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TEST Un normale pomeriggio a Staph [Lachesi]
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09-02-2014, 03:36 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 09-02-2014 03:45 PM da Narratore.)
Messaggio: #21
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RE: Un normale pomeriggio a Staph [Lachesi]
Be'?! Che fai, ora ti blocchi dalla paura?!
Una risata malvagia fa seguito alle parole del mostro, che però non si muove. Perché non attacca? La risposta arriva in fretta. Dua sente un dolore acuto al gluteo destro, seguito subito dopo da altro dolore alla caviglia sinistra. Un rapido sguardo le permette di capire cosa sia successo. Due delle sue "amiche", l'hanno morsa; con tutto ciò che sta succedendo, non s'è resa conto che due di quelle bestie le sono arrivate da dietro. [Entrambe Ferite LEGGERE] Un'altra risata prorompe dallo Yoma, che con una spadata elimina un'altra sfortunata lucertola che ha avuto la brutta idea di avvicinarsi troppo. E' tempo di morire, puttanella! Lo Yoma si tiene a distanza, alza la sua mano sinistra e fa allungare tutte le cinque dita verso Dua; l'attacco, tuttavia, non è poi così veloce. Uno degli artigli mira verso la testa della novizia, mentre gli altri quattro puntano alla parte alta del suo busto. Dua si trova in una situazione disperata, come potrà cavarsela? Citazione:SUGGERIMENTO: Al 20% di Yoki liberato, non cambia solamente il colore degli occhi della Claymore, ma piccole vene fanno capolino vicino agli stessi. Incollo di seguito ciò che riporta scritto il Regolamento: |
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09-02-2014, 05:52 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 09-02-2014 05:59 PM da Lachesi.)
Messaggio: #22
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RE: Un normale pomeriggio a Staph [Lachesi]
In tutto questo immane sforzo di rimanere concentrata e di non fuggire come la codarda che era, Dua non si era evidentemente accorta delle grosse lucertole che le si erano avvicinate da destra. Certamente quello di non accorgersene doveva essere stato uno sforzo molto difficile, poiché lei stessa pochi attimi prima si era resa conto della loro presenza a lato ma com'era probabile che fosse, semplicemente il nervosismo del momento, le aveva fatto passare di mente la questione. E di certo, Dua non si aspettava che tra tutti andassero ad aggredire lei. Mugugnò dal dolore a causa dei morsi dei rettili ma si fece forza, sapendo che se fosse crollata in quel momento sarebbe certamente morta; tutt'ora dubitava di avere molte possibilità di sopravvivenza ma se doveva essere quello il suo destino... Non voleva essere una preda facile, per quanto patetica lei fosse. Digrignò i denti e con il coraggio della paura, vedendo i "proiettili" dello yoma arrivarle in faccia come frecce altro non fece che frapporre la sua spada tra il suo corpo e gli artigli. In quel modo, sperava di riuscire a gettarsi in terra alla sua sinistra per evitare una perforazione ai polmoni, che in quel momento sarebbe risultata fatale, ed alle costole nonché al volto. Se fosse stata fortunata, sarebbe riuscita a recidere un paio degli artigli dello yoma e a procurarsi una ferita alla spalla anziché farsi perforare il cranio ed il petto. Citazione:Stato Fisico: Occhi gialli e felini, sporchi con venature. Ferita di entità media (perforazione del tessuto muscolare) alla spalla sinistra e lacerazione del tessuto muscolare all'altezza del seno, ferita leggera. |
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10-02-2014, 01:50 PM
Messaggio: #23
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RE: Un normale pomeriggio a Staph [Lachesi]
Dua, rendendosi conto di essere in una situazione disperata, decide finalmente di combattere, almeno per non dimostrarsi una preda facile. Forse proprio per questa sua risolutezza, forse per la discreta quantità di Yoki che sta liberando o forse per pure e semplice fortuna, la novizia riesce ad evitare di stretta misura l'artiglio diretto alla sua testa, che si limita a lasciarle un fastidioso ma per nulla grave taglietto sulla guancia destra. [Ferita LEGGERA]
Ma per quanto possa essere lieta di aver evitato il colpo che l'avrebbe probabilmente uccisa, Dua deve fare i conti anche con tutto il resto. Anzitutto, non preoccupandosi delle due bestie che la stavano mordendo, esegue quel brusco movimento verso la sua sinistra, provocando lo strappo delle parti che si trovavano tra le fauci delle due Lucertole, aggravando quelle che appena prima erano piccola ferite. [Ferita MEDIA al gluteo destro][Ferita MEDIA alla caviglia sinistra] I restanti artigli dello Yoma invece, non fanno grossi danni, anzi. Grazie alla propizia decisione di Dua di usare la propria spada come una sorta di scudo tagliente, tre degli artigli del mostro vengono tagliati, mentre il quarto passa sotto al braccio della novizia, senza arrecarle alcun danno. Un bestiale urlo di dolore accompagna la caduta di Dua, che ora si ritrova più ferita di prima, ma perlomeno libera e soprattutto viva! Purtroppo, sente che la propria caviglia sinistra non riuscirà ad esserle di grande aiuto, ma nonostante la perdita di sangue da più punti, potrebbe cogliere questa occasione. Con la coda dell'occhio infatti, nota che lo Yoma si ritrova impegnato da un paio di lucertolone. Invece, le due lucertole che l'hanno morsa, la guardano con ferocia, i denti sporchi del suo sangue e della sua carne, ma sembrano impegnate a masticare ciò che sono riuscite a strappare. Cosa farà ora Dua? |
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10-02-2014, 10:37 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 10-02-2014 10:43 PM da Lachesi.)
