanze di quella grande casa.
Pochi istanti dopo arrivate in un ampio salone, illuminato attraverso una grande finestra rivolta verso la piazza: sulla destra un’ampia libreria ricopre praticamente tutta la parete mentre quella opposta è occupata da un ampio divano. Un tavolo rettangolare a sei posti al centro, due poltrone intonate al divano e un grande camino in pietra lavorata finemente completano l’arredo della stanza.

Ecco, può attendere qui per favore? Io vado a chiamare padron Ned e… desidera che le faccia portare qualcosa, signorina?

Quindi, dopo aver atteso eventuali richieste da parte tua Marianne, il cui sguardo finisce per fissare spesso la traccia di sangue sulla tua fronte, prenderà congedo.
Comunque, per il momento, la tua percezione non ha rilevato nulla.


Citazione:Ho preferito fermarmi qui nel caso tu voglia rivolgere qualche domanda a Marianne.
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25-03-2022, 10:59 PM (Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 26-03-2022 12:25 AM da DarkGreen.)
Messaggio: #16
RE: L’Innocente [DarkGreen]
《Parlato》 |  "Pensato"  | 《Parlato da altri》


《OHHH!》

Replicò lei alla sorpresa della donna in grembiule che le aprì la porta, facendole il verso con elegante dissimulazione e coprendosi la bocca ad O con le dita mancine.

"Non è né Clea, ché è crepata; né Ned, che è maschio; né Daryn, che è piccina; né lo yoma, ché non rilevo alcunché. Sarà la schiava, o la mantenuta, o entrambe le cose."

《Buongiorno… hem… signorina. La stavamo aspettando! Entri, entri pure.》

Chinò il capo e strinse le labbra in un sorriso tirato che le gonfiò gli zigomi e socchiuse gli occhi argentei. Quindi entrò.

《Il mio nome è Marianne, signorina e sono la governante del signor Ned. Se vuole seguirmi la farò accomodare in salotto e poi andrò subito a chiamare il padrone.》

Non rispose alla presentazione, si limitò ad emulare i suoi passi.

Stupore, timore, imbarazzo, cordialità dettata da un regime educativo e da un senso di impotenza.
La sottomissione ed il fallimento sembravano tirarle la testa con quelle striature cinerine, ammaestrate con disciplina dietro la nuca.
Guardava la claymore sommessamente, sopprimendo apprensione e giubilo di speranza.
Retorico come atteggiamento, niente di nuovo in fondo.
Tuttavia, ciò ad Eudoxa dava l'impressione di poter odorare un antico olezzo di affari. E affari di ‘spirituale’ pregnanza, non di vuoto (oltre che affatto possibile) guadagno pecuniario.
Ma si trattava soltanto di un refuso riaffiorato da una marea di ricordi non proprio tersi.
Il passato era passato. Veniva ora il tempo di superarlo.

Nelle rughette del volto leggeva - o immaginava?- il desiderio non detto di addentare una vita diversa, pazza come un arabesco contorto e non rigida come quella casa ben arredata, come quella larga libreria senz'anima, come quel caminetto che pareva una bocca nera che risucchia nel niente, come le statue scolpite da Ned con ogni probabilità.
Solo quello però. Non avrebbe addentato di certo carne umana. Lo yoki perlomeno non lo percepiva.

Intanto, la seguiva proseguendo con quella spada tenuta in quel modo improbabile e civettuolo.

"Lo faccio per rispetto nei vostri confronti. È pur sempre un oggetto di offesa, sembrerei minacciosa e scortese se lo brandissi come d'abitudine." Avrebbe prontamente risposto, se Marianne o qualche altra persona in quella casa avesse avuto il coraggio di esprimersi in merito.

"Lo faccio per prendervi pel deretano, ma questa battuta la penso solo e non la proferisco, sia per parare il mio che per svagarmi un po' con la vostra stranulata stima, sempre che siate capaci di provare qualcosa del genere, in questa triste reggia murata."

Arrivate accanto al divano ed al tavolo corredato da sei sedie, si fermarono e la donna parlò:

《Ecco, può attendere qui per favore? Io vado a chiamare padron Ned e… desidera che le faccia portare qualcosa, signorina?》

Continuava a lanciare occhiate perplesse alla chiazzetta rosso-bruna che la guerriera esibiva in volto.

