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QUEST The Secret Path [claire83 - Lachesi - La X di Miria]
06-08-2014, 10:19 PM
Messaggio: #3
RE: The Secret Path [claire83 - Lachesi - La X di Miria]
[Immagine: maiden_by_gensan613-d5gtwq0.png]

Citazione:"Pensiero"
-Discorso-




Era tornata sana e salva dalle Terre del Sud ma da allora le cose non avevano fatte che peggiorare: sentiva come una fitta, un pesante macigno, pesargli sullo stomaco. 
Le dava fastidio a respirare, a mangiare o a trovare l'appetito che aveva sempre creduto di avere; aveva visto in faccia lo Yoma, lo aveva visto negli occhi e aveva visto in essi riflessi il volto di sua madre e la paura con cui lei era tanto familiare.
Non lo colpì, lo lasciò libero ed i complimenti che ricevette furono immeritati; i riconoscimenti al merito la colpirono come pietre, la lapidazione aveva solo avuto inizio.
Se lo avesse ucciso, se gli avesse reciso la testa e avesse lasciato che il suo sangue fosse usato come inchiostro per i dipinti dei ratti affamati di quel Pozzo,  non si sarebbe sentita meno in colpa; la situazione sarebbe rimasta la medesima.
Eppure non poteva fare a meno di chiedersi se agendo in modo differente le cose sarebbero state davvero differenti per lei; se quella mattina avesse poggiato in terra prima il piede sinistro del destro, se avesse immediatamente colpito Cort e se Camilla fosse stata più utile e se avesse avuto un rendimento migliore... Cosa sarebbe cambiato?
"Oh..."
E così lo aveva fatto. 
Aveva parlato di una sua compagna come di uno strumento, come avrebbe fatto Cort o come avrebbe fatto Minerva, un figura alla quale Dua si era improvvisamente invaghita.
Le incuteva timore, i suoi occhi freddi e glaciali erano qualcosa che non aveva mai visto e la violenza su una sua compagna neppure ma il rispetto che suscitava, quello, era affascinante.
Qualcosa a cui lei voleva puntare ma era certa che non si sarebbe mai sentita dire da Cort una nota di merito, né da nessun'altro. 
Contrasse le labbra, mentre osservava il soffitto cadente della sua cella; non aveva un vero e proprio peso sul petto, non era senso di colpa: era delusione per sé stessa.
Sentiva che qualcosa le mancava, era un piccolo fuoco: se lei non fosse stata com'era, se lei non fosse stata Dua, allora sarebbe andato tutto al meglio.

Grazie alle Divinità quella notte non fu protratta a lungo poiché un suo "amico di vecchia data" l'aveva chiamata alle armi.
Con fare meccanicò si alzò dalla sua branda ed iniziando a coprire la sua pelle chiara con il sottile tessuto pallido constatò che era meglio così, perché non avrebbe sopportato di passare un'altra serata a riflettere su ciò che lei era o peggio, su ciò che lei non era.
Ricoprì lentamente i fianchi con il freddo metallo della sua armatura, lo stesso fece con gli avambracci ed infine con le spalline, le quali erano quasi troppo grandi per il suo gracile corpicino.
Sentiva il metallo sfegarle contro la pelle e contro le ossa nonostante il tessuto della tuta ed a volte trovava quel contatto fastidioso ma non lo disse mai apertamente, anche se a volte i suoi occhi potevano farlo capire. 
Infine guardando il suo simbolo inciso sulla sua spada, provò due sentimenti: sapeva che quella lama era l'unico motivo per cui lei era ancora viva ma si pentiva amaramente di non essere un pezzo di ghiaccio come lei, a volte starsene in disparte e non essere emotive come lei era così facile.
Nessuno aveva mai pensato che avere paura, avere ansia per ciò che pensavano gli altri di lei, che provare stati mentali differenti in così poco fosse difficile. 
Tutte si portavano sulle spalle l'onore del combattimento o il loro doloroso passato, come se non avessero condiviso tutte qualcosa del genere!
Si sentiva inadeguata e quello era il nemico più terribile di tutti, perché era dentro di lei e non poteva essere fatto a pezzi come un qualunque yoma.
Era salita di grado ma sarebbe mai piaciuta, almeno, all'Organizzazione o la sua era una lontana e tiepida illusione?

