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Ritorno a Casa [Autogestita - Nardo]
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05-02-2018, 10:46 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 08-02-2018 11:33 PM da Nardo.)
Messaggio: #1
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Ritorno a Casa [Autogestita - Nardo]
[-Pensato-] [Parlato] [Parlato da altri] Il messaggero dell’Organizzazione raggiunse Seayne pochi giorni dopo che la guerriera albina era tornata al suo rifugio montano nelle Terre Centrali. Non recava con sé notizie di Caterina o di Stephan ma, comunque, ciò che le comunicò suscitò in lei una forte emozione: -Promossa a Numero 11… Nuovo territorio di competenza: Pieta, nelle Terre del Nord. Finalmente… Torno a casa!- Era da quando l’Organizzazione aveva schierato nuovamente le sue guerriere sul campo che Seayne covava in sé la speranza di riuscire ad ottenere il Numero 11, non tanto per il rango, cosa della quale le importava poco o nulla, non dipendendo la cosa da lei, quanto per ottenere quel determinato territorio da pattugliare. Così, lieta per lo sviluppo inatteso della situazione, in breve raccolse le sue cose e, dopo aver inciso con il pomo acuminato della sua claymore, su una parete della sua spelonca la scritta: Edoras… Monti Bianchi
come indizio se qualcuno fosse venuto a cercarla, in una bella mattinata soleggiata Seayne si mise in cammino verso le Terre del Nord, verso il villaggio nel quale aveva trascorso i primi anni della sua vita, prima che lo stesso venisse devastato da un’orda di yoma, che vennero sì uccisi da una coppia di guerriere esperte ma giunte troppo tardi per salvare gli abitanti. Per quanto ne sapeva Seayne, era l’unica sopravvissuta di quella strage, che segnò la fine della sua vita come essere umano e l’inizio di quella come mezza demone: -Chissà cosa troverò… quando arriverò a Edoras.- Realisticamente, Seayne non si aspettava molto. L’ultima immagine che ricordava del suo villaggio era un’immagine di devastazione e morte. Non c’era motivo di credere che adesso, dopo dieci lunghi anni, la situazione fosse migliorata, semmai il contrario. Comunque, la guerriera albina non si perse d’animo: camminò per giorni, mangiando e riposando lo stretto necessario ignorando, com’era oramai solita fare, i viandanti che la scansavano e rispondendo con un cenno del capo a coloro che le rivolgevano un saluto. Non aveva bisogno di chiedere indicazioni, conosceva benissimo la strada e quindi decise di non fermarsi nei centri abitati o in qualche locanda che era stata eretta lungo la strada: non intendeva disturbare coloro che potevano rimanere beatamente ignari del suo passaggio. Tuttavia, una volta varcato l’ideale confine delle Terre del Nord, la nuova Numero 11 si concesse una deviazione: c’era qualcuno che voleva andare a trovare e la cosa avrebbe richiesto solo mezza giornata di cammino in più. Così, dopo un altro giorno di marcia, Seayne giunse in vista del villaggio di Lore e là si fermò, accampandosi in mezzo al bosco nell’attesa che facesse buio. -Potrei recarmi in paese per vedere come sta il prete ma… non ne ho voglia! Lui non c’entra ma dopo le ultime settimane ne ho abbastanza del clero di Rabona… forse passerò a trovarlo un altro giorno.- Scese le tenebre, badando a non farsi scorgere, Seayne oltrepassò Lore e si avviò sulle pendici dei monti vicini, fino a inoltrarsi su un sentiero ben preciso e raggiungere in poco tempo il luogo dove aveva seppellito il corpo di Saphelia, la sua prima Caposquadra. Seayne notò con sollievo che la claymore che segnava il luogo di sepoltura della sua compagna era sempre lì, conficcata al suo posto anche se leggermente ricoperta dalla polvere portata dal vento e dalle intemperie; il tumulo stesso era oramai ricoperto d’erba, segni che nessuno era venuto a disturbare l’eterno riposo della guerriera. Una lacrima solcò la guancia destra di Seayne: Ciao Saphelia… Vedi? Sono tornata… Adesso sono di pattuglia in queste terre e ti prometto che verrò a trovarti più spesso. Spero… spero tanto che tu e Alicia stiate meglio là dove siete, a danzare in cielo attorno alla Grande stella del Nord assieme alle altre stelle e mi auguro che nessuno venga a disturbare il vostro sonno… Il ricordo delle Guerriere Dimenticate le era infatti tornato in mente. A Seayne mancavano molto Saphelia e Alicia, le prime e uniche vere amiche che aveva mai avuto tra le guerriere e sperava con tutta se stessa che nessuno ne profanasse i corpi per trasformarli in delle immagini distorte di quelle che erano state un tempo, dotandole di una effimera scintilla di vita… se si poteva definire vita il destino di una Dimenticata. Seayne si inginocchiò e, con la testa china, le mani giunte e gli occhi chiusi mormorò una preghiera per l’anima delle amiche, poi si rialzò, preparandosi a ripartire: Ora devo andare Saphelia. Se tutto va come penso, avrò molto da fare una volta tornata a casa. Ma tornerò a trovarti appena posso…. Tu e Alicia intanto vegliate su di me, d’accordo? E, dopo aver usato un brandello di una sua vecchia uniforme a mo’ di straccio per ripulire il più possibile la claymore della sua prima Caposquadra, in modo tale che si notasse almeno il simbolo inciso, Seayne si rimise in cammino. Citazione:Yoki Utilizzato: 0% - Punti Limite: 0/35 I am the one, the only one! I am the god of kingdom come! Gimme the prize!