Messaggio: #24
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RE: Un normale pomeriggio a Staph [Lachesi]
Il suo piano aveva avuto parzialmente successo, escludendo il dilaniamento muscolare al gluteo ed alla caviglia sinistra, ma se avesse continuato a mantenere il controllo forse sarebbe uscita viva da quella situazione. Il problema, appunto, era riuscire a mantenere la calma cosa non proprio semplice data la sua natura estremamente emotiva; Dua non era una cattiva ragazza ma semplicemente, a volte, non riusciva a trattenersi né con la rabbia né con la paura... ...Ed in quel caso, ovviamente, a prevalere era la paura di poter morire in quel momento, in un luogo dimenticato e senza nemmeno l'ombra di un'amica. C'era qualcosa di più patetico di lei, in quel momento? Se fosse morta quel giorno, nessuno si sarebbe ricordata della sua esistenza, nessuno avrebbe onorato la sua memoria ed il suo cadavere sarebbe marcito sul pavimento dissestato di quella Città Senza Nome, come la guerriera che l'aveva preceduta, senza ottenere nessun tipo di onoranza funebre. Dua era sicura di potersi vedere con gli occhi di un estraneo, di un Dio magari, sdraiata in terra, con il volto sporco di fango purpureo perché intriso del suo sangue e la sabbia del deserto a mescolarsi ai suoi capelli argentei come la luna. Perché un Dio avrebbe voluto salvare la sua misera presenza in quel mondo privo di ragione? Con la fronte schiacciata sul terreno Dua sentiva la ferita alla spalla bruciarle enormemente; all'inizio l'adrenalina del combattimento aveva sconfitto il dolore fisico ma ora la pelle le bruciava talmente tanto da avere l'impressione che un palo in ferro completamente rosso di calore le stesse bruciando la pelle. Ma solo la bocca della ferita bruciava così tanto da farla piangere perché, poco a poco, il resto del braccio diventava sempre più freddo a causa della continua perdita di sangue; per quanto tempo ancora Dua avrebbe potuto resistere? Con gli occhi pieni di panico osservò le due lucertole intente a banchettare con la sua carne che per ora parevano occupate ma quando rialzò lo sguardo verso la vera minaccia si accorse di quanto fosse vulnerabile in quel momento. In fin dei conti, lo Yoma stesso non era meno patetico di lei; c'era da chiedersi come avesse fatto a vivere tanto a lungo se delle bestie così fameliche gli arrecavano tanto fastidio. Con quel fugace pensiero, Dua non poté fare a meno di pensare cosa la distinguesse da quel bieco essere che l'avrebbe disossata viva per il suo piacere personale e, così, in quei pochi attimi che lei ebbe ragionato su ciò... Non trovò una risposta rassicurante da dirsi. Singhiozzò, doveva reagire e farlo subito anche solo con la forza della disperazione. Si tirò su in ginocchio, digrignando i denti per il dolore, e con rammarico pensò di non avere abbastanza energia per uno scatto fulmineo verso lo Yoma; era forte e rispetto alle sue compagne poteva sopportare ferite di superiore entità ma non era agile e ancor meno lo era con una caviglia fatta a pezzi. "Oh..." Con terrore realizzò che aveva un solo modo per raggiungere il nemico, guardando la sua spada luccicante pensò di doverla lanciare. Lo yoma era vulnerabile in quel momento, non poteva aspettare ancora! Ma... Se avesse mancato il bersaglio? Se non fosse morto? Lei sarebbe stata completamente disarmata ed in balia di un tragico destino! Strinse con forza il manico della spada ed iniziò a singhiozzare. Forse la morte era il suo unico destino. Cercò di prendere la mira come meglio poteva, di caricare il colpo in modo tale che fosse letale, forte ma preciso... Come se tutte queste caratteristiche potessero fondersi in un unico lancio, poi. Citazione:Stato Fisico: Occhi gialli e felini, sporchi con venature ai lati degli occhi. Ferita di entità media (perforazione del tessuto muscolare) alla spalla sinistra e lacerazione del tessuto muscolare all'altezza del seno, ferita leggera. |
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13-02-2014, 07:48 PM
Messaggio: #25
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RE: Un normale pomeriggio a Staph [Lachesi]
Dua, ormai completamente disperata, provò un ultima mossa; lanciò con forza la sua Claymore, mirando lo Yoma che si trovava impegnato ad uccidere le grosse lucertole. La grossa spada si diresse velocemente verso l'ignaro mostro, che si accorse del pericolo troppo tardi.
Oh n...! Uno spruzzo di sangue violaceo e un gorgoglio, nessun altra parola uscì dalle labbra sanguinanti dello Yoma. La spada di Dua s'era conficcata in profondità nella gola del mostro, quasi staccandogli la testa dal corpo; ormai era spacciato. I suoi occhi perdevano vitalità e le sue gambe cedettero. La Claymore che stringeva cadde a terra tintinnando, mentre i suoi occhi, nonostante tutto, fissarono Dua con odio. Con le ultime forza rimaste, lo Yoma alzò lentamente la mano destra e fece partire i suoi artigli verso la novizia. Due di questi la colpirono al braccio destro, all'altezza del gomito, mentre i restanti tre la colpirono alle gambe, all'altezza delle ginocchia. [Ferite MEDIE, due al braccio destro, una alla gamba sinistra e due alla gamba destra] Le parve che lo Yoma quasi sorridesse dalla soddisfazione, prima che lo stesso cadesse all'indietro, finalmente morto. La sua carcassa venne presto ricoperta dai corpi squamosi delle grosse lucertole. Dua invece era in una situazione critica. Si trovava circondata a sua volta da quelle fameliche lucertole e non riusciva più a muoversi. L'eccessiva perdita di sangue stava per farle perdere conoscenza, la testa le girava terribilmente e si sentiva molto debole. Che fosse giunta la sua fine? Citazione:In questo turno, limitati a descrivere le sensazioni della tua PG, eventuali parole, sfoghi, quello che ti pare. Il turno durerà effettivamente qualche decina di secondi, poi interverrò io. Mi raccomando, niente autoconclusioni. |
