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QUEST The Secret Path [claire83 - Lachesi - La X di Miria]
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21-08-2014, 03:34 AM
Messaggio: #12
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RE: The Secret Path [claire83 - Lachesi - La X di Miria]
Le Terre del Nord non erano terre gentili, sicuramente non idonee ad una vita proliferante e ricca di biodiversità come altri luoghi più umidi, caldi e ricchi di una vegetazione folta e prepotente; no: le Terre del Nord erano nude, spoglie, quanto quelle dell'Est con l'unica differenza che erano ricoperte da un sottile lenzuolo funebre di neve e ghiaccio. Il paragone poteva sembrare triste ma in effetti non poteva averne uno migliore: lentamente il paesaggio era andato a "morire" e a "decomporsi", in un lento e triste decadimento che dal torrido caldo dei deserti le aveva portate fino alle lande ghiacciate del Nord. La neve era un materiale che Dua non sapeva ben definire, poiché la sua consistenza pareva eterea e fittizia; la percepiva indelebile sul suo corpo come una sottile brina fredda ma non aveva alcuna consistenza se non quella dell'acqua, come quando provi ad attraversare un fiume controcorrente. E poi, il suo colore, definirlo "bianco" era riduttivo: non mancavano, in un ambiente intoccato e naturale come quello, delle sottili sfumature cerulee; non era bianca la neve, né color panna e nemmeno color crema, era un insieme di questi colori e di certo quella cosa definita neve o nevischio non poteva essere stata inventata dagli esseri umani! I cieli del Nord erano grigi ed asettici tanto quanto il paesaggio, così nei momenti di distrazione Dua poteva non distinguere più con chiarezza la sottile linea che separava il cielo dalla terra ed i due mondi finivano con il mescolarsi e sciogliersi tra di loro ed allo stesso modo il giorno e la notte si susseguivano senza un vero e proprio ordine. A volte in questa stasi era come se perdesse la concezione del "quando", del "dove"; come se lei fosse in un mondo ma anche in un altro. La sensazione di muoversi in quelle terre aride di ghiaccio era come immergersi nei primi momenti di un profondo sonno, quanto tutto era stato creato attorno a te ma che ancora gli oggetti non parevano avere alcuna solidità vera e propria. Anche le due compagne di viaggio sembravano far parte di un mondo spirituale dominato da fantasmi irrequieti; infondo la loro pelle albina poteva essere confusa e mescolata nel paesaggio circostante. Da quando si erano fermate all'oasi, e da quando le loro parole si erano fatte sempre più rare, Dua aveva avuto occasione di riflettere molto sull'incombente missione che era stata affidata loro da poco. Erano per lo più riflessioni spezzettate, inserite nella sua mente di tanto in tanto per occupare il tempo in quei luoghi dove l'esistenza pareva vivere in un altro luogo. Si era dimenticata il nome del villaggio, o del luogo in cui erano dirette, ma per lei non aveva alcun tipo di importanza il nome poiché in quella sua breve esistenza da Guerriera, i nomi non erano mai stati così fondamentali. La Città Senza Nome situata nel deserto arido dell'Est, per esempio, era un luogo chiave della sua esistenza ma appunto priva di un nome, come anche la Guerriera che aveva trovato morta. Dua giunse dunque alla conclusione che più importante di tutto fosse la memoria di un luogo o di un posto o di una persona, prima che di un nome, perché attraverso la sua mente quei luoghi e quelle persone avrebbero continuato a vivere eternamente, insieme a ciò che avevano conosciuto nella loro esistenza Lo Yoma che aveva salvato, per Dua, sarebbe per sempre rimasto un fuggiasco pieno di paura a cui aveva salvato la vita; sarebbe sempre rimasta una figura viva ed umana (per quanto, appunto, si trattasse di uno Yoma). Tornando con la mente sulla missione, l'idea delle catacombe non pareva disturbare tanto Dua ma iniziò a temere che quella volta non sarebbe stato così semplice: lei aveva chiesto aiuto a Camilla per calarsi e ai popolani per ottenere un'illuminazione degna, sarebbe stato così anche quella volta? Le fu possibile vivere in quel Pozzo solo perché era da sola e priva dei pesi che l'avrebbero sicuramente rallentata, in tre persone in un luogo angusto sarebbero riuscite a farcela? Inoltre Kelsier aveva aggiunto qualcosa riguardo l'alto numero di sparizioni, tante da mandare in missione ben tre Guerriere; teoricamente, persino la sua missione precedente aveva richiesto tre guerriere, che poi fossero solo lei e Camilla era un altro discorso, per cui Dua non era molto preoccupata. Ma ebbe comunque modo di pensare, che fosse un gruppo di yoma? Era la prima volta che ne sentiva parlare e l'idea le pareva addirittura assurda, forse però quelle terre così povere avevano spinto delle creature solitarie ad unirsi e a collaborare; un atteggiamento molto umano in effetti. Inoltre.. L'idea che Angelica non si sentisse proprio a suo agio nelle cripte un po' la rinfrancò, perché era segno che non era poi così perfetta come Kelsier l'aveva fatta apparire; e poi, infondo, solo perché a lei non era stato detto esplicitamente che "avevano piani per lei" non voleva dire che non la tenessero in considerazione. Diamine! Era scivolta al numero 32 della classifica in quanto tempo? Doveva pur valere qualcosa! Doveva! Ma Dua per quanto avesse quell'incendio che ardeva nel suo petto doveva restare calma e ragionare con il cervello, quando non lo aveva fatto per timore di qualcosa aveva rischiato di morire; se sarebbe riuscita a mantenere sempre quella mentalità che la aiutava a trovare soluzioni, per quanto imbarazzanti, che non la coinvolgevano direttamente in uno scontro "ad armi pari" sarebbe sopravvissuta. Sì, e poi? Sopravvivere era la chiave della sua intera esistenza? Possibile che non avesse altro a cui puntare? "Sì, ma cosa?" Dimostrare di essere la migliore non era affatto nel suo stile, essere apprezzata da qualcuno era romantica come idea ma pressoché impossibile. Forse era quello che le era sempre mancato: un ideale da perseguire fino alla morte, tanto ci credeva; un desiderio così perfetto da non farle soffrire il dolore. Salvare gli umani era così... Scontato e banale come idea, e poi perché? Non erano stati gli yoma ad uccidere Esbern, lei lo sapeva bene, e se sua madre era stata uno di quei demoni tanto a lungo Dua sapeva quanto bene avessero vissuto insieme. Gli umani a volte erano semplici beoti, irriconoscenti; non che la cosa la urtasse, ormai li capiva, ma non avrebbe mai dato la sua vita esclusivamente per il loro bene. L'Organizzazione era, a suo modo, diversa però; in quale modo, quello era tutto da capire ancora. Il vento e le scompigliò i capelli quasi nello stesso momento in cui l'unica ciocca di capelli lunghi di Morgana veniva mossa; Dua preferì lasciare andare avanti le compagne, mentre ammirava le montagne grigiaste e bianche. Sapeva che non mancava molto al loro arrivo e per una volta, era determinata a fare qualcosa; per il momento, quello, sarebbe stato il suo ideale. Citazione:Yoki: 0% |
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