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08-02-2018, 11:30 PM
Messaggio: #2
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RE: Ritorno a Casa [ Autogestita - Nardo ]
[-Pensato-] [Parlato] [Parlato da altri] Dopo altri due giorni di marcia, accompagnati da un cielo terso e da un sole splendente, anche se insufficienti a scaldare l’aria la quale, a dispetto di quelle belle giornate, rimaneva comunque fredda, avvistò all’orizzonte il profilo della città di Pieta. Era quasi mezzogiorno e Seayne rifletté se fosse il caso o meno di recarvisi: -No, meglio di no. Per ora preferisco vedere le condizioni in cui versa Edoras e poi, se mi servirà qualcosa, tornerò in città.- Riprese la marcia e giunse nel primo pomeriggio al bivio dove la via principale si biforcava: prendendo la via di destra, ci si sarebbe recati a Pieta invece, seguendo l’altra strada, si continuava il cammino verso le montagne: la Numero 11 scelse quest’ultima. Muovendosi ormai su un percorso che conosceva, al tramonto Seayne aveva già iniziato la salita verso i Monti Bianchi i quali, al di là dei loro primi contrafforti, custodivano quel che rimaneva del paese dov'era cresciuta. La strada da percorrere era ancora tanta perciò: -Non ha senso camminare di notte in mezzo ai monti, il percorso qui è più aspro rispetto alle pendici che circondano il Lago delle Streghe e gli alberi sono più fitti. Visto che per arrivare a Edoras ci vorrà ancora un po’, forse sarà meglio cercare un riparo per la notte.- Continuando per la sua strada e guardandosi attorno, dopo un po’, al limitare di un boschetto vicino al margine destro dell'ampio sentiero, la guerriera albina avvistò una piccola costruzione: si trattava di un piccolo rifugio che dei cacciatori avevano costruito con delle assi di legno e canne e poi ricoperto di zolle d’erba per avere un posto dove mimetizzarsi ed eventualmente riposare durante le loro battute. Seayne lo esaminò con cura: per quanto piccolo, due uomini potevano starci dentro senza problemi, anche se non in piedi: -Poco importa, tanto devo solo riposare un po’.- Come tutte le guerriere, Seayne avrebbe potuto benissimo dormire all’aperto ma, come sapeva bene, in montagna le condizioni del tempo potevano cambiare in maniera repentina e svegliarsi ricoperta di neve o inzuppata dalla pioggia non rientrava tra i suoi desideri. Così si decise a entrare nel piccolo capanno, conficcò la sua claymore nel terreno in prossimità di un angolo delle pareti e, dopo essersi tolta l’armatura e aver richiuso il minuscolo uscio, la guerriera albina si sedette a terra, adagiandosi con la schiena contro la sua lama e sistemandosi in diagonale rispetto alla pianta del capanno, in modo tale da poter stendere le gambe senza problemi. Una volta messasi comoda, Seayne si addormentò subito: era più stanca di quanto si rendeva conto dal momento che da quando era arrivata nelle Terre del Nord, forse presa dall’ansia di arrivare, non aveva riposato molto. Citazione:Yoki Utilizzato: 0% - Punti Limite: 0/35 I am the one, the only one! I am the god of kingdom come! Gimme the prize!
