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Occhio per Occhio [Lochnir - Hankegami]
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18-01-2013, 08:21 PM
Messaggio: #101
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Occhio per Occhio [Lochnir - Hankegami]
Citazione:"parlato"Si sentiva agitare, ribollire dentro. Sentiva lo Yoki rifiutarsi di venire controllato, d'essere represso dalla sua volontà . Dalla sua volontà . Era un incubo vissuto, non meno vero di quello sognato, quello stato di cose: lei aveva paura di ciò che non poteva controllare, una paura nata dal fatto che, nel passato che ricordava confuso e a sprazzi, fin troppe cose erano totalmente sfuggite dalla sua volontà . Terrorizzata, lei tirava, tratteneva, cercava di controllare, e quel fiume in piena nel suo corpo strabordava, premeva, si ribellava. Si trovò a chiedersi quanto sarebbe durata. E la prospettiva di non farcela la fece rabbrividire pur nella semincoscienza. Fu in quel momento che si sentì all'improvviso sollevata di schiena, e... adagiata su un corpo caldo. Su un petto. Il cui cuore batteva ritmico, normale - rassicurante. Calore, calore e normalità . Notte, notte buia ma sicura. Abbracciata. Ricordi che si riaffacciavano, di nuovo. "Cla... ire?..." Se prima dirlo le aveva tolto concentrazione, questa volta avvenne il contrario: lo Yoki sembrò ammansirsi dinanzi a quel calore. O meglio, la paura era scemata, e con essa la forza della ribellione, quella parte di lei che non l'ascoltava, l'incubo che le viveva dentro. La... tem... pes... ta?... La marea, sarebbe stato più appropriato dire per un flusso, ma lei il mare lo conosceva poco, mentre conosceva bene la neve e le nevicate e le tempeste. E, dentro di lei, la tempesta s'era calmata. "... Ugh!" Rendendosene conto, la piccola Guerriera raddoppiò gli sforzi, digrignò i denti e Soppresse lo Yoki superfluo, incanalando il resto nella pancia. Non vedeva, pensava a sprazzi, non capiva. Ma sentiva. E, in questa battaglia dei sensi, lei non avrebbe ceduto la sua volontà . _____________ La testa si era fatta leggera, quasi assente, come un uccello in volo. Lo Yoki, era da tempo rientrato nel più intimo del suo corpo. E la pancia non le doleva più. Aprì gli occhi. Per strizzarli quasi subito, abbagliata. La... lu... ce... Distinse dapprima il verde delle foglie, poi il bruno delle cortecce, infine il giallo abbagliante e l'azzurro del cielo. Una... foresta...? Che ci faceva lì? Non se lo ricordava... Cercò di far tornare tutto alla mente: la pancia, sì. La pancia, le aveva fatto un male tremendo fino a poco prima. Come mai? Era stata ferita, di certo. Ma come? Le venne spontaneo il ricordo di qualcosa di rossastro che fendeva il vento e le foglie, che si avvicinava a lei... e poi sì, il dolore. Rossastro... Che c'era, di rossastro? Foglie autunnali, di sicuro... ma quelle che vedeva erano verdi. E non ferivano. Che c'era, di rossastro? A poco a poco si formò una sagoma umanoide nella sua testa, poi la pelle si fece rossa - sì, ecco -, le orecchie appuntite, la testa calva, i denti aguzzi, gli occhi dorati... "... Ah!!" Tentò di rialzarsi con le mani: si era ricordata!! Il mostro - erano due, sull'acqua, uno lo aveva ucciso ma l'altro era fuggito, lei l'aveva inseguito, e... Le si mozzò il respiro. La testa. Le sembrava che d'improvviso le si fosse stretto un cerchio. E la spalla, la spalla destra: le faceva male, doleva. Ma... le... Ma non si arrese: quel mostro, dov'era finito?!? Cercò d'ignorare il dolore, e aguzzò la vista: erba, alberi, macchie violacee... lì. Un corpo rossastro. Non lontano da lei. Sospirò, il cuore che rallentava i battiti. Ma certo... è morto. Le era tornato tutto in mente: le ferite subite, la lotta, il tentativo di strozzarlo... e la sensazione di ossa frantumate. Ovvio, che fosse morto. Rinfrancata, si guardò intorno, le orecchie che ronzavano e le ovattavano i rumori esterni. Che era quell'ombra accanto a lei? Si voltò, e vide una giovane