《Marianne.》

“Va’ a chiamare il padroncino allora, su’! Va’ va’! Cucci cù. Fa’ la brava cagnetta come hai sempre fatto e portami quel maiale che ti sfama ancora nonostante tu stia invecchiando qua dentro ed abbia voglia di far altro della tua inutile vita e, ora come ora, ti senti divorata dalla bizzarra bramosia di ripulirmi la fronte a schiocchi di lingua, tu che non lecchi da anni che gli strumenti da lavoro d-”

《Marianne, mi porti cortesemente una bacinella d’acqua ed una pezzuola. Sa…》indicò il punto critico e scosse velocemente e brevemente la testa, chiudendo gli occhi, come per autoindulgenza e confessione di un piccolo torto. Poi li riaprì, ma non finì la frase.



Citazione:Yoki utilizzato: 0%
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28-03-2022, 04:39 PM
Messaggio: #17
RE: L’Innocente [DarkGreen]
Marianne ti rivolge un cenno d’assenso col capo e poi si allontana velocemente, probabilmente per andare ad avvisare il suo padrone e, forse, per adempiere alla tua richiesta.
Hai appena il tempo di esaminare un po' meglio la stanza e, se vuoi, dare un’occhiata fuori dalla finestra, che Marianne rientra, portando con sé la bacinella d’acqua e lo straccio, seguita dappresso da un’altra persona: un uomo di non ancora trent’anni, alto e robusto, la carnagione olivastra, occhi neri così come i crespi capelli portati corti e la barba, portata un po' lunga e senza baffi. Egli indossa una robusta camicia, pantaloni e un paio di stivali leggeri, il tutto al di sotto di una tunica di color turchese un po' più raffinata.
Nei suoi occhi puoi leggere facilmente un sentimento mutevole di dolore e di speranza, tuttavia la sua voce risuona forte e sicura quando, dopo aver incrociato le braccia al petto e averti squadrato da capo a piedi, si rivolge a te:

Benvenuta signorina! Il mio nome è Ned Warner e sono colui che vi ha fatta chiamare!

Ned fa una pausa, forse per riordinare le idee, prima di continuare:

Vengo subito alla questione che vi riguarda: nella nostra cittadina è comparso uno yoma che ha ucciso cinque persone, cominciando da mia moglie…

Una pausa, accompagnata da due respiri profondi… evidentemente il ricordo deve fare ancora male:

Quel che è peggio è che, all’inizio, si poteva pensare che il mostro si nascondesse sotto le fattezze di mia figlia, che è uscita molto scossa da quanto accaduto a sua madre. Per questo l’ho relegata qui in casa ma le morti sono continuate tra miei conoscenti e collaboratori e c’è chi sostiene di aver visto la mia piccola Daryn nei pressi dei luoghi dove sono avvenute le morti e continuano ad accusare lei per questo.

Lo sguardo negli occhi dell’uomo passa dal dolore a quella che sembra essere ira:

Perciò quel che mi aspetto da voi come prima cosa è che controlliate mia figlia in modo tale da dissipare ogni dubbio: se è lei lo yoma beh… per quanto la cosa mi addolori farete il vostro dovere. Ma se non lo è, voglio che troviate quella bestia e che la ammazziate come si merita!

Una sola esitazione all’inizio di quell’ultima frase, per poi riprendere convinzione subito dopo. Con ogni probabilità Ned Warner si era preparato quel discorsetto da quando aveva ingaggiato l’Organizzazione. Tuttavia ti ha riassunto in poche parole il quadro della situazione. Basterà? Nel dubbio, il tuo contraente conclude dicendo:

Se avete domande, signorina chiedetemi pure. Per quanto mi sarà possibile vi risponderò!
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30-03-2022, 07:43 PM (Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 31-03-2022 07:45 PM da DarkGreen.)
Messaggio: #18
RE: L’Innocente [DarkGreen]
《Parlato》 |  "Pensato"  | 《Parlato da altri》


Marianne acconsentì e si dileguò.

Eudoxa rimase sola.
“Una stanza non è mai solamente una stanza.”

Iniziò a gironzolare per il limitato perimetro della camera, scorrendo la sua vista sul mobilio.

“Troppo ordine. Di solito, chi stempera le proprie pulsioni nell’arrangiamento maniacalmente pulito di un qualcosa, beh, è intimamente sporco, non c’è che dire.” 

Sfiorò i dorsi delle sedie con i polpastrelli, poi si pizzicò coi canini il mignolo sinistro, là nella sottile parte in cui la pelle dà spazio all’unghia. Fu un colpetto secco, che fece affiorare qualche globulo di sangue, che strofinò al solito punto.