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11-02-2018, 05:13 PM
Messaggio: #3
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RE: Ritorno a Casa [Autogestita - Nardo]
[-Pensato-] [Parlato] [Parlato da altri] Il mattino dopo, la luce del sole filtrava attraverso le fessure delle pareti e del tetto del capanno. Seayne si alzò e uscì fuori per sgranchirsi e sciogliere i muscoli intorpiditi dalla postura notturna, ammirando un sole radioso e un cielo terso: -Ah! Che bella dormita! Ero più stanca di quanto pensassi!- Pensò, sorridendo tra se. Era veramente una bella mattinata e, anche se la guerriera albina non ne risentiva, tuttavia si accorse che l’aria che scendeva dai picchi più alti, le cui cime erano sempre innevate, conteneva nella sua brezza una prima nota d’inverno. Messa di buon umore dalla bella giornata e dall’aria frizzante, Seayne indossò la sua armatura, prese la sua claymore e si rimise in cammino. Poco prima di mezzogiorno arrivò a un bivio da quale, come ben sapeva, prendendo la strada di destra sarebbe in pochi minuti giunta a Edoras, il suo villaggio, mentre l’altra strada conduceva, dopo un’altra ora di cammino, a un passo montano che tutti chiamavano semplicemente: “La Forcella”. Tuttavia, proprio in prossimità del bivio, c’era qualcosa che non andava, qualcosa che mise sul chi vive la guerriera albina. Erano due carri da viaggio, con tanto di telone che li ricopriva e che normalmente venivano trainati da una coppia di cavalli o di buoi, solo che gli animali da soma non c’erano e uno dei due carri era rovesciato sul margine della strada. Quel che era peggio, però, era che non si vedevano nemmeno gli uomini che avrebbero dovuto guidare quei carri: -Non è un buon segno!- Con i sensi all’erta, Seayne si avvicinò con cautela ai due carri e, con sgomento iniziò a percepire: -Ombre! Tracce di yoki! Degli yoma qui? Come osano!- Respirando in maniera cadenzata, Seayne mantenne la calma e si guardò attorno con maggior attenzione: poco distante, in mezzo agli alberi, intravvide tre corpi umani. Avvicinatasi, vide che si trattava di due uomini e una donna, ancora giovani, con i ventri squarciati e vuoti: -Yoma, non c’è ombra di dubbio… vediamo di trovarli e alla svelta!- Ritornata vicino ai carri, Seayne concentrò la sua percezione prima su di essi e poi in direzione del bivio: non ci mise molto a sentire una netta traccia di yoki, una traccia che portava in direzione di: -Edoras! Quel o quei maledetti si sono nascosti nel mio villaggio!- La Numero 11 resistette all’impulso di lanciarsi in una caccia immediata, optando per un approccio più prudente, almeno finché non avesse identificato con certezza il o i nemici. Aveva inoltre notato che il cielo azzurro si era velato, l’aria s’era fatta più umida e, dalle cime delle montagne, un banco di nebbia stava lentamente calando sulla zona. Un passo alla volta, la guerriera albina si avvicinava a quella che fino a dieci anni prima era stata la sua casa ma, in quel momento, la sua attenzione era rivolta solo verso la fonte di yoki che aveva percepito. Ci sarebbe stato tempo dopo per i ricordi. Mano a mano che si avvicinava, la traccia che Seayne aveva percepito iniziò a suddividersi, divenendo poco alla volta cinque emanazioni distinte, con una leggermente più forte delle altre ma tutte ben più deboli, se confrontate con l’aura della guerriera albina. Un sorriso cattivo si schiuse tra le pallide labbra della guerriera: -Certo, non devo sottovalutarli, sono sempre in cinque ma, se me la gioco bene, non dovrebbe essere difficile sbarazzarsi di loro.- Seayne attese che la nebbia calasse sul suo villaggio e poi, cercando di fare meno rumore possibile, iniziò ad avvicinarsi ai cinque yoki che aveva percepito. Citazione:Yoki Utilizzato: 0% - Punti Limite: 0/35 I am the one, the only one! I am the god of kingdom come! Gimme the prize!
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13-02-2018, 10:11 PM
Messaggio: #4
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RE: Ritorno a Casa [Autogestita - Nardo]
[-Pensato-] [Parlato] [Parlato da altri] [Colori vari: Yoma] Il villaggio di Edoras venne costruito da una colonia di minatori laddove il padre di Seayne, Pyotr, assieme ad alcuni amici, era riuscito a trovare dell’oro in prossimità di un vicino torrente, scoprendo poi la vena principale del prezioso metallo in una piccola caverna attorno alla quale sorse il primo insediamento. La comunità si sviluppò rapidamente, grazie alla caccia, al commercio delle pelli e, soprattutto alla ricerca e scambi di oro con Pieta e altri paesi. L’insediamento sorgeva su un’ampia sporgenza rocciosa di forma semicircolare, incassata sul fianco di una montagna: aveva un’unica strada d’accesso e sul bordo esterno della sporgenza era stato eretto un muro di contenimento, alto un metro e mezzo, per evitare che gli abitanti cadessero inavvertitamente nel burrone