donna vestita di bianco, fatta eccezione per un'armatura argentata ed un bavero rosso, un bavero su cui campeggiava uno strano simbolo: le ricordava in qualche modo una bilancia, ma senza piatti; il suo volto, poi... Capelli biondi, trattenuti da due code che giudicò un pò ridicole, e occhi d'argento. Stranamente, trovò normale vedere degli occhi d'argento. Si chiese perché. Ad ogni modo, quella ragazza le era... familiare. Dove l'aveva già vista? I suoi occhi passarono sul resto dell'armatura della donna, bracciali e gonnellino e gambali, tutto in metallo lucente: dove li aveva già visti? Questa volta, non ci mise molto a comprenderlo, avvertendo del peso nei medesimi punti. Abbassò gli occhi: vero, pure lei indossava qualcosa di molto simile. E si ricordò perché. Vero... Claymore. Isto è 'l nome nostro. E lei...?* Rialzò lo sguardo, e tornò ad osservare la Guerriera che le stava accanto: perché era lì? Non le pareva d'averla vista prima - o forse sì? Comunque fosse, capiva se non altro che la sua presenza fosse rassicurante. Non una cattiva sensazione. 'L mostro... nostro dover era d'occiderlo, clar me par ciò. E ora...? Non ne aveva la più pallida idea. Però, le parve bene se non altro rialzarsi. Abbassò quindi lo sguardo, e piegò le ginocchia per sollevarsi. Il dolore la attanagliò subito. "... Uhngh!!" Fece una smorfia: la spalla! La gamba! Digrignò i denti: prima - ne era quasi certa - aveva fatto... qualcosa... per la pancia. Poteva fare lo stesso ora? Il suo corpo protestò tremando. ... No: meno troppa stanchezza per far cosa alcuna. Sospirò, affranta: era una pessima sensazione, l'impotenza. Però, questa volta - da quando? -, sapeva di non essere sola. Si voltò quindi verso la compagna dai codini biondi. E le porse la mano sinistra. "Forza oramai non tengo per guarire: a te toccherà menarme per... ovunque dobbiam ire." Lei non se ne rendeva conto, ma non era decisamente più la stessa di solo un'ora addietro. ____________ Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura che la dritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant'è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte. Io non so ben ridir com'i' v'intrai, tant'era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai.** Aldiger. Di Florent. Le era tornato in mente così, di getto. Di certo quel passo le calzava a pennello. Era certa di averne una copia, di quel libro... di saper leggere! - ma quando lo aveva imparato? -. Era qualcosa di più, un tassello in più: man mano che aveva camminato sorretta dall'altra Guerriera, aveva avuto tempo per riordinare i ricordi: chi era? Da dove veniva? Perché era diventata una Claymore? Che fine aveva fatto la sua famiglia? Le pareva come di essersi destata da un lungo sonno, un sonno... che era terminato con un incubo. Tremò: sì, nettamente con un incubo. Le parve a quel punto di vedere qualcosa: alzò la testa; una città all'orizzonte, un paese. Non era certa di non averlo mai visto prima. E'... quivi, che dobbiam tornare? Poteva chiederlo alla sua compagna, quella che la stava sorreggendo - non che ve ne fossero altre; semplicemente, le pareva stano e allo stesso tempo normale avere una compagna. Ma non lo fece. Non sapeva come comportarsi. La fissò per un attimo, il volto candido, i capelli biondi e gli occhi argento. I suoi erano bianchi, invece. Avrebbe giurato che fossero stati biondi. La fissò a lungo, incerta: parlarle o non parlarle? Dopotutto, non sapeva nemmeno il suo nome. Ecco - si rese conto - il nome! Magari le avrebbe detto qualcosa. Abbassò lo sguardo: che dire? Ah... Ehm... Nel libro? Nel libro, si dice... Sì, ecco, nel libro. Come si diceva? Lo ripropose: "... Qual è il tuo nome, e quel de la tua gente? Chi i tuoi avi, quale la tua città ? Di te, io non sapeo niente." Beh, forse non era proprio così, ma ci aveva provato. Citazione:Yoki utilizzato: 40% -> 0% Spoiler (Click to View) ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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19-01-2013, 12:06 PM
