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QUEST The Secret Path [claire83 - Lachesi - La X di Miria]
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28-08-2014, 03:09 AM
Messaggio: #17
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RE: The Secret Path [claire83 - Lachesi - La X di Miria]
Finalmente giunsero nel villaggio del ghiaccio di cui Dua non ricordava assolutamente il nome, e a cui non interessava minimamente a dire il vero, e l'aria aperta che sapeva di freddo che stava respirando lentamente andò a sfumare in un una condesa un po' più calda e vissuta rispetto a prima. Era una sfumatura quasi totalmente impercettibile, al pari di un odore, che si mescolava al sapore dell'aria di montagna insinuandosi nelle narici di Dua con un sapore un po' aspro e caldo: legna che ardeva. Dai pinnaccoli dei camini si sollevava verso il cielo una sottile linea acre nera e grigia, a seconda dell'abitazione, che segnalava la presenza di vita civile in quel luogo; le case che erano principalmente state costruite con i massicci legni del luogo, si stringevano tra loro creando vicoli ricoperti di soffice neve bianca che le tre Guerriere andavano a sporcare con le loro impronte. I tetti delle case parvero a Dua estremamente spioventi, con la coda dell'occhio le parve persino di vedere parte della neve cadere dal tetto per impattare al suolo ma non ne era molto certa; onestamente la Strega dagli Occhi d'Argento non aveva alcun tipo di conoscenza tecnica e nemmeno sapeva qualcosa di architettura, per cui non poteva immaginare che la disposizione di quei tetti spioventi fosse stata studiata per evitare l'accumulo di neve sulle varie strutture -altrimenti avrebbero ceduto sotto il peso immane che si sarebbe creato durante le stagioni più fredde. Ad ogni modo come fu per l'ultimo villaggio visitato, le persone erano affascinate e spaventate da persone come lei; per Dua non era qualcosa di strano, certo, a ben vedere doveva essere sicuramente più strano proprio per quei civili indifesi: ben tre Guerriere giunte dal Deserto dell'Est erano lì, nelle loro terre. Qualunque umano avrebbe sofferto fino alla morte, probabilmente, un cambio di temperature così brusco in pochi giorni ma Morgana, Angelica e Dua non erano umane da diverso tempo ormai. Sinceramente la ragazza non sapeva cosa pensarne di quelle persone, se averne pietà o meno ma pensava che provare per loro una certa compassione fosse ipocrita visto che aveva lasciato libero uno yoma. Il suo "piccolo" e sporco segreto. Più ci pensava e più si accorgeva di quanto potere le avesse dato quel gesto: nelle sue mani dipendevano diverse vite, lei aveva deciso la sorte di un altro essere vivente e lo avrebbe fatto da lì a poco. Aveva deciso la sorte di uno Yoma e con quel compito avrebbe deciso la sorte dei pochi esseri umani rimasti in quei luoghi; sarebbe potuta essere quell'angelo di platino che sceglieva di avere pietà anche per i peggiori come poteva essere il demone che strappava la testa ai nemici. Dipendeva da lei, la cosa un po' la spaventava. Ad ogni modo, un uomo ricoperto di pellicce le accolse in mezzo alla strada e distrasse Dua dai suoi stessi pensieri; lei lo guardò intensamente, incuriosita da quella figura di cui non sapeva niente a parte il nome. Morgana non perse tempo, seguì l'uomo che di ben poche parole si lanciò verso la sua abitazione, così fece Angelica e così a sua volta fece Dua. Senza fiatare le seguì. La casa era abbastanza vuota, non parve povera, semplicemente vuota; mancava il calore di una casa ma in terre così aride, in effetti, il calore di un ambiente familiare veniva facilmente aspirato via dai gelidi venti del Nord. Quando l'uomo, Ruthgard, invitò le tre ragazze a sedersi con un estremo atto di gentilezza la Caposquadra invitò con lo sguardo le sue compagne ad imitarle e ad accettare il posto che veniva loro offerto. Dua fu l'ultima a sedersi ma a dire il vero volle godersi quei pochi attimi in cui era più alta delle sue due compagne, in modo infantile apprezzò anche la cosa. Durò poco, poiché si sedette come le fu "ordinato". Ascoltando le parole di Morgana e del Sindaco Dua ebbe qualcosa a cui pensare e mentalmente contraddisse la sua Caposquadra. Non erano lì per interrompere le morti, erano lì per portarne di nuove, che importava di che colore fosse il sangue? Una volta che veniva versato a terra, pur sempre un cadavere sarebbe rimasto ai loro piedi. E poi lei non sapeva nulla di quel posto né di quelle persone, per quanto capisse i loro affanni, doveva ammettere che erano lì perché l'Organizzazione lo aveva voluto. Aveva voluto salvare quel villaggio. No? Ad ogni modo non aggiunse niente, proprio come fece Angelica, preferiva che Ruthgard iniziasse a raccontare ciò che aveva da dire, voleva avere una visione generale della situazione e poi passare a domande più specifiche... Sempre se ne avesse avute. Citazione:Yoki: 0% |
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