sottostante, utilizzando pietre di risulta degli scavi della miniera. Il muro era dotato di feritoie per permettere lo scolo dell’acqua piovana e della neve quando si scioglieva. L’acqua era garantita dal suddetto torrente montano, dal quale era stata canalizzata una piccola via d’acqua che si riversava in una grande vasca ottagonale a sfioramento che sorgeva esattamente al centro dell’abitato, in modo tale che gli abitanti potessero facilmente attingere ad essa. Le case erano per lo più costituite da piccoli chalet in legno e pietra mentre, alla periferia esterna di Edoras, erano state costruite anche alcune baite in legno, ora gli edifici erano in buona parte in rovina. Per un istante Seayne contemplò con tristezza lo stato di decadenza che mostrava oggi il suo paese: evidentemente nessuno era venuto più a viverci in quei dieci anni trascorsi da quanto un’orda di yoma lo aveva attaccato uccidendo, per quanto ne sapeva, tutti gli abitanti, dei quali alcuni resti scheletriti si intravvedevano qui e là tra le erbacce, tranne lei. Ma la guerriera albina non ebbe il tempo di autocommiserarsi perché, mentre si avvicinava alle prime abitazioni diroccate, iniziò a udire delle voci: Dovremmo andarcene da qui… non mi piace questo posto… Eddai Turk! Non mi dirai che credi alle voci sugli spettri delle montagne! Però… spiegami perché qui non ci vive più nessuno da anni… E poi, hai visto anche tu gli scheletri in mezzo all’erba, no? Qui non vive nessuno perché gli umani sono paurosi! Hanno paura dei loro stessi morti HAHAHAHA, che stupidi! Forse a quest’ora avranno saputo che ci siamo noi e si tengono alla larga… Sei un idiota Goran! Come fanno a sapere che ci siamo nascosti qui? Nessuno è scappato al nostro attacco e, ti dirò, questo posto è perfetto: nessuno ci viene e possiamo facilmente tenere d’occhio la strada e attaccare chi va o viene dalla Forcella! Dovremo solo fare attenzione che non ci scappi nessuno… potrebbero chiamare una claymore e non voglio seccature! L’ultima voce che aveva parlato sembrava appartenere allo yoma con lo yoki più forte: -Che sia il loro capo? Non importa, è troppo tardi per voi… Io sono già qui!- Mentre Seayne si avvicinava sempre di più ai suoi nemici, udì altri brani di quella conversazione: Io comunque resto dell’idea che ce ne dobbiamo andare da qui… c’è qualcosa che non va… Effettivamente però… neanch’io mi sento tranquillo in questo posto… TURK! GORAN! Se non la piantate subito con queste sciocchezze, vi butto nel burrone con le mie stesse mani! Non aspetterò che vi procuriate dei corpi meno paurosi di quelli che avete adesso! SONO STATO CHIARO? Seayne ringraziò l’idiozia del capo di quella banda di demoni il quale, con le sue urla, aveva coperto i lievi rumori che la guerriera albina aveva prodotto nell’avvicinarsi e, nascosta dalla vegetazione cresciuta in modo incontrollato un po’ dappertutto, riuscì a sbirciare i suoi nemici. I cinque, in forma umana, si erano sistemati al centro di un incrocio tra le case pericolanti, in un punto a metà strada tra la piazzetta centrale e la periferia di Edoras: quattro erano seduti a terra mentre uno, presumibilmente il capobanda, era in piedi. Grazie alla sua percezione, la Numero 11 era sicura che erano tutti là: -Meglio agire subito. Prima li tolgo di mezzo e meglio sarà.- Il banco di nebbia s’era nel frattempo fatto più fitto, limitando la visibilità a una cinquantina di metri e Seayne pensò di sfruttare la cosa per fare un po’ di scena: lasciò cadere sul viso le lunghissime ciocche dei suoi candidi capelli come fossero un sudario il che, unito alla sua esile figura e al suo innaturale candore, assieme a quello della sua uniforme, le conferì un aspetto spettrale. A quel punto, estratta lentamente la sua claymore, partì di corsa in direzione del gruppo, puntando allo yoma che si trovava più a sinistra, dal suo punto d’osservazione, del gruppetto seduto a terra, con l’intenzione di decapitarlo e poi continuare a correre, per confondersi nuovamente tra la nebbia e le piante incolte, pronta comunque per tentare di schivare eventuali artigliate le fossero state lanciate contro e/o a pararle con la sua arma. Citazione:Yoki Utilizzato: 0% - Punti Limite: 0/35 I am the one, the only one! I am the god of kingdom come! Gimme the prize!
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15-02-2018, 10:38 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 15-02-2018 10:41 PM da Nardo.)
Messaggio: #5
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RE: Ritorno a Casa [Autogestita - Nardo]