Messaggio: #102
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Occhio per Occhio [Lochnir - Hankegami]
“Parlato”
“Pensato” “Parlato da altri” Finalmente, dopo quegli interminabili momenti di agonia, lo Yoki della piccola guerriera si stava placando poco a poco. Laura, dal canto suo, non faceva che stringerla sempre più a sé, gli occhi chiusi per cercare di concentrarsi a sua volta in quell'abbraccio. La guerriera di Rabona, cresciuta in mezzo alla religiosità più severa della capitale, ne stava rispettando uno dei valori principali: la pietà . In questo credeva, in questo voleva credere. "Divina..." pensò. Lo sguardo con cui fissava ora la compagna era diverso. Capì, anche se già poco prima le era passato per la testa, che come lei aveva sicuramente sofferto per giungere dov'era giunta, per essere divenuta una guerriera dell'Organizzazione. Poi, proprio mentre lo Yoki stava tornando alla normalità nel corpicino minuto di Divina, ecco che ella aprì gli occhi. Laura ne gioì, seppur l'espressività del suo volto potesse solo lievemente abbozzare un sorriso. Era viva, e stava bene. "Forza oramai non tengo per guarire: a te toccherà menarme per... ovunque dobbiam ire." aveva detto Divina col suo consueto linguaggio particolare. "Bentornata, Divina." rispose Laura, aiutando la compagna ad alzarsi, stupita del fatto che le avesse rivolto parola. "Certo che ti aiuterò. Sono qui per questo. Sei stata grande contro quello Yoma." Sentiva un calore inconsueto. Cos'era esattamente? Le ricordava molto la sensazione provata nel momento in cui aveva fatto conoscenza di Kaira poco tempo prima. Che fosse...? La prese per una spalla e la aiutò a camminare. Camminarono per svariati minuti: la distanza percorsa con la corrente del fiume era stata considerevole. Ma a Laura importava solo che fossero uscite vive da quell'avventura. Non sapeva cosa dire, in realtà . Il ghiaccio che aveva caratterizzato il loro rapporto sino a quel momento si stava rompendo. E ne ebbe conferma nel momento in cui Divina, inaspettatamente, le disse: "... Qual è il tuo nome, e quel de la tua gente? Chi i tuoi avi, quale la tua città ? Di te, io non sapeo niente." Perché quelle parole le sembravano così belle? Eppure non avevano niente di strano. Laura si sentì confortata e felice. Una sensazione che di rado, ormai, le era concesso di provare. "Io..." rispose la guerriera di Rabona, timidamente. "mi chiamo Laura. Vengo da Rabona." Poi, mentre ormai il porto di Refi si scorgeva all'orizzonte, Laura aggiunse: "E tu? So solo che ti chiami Divina." Yoki utilizzato: 0% Stato fisico: ferita di entità leggera sulla gamba destra (causata da un artiglio di uno degli Yoma) ormai sopportabile. Stato Psicologico: Calma e felice non solo di aver aiutato Divina, ma anche di aver cominciato a parlarci. Sente che sta nascendo una nuova, inattesa amicizia. Abilità utilizzate: Percezione dello Yoki |
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22-01-2013, 12:20 PM
Messaggio: #103
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Occhio per Occhio [Lochnir - Hankegami]
Ci vuole diverso tempo perchè Divina e Laura riescano a tornare, a piedi stavolta perchè la barca è affondata, al porto fluviale da cui erano partite. Del resto, non solo il percorso via terra è più lungo di quello via fiume, ma le due guerriere si muovono lentamente, con Divina, ferita, costretta a farsi sostenere da Laura per camminare. La giovane guerriera è ancora in stato confusionale quando si mette in marcia, ma pian piano, lungo il tragitto, inizia a recuperare frammenti di memoria. Se non altro, si è infine accorta dell'esistenza di Laura, sebbene si rivolga a lei come se l'avesse appena incontrata. Oh beh, essere finalmente promossa da "nessuno" a "qualcuno" nella mente di Divina è senz'altro un passo in avanti per la guerriera di Rabona, ed infatti Laura è felice di poter finalmente comunicare con la sua bizzarra compagna.