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16-02-2014, 01:59 AM
Messaggio: #26
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RE: Un normale pomeriggio a Staph [Lachesi]
Lo aveva ucciso. Non avrebbe mai pensato di poter giungere a tanto ma aveva ucciso lo Yoma, il mangia-interiore, o il torturatore di novizie... Qualsiasi nome egli avesse, era semplicemente morto e deceduto. Caduto in terra, con il collo troncato, il sangue violaceo che grondava ed inzozzava il terreno con il suo puzzo non di questo mondo; poteva esserci visione più paradisiaca di quella? Dua non era una persona che traeva piacere dal dolore altrui ma come poteva negare di godere nel sapere di essere sopravvissuta, nonostante tutte le ferite riportate nel feroce e confusionario scontro? Anche negli ultimi attimi di vita, lo Yoma aveva tentato di ucciderla ma non aveva avuto successo. Ed ora la pelle, i muscoli e persino le ossa le tremavano per l'adrenalina che scorreva potente e veloce in lei; il cuore le stava scoppiando tanto batteva forte e non poteva fare a meno di pensare che, se avesse reagito un po' prima, forse non si sarebbe ridotta così male. "Se non avessi avuto paura, se avessi reagito prima! Forse... Forse..." ...Forse, in quel momento, non sentirebbe la mancanza di così tanti pezzi del suo corpo. Ma lei era stata codarda, e doveva ammetterlo lei stessa; la paura era il nemico di tutti ed il vero coraggio risiedeva in chi aveva la forza di combatterla e reagire. Lei aveva avuto questo coraggio solo parzialmente ed ora ne subiva le conseguenze. "Dovevo essere più forte di così!" Pensò, un po' spaventata per l'effetto che lo Yoki rilasciato le dava al cervello: l'iniziale esultanza cominciò presto a decadere e a sprofondare in una profonda depressione una volta calma. La ragazza doveva solo placarsi, riprendere fiato, e riposarsi ma come fare ciò quando era circondata da beste fameliche che ancora si gustavano il suo dolce sapore di sangue marcio? Singhiozzò, per la rabbia questa volta. Perché era sopravvissuta ma ferita, sanguinante e stanca dubitava di poter sopravvivere a quei lucertoloidi affamati. Era sopravvissuta solo per morire in modo peggiore, e questo a causa della sua titubanza. -Sono un'idiota!- Urlò, disperata. Aveva anche lanciato via il suo unico modo per difendersi, la sua spada. -Ah... Io...- Doveva arrancare verso la sua elsa, provarci almeno. Si trascinò per pochi centimetri suoi suoi gomiti, sentendo ogni secondo la forza mancarle sempre più. Era disperata e mille domande le svolazzavano nella mente; molte affermazioni invece si sigillavano nel suo cranio, tutte ammissioni di colpevolezza per ciò che lei non aveva avuto il coraggio di fare mentre altre, forse, sì. -Ugh...- Citazione:Stato Fisico: Occhi gialli e felini, umidi con venature ai lati degli occhi. Ferita di entità media (perforazione del tessuto muscolare) alla spalla sinistra e lacerazione del tessuto muscolare all'altezza del seno, ferita leggera. |
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18-02-2014, 03:34 AM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 18-02-2014 03:38 AM da Narratore.)
Messaggio: #27
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RE: Un normale pomeriggio a Staph [Lachesi]
Dua tentò di trascinarsi fino alla spada, spinta dalla disperazione e da una forte rabbia rivolta a sé stessa, mentre le fameliche lucertole sembravano leccarsi i baffi per l'imminente pasto. La novizia sentiva le proprie forze venire meno, aveva perso molto sangue e continuava a perderne; stava morendo, lentamente ma inesorabilmente.
Ad un certo punto cedette, la vista che le si offuscò all'improvviso. Sentì un peso sul suo martoriato corpo, quindi un altro. Le Lucertole si stavano mettendo comode per godersi la loro cena. Era giunta l'ora per la giovane novizia? Senza aver avuto la possibilità di cercare sua sorella, senza aver potuto dimostrare le sue capacità a nessuno, benché meno a sé stessa... All'improvviso, calore. La notte fu improvvisamente illuminata, seppur debolmente; Dua era quasi incosciente, ma sentì le lucertole sopra di lei irrigidirsi, quindi sibilare rabbiosamente. E il peso se ne andò. Dua sentì i passi strascicati ma veloci delle bestie che si allontanavano, forse impaurite. Il pericolo di essere mangiata era forse scampato, ma le ferite della Novizia erano ancora aperte e sanguinanti. Le rimaneva pochissimo tempo a disposizione, forse era il momento di dedicarsi alle proprie ferite. Essendo una guerriera da difesa, sapeva di essere in grado di rigenerare almeno parte delle ferite ma... avrebbe dovuto rilasciare una gran quantità di Yoki per riuscire a sopravvivere, forse più del doppio di quello che già stava rilasciando, considerando che aveva a disposizione solo qualche decina di secondi prima di perdere conoscenza. Ce l'avrebbe fatta? Avrebbe trovato dentro di sé abbastanza forza di volontà per riuscire a scampare alla morte? Citazione:Il tuo prossimo post dovrà avere anche una parte introspettiva, siccome Dua è più incosciente che non. Il risultato delle prossima azione di Dua sarà deciso in base alle tue descrizioni. Mi raccomando solo di non fare autoconclusioni e di non aggiungere descrizioni particolari a ciò che ha visto o percepito la tua PG; tutto quello che avevi bisogno di sapere l'ho già scritto io. |
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22-02-2014, 12:40 AM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 22-02-2014 06:24 PM da Lachesi.)