[-Pensato-] [Parlato] [Parlato da altri] [Colori vari: Yoma] Il primo yoma morì senza neppure sapere cosa l’aveva colpito e la mascherata inscenata da Seayne ebbe un certo effetto, almeno su alcuni dei suoi avversari. Infatti i demoni, ancora in forma umana, ebbero a malapena il tempo di intravvedere una bianca figura sbucare fuori dalla nebbia, decapitare il loro compagno e sparire alla loro vista: Una… una Donna… delle Nevi! Uno… spettro? Capo! Ha ucciso Alf! Macché spettro o donna delle nevi! E’ una maledetta Claymore! Maledizione! Che ci fa qui? Trovatela e ammazzatela, prima che ci faccia fuori! Dopo il suo primo attacco, Seayne aveva girato attorno a una casa, appostandosi per osservare di nuovo gli yoma rimasti i quali, passato il primo attimo di smarrimento, avevano prontamente assunto il loro aspetto da demoni per iniziare a darle la caccia. Grazie alla sua percezione e alla corta distanza Seayne riusciva per ora a seguirne i movimenti e capì che i due che la credevano uno spettro erano rimasti relativamente vicini al compagno caduto, probabilmente riluttanti a rischiare di trovarsi da soli contro di lei, mentre gli altri due la stavano cercando tra le case. La guerriera albina si preparò per il suo secondo attacco. Dopo essersi guardata le spalle, per assicurarsi di non venir colta di sorpresa, Seayne scattò in avanti, sempre pronta a rintuzzare o schivare eventuali attacchi, dirigendosi verso un punto esattamente in mezzo ai due pavidi yoma: la sua intenzione era di raggiungere quel punto, liberare il bagliore di Polaris per indurre gli avversari a sprecare il loro attacco e, un istante dopo, spiccare un balzo in aria cercando di piroettare in volo per atterrare alle spalle di uno dei due demoni: -Vediamo quanto siete coraggiosi… o furbi!- Eeeyaaaa… AAAARRGHHH… Fu il grido di spavento prima e di dolore poi dei due yoma: l’attacco di Seaye era andato al di là delle più ottimistiche previsioni della guerriera albina. Infatti i due demoni, vedendosi venire addosso quella pallida, ostile figura a una velocità per loro inarrivabile e, resi momentaneamente ciechi dal bagliore dell’abilità della Numero 11, presi dal panico lanciarono i loro attacchi a casaccio, finendo per trafiggersi l’uno con l’altro, in maniera più o meno grave. Seayne non perse tempo a gioire per il buon esito della sua mossa: come un fantasma nella nebbia atterrò alle spalle dello yoma a lei più vicino e sferrò un fendente laterale mirato al collo del demone. Il colpo andò a segno e la testa mozzata dello yoma ruzzolò a terra, seguita pochi istanti dopo dal resto del corpo, mentre la guerriera albina si stava già muovendo per effettuare la sua mossa successiva: Che succede? CHE SUCCEDEEE? Gridò lo yoma rimasto, evidentemente ancora confuso tra la cecità momentanea, le ferite, la nebbia e i suoi artigli, per la maggior parte incastrati nel corpo del compagno, per di più impaurito dalla consapevolezza che una creatura mortalmente ostile era a pochi passi da lui, mentre Seayne superava di corsa lo yoma caduto e, puntando direttamente sul secondo bersaglio, alzava con ambo le mani la sua claymore sopra la testa, con tutte le intenzioni di calarla sul cranio indifeso del demone. Lo yoma cadde a terra senza un grido, la testa spaccata in due dal fendente verticale della pesante spada. Citazione:Yoki Utilizzato: 10% - Punti Limite: 1/35 I am the one, the only one! I am the god of kingdom come! Gimme the prize!
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19-02-2018, 11:18 PM
Messaggio: #6
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RE: Ritorno a Casa [Autogestita - Nardo]
[-Pensato-] [Parlato] [Parlato da altri] [Colori vari: Yoma] Tre erano andati, ne restavano ancora due -Probabilmente restano i due più scaltri. Meglio fare attenzione…- Sempre facendo attenzione alle sensazioni che la sua percezione le trasmetteva, Seayne si spostò dal punto dove giacevano i due yoma morti, arretrando leggermente mentre i demoni superstiti uscivano allo scoperto, con le mani protese in avanti, pronti ovviamente a far guizzare i loro artigli, mentre quello che probabilmente era il capo di quella combriccola si rivolse direttamente a lei: Ehi, tu! Claymore, Donna delle Nevi o qualunque cosa tu sia, ascolta, ho una proposta da farti! Ammetto che sei forte e veloce ma perché dobbiamo combattere se non è necessario? Ascolta: in questo posto diroccato c’è una miniera d’oro che nessuno sfrutta più da anni. Perché non ti vai a prendere il tuo compenso, tariffa, taglia o come la vuoi chiamare. Nel frattempo io e lui ce ne andremo di qua e tu non sentirai più parlare di noi o, almeno, non di noi due… Allora, che ne pensi? C’era una nota di speranza nelle parole dello yoma ma la Numero 11 praticamente non aveva ascoltato una parola di quello che quel demone aveva detto: quegli yoma avevano profanato per la seconda volta o, almeno, per la seconda volta con lei presente, il suo villaggio… E per questo dovevano morire! In risposta alle parole dello yoma, Seayne rilasciò il 50% del suo yoki e, mentre l’altro yoma commentava: Capo! E’ diventata molto più grossa di prima! Seayne scattò di corsa con tutta la velocità di cui era capace e, giunta davanti al “Capo”, si chinò sulle gambe posando un ginocchio a terra, passando