Appena entrate a Refi, trovate un uomo in nero lì ad attendervi. Con vostra somma sorpresa però, non si tratta del Maestro Araldus, colui che vi ha affidato la missione, al contrario, quella che vi accoglie è l'inquietante ed inconfondibile figura del Maestro Duncan. Laura l'ha già conosciuto, è stato suo supervisore quando ella venne mandata ad uccidere il mostro che si era nascosto nella città dei profumi, Termalaine. Divina, invece, lo vede per la prima volta. Duncan vi accoglie com'è suo costume, vale a dire senza dire una parola, e sempre senza una parola ascolta il vostro rapporto sulla missione. Beh, quello di Laura almeno, visto che Divina non è ancora del tutto presente a se stessa. Alla fine, il Maestro vi indica con un cenno di seguirlo, e vi conduce dall'altro lato del villaggio dove scoprite che c'è una carrozza ad attendervi. Rientreremo a Staph con questa. Salite. Vi dice Duncan, e sono le uniche parole che gli sentite pronunciare. A quel punto, l'uomo in nero sale sulla carrozza, e attende che voi facciate altrettanto. Pare proprio che vi attenda un gioioso viaggio di ritorno in compagnia di quel gran simpaticone di Duncan che vi scruta da sotto il cappuccio...forse, chissà , un'esperienza che vi sareste risparmiate volentieri. D'altro canto, non dovrete farvela a piedi fino a Staph e avrete dunque l'occasione per riposarvi, quindi non potete nemmeno lamentarvi troppo... Avete diritto ad un ultimo post conclusivo.
Turnazione Invariata. Citazione:Nota: La carrozza partirà per Staph al termine del turno, quindi il vostro viaggio avverrà GdR-OFF. Ah, e Divina ritroverà la sua spada perduta appena metterà piede nella sua stanza, a Staph. Come sia stata recuperata e come sia arrivata a Staph prima di voi è un mistero, ma su certe cose è meglio non indagare troppo... |
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23-01-2013, 02:34 AM
Messaggio: #104
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Occhio per Occhio [Lochnir - Hankegami]
Citazione:"parlato" "Lau... ra?" Lo ripetè incerta: era un suono nuovo, strano. O forse era il nome ad essere strano: da quanto tempo non ne sentiva, di nomi? Non sapeva nemmeno il suo, ora che ci pensava. Udì anche quell'altro nome: Rabona. Cos'era? Non le pareva nuovo... oppure sì? Sollevò la testa: un aggolometrato di case ed altro - Refi, anche se lei non se lo ricordava; era una realtà come quella lì, magari quella lì? ... Ma non troppo grande pare, acciò la gente in communio viver possa? Cioè... troppa gente, davvero. Non sapeva perché, ma una bella casa isolata le pareva più adatta. Sì, decisamente più adatta. "... Eh?" Sì voltò verso... Laura, sì: le aveva appena chiesto qualcosa. Era una sensazione... strana. Perché s'interessava a lei? Non che lo trovasse disturbante, però. E... io? Sì, così aveva detto: e lei? Qual'era il suo nome, quale quello della sua gente, chi i suoi avi, quale la sua città ? Di lei, sapeva già solo che si chiamasse Divina. La cosa le fece salire... paura? Mancanza di respiro? Preoccupazione? No, come si dice... ansia. Sì, ansia. Perché non sapeva che rispondere. Divina... Divina... Divina... Divina... Suonava... strano. Ancor più di Laura. Le pareva difficile che fosse quello il suo nome - benché le rievocasse qualcosa, certo. "Divina" - lo sentiva a pelle - non era un termine affatto nuovo per lei. Non sapendo cosa rispondere, mentre zoppicava sorretta dall'altra la piccola Guerriera abbassò il capo, persa e confusa. 'L nome mio... non lo saepo. La gente mia... manco. Li avi miei? Ahimé, men che meno... E la mia città ?... Alzò di nuovo il capo, e scrutò pensosa Refi. Rabona... No, quel nome non le era decisamente nuovo. FLASHBACK