"Nessun ritardo questa volta, Cort"
Pensò mentalmente, come se si dovesse vedere con lui.
"Nessun ritardo."
L'aria notturna del deserto era fredda e lambiva la pelle di Dua come avrebbero fatto le onde del mare; appena lei vide Kelsier, riconoscendolo, non poté non sorridere e salutarlo timidamente con la mano.
Pensò a quanto lui potesse essere sorpreso di vederla ancora viva, forse finalmente si sarebbe sinceramente complimentato con lei?
Ovviamente, no.
Le aveva chiamate "splendori" quando lei era la ragazza più bassa delle tre, davvero pensava che lei fosse una bella ragazza? Chiunque potesse pensare una cosa simile di lei, era sicuramente pazzo od un bugiardo ma nonostante ciò a Dua fece tiepidamente piacere sentirlo.
Guardando l'uomo, seguendolo con gli occhi argentati, e rispondere con un sorrisino imbarazzato ai suoi a denti scoperti non poté non chiedersi cosa si fosse fatto alle braccia.
Poi si iniziò a parlare della missione e quella piccola fiammella nel suo petto si riaccese.
Perché Morgana era la caposquadra e non lei? Cos'aveva in più? A Dua cosa le mancava? Ancora una volta le mancò l'approvazione totale e sincera delle persone che le stavano accanto, c'era sempre stata Elise a metterla in ombra da bambina ed ora anche le sue compagne.
Strinse i pugni, in tensione, cercando di pensare che quella volta i complimenti che avrebbe ricevuto a fine missione sarebbero stati veri e puri.
Non le bastava essere la nuova Numero 32.

La ferì un po' ciò che aveva da dire per lei Kelsieri, era tutto là. Un augurio di buonafortuna ed una vaga speranza di rivedersi?
"Dannazione!"
Abbassò lo sguardo, cercando di non lasciare che i propri occhi si inumidissero; non era proprio tristezza e nemmeno rabbia, era un insieme delle due cose.
Doveva credere in lei? Forse, sì, non lo sapeva insomma. Se era arrivata a quel punto, forse un buon motivo c'era e forse se Kelsier le aveva "chiesto" di tornare indietro era perché gli importava.
Illudersi è molto facile.

Si lasciò sfuggire un sospiro affrando quando Kelsier se ne andò, era certa che le sue compagne l'avrebbero sentita ma non diede peso alla cosa; pensò piuttosto di dover agire in modo più freddo e distaccato con le due e quando alzò lo sguardo sentendo parlare Morgana non ce la fece.
Un altro sospiro.
"Sono sempre così titubante...?"
Voleva essere lei la persona decisa, poteva andare da Morgana e dirle "Oh non lo avevo capito che sei tu la caposquadra, Kelsieri non si era spiegato bene!"
Ma non lo fece, ovviamente, l'unica cosa fu una sua smorfia per l'affermazione nei riguardi delle teste... Una scena cruda che non volle figurarsi nella sua testa: quelle del Pozzo erano state più che eloquenti.

-Io sono Dua!- Disse, con forse un po' troppo entusiasmo subito smorzato dal vento, abbassò di nuovo lo sguardo e ripetersi di non avere paura non ebbe effetto.
-Sono Dua, la numero 32.-
"La codarda di difesa che ha lasciato scappare uno Yoma e che muore in attesa dell'approvazione dei propri superiori. E ti odio Morgana." Concluse la frase mentalmente.
"Oddio, scusa, non è vero che ti odio... Però..."
Sospirò, terza volta.

Fece un gesto eloquente con la mano, segno di partire subito o di non partire affatto.
Poi guardò le sue due compagne, non sapeva cosa pensarne o cosa attendersi da loro: se un atteggiamento come quello di Camilla o come quello di Minerva, sperava di non essere messa da parte ma specialmente di valere finalmente qualcosa.




Citazione:Yoki: 0%
Stato fisico: Il vento la infastidisce un po', condizioni regolari.
Stato psicologico: Ancora non sa se ha fatto bene a mantenere la sua "umanità" o meno nella missione nel Pozzo, non si sente esattamente in colpa per tali avvenimenti ma si sente vuota e privata dei riconoscimenti di cui vengono ricoperte le altre. Insofferente per non essere la migliore (caposquadra) e per non aver avuto reali complimenti da Kelsier.
Non sa cosa aspettarsi da Morgana ed Angelica.
Abilità utilizzate: Percezione dello yoki (passiva)

[Immagine: tumblr_nwk6rtcmjP1uhzkrko1_1280.gif]
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RE: The Secret Path [claire83 - Lachesi - La X di Miria] - Lachesi - 06-08-2014 10:19 PM

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