“Ma alcuni sono sporchi dentro a prescindere.” mugugnò una silenziosa risatina.

“Persino in frangenti del genere, il nostro Ned avrà forse l'abitudine di ordinare di riordinare a puntino,” si avvicinò alla finestra, per scorgere l’ambiente esterno “o Marianne, per metter ordine nel suo cuore focoso, avrà disposto di darsi da fare in questi termini. Poveri, piccoli, orfani lupetti snaturati.”

Il rumore dei passi di ritorno aumentava sempre di più. Ed erano i passi di quattro piedi.

“Fatto sta che deve esserci un eccitante caos nella testa del nostro artigiano.”

Rientrò Marianne, accompagnata dalla bacinella, dallo straccio e da un uomo dallo sguardo distrutto ma...

“Vagamente contento.”

《Benvenuta signorina! Il mio nome è Ned Warner e sono colui che vi ha fatta chiamare!》

Le forti braccia conserte al petto, un vestiario da laborioso e duro mestiere, l’incarnato bronzeo – “Allora somiglia eccome al lupacchiotto d’ingresso!” – e bruni occhi, capelli, barba.

La ragazza annuì con fare attento e leggera ebetudine, poggiando pian piano la spada sul pavimento. Restò nei pressi della finestra.

《Vengo subito alla questione che vi riguarda: nella nostra cittadina è comparso uno yoma che ha ucciso cinque persone, cominciando da mia moglie…》 il suo respiro diventò pesante. La recente memoria lo sconvolgeva. O era lui a sconvolgere fisicamente la memoria?

《Quel che è peggio è che, all’inizio, si poteva pensare che il mostro si nascondesse sotto le fattezze di mia figlia, che è uscita molto scossa da quanto accaduto a sua madre. Per questo l’ho relegata qui in casa ma le morti sono continuate tra miei conoscenti e collaboratori e c’è chi sostiene di aver visto la mia piccola Daryn nei pressi dei luoghi dove sono avvenute le morti e continuano ad accusare lei per questo.》

“Che stupefacente familiarità!” esclamò interiormente “Eppure, si è così diversi… Che gran fortuna aver avuto la mia infanzia bastarda. Se fossi stata tenuta al guinzaglio da un parentado ed avessi subito un qualche lutto, a quest’ora starei a piagnucolare traumatizzata come la bestiolina di sua figlia, o a cercar vendetta come costui. Ahahahah! Proprio non mi ci trovo neanche ad immaginarlo! Forse la mia, più che fortuna è natura. Quindi doppia fortuna!”

Marianne stava ancora impalata a reggere la strumentazione da rudimentale toilette.

“Mh, così sembra, cercare lui vendetta... conoscenti e collaboratori, eh?... dettaglio piccante.”

《Perciò quel che mi aspetto da voi come prima cosa è che controlliate mia figlia in modo tale da dissipare ogni dubbio: se è lei lo yoma beh… per quanto la cosa mi addolori farete il vostro dovere. Ma se non lo è, voglio che troviate quella bestia e che la ammazziate come si merita!》

Parlò con iracondo tumulto, ma inciampò verso la fine.

“Capita di scordarsi le battute, fratè.”

《Suvvia.》sospirò, languidamente guardandolo《Anzitutto non si sforzi. Deve essere terribile avere su di sé un’infamia. Persino io, che ho di già la mia reputazione di ‘strega’, non lo sopporterei.》

Bugie. Erano proprio le voci multiformi sul suo conto ad alimentare il suo ego.
Oltretutto, pose volutamente l’accento sulla sconvenienza di essere tacciati di un qualche titolo debilitante, non sull’aver subito una tragica perdita.

《Grazie.》si rivolse alla serva, con l’intento di attirare la sua attenzione. 《Dia a me. 》Così le si avvicinò, prese  dalle sue mani prima lo straccio, che adagiò sulla spalla destra, poi il catino e si diresse nuovamente alla finestra. Quindi bevve.
Ma fu solo un sorsetto. Tuttavia, tenne alto ed inclinato il recipiente sulle sue labbra, che sembrava a momenti volerne bere tutto il contenuto.

Perché?
“Non saprei, mi andava. Voglio un po’ stordirli. Dopo tutta questa prosopopea, si brinda.”
Tolta la ciotola dalla bocca, la portò all’altezza del ventre e tirò fuori un ansimo di rinfrancato sollievo.