La mappa era in pelle, scura sotto e nonostante le linee in carbone nero e i vividi toni di verde, giallo, marrone e blu usati per indicare pianure, colline, montagne e fiumi; in rosso vivo, puntini grandi e piccoli e scritte grandi e piccole. Avevano loro insegnato a leggerle, quelle scritte - ma lei e Claire lo sapevano fare già da prima: gliel'aveva insegnato loro nonno. Un uomo vestito con un lungo abito nero mormorò qualcosa, ed indicò un punto rosso grossomodo al centro della mappa, a lei ed alle decine di ragazzine presenti in quella sala buia e tetra, cosa quasi incredibile in quella terra così assolata da trovarla odiosa; ragazzine perlopiù più giovani di loro: sua nonna le avrebbe definite quasi delle donne fatte, mentre le altre erano ancora bambine. Non sapeva se ritenerle fortunate o sfortunate per questo. "Guarda." le mormorò la chiara e soffice voce familiare al suo fianco "Quella è Rabona, la città santa." Lei alzò la testa, e incontrò alla sua destra una figura sorridente e minuta, dai lunghi e lisci capelli bianchi e dagli occhi d'argento. "Un giorno la visiteremo insieme, Teresa." Lei annuì, ma non sorrise: non le piaceva molto ridere, non da quel giorno; annuì, ed i suoi occhi caddero sul ferro che sorreggeva una torcia davanti a loro e ne rifletteva il fuoco. Vide riflettervisi una figura triste e minuta, dai lunghi e lisci capelli bianchi e dagli occhi d'argento. FINE FLASHBACK Mancò un passo, turbata: cos'era quel nome? Ci riflettè mentre le sue gambe riprendevano a seguire il passo di Laura, che la stava sorreggendo: era... era. Quello del suo incubo, intendeva dire. E anche la ragazzina - oppure nell'incubo era più grande? Non ricordava bene. Aveva paura di ricordare bene. Però... però, ora sapeva dove si trovava Rabona. E anche Pieta, e Dabi, e Lido, e Gorgia. E Staph. Quella mappa ne lo buio antro... Sì, quella non era un sogno: era convinta... certa... che non le fosse affatto nuova. Anzi, di averne seguito le indicazioni, e più d'una volta. Rialzò la testa: no, quel paese lì non poteva essere Rabona. Quel fiume, quelle case, quegli stili, quella posizione... Refi. Sbatté gli occhi, incerta: da dove le era giunta, quell'informazione? Quasi avesse fatto... un'associazione di idee. Sì, un'associazione d'idee istintiva. Guardò meglio il luogo, e cercò di ragionare: sì, era proprio quello, il luogo. Refi, nelle Terre dell'Ovest. Erano piuttosto lontane da Staph. Comunque... Laura? - Sì, Laura - veniva da Rabona. Nelle Terre del Centro. Una grande città . Più grande di Refi, non sapeva perché, ma ne era certa. E questo la riportò alla domanda rivoltale: e lei, da dove veniva? Si ricordava forse un deserto? - No. Una terra verde e boscosa? - No. Mari, montagne, colline? - Troppo vago, ma il mare le pareva proprio di no. Neve? Una grande casa in pietra e legno, nel cuore d'una foresta innevata, e più in là un paese di poche case... Sbattè gli occhi: che diamine stava pensando? Che era quel pensiero? Le pareva quasi d'averlo visto! Cercò di ragionare: neve. Sì, neve. Forse - no, ne era abbastanza certa: non le era nuova. Neve, e boschi. Forse aveva capito. "Io... no recordo como fui nomata." Aprì bocca quasi all'improvviso, dopo un silenzio durato molti, molti minuti - Laura forse aveva pure pensato che non le avrebbe più risposto. Ma lei invece ora aveva aperto bocca, e continuò. "Divina... non so. Non habeo certezza. Però... Però, crèo de saper donde venni." Sì, più ne parlava, e più le pareva d'aver ragione. Lo disse. "Del settentrion ne nivee lande. Credo... Parmi... De ben ricordar la neve." Sì, il Nord. La neve. La casa nella foresta. E l'urlo nella notte. Tremò: l'incubo! Il tetto che cadeva, lei e l'altra con la donna anziana... E lei, lei e l'altra l'una nel mostro e poi l'altra! Ansimò, e tremò più forte, perdendo nuovamente un passo. ... NO!! Lei e l'altra, lei e l'altra, lei e l'altra... Fu facile sovrapporla alla ragazzina dai capelli bianchi nella stanza buia. E al mostro. E alla notte, ai lampi argentati nella notte. E alla donna dai lunghi capelli biondi con la spada lorda del sangue del mostro. Del suo sangue. ... Sorella mia!!! Si bloccò d'un tratto, perdendo - di nuovo! - un passo: sorella? Cercò di tranquillizzarsi, di riprendere fiato e di camminare sorretta da Laura - chissà che