Messaggio: #28
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RE: Un normale pomeriggio a Staph [Lachesi]
All'età di otto anni, lei e sua sorella fecero una scommessa: chi delle due avrebbe rammendato meglio la gonna, avrebbe preso l'ultimo dolce. Quella che avrebbe perso avrebbe invece rotto il regalo di Esbern per sua madre; le regole le aveva decise Elise ed ovviamente, Dua, perse come la sorella maggiore si aspettava. Mentre Elise si gustava l'ultimo dolce della casa, Dua ruppe il suddetto regalo e per la prima volta in tutta la sua vita vide l'espressione più adirata e disumana di sua madre. Non ammise mai che era stata sua la colpa, anche se era stata "istigata" dalla sorella, perché ebbe troppa paura di prendersi la responsabilità delle sue azioni. Esattamente come dodici anni fa, Dua si trovava in una situazione a dir poco spiacevole senza avere però il coraggio di assumersi le sue stesse responsabilità; era incollerita nei suoi confronti per non essere riuscita a reagire ma non capiva cosa avesse sbagliato, né voleva ammetterlo in alcun modo. E comunque, in quel momento, era così debole e concentrata a raggiungere la propria spada da dimenticarsi completamente di tutto il resto. Il suo sangue macchiava la sabbia secca della città come il pigmento ad olio macchiava la tela ruvida di un quadro; il colore era sparso in giro dal suo corpo di Dua, come se esso fosse stato il fine pennello di un famoso artista. La Novizia si chiese che razza di figura stesse quindi dipingendo con il suo stesso sangue ed anche se non poteva vedere, si immaginò un gigantesco corvo pronto a banchettare con il suo cadavere. L'idea la spaventò un po' e dopotutto anche se era solo un'immagine nella sua testa, bastò a farla immobilizzare là dov'era; cercò di riprendersi ma non ebbe le forze di sollevare la sua carne sempre più fredda e sempre più pesante. "A cosa servirebbe raccogliere la spada..." Pensò, disperata. "Se non posso nemmeno muovere il mio corpo?" Socchiuse gli occhi, arrendendosi al suo destino. Lentamente sentì i rettili salirle sul corpo e con un sospiro affranto decise di lasciarli fare mentre le sue palpebre sembravano pesarle ogni secondo di più. Poco a poco la vista le si offuscò e senza che se ne accorgesse, era già finita in un altro mondo. Se quello era l'aldilà, Dua si sarebbe aspettata qualcosa di certamente diverso. Era una sorta di attico buio e polveroso, sembrava abbandonato e nessuna persona sana di mente avrebbe voluto restarci per più di un'ora; aguzzando la vista, forse non era tanto il fatto che fosse buio, quanto più che tutto fosse ricoperto da un triste alone di grigio che non dava e non trasmetteva nulla. Un luogo amorfo, per persone apatiche; era stipato e riempito di vuoto e nulla. Dua faceva fatica a respirare, in un posto del genere, e in un attimo si chiese come fosse possibile avere difficoltà a respirare essendo lei già morta; in un secondo momento di appiattimento cerebrale, si rese conto di essere sdraiata in terra con il volto schiacciato sul pavimento di legno e polvere. Non seppe per quanto tempo rimase in quella posizione, sapeva solo che non aveva voglia di alzarsi e che lasciarsi marcire in quel posto così le andava più che bene, purché finisse in fretta. Era un po' rammaricata di morire, eppure, perché insomma: chissà cosa le sarebbe successo se invece fosse rimasta in vita; avrebbe ritrovato sua sorella? Un'amica? E se fosse rimasta umana, avrebbe incontrato qualcuno con cui trascorrere la sua vita? Con un sorriso patetico si chiese chi avrebbe voluto essere sorella di una perdente come lei, o amica o fidanzato; era giusto che lei morisse. Non lo aveva mai detto a nessuno ma si era sempre sentita "malata" dentro ed ora che condivideva la carne ed il sangue di uno Yoma questa sensazione era così vivida e reale da farla star male ma nessuno l'aveva mai capita. Un gracile gracchiare sopra la sua testa la distrasse, fu costretta anche se contro voglia ad alzare il capo; l'ambiente da sogno era così irreale da sembrare essere stato fatto con acqua e colori solubili, sempre grigi o neri. Anche il corvo, autore del gracchiare, aveva gli stessi colori polverosi ed amorfi di tutto il resto e al solo sguardo creò in Dua un senso di malessere: era un essere così rivoltante, così patetico e insulso che non poteva avere effetti positivi su qualsiasi essere di mente sana. Con uno sguardo più attento Dua notò qualcosa di totalmente insano in quell'animale: il costato del corvo era visibile e grondante di sangue e interiora; seguendo il filo dello stomaco della bestia vide che il becco del Corvo stava masticando proprio le sue interiora. Era lo spettacolo più macabro alla quale lei avesse assistito. Con un senso di disgusto Dua sentì rivoltarsi contro il suo intestino, le vennero le vertigini e sentì una salivazione eccessiva; sentiva il riflusso acido risalirle per l'esofago, una sensazione che aveva provato spiacevolmente anche nella Città Senza Nome. Riflettendo anche soltanto su quel luogo si ricordò di tutto ciò che aveva passato in quel momento ed osservando il corvo con occhi nuovi capì quanto gli somigliasse: per nutrirsi l'animale mangiava sé stesso, non ne traeva beneficio alcuno. Per sopravvivere, si arrendeva a tutto. E lei non voleva essere come quella bestia. Un'insolita luce entrò dalle finestre di quell'attico bizzarro, inizialmente la luce fu così forte da accecarla ma dopo qualche istante fu costretta ad aprire gli occhi. "Il sole?" Pensò, confusa. Li aprì, la notte stava venendo illuminata da qualcosa che l'aveva destata ed i rettili erano fuggiti. -Ah!.. Ahah...- Una mezza risata di gioia uscì dalla bocca storta e sanguinante di Dua: era viva! E da un orrendo incubo aveva trovato in lei la forza per andare avanti, per non essere quell'essere ridicolo che era sempre stato. Ma stava comunque morendo! Il sangue non smetteva di scendere dalle sue ferite dilaniate e per quanto l'idea che il sole stesse forse sorgendo, doveva pensare a sé prima che tutto il resto. Sì, avrebbe dato la vita per qualcuno cui ci teneva ma per farlo doveva prima di tutto essere in grado di farlo, non morendoci insomma. Non sapeva da cosa fosse data tutta quella improvvisa fiducia nel domani, forse da un bagliore insolito che perforava l'oscurità notturna o forse perché per una volta Dua voleva e poteva essere più di quello. Al contrario della Novizia precedente lei aveva reagito e non si era limitata fuggire, aveva avuto un piano. Poteva farcela. Chiuse gli occhi e si concentrò, doveva liberare quanto più Yoki possibile per curare le ferite che quella sera le avevano infierto ma per farlo voleva e doveva restare calma. Voleva sorridere nel farlo e voleva pensare ai paesaggi verdi ed azzurri della sua terra natia, a quanto questa riuscisse a calmarle la mente e a farle distendere i nervi. Aveva ancora qualcosa per cui vivere, o gli Dèi l'avrebbero lasciata morire, solo che non sapeva ancora cosa ma non poteva permettersi di perdere la speranza proprio in quel momento. Con fermezza e decisione rilasciò una grande quantità di Yoki nel proprio corpo, aveva poco tempo a disposizione e doveva farlo in fretta ma con estrema precisione. Citazione:Stato Fisico: Occhi gialli e felini, umidi con venature ai lati degli occhi e [font=Verdana, Arial, sans-serif]dentatura aguzza. Muscoli gonfi, massa raddoppiata. Ferita di entità [/font]media (perforazione del tessuto muscolare) alla spalla sinistra e lacerazione del tessuto muscolare all'altezza del seno, ferita leggera. |
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24-02-2014, 09:43 PM
Messaggio: #29
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RE: Un normale pomeriggio a Staph [Lachesi]
Fu a tutti gli effetti un incubo ciò che passò Dua, ma ciò non le negò di concedersi un sorriso, quando si riprese abbastanza da rendersi conto che le lucertole non c'erano più e che poteva concentrarsi sul chiudere le proprie ferite, prima di perdere conoscenza.