“D’altronde, era da giorni che non bevevo.”

《Perdonatemi, era da giorni che non bevevo.》

Si spostò verso il tavolo, posò la bacinella su di esso e si tirò una sedia.

《Ed è da giorni che non mi siedo. Col vostro permesso…》

Strano a dirsi, erano cose vere. Ma non ne aveva bisogno.
Si sedette e mise il catino in equilibrio sulle cosce.

Poggiò l’indice tra le sopracciglia, con la punta di esso rivolto verso l’alto.

《Vede questo brutto livido? Vede questo sangue rappreso da un lato e vivido dall’altro? La parte più superficiale è ancora fresca e stilla qualche gocciola nuova.》

Sembrava voler mettere in risalto una cronaca fisiologica a proposito della presunta ferita.
Era forse un modo per testare entrambe le figure, che guardava alternativamente, onde scorgere qualche modo d’animo visibile nel loro portamento, quale reazione inconscia.
Qualche cenno colpevolizzante, qualche gorgoglio di fame.

《Me lo son procurato senza accorgemene. Sbattei contro una parete rocciosa, mentre in sovrappensiero volgevo l’attenzione al vostro caso. Deve essere difficile.》

Pausa di silenzio.

《Ma guarirà, posso guarirlo. Siamo fatte così: l’avvicinarsi della soluzione agevola la rigenerazione delle nostre ferite.》disse convinta.

Ma quando mai?

《Ed io, signor Ned, sento di avere già in mano la situazione.》

Si chinò sulla bacinella ed iniziò a bagnarsi le mani, prendendo l’acqua a nocche concave e portandosela delicatamente al viso, che bagnato grondava nella stessa piccola pozza. Badava bene a non sfiorare la macchia.

Approfittò di questi lunghi istanti di quiete per concentrare la propria percezione yoki sull’uomo.

“Non si sa mai.” ammirava quello che sembrava il riverbero confuso ed instabile del suo sorriso nella colma bacinella “È comunemente risaputo il fatto che i genitori siano le bestie peggiori”.

《La piccola Daryn ora dov’è?》



Citazione:Yoki utilizzato: 0%
Stato fisico: Ottimo. Si segnala solo l’insignificante taglietto sul pollice e sul mignolo sinistro
Stato psicologico: Rilassata, vigile
Abilità in Uso: Percezione dello Yoki (Attiva, focalizzata su Ned Warner)

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That our dead love's buried beneath the mud.
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02-04-2022, 04:01 PM
Messaggio: #19
RE: L’Innocente [DarkGreen]
Di fronte al tuo atteggiamento, Ned Warner rimane per qualche istante… sconcertato. Poi però riassume il suo aspetto accigliato e giureresti di averlo visto scrollare le spalle: probabilmente attribuisce il tuo comportamento all’essere quelo che sei. Chi può dire, a parte forse gli Uomini in Nero, di conoscere davvero una mezza demone come te?
Comunque, la tua percezione continua a non rivelare nulla e lo scultore attende che tu abbia finito la tua toeletta prima di rispondere:

Daryn si trova nella sua stanza, al piano di sopra. Venite, vi porto subito da lei.

E, senza dir altro, l’uomo si gira e si avvia, ritornando verso l’ingresso laddove si allarga un piccolo atrio e inforca una scala laterale che porta al piano superiore. Una volta lì, accedete a un piano aperto sul quale si affacciano alcune porte chiuse. Ned estrae da un taschino una chiave e si dirige verso una delle porte, aprendone la serratura e spalancando l’uscio verso l’interno:

Daryn? Eccoci qui, la persona di cui ti ho parlato è arrivata!

Dice l’uomo, rivolgendosi a qualcuno all’interno. Questo qualcuno è una bambina la quale, all’apparenza, sembrerebbe avere dieci o dodici anni, seduta al centro della sua stanza con alcune bambole di pezza e altri giocattoli sparsi sul pavimento.
Un letto a baldacchino, un mobile con specchiera con una sedia, un armadio e una piccola libreria, tutti mobili semplici ma di buona fattura completano l’arredo della stanza, sulla quale spicca una finestra grande come quella del salotto, chiusa.