stava pensando, di quel comportamento; ma lei, lei neanche ci pensava. Sorella... mia?... Una ragazzina minuti, dai capelli bianchi e gli occhi d'argento. Come quella riflessa dal ferro che sosteneva la torcia. Uguali. Lei e l'altra. Lei e il mostro. Le tornò in mente la sensazione del Limite, e tremò di nuovo: era... quello? Deglutì, e si guardò intorno, trovando Laura. Ea... vorrà le sue risposte. Decise di dargliele. Trovava anzi un bisogno di dargliele. "Io... non ero sola. C'era con me una fanciulla dai capelli candidi come la neve, con lune plene intra gli occhi... Come me. E' morta, adesso... i' credo." La donna dai lunghi capelli biondi, con la spada lucende del sangue su di essa alla lune della luna. Chiuse gli occhi, e camminò senza dire altro. Giunte a Refi, lei e Laura trovarono un uomo incappucciato ad attenderle, silenzioso. E chi sarìa, costui? Ebbe modo di comprenderlo mentre Laura gli raccontava tutto quello che era accaduto loro - ma davvero era accaduto tanto? Non se lo ricordava! -: l'abito nero le facilitò l'identificazione. Era come il tipo con la bacchetta nei suoi ricordi, come quello calvo - c'era uno calvo? -, come quello incappucciato - o era proprio lui? No, no -, come quello di quella mattina - o era passato qualche giorno? -. Un uomo in nero, comunque. Un membro dell'Organizzazione di Staph. Ecco come si facevano chiamare. Quando Laura ebbe finito di parlare, l'incappucciato fece loro cenno di seguirlo - e loro lo seguirono. Dopo un pò raggiunsero una carrozza dall'altra parte di Refi, e per l'occasione l'uomo in nero fece loro udire la sua voce: sarebbero rientrate con quel mezzo. In realtà , lei ebbe l'impulso di rispondere che poteva benissimo tornare a piedi, ma si accorse - al solo pensarvi - che le sue gambe non avrebbero gradito. Quindi rimase muta, e salì in carrozza osservando l'oscurità sotto il cappuccio dell'uomo. Buio... Como 'n quella notte: non era un sogno, no... No, non lo era affatto. Non l'altra lei, non la neve e la casa nel bosco, non la notte e la luna... ... Non il mostro. 'L mostro... Il mostro, ucciso da delle donne vestite di bianco e argento. Claymore. Soprattutto da quella coi lunghi capelli biondi. Il mostro, ucciso da una Claymore. "... Intendime." Lo disse quasi senza pensarci, fissando l'uomo in nero negli occhi - dove sarebbero dovuti esserci, gli occhi -; una parte di se stessa fu addirittura stupita dall'aver parlato. Addirittura impaurita. Ma l'altra no. Ed entrambe sapevano cosa volevano. "La domina da li lunghi crini d'oro, la più forte tra coloro de' quea notte." scandì a voce bassa e argentina "Colei ch'occise... me' sorella. Necesso de' vederla." Ecco, l'aveva detto. Quasi svuotata - quasi liberata - si accasciò sul sedile. La spalla sinistra le dolse. ... Uh! Vero... Già : era ancora ferita. Ormai aveva capito come fare: liberò un pò di Yoki - non troppo -, che le indorò le iridi e mise in risalto un paio di vene, ora sulla spalla. Se tutto fosse andato bene, sarebbe poi passata alla gamba. E infine, il meritato riposo. Citazione:Yoki utilizzato: 0% -> 20% (a fine turno) Spoiler (Click to View) ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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23-01-2013, 01:34 PM
Messaggio: #105
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Occhio per Occhio [Lochnir - Hankegami]
“Parlato”
“Pensato” “Parlato da altri” Mentre raggiungevano Staph, a Laura parve che la compagna non stesse ancora troppo bene: faceva strani gesti e ancora, cosa del tutto comprensibile, non era in grado di reggersi sulle proprie gambe a causa dello scontro da poco terminato. Però, la piccola ebbe la forza di rispondere alla sua domanda. "Non si ricorda il proprio nome. E' una cosa molto strana... Inoltre, dice di venire dalle terre del Nord, probabilmente. Parla di neve." aveva pensato Laura, lasciando il tempo a Divina di parlare. Le sembrava davvero confusa, come se non rammentasse bene. Ma la cosa che più delle altre lasciò