sotto allo sbarramento di artigli che lo yoma d’istinto le aveva lanciato contro e vibrando un fendente da sinistra a destra che squarciò il ventre del demone, esponendo le sue viscere in un bagno di sangue viola che la guerriera albina evitò, balzando di lato nella direzione dove si trovava il secondo yoma, mentre il “Capo” rimaneva a rantolante a terra: Ah… AIUTOOO! Gridò l’altro demone mentre, preso dal panico, girava le spalle alla scena e correva via, tentando di raggiungere la strada che conduceva fuori dal villaggio senza guardarsi indietro. Se l’avesse fatto, avrebbe visto una spettrale, bianca figura raggiungerlo in pochi istanti e un riflesso metallico brillare un istante prima che la sua testa volasse via, mentre il suo corpo continuava a correre ancora per alcuni metri prima di accasciarsi definitivamente a terra. Seayne azzerò il suo yoki e scrollò via il sangue degli yoma dalla sua claymore, prima di tornare là dove il “Capo” di quei mostri stava morendo, tentando vanamente di tenere le sue viscere al loro posto… Incurante degli insulti e delle maledizioni prima e delle implorazioni poi che questo le rivolgeva, la Numero 11 rimase a fissarlo con espressione impassibile e priva di un qualunque barlume di emozione finché il demone non esalò l’ultimo respiro. Solo a quel punto un sorriso maligno si disegnò sulle sue labbra -E’ finita! Il mio paese è di nuovo libero! Adesso facciamo pulizia!- Pensò la guerriera albina, iniziando a provare soddisfazione. Mai uccidere degli yoma era stato così appagante! Rimise la claymore nel suo supporto, si scostò i capelli dalla faccia e poi prese i cadaveri degli yoma uno alla volta, trascinandoli in un punto sotto il muro che impediva di cadere oltre la sporgenza rocciosa quindi, una volta raggruppati tutti i resti, teste comprese, li scaraventò oltre il bordo, nel burrone sottostante, lasciando che fossero gli animali spazzini a prendersi cura delle carcasse, ammesso e non concesso che a loro piacesse la carne degli yoma… … Aiuto!... Un grido sommesso, come se provenisse da lontano, giunse alle orecchie di Seayne, assieme a un rumore, come un insistente bussare, che proveniva da un punto non troppo distante da dove si trovava: Aiuto! Per pietà! Ho una bambina con me! Anche la voce, una voce di donna, sembrava provenire dalla stessa direzione dalla quale provenivano i colpi. Citazione:Yoki Utilizzato: 50% => 0% - Punti Limite: 3,5/35 I am the one, the only one! I am the god of kingdom come! Gimme the prize!
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21-02-2018, 10:36 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 21-02-2018 10:37 PM da Nardo.)
Messaggio: #7
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RE: Ritorno a Casa [Autogestita - Nardo]
[-Pensato-] [Parlato] [Parlato da altri] Seayne non ci mise molto a individuare l’edificio dal quale provenivano quelle urla disperate: una piccola stalla per una manciata di pecore, annessa a una casa parzialmente crollata, la cui porta e l’unica finestrella, incrinate e fessurate dagli anni e dalle intemperie, erano state bloccate dall’esterno inchiodandoci sopra delle assi di legno. Non avvertendo nessuna fonte di yoki, a parte qualche debole traccia lasciata probabilmente dagli yoma, la Numero 11 si piazzò direttamente davanti all’uscio, dicendo ad alta voce: State lontane dalla porta! Poi, dopo aver atteso qualche istante per dare tempo a chi si trovava nella piccola stalla di allontanarsi, con la sua claymore spezzò le assi che bloccavano l’ingresso, spalancando la porta. Dalla piccola costruzione uscì una donna la quale, dall’aspetto, dimostrava di avere forse una mezza dozzina d’anni più di Seayne, con in braccio una bambina che non dimostrava più di cinque o sei anni. Entrambe avevano i capelli biondi, quelli della donna lunghi, anche se non tanto quanto quelli della guerriera albina e quelli della bimba erano molto più corti, legati in una codina di cavallo dietro la nuca, stretta da un grande fiocco rosso; gli occhi pieni di spavento e di lacrime della donna erano verdi, mentre quelli meravigliati e curiosi della bimba erano castani. Nonostante i vestiti pesanti e i mantelli da viaggio che entrambe indossavano, le due umane tremavano: -Freddo e paura: due sensazioni che ho conosciuto molto bene!