La ragazzina, che indossa a sua volta un abitino lungo semplice ma anch’esso di buona qualità, ha dei lineamenti delicati, la pelle color pesca una folta e lunga capigliatura bionda ma, quel che spicca su tutto sono due grandi occhioni azzurri come il mare. Non appena ti vede Daryn ti squadra da capo a piedi poi, con i suoi occhioni colmi di meraviglia, ti sottopone a una raffica di domande:

Ciao! Io sono Daryn! Come ti chiami? Perché hai quei capelli strani? Perché sei scalza? E perché porti quella tuta? Lavori nelle cave anche tu?
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04-04-2022, 05:56 PM (Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 09-04-2022 11:59 AM da DarkGreen.)
Messaggio: #20
RE: L’Innocente [DarkGreen]
《Parlato》 |  "Pensato"  | 《Parlato da altri》


“Ops, non dà segnale.”

E, in effetti, la sua percezione niente di demoniaco rilevava in quell’uomo, di sicuro sbalordito dal fuoriluogo momento di rinfrescata che la guerriera si era appena concessa.

Risollevò il volto dal catino, tamponandolo con lo straccio e umettando con il madido tessuto di esso la famosa macchia, giusto per dilatarla un poco e dar l’impressione di averla bagnata.

Daryn si trova nella sua stanza, al piano di sopra. Venite, vi porto subito da lei.

《La raggiungo subito.》

Mmh, non capisco se la situazione sia più divertente o più pallosa. Forse ambedue. O forse la cosa mi sfugge ad ora. Mmmh mmmh. Procace. Sono in serbo un gruzzolo di sorprese.”

Prese la bacinella e la posò sul tavolo. La pezzuola la rimise sulla spalla. Si avvicinò alla finestra e brandì di nuovo l’arma… in quella maniera.
Sembrava davvero portare una tracolla.

Gesticolò a Marianne – mimando col labiale un muto “dopo!” e facendo ruotare orizzontalmente l’indice sinistro – il fatto che più in là le avrebbe restituito il cencio.

Quindi camminò dietro Ned, che andò verso un vano adiacente l’ingresso, si infilò su per una scala laterale e salì.
Un pianerottolo ermetico (ma ‘aperto’) con tre porte si aprì finita la breve scalinata.
Il tonfo delle scarpacce di Ned per i gradini avevano un ritmo che legò la sua mente ad un’altra strofa di quella contorta litania in versi senza rima, che stava giusto recitando il mattino in cui le fu assegnata la missione:

“Corica crepe
su lande di sangue
indaco il cielo
di cavie aspiranti
quando poi canta
di strazio omertoso
rimbomba nel petto
il gallo del pulito”

L’ultimo rigo lo sbagliò, forse volontariamente, forse perché distratta dal rumore della serratura e della voce di Ned, che in modo squillante chiamò la propria bambina, per sporgersi e vedere la persona di cui papà aveva parlato.

O forse era un errore dovuto a una parodia infantile, a un motto dei venditori ambulanti di saponette a Rabona riemerso dal niente, a un richiamo canzonatorio di chissà chi. Poco importa.

Eudoxa si sporse per vedere l’interno della camera. Ed era la camera ben tenuta di una bionda bambina ben tenuta, coi balocchi sparsi sul pavimento. Lei stessa sembrava un balocco.

Due occhioni azzurri come il mare. Azzurri come quelli di Eudoxa un tempo. No, i suoi dovevano avere un tono più scuro, oltremarino.

“Dovrei commuovermi?”

Una raffica di periodi ridondanti sciabordò per tutte le quattro pareti che la recludevano:

Ciao! Io sono Daryn! Come ti chiami? Perché hai quei capelli strani? Perché sei scalza? E perché porti quella tuta? Lavori nelle cave anche tu?

Alla ragazza venne il singolare ghiribizzo di afferrare uno ad uno i pupazzi di pezza da terra per poi fiondarglieli in faccia, ciascuno per ogni domanda posta.
Ma ovviamente non lo fece. Le sorrise, si girò a far un occhiolino a Ned e poi tornò a sorridere, focalizzando la sua percezione yoki su quel bel faccino vellutato.

《Sono un’apprendista minatrice. Gli apprendisti stanno scalzi per rafforzare i piedi. Ho la tuta per sentirmi più comoda. Mi chiamo Dodò.
I miei capelli sono così perché una volta...》




Citazione:Yoki utilizzato: 0%
Stato fisico: Ottimo. Si segnala solo l’insignificante taglietto sul pollice e sul mignolo sinistro
Stato psicologico: Stabile, vigile, concentrata nel percepire un eventuale flusso yoki nella bambina
Abilità in Uso: Percezione dello Yoki (Attiva, focalizzata su Daryn)

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