La Novizia liberò una gran quantità di Yoki e in pochi minuti si sentì leggermente meglio. La perdita di sangue era stata fermata, tuttavia Dua si sentiva ancora parecchio debole. L'utilizzo di così tanto Yoki, diede il colpo di grazia al suo fisico già grandemente provato, facendole perdere completamente conoscenza. [Tutte le ferite MEDIE passano a LEGGERE] ~ Dua viene risvegliata da caldi raggi solari che le accarezzano la pelle e quasi l'accecano, ma si rende conto di essere viva, quando i vari dolori sparsi per il corpo glielo ricordano. Guardandosi attorno, nota che sono presenti dei bastoni bruciati, probabilmente torce completamente consumate; che siano state quelle le luci e il calore improvviso che ricordava vagamente e che l'avevano salvata dalle lucertole, facendole scappare? Ma chi le aveva lanciate? In giro non sembra esserci anima viva, anche se Dua nota il corpo dello Yoma nella medesima posizione in cui era morto qualche ora prima, con la spada ancora conficcata in gola e con l'altra a terra, al suo fianco. Dua è ancora debole, ma riesce a muoversi. Il suo corpo è ancora ferito e l'eccessiva perdita di sangue le fa sentire un forte mal di testa, ma... pare che ce l'abbia fatta. Cosa farà ora? |
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25-02-2014, 07:02 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 26-02-2014 07:17 PM da Lachesi.)
Messaggio: #30
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RE: Un normale pomeriggio a Staph [Lachesi]
Rilasciare tutta quella quantità di Yoki per la prima volta fu molto conturbante per Dua: da un certo punto di vista, era una sensazione molto piacevole. Sentire una così ampia quantità di energia pervaderle il corpo e scorrerle nelle vene era stimolante; come se fosse sotto un getto di acqua calda che le lambiva la pelle chiara ed albina, senza volerla lasciar più andare. Dall'altro lato, però, era anche molto doloroso. Dua aveva sempre pensato che la rigenerazione dei tessuti fosse una sensazione piacevole, invece non era per niente così: rigenerare la carne era una sensazione a dir poco bruciante, come se si stesse procurando quegli strappi e quei tagli una seconda volta. Avrebbe dovuto pensarci, oltre a rigenerare i tessuti muscolari, stava anche rigenerando le terminazioni nervose che si sentivano inspiegabilmente sollecitate da un'energia non umana ed era per tanto normale che si sentisse dolere la pelle e la carne; era come se stesse riprendendo sensibilità da un arto "addormentato" che non provava e non trasmetteva più nulla ma effettivamente Dua non aveva idea di come descrivere quella sensazione, era troppo assurda per paragonarla a qualcosa che lei conoscesse. Inoltre la rigenerazione era molto faticoso, ogni cellula rigenerata richiedeva sforzi sempre maggiori da parte della novizia e tutta quella sensazione di piacere che poteva aver provato in un primo momento, semplicemente scomparve in breve tempo; non era stata abbastanza piacevole da convincerla a rilasciare più Yoki. Ed alla fine, gran parte del merito di questo "blocco" andava dato alla stanchezza sia fisica che mentale per il combattimento. Perse i sensi, in altro modo Dua non sarebbe riuscita a spiegare quell'improvvisa assenza di tutto. Si risvegliò, molto più tardi. Inizialmente, anche se riusciva a muovere i propri arti, non li riconobbe come i "suoi"; molto probabilmente quella sensazione era dovuta al fatto che molte porzioni di carne non fossero quelle "originali". Aveva un forte mal di testa, ed era molto confusa; il calore dei raggi del sole che le baciavano i capelli biondi la rassicurava molto e fu grazie ad essi -oltre che per i dolori muscolari- che riconobbe di essere ancora in quel mondo. In effetti, era un po' stupita per non aver rigenerato tutte le ferite con quell'immane quantità di Yoki rilasciata ma Dua non sapeva che, per una rigenerazione idonea, serviva una concentrazione che lei la sera prima non aveva avuto il lusso di avere. Stropicciò gli occhi, cercando di riconoscere il paesaggio; il sole l'aveva in un primo momento accecata ma lentamente le sue iridi si restrinsero e si adattarono a quell'improvvisa illuminazione. Con un secondo colpo d'occhio vide però che la scena del "delitto" era stata in parte alterata: per quanto fosse sicura di essere svenuta quella sera, non ricordava di certo la presenza di torce. Era molto buia quella notte, quindi poteva essersi sbagliata e d'altra parte lo Yoma e la sua spada si trovavano nella medesima posizione in cui li aveva lasciati. "Non so cosa pensare..." Optò per l'opzione più sicura: recuperare la sua arma. Se proprio quelle ferite le avrebbero dato ancora fastidio, le avrebbe rigenerate in un secondo momento. "Che razza di guerriera di difesa che sono..." Alzandosi, con un piccolo sforzo, cercò di riprendere la claymore. Citazione:Stato Fisico: Ancora dolorante e provata sia per le ferite che per la quantità di Yoki rilasciata.[font=Verdana, Arial, sans-serif] Ferita di entità [/font]leggera (perforazione del tessuto muscolare) alla spalla sinistra e lacerazione del tessuto muscolare all'altezza del seno, ferita leggera. Spoiler (Click to View) |
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27-02-2014, 01:44 PM
Messaggio: #31
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RE: Un normale pomeriggio a Staph [Lachesi]
Dua si alza, percependo all'improvviso un forte dolore generale in tutto il corpo. Le ferite gravi sono certamente chiuse e la sua vita non è più in pericolo, ma è ancora ferita e come si sa, le ferite possono riaprirsi, se non trattate adeguatamente.