- La donna, sia fisicamente che nella cura con la quale stringeva a se la piccola, risvegliò in Seayne il ricordo di Nyara, sua madre e, prima che la donna potesse dire o fare qualcosa, fu la guerriera albina, mossa a pietà o comunque da un sentimento legato a un ricordo molto intimo e profondo a prendere l’iniziativa: Venite con me! Dobbiamo trovare un posto dove possiate stare al caldo! E… non lasciare che la bambina si guardi troppo in giro: ci sono cose che è meglio non veda! Seayne si riferiva ai resti scheletriti di quello che furono gli abitanti di Edoras che ogni tanto affioravano qui e là tra le erbacce e le rovine; la donna chiamata in causa dalla Numero 11 semplicemente annuì e iniziò a seguire i passi di Seayne ma la sua andatura denotava una grande stanchezza al punto che, dopo un po’, dovette mettere la bimba a terra e lasciare che camminasse da sola, limitandosi a tenerla per mano ma le preoccupazioni sembrarono superflue: la piccola sembrava avere occhi solo per la guerriera albina. Seayne aveva bene in testa quel che voleva fare: guidò le sue compagne verso il centro di Edoras, laddove c’era la vasca ottagonale a sfioramento che tutt’ora portava l’acqua in paese e, dopo aver atteso che le due si dissetassero, probabilmente era da un po’ che non bevevano, le condusse davanti all’ingresso della locanda “Il Lupo Grigio”, l’unica del paese e uno degli edifici più robusti di tutto Edoras infatti, nonostante il decennale abbandono, l’edificio non solo era ancora in piedi ma appariva abbastanza integro, a parte la porta d’ingresso rotta e divelta, come alcune delle finestre. Aspettatemi qui, non ci metterò molto. Disse Seayne alle sue compagne, mentre si dirigeva verso l’interno dell’edificio per esplorarlo velocemente e constatarne lo stato prima di lasciare che le due umane vi entrassero. Sorprendentemente, non c’erano tracce di cadaveri in giro, tranne quattro scheletri che Seayne vide nella cantina, sicuramente erano di Olaf, il proprietario della locanda, di sua moglie Leofa, la cuoca e delle due figlie, Tione e Tiona, che facevano le cameriere: -Era una famiglia felice, orgogliosa della loro locanda.- Pensò con tristezza, mentre richiudeva la porta dello scantinato, sigillando i resti al suo interno. Poi si mise a frugare dietro il bancone, finché trovò quel che cercava: le chiavi delle stanze e, a quel punto, richiamò a se le due umane. Tutte assieme salirono al piano superiore, laddove c’erano gli alloggi della locanda e, dopo averne ispezionati un paio, non senza difficoltà a causa delle serrature ossidate da tanti anni di disuso, ne trovarono uno che sembrava ancora in ottimo stato: abbastanza spazioso, con un letto per due persone e un piccolo caminetto per scaldare l’ambiente. Cosa importante, non sembravano esserci tracce di parassiti o animali infestanti come i topi: mastro Olaf aveva costruito bene la sua locanda. Seayne lasciò le due umane nella stanza e corse nuovamente fuori: tra case in rovina e piante selvatiche, non le fu difficile trovare legna da ardere e sterpaglie per accendere il fuoco nel camino, dopo essersi accertata che non fosse ostruito. Nel frattempo le due umane si erano messe comode, in particolare la piccola la quale, non appena appoggiatasi sul letto era sprofondata nel sonno mentre la donna sembrava fare uno sforzo per restare sveglia almeno finché la loro salvatrice non avesse finito di prendersi cura di loro. Fu così che, non appena vide che Seayne si rilassò quando un bel fuocherello scoppiettava nel camino, la donna trovò il coraggio per rivolgere la parola alla guerriera albina: Io mi chiamo Ragnhild e mia figlia Freya… Grazie per le nostre vite e… per non averci abbandonato dopo averci liberate… dai demoni… Seayne osservò la donna: i suoi vestiti da viaggio erano sgualciti, probabilmente a causa della prigionia, così come quelli della bambina ma, probabilmente, il fatto di essersi avvolte nei mantelli aveva fatto sì che gli abiti si sporcassero a malapena. La guerriera albina sorrise in risposta alle parole gentili che le erano state rivolte: Da quanto tempo vi avevano catturate… Ragnhild? La donna abbassò gli occhi, prima di rispondere: Tre giorni… credo… Eravamo con mio marito e una coppia di amici su due carri trainati da cavalli da soma. Eravamo partiti da Pieta e ci stavamo dirigendo verso La Forcella per raggiungere Buonarroti quando, al bivio, quei cinque mostri ci hanno attaccato. La donna soppresse un singhiozzo e si nascose per alcuni attimi il viso tra le mani: Non abbiamo potuto fare nulla: i cavalli si sono imbizzarriti per la paura e il carro sul quale viaggiavano i nostri amici si è ribaltato e poi… poi… Ragnhild non ce la fece più a trattenersi e scoppiò in lacrime, accasciandosi sul letto, mentre Seayne la guardava con la pietà nello sguardo. Forse disturbata dal pianto o dal sobbalzare del letto, la piccola Freya si svegliò: Mamma? Ho fame… Mormorò, ancora mezza assonnata, mentre sua madre cercava di asciugarsi le lacrime dal viso, probabilmente per non far preoccupare ancora di più la piccola: Vado a vedere se trovo qualcosa da mangiare. Disse loro la Numero 11, prima di uscire nuovamente all’esterno. Era tardo pomeriggio e il tramonto sarebbe giunto presto: dove e come procurarsi da mangiare a quell’ora? All’improvviso Seayne ebbe un’idea e si lanciò di corsa sulla strada che portava fuori dal villaggio. Citazione:Yoki Utilizzato: 0% - Punti Limite: 3,5/35 I am the one, the only one! I am the god of kingdom come! Gimme the prize!