perplessa la guerriera di Rabona e le fece socchiudere gli occhi, fu ciò che Divina aggiunse. "Io... non ero sola. C'era con me una fanciulla dai capelli candidi come la neve, con lune plene intra gli occhi... Come me. E' morta, adesso... i' credo." Laura, tuttavia, non se la sentì di parlare. Sembrava quasi che la compagna si stesse abbandonando ad un flusso di parole slegate tra loro, una sorta di stato confusionario: preferì stare zitta e sentire cosa la misteriosa Divina avesse da raccontare. Forse era proprio ciò di cui la piccola aveva bisogno. Poco dopo, Laura fu contenta di raggiungere il porto di Refi, dove per loro fortuna vi era già un uomo in nero ad attenderle. "Di nuovo lui." pensò Laura, senza che il suo sguardo glaciale e il suo volto da bambola tradissero i suoi sentimenti. "Duncan... Termalaine: me la fece vedere brutta, questo maledetto." Così, dopo aver fatto rapporto come si suole all'uomo in nero, le due guerriere si apprestarono a salire con lui sulla carrozza che, a suo dire, li avrebbe riportati a Staph. In realtà , Laura era contenta di potersi godere qualche ora di meritato riposo. Durante il tragitto avrebbe pensato a rigenerare la ferita rimasta sulla gamba. Guardò Divina ancora una volta, percependo uno strano aumento dello Yoki accanto a lei. Cosa le stava succedendo? "La domina da li lunghi crini d'oro, la più forte tra coloro de' quea notte. Colei ch'occise... me' sorella. Necesso de' vederla." "Che... uccise sua sorella? Una guerriera? Che diavol-" Laura fissò dapprima Divina, poi voltò lo sguardo verso Duncan, nascosto sotto il suo cappuccio. Cosa mai stava pensando, quell'essere così tetro? Le avrebbe risposto? Laura, dal canto suo, si sentì fortunata di riuscire a ricordare ogni cosa di ciò che a lei era successo, quella volta, benché il suo subconscio tentasse in ogni modo di celarlo. No, se lo ricordava bene: a Laura restava perlomeno il dominio sul proprio ricordo, su quella terribile memoria. E intanto, quella missione era finita, un'altra, per il meglio. Mai avrebbe pensato di poter conoscere una persona così criptica come Divina, che in passato le aveva causato non pochi problemi. "Che cosa... mi succederà , d'ora in poi? Mi mancano anche Kaira e Nemesis... E anche Clade. Chissà se a Staph le potrò rivedere... " Yoki utilizzato: 0% Stato fisico: ferita di entità leggera sulla gamba destra (causata da un artiglio di uno degli Yoma) ormai sopportabile e in rigenerazione durante il tragitto in carrozza Stato Psicologico: Felice non solo di aver aiutato Divina, ma anche di aver cominciato a parlarci. Sente che sta nascendo una nuova, inattesa amicizia. E' però dubbiosa in merito al comportamento strano di lei, tutte quelle frasi confuse e poi... il fatto che una guerriera possa aver ucciso sua sorella. Cosa significava tutto ciò? Intimorita dalla figura di Duncan, che già conosce. Abilità utilizzate: Percezione dello Yoki |
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24-01-2013, 12:29 PM
Messaggio: #106
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Occhio per Occhio [Lochnir - Hankegami]
Citazione:"La domina da li lunghi crini d'oro, la più forte tra coloro de' quea notte." scandì a voce bassa e argentina "Colei ch'occise... me' sorella. Necesso de' vederla." Oh? Risponde Duncan, e sorprendentemente, vi sembra di cogliere una nota di interesse nella sua voce di solito così fredda e priva di emozioni. E così vorresti vederla? Non so cosa tu abbia in mente, Divina, ma... d'accordo, la incontrerai. Afferma l'uomo in nero, acconsentendo a sorpresa alla richiesta di Divina. Dopodichè, il Maestro ordina al cocchiere di partire, e la carrozza si mette in marcia verso Staph... Citazione:X Lochnir - Tips:Citazione:Mentre raggiungevano StaphO_o Quest Conclusa con Successo. Presto riceverete un MP con la valutazione. Nel frattempo, potete procedere ad aggiornare la vostra scheda PG con il capitolo relativo alla missione. |
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