Riusce tuttavia ad arrivare alla propria Claymore; agguanta il manico e la tira fuori dal collo del mostro, cosa che provoca la caduta della sua testa. Di fianco a lui c'è ancora la Claymore senza simbolo che presumibilmente apparteneva all'altra novizia e i corpi senza vita delle lucertolone uccise dallo stesso Yoma, prima che finisse egli stesso all'altro mondo per via di un colpo fortunato di una novizia spaventata. Le ferite fanno male e rischiano di aggravarsi se non trattate, ma cosa farà Dua? Andrà subito al punto d'incontro o si prenderà qualche minuto di tempo per rigenerare con calma le proprie ferite? Citazione:Se decidi di rigenerare le ferite di Dua, concludi pure la rigenerazione nel prossimo turno, adducendo tuttavia almeno un minimo di descrizione, per cortesia. |
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27-02-2014, 05:24 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 27-02-2014 06:40 PM da Lachesi.)
Messaggio: #32
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RE: Un normale pomeriggio a Staph [Lachesi]
La sensazione del freddo metallo dell'elsa a contatto con il palmo della sua mano era impagabile; in un certo senso capiva perché lei fosse la guerriera che era, perché anche se quella lama era priva di simbolo la sentiva sua ed avvertiva con essa una certa sinergia. Forse quella sinergia era data dal fatto che con essa avesse fatto la sua prima uccisione, o semplicemente che grazie a lei era sopravvissuta; prese tra le mani anche quella della Novizia caduta e non avvertì le stesse sensazioni: se quell'oggetto avesse avuto un'anima, Dua l'avrebbe descritta come un essere un po' insicuro ma specialmente terrorizzato. Come la ragazzina morta, probabilmente. "Mi chiedo se sia giusto che io la tenga." Formulò quel pensiero solo per onorare la guerriera senza nome che aveva perso la vita in una Città Senza nome; poi mosse il capo in segno negativo, tralasciando che a malapena riusciva a sventolare come uno spolverino la sua di spada, figurarsi ad impugnarne una seconda. E poi, la verità, era che l'unica cosa che poteva fare per quella ragazza era offrirle una degna sepoltura e la sua lapide sarebbe stata solo e soltanto la sua spada. Dopo aver riappoggiato in terra la spada che probabilmente apparteneva alla ragazza senza nome, un olezzo si alzò prepotente dal cadavere dello Yoma: avevano sempre quell'odore sgradevole? Era una cosa che aveva notato anche mentre era in vita ma semplicemente non se ne era curata, ora però l'odore era inconfondibile. Simile a quello del cadavere della guerriera ma molto più acido ed acre; si insinuava nel naso di Dua come se fosse stato fumo. -Santo cielo!...- Esclamò sconvolta dall'olezzo inammissibile dello yoma. Sconvolta e schifata Dua si allontanò quel tanto che bastava per non sentire più quel puzzo inumano ed avvertendo vari dolori assalirle la spina dorsale, si ricordò delle ferite che ancora il suo corpo portavano; immediatamente pensò di doverle rigenerare. Aveva visto quanta strada le serviva di percorrere prima di far ritorno agli alloggi ed era certa che quelle ferite le sarebbero state non poco di impiccio. Ora, anche se provata mentalmente, aveva abbastanza tempo per dedicarsi alle loro cure senza correre e senza esagerare con la quantità di Yoki da rilasciare. Aver curato simili tagli con quell'esplosione di Yoki l'aveva salvata ma proprio per la fretta non aveva potuto ottenere un risultato completo. Infilzò la sua claymore senza simbolo nel terreno; pendeva un po' di lato perché la forza con cui aveva scavato non era sufficiente. Dua ripetè il processo affinché potesse appoggiare la schiena mentre con calma si occupava del processo rigenerativo che in parte l'aveva sconvolta. Cercò di mettersi comoda e di rilassarsi; poco a poco lasciò che poche percentuali di Yoki si fondessero con il suo corpo e lentamente concentrò le sue energie affinché la pelle lesa ritornasse quella di un tempo. Lentamente incalanò le energie nella sua pelle lesa, gli occhi divennero dorati anche se fu un particolare difficile da notare visto che tenne le palpebre chiuse, alcune venature si formarono attorno agli occhi e una dentatura un po' aguzza si formò nella sua mascella. Come la prima volta, il processo era fastidioso: la sensazione di centinaia di piccoli aghi che le cucivano le ferite la solleticavano e la infastidivano allo stesso modo. Per fortuna di Dua, però, non fu affatto un evento doloroso; immaginò che la prima volta lo fosse stato perché aveva rilasciato ben il 50% di Yoki oltre perché fosse stata, appunto, la prima volta. Inspirò e respirò lentamente, rimanendo concentrata sull'unico obbiettivo di tornare in forma esattamente come quando il giorno prima era uscita dal suo letto. Lentamente la sensazione pungente che avvertiva sulla sua pelle iniziò a svanire, anche se non su tutte le ferite simultaneamente com'era ovvio che fosse. Tenne duro una mezz'ora ancora, fino a quando aprendo gli occhi ancora gialli e felini vide di essere ancora una volta "una sola" Guerriera. Represse il suo Yoki. -Ottimo!- Sussurrò, fiera del suo risultato. Si guardò attorno con un mezzo sorriso, come a voler contemplare il grande successo ottenuto a dispetto di quel luogo ostile; le cadde lo sguardo sulla lama non sua e ripensò con un velo di tristezza a quanto aveva "promesso" prima: di seppelire la compagna caduta. Con un velo di tristezza e compassione, si diresse laddove il cadavere della ragazza era rimasto incustodito tutto quel tempo, facile preda dei rettili. Citazione:Stato Fisico: Un po' accaldata e infastidita dal processo rigenerativo ma si sente come nuova. |
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02-03-2014, 01:49 PM
Messaggio: #33
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RE: Un normale pomeriggio a Staph [Lachesi]
Spoiler (Click to View) Dua, una volta rigenerate le proprie ferite e nonostante la divisa sbrindellata, si dirige nella direzione in cui dovrebbe trovarsi il cadavere della compagna che aveva trovato in precedenza. Ci mette più di quanto pensasse, ma alla fine nota una macchia bianca a terra, in lontananza. Una volta avvicinata, gira il cadavere e quello che vede la lascia senza fiato. Un volto giovane, intagliato nella disperazione e deformato dal terrore si presenta agli occhi della novizia, con evidenti segni si strozzatura al collo; la lingua è fuori dalla bocca e il collo pare sia rotto. Gli occhi d'argento senza vita sono ancora aperti, con i capillari rotti e piccola macchie di sangue rappreso che li contornano, ma fissano il vuoto. Il resto del corpo è in condizioni accettabili, se così si può dire di un mero cadavere, si vede che nessuna bestia ha avuto tempo o voglia di disturbare quel corpo morto. La divisa è chiaramente molto simile a quella di Dua stessa; che questa fosse una novizia inviata prima di lei, con le sue stesse paure, i suoi stessi timori, le sue stesse debolezze? Probabile, ma Dua era sopravvissuta. Forse per pure fortuna, forse il fato non aveva per lei in serbo la morte ancora, forse un aiuto inaspettato, chi lo sa. Dua ora potrebbe seppellire quel corpo se volesse, ma dove? Le strade della città in cui si trova sono sì sabbiose, ma lastricate. Se provasse, capirebbe di riuscire a sollevare e trasportare il cadavere sulle spalle, anche se non riuscirebbe a correre. Cosa deciderà la novizia? Citazione:Ho spostato la tua PG per velocizzare un attimo le cose, anche se mi sono limitato a farle voltare il cadavere. Confido non ci siano problemi a riguardo. |
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04-03-2014, 01:20 PM
Messaggio: #34
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RE: Un normale pomeriggio a Staph [Lachesi]
Nei villaggi in cui era vissuta nella sua fanciullezza, Dua aveva osservato molte caratteristiche comuni tra ogni centro abitato; tutti i villaggi dovevano avere un capo, una fonte d'acqua e specialmente un cimitero. Poteva non esserci un mercato, una locanda, od una chiesa; erano tante le cose che anche se non erano in quel posto specifico, potevano essere trovate altrove. Ma il cimitero no; in una vita fatta di stenti e di paure e specialmente di morte, la certezza più grande che ogni cittadino volesse avere era sapere che una volta passato a miglior vita il suo corpo venisse sepolto. Aveva spesso sentir parlare di fosse comuni come un terrore primigenio radicato in ogni persona fin dalla nascita, e forse era anche per questo motivo che molte delle Guerriere come lei desideravano una sepoltura nonostante non fossero più umane. Ed era per quello che Dua non poteva lasciare quel cadavere dall'aspetto orribile a marcire là dov'era. Con la certezza che anche in quella Città Senza nome ci fosse un luogo degno dove seppellire la Novizia, doveva però prima cercarlo con determinazione. Quel posto sembrava esser stato un fulcro del commercio per il Sud, visto le sue dimensioni e le dimensioni mastodontiche delle mura, quindi da qualche parte una chiesa dove i cittadini erano soliti onorare i propri morti, doveva esserci. -Ti seppellirò dove seppellivano gli umani.- Disse al cadavere, come se questa potesse sentirla. -Spero di farti un favore...- Infilzò la spada della Novizia senza nome nel terreno e con lo sguardo cercò un luogo idoneo dove portare il corpo senza vita. Se non avesse visto un punto di riferimento con gli occhi, sarebbe stata costretta a camminare per quelle vie insicure. Citazione:Stato Fisico: Sta bene. |
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05-03-2014, 05:53 PM
Messaggio: #35
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RE: Un normale pomeriggio a Staph [Lachesi]
Dua decide di cercare quello che doveva essere il cimitero della città, seguendo il ragionamento che ogni città o villaggio che sia, ne possiede uno. La sua ricerca richiede tuttavia qualche ora, ma è fruttuosa; quello che pare essere un vecchio cimitero, con lapidi in pietra semi distrutte e sabbia che ricopre il terreno, si presenta agli stanchi occhi della novizia.
~ Sotto il sole ormai alto, Dua finisce di seppellire il cadavere di quella che doveva essere una sua compagna. Che le avesse dedicato una preghiera, delle semplici parole di commiato o anche niente, avrebbe potuto tirare un sospiro di sollievo; era davvero sopravvissuta e pareva che il Test fosse stato superato. Doveva solo ritornare da Kelsier, ma... il Sole era già ben alto nel cielo. Dua avrebbe fatto in tempo? Citazione:Come ci siamo accordati via MP, ho mosso la tua PG fino a questo punto. Nel prossimo post puoi comunque descrivere quello che ha fatto Dua, i suoi pensieri, ecc... Mi raccomando solo di non aggiungere descrizioni del posto e di concludere il Post all'uscita della città. Se hai domande o vuoi qualche precisazione, chiedi pure via MP. |
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08-03-2014, 04:09 AM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 08-03-2014 02:55 PM da Lachesi.)
Messaggio: #36
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RE: Un normale pomeriggio a Staph [Lachesi]
Quanto tempo era passato da quando la ragazza dai capelli ed i vestiti bianchi al pari di quelli di un cadavere si era trasformata in uno spirito piangente che cercava un luogo degno per far riposare una come lei? Un'ora, due? In una circostanza simile la verità era che non importava quanto era il tempo che ci stava impiegando perché era un momento delicato e particolare: quella sera, Dua, aveva fatto cessare il battito cardiaco al suo primo essere senziente e si era ufficialmente macchiata di omicidio e quella stessa mattina, sopravvissuta ad un'orrenda sorte non sapeva come, aveva il gravoso incarico di seppellire una ragazza come lei; anzi, una ragazza che sarebbe potuta essere lei. Anche se le fece schifo caricarsi il cadavere di un morto sulle spalle, anche se due claymore da portare erano pesanti, Dua ce la fece con un immane sforzo di volontà. Con altrettanta fatica la seppellì, chiedendosi se qualcun'altra Novizia un giorno avrebbe trovato quella tomba e ne avrebbe letto il monito di morte che gravava su quella Città Maledetta. Dua ebbe qualche secondo di commozione nel guardare la spada luccicante illuminata dai raggi del sole, perché sapeva che poteva esserci lei sotto quei metri di terra e sapeva che era stato un caso che lei fosse sopravvissuta a quei rettili; ancora non aveva capito se i resti delle torce fossero stati lì da tutta la sera o se fossero comparsi ma si era rassegnata all'idea che il buio le avesse celate nell'ombra. E d'altraparte, se ci fosse stato qualcun'altro oltre a lei, si sarebbe fatto vivo. Quella vicenda aveva aperto molti interrogativi nella mente della ragazza, e nessuno fondamentale a dire il vero. Aveva conosciuto la faccia e la personalità di un mostro, di uno Yoma, qualcosa che avevano usato per crearla. Difficile pensare che anche lei non potesse diventare come lui un giorno. Ma poi, gli Yoma, erano davvero tutti così? Era stata cresciuta da un mostro del genere? Di preciso da quando sua madre era divenuta uno yoma, prima o dopo averla messa al mondo? Rabbrividì. "Ma lei mi ha sempre voluto bene" Pensò; sì, era uno yoma ma aveva manifestato affetto per lei nonostante tutto: se fosse stata come la dipingevano lei sarebbe morta molti anni prima. Davvero gli Yoma non avevano sentimenti? Erano domande cui dubitava avrebbe avuto risposta ma che l'avrebbero tormentata a lungo. Con un pesante sospiro, Dua si rassegnò all'idea di dover tornare "a Casa"; non quella dove era cresciuta con Elise, quella in cui si era trasformata come Elise. Alzò lo sguardo in cielo e facendosi forza uscì dalle mura della città e ripercorse il lungo tratto di strada che la separava dal luogo di ritrovo con l'uomo dell'organizzazione. Non sapeva se lo avrebbe rivisto o meno, sapeva solo di dover correre anche se tutto ciò che voleva fare era sedersi e pensare: "Cosa sono?" Citazione:Stato Fisico: Sta bene. |
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08-03-2014, 03:44 PM
Messaggio: #37
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RE: Un normale pomeriggio a Staph [Lachesi]
Dua si dirige quindi verso il punto dove era entrata la notte prima, riuscendo a trovare la strada in breve tempo, grazie anche all'illuminazione presente. Non trova nessuno, quindi prosegue dove avrebbe dovuto incontrarsi con Kelsier.
Lo trova, nella medesima, identica posizione in cui lo lasciò ore prima. Turnazione: Kelsier Lachesi |
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08-03-2014, 03:58 PM
Messaggio: #38
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RE: Un normale pomeriggio a Staph [Lachesi]
Senza nemmeno voltarsi verso di lei, Kelsier parlò con voce tranquilla, dandole le spalle.
Sei in ritardo. Voltandosi schiena a terra e dandosi una spinta con le gambe verso l'alto, l'Uomo in Nero fu in piedi in un attimo. Si tolse un pò di polvere e sabbia di dosso, scrollandosi con le mani, quindi sorrise calorosamente alla novizia. Ma a chi importa? A me no di certo! Ora sei qui, anche se con una chiappa al vento. E direi che hai superato questa prova! Diventerai una guerriera a tutti gli effetti! Rise genuinamente e di gusto, quindi si avvicinò aggraziatamente a Dua, carezzandole delicatamente una guancia. La novizia poté percepire un leggero odore di olio da lampade addosso all'avvenente uomo. Hai da fare rapporto? Devi segnalare qualcosa? Kelsier non perse il proprio sorriso, anche se Dua avrebbe potuto notare, in fondo a quello sguardo allegro, un pizzico di dispiacere. Citazione:La quest è praticamente conclusa, hai diritto ad un post conclusivo. Potrai concludere nella cella personale di Dua, il viaggio di ritorno si svolgerà come l'andata, tranne che Kelsier procederà più piano per non affaticare ulteriormente la tua PG. |
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11-03-2014, 04:15 AM
Messaggio: #39
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RE: Un normale pomeriggio a Staph [Lachesi]
Dua corse più in fretta che poteva per non tardare il ritorno nella sua "amorevole" casa di Staph; non aveva bene in mente l'ora precisa del giorno, sospettava che osservando il sole avrebbe potuto facilmente intuirlo una persona che, al contrario di lei, aveva provato anche solo vagamente a seguire certe spiegazioni. Inoltre, doveva ammetterlo, la sua mente era velata da altri pensieri ben più tristi sulla sua reale origine ma cercava di farsi forza e di non pensarci. Quando arrivò allo stesso punto da cui tutto era iniziato esattamente un giorno prima, trovò Kelsier sdraiato e quasi disinteressato dalla sua presenza; una prassi per lui, una novità per Dua. Le tremarono le labbra quando lo sentì parlare riguardo un suo eventuale ritardo, stava cercando una scusa che reggesse all'accusa ma non ne ebbe alcuna pronta per cui tacque e Kelsier proseguì il suo discorso. Fu molto imbarazzante per la neofita Claymore che la sua veste strappata lasciava intravvedere la carne morbida del suo gluteo; quando le fu fatto notare la cosa arrossì inverosibilmente e cercò di coprire l'umiliante esibizione con una mano ignorando le illazioni riguardo una sua probabilme promozione ma ormai il danno era fatto. Pudica, sospirò. -Rapporto?- Sussurrò, ripensando a tutto quello che le fosse capitato in così poco tempo: la città spettrale, i palazzi in rovina, le bestie, il cadavere, lo yoma, la luce finale... I ricordi le passarono di mente vividi come una cascata. Aveva dei dubbi, che forse dopotutto quelle torce non si trovavano lì ma a chi poteva importare? -Sì, cioè, nulla di importante...- Disse lei, sospettando che la presenza dello yoma non fosse certo una novità. -Uno Yoma.- Non volle aggiungere altro, volle solo lasciare che Kelsier aprisse la strada verso "casa", un luogo dove riposare scomode tra le sabbie fredde del deserto di quel luogo ingrato ai più. Voleva solo dimenticarsi di tutto ciò che era appena successo, ma sapeva che quella giornata avrebbe avuto gravi ripercussioni sul suo futuro e lei temeva i cambiamenti; cosa poteva comportare l'evoluzione da Novizia a Guerriera? Quali altre atrocità? Citazione:Stato Fisico: Sta bene. Viso arrossato. |
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11-03-2014, 12:48 PM
Messaggio: #40
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RE: Un normale pomeriggio a Staph [Lachesi]
Test concluso
Riceverai la valutazione entro breve. Nel frattempo aggiorna la scheda con il riepilogo di questa missione.
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