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24-02-2018, 05:45 PM
Messaggio: #8
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RE: Ritorno a Casa [Autogestita - Nardo]
[-Pensato-] [Parlato] [Parlato da altri] L’idea di Seayne era di raggiungere i carri abbandonati perché -Se qualche predone o qualche animale selvatico non li hanno già depredati, sui carri ci dovrebbero essere le provviste per il loro viaggio. Erano in cinque, forse riesco a mettere assieme quel che basta per loro due.- Raggiunti i carri, la guerriera albina non ci mise molto a notare che le provviste contenute in quello rovesciato, probabilmente sparpagliatesi a causa del ribaltamento, erano state in buona parte divorate quasi sicuramente dagli animali selvatici. Questo fatto però aveva salvato, se così si poteva dire, le provviste nel carro rimasto sulle ruote -C’era tanto cibo a terra: perché avrebbero dovuto arrampicarsi sul carro e fare fatica?- Infatti, la sacca col cibo era custodita in una cassa di legno chiusa da un lucchetto, che Seayne fece saltare con un colpo assestato con la sua claymore. La sacca conteneva formaggio, dei salumi stagionati che sarebbero durati ancora per qualche giorno, carne secca, gallette di pane tostato e una bottiglia di liquore: le razioni erano sufficienti per qualche giorno. Il buio era ormai calato quando Seayne fece ritorno alla locanda, portando con sé il suo bottino, che venne molto apprezzato da Ragnhild e, soprattutto, dalla piccola Freya che attaccò il cibo con entusiasmo e senza fare capricci. Non volendo disturbarle la Numero 11, dopo essersi tolta l’armatura, si sedette in un angolo, guardando fuori dalla finestra, persa nei suoi pensieri finché la voce della donna non richiamò la sua attenzione: Perché non mangiate qualcosa con noi… signora? Ce n’è abbastanza per tutte noi… Seayne girò la testa per guardare le due umane: Ragnhild faceva ampi segni d’assenso con la testa e Freya, probabilmente rifocillata dal caldo e dal cibo, aveva ricominciato a fissarla con i suoi occhioni curiosi. In entrambe Seayne non vide il timore che di solito gli umani nutrivano nei confronti di quelle come lei, ma solo gratitudine. Forse fu quello che spinse Seayne ad accettare; quello e, comunque, un po’ di fame; in fondo era trascorso qualche giorno da quando aveva mangiato per l’ultima volta perciò: Grazie! Accetto volentieri e… io mi chiamo Seayne. La Numero 11 era convinta che queste due umane non avrebbero dimenticato il suo nome tanto facilmente e questo la faceva sentire bene. Non voleva rovinare tutto comportandosi in maniera scortese. Finito di cenare, con la guerriera albina che stupì le due compagne per quanto poco avesse mangiato rispetto a loro, Seayne si offrì di portare ciò che era avanzato nella cantina della locanda, per evitare che il caldo irradiato dal caminetto lo rovinasse e, una volta tornata in stanza, iniziò a raccogliere le sue cose, con l’intenzione di uscire per lasciare alle due umane l’alloggio tutto per loro ma, alle sue spalle, la voce di Ragnhild, nella quale risuonò una nota di paura, si fece sentire: No! Ti prego Seayne! Non lasciarci sole! Seayne sbattè gli occhi, stupita, prima di rispondere: Ma non c’è più nessun pericolo. Se non fosse così lo saprei. E poi volevo solo andare in una stanza vicina, non me ne stavo andando. Ragnhild sembrava sul punto di gettarsi in ginocchio: Lo so, hai… avete ragione ma… io e Freya abbiamo avuto tanta paura e… sarei… saremmo più tranquille se rimaneste qui con noi così… se ci svegliassimo potremmo vedervi e sapere che è tutto a posto. Vi prego, restate! Seayne rammentò quanta paura avesse avuto la sera dell’attacco degli yoma al suo villaggio e poi osservò la donna: -Una mamma spaventata, preoccupata per sua figlia e per sé stessa… Come darle torto?- Va bene! Se vi aiuterà a dormire tranquillamente, rimarrò qui con voi. Si arrese la Numero 11 e, dopo aver atteso che madre e figlia si sistemassero sul letto e si addormentassero, sorridendo ritornò nell’angolo della stanza dove si era seduta prima di cenare e, assumendo la posizione del loto, iniziò a respirare regolarmente, lasciando che la sua mente si ritraesse lentamente dal mondo materiale, rilassandosi nella meditazione. Dopo un tempo indefinito, qualcosa disturbò la tranquillità della quale Seayne si era ammantata. Citazione:Yoki Utilizzato: 0% - Punti Limite: 3,5/35 I am the one, the only one! I am the god of kingdom come! Gimme the prize!
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26-02-2018, 10:54 PM
Messaggio: #9
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RE: Ritorno a Casa [Autogestita - Nardo]
[-Pensato-] [Parlato] [Parlato da altri] Qualcosa di caldo le aveva sfiorato le mani che teneva incrociate in grembo ma, forse perché ancora rilassata dalla meditazione o forse perché i suoi sensi appena risvegliati non le trasmettevano segnali di pericolo, Seayne si limitò ad aprire gli occhi trovandosi davanti, a circa un metro da lei, la piccola Freya in piedi, la quale la stava osservando con molta attenzione. Era notte fonda e la luce della luna che entrava dalla finestra si rifletté per un istante negli occhi d’argento della guerriera albina, cosa che strappò un gemito alla piccola, che arretrò di un passo, probabilmente a causa dello spavento: Non aver paura Freya! Non ti faccio niente! Cosa ci fai sveglia a quest’ora? Le disse sorridendo Seayne quasi sussurrando per non svegliare Ragnhild e, soprattutto, per rassicurare la piccola la quale, infatti, le si avvicinò di nuovo, tornado dov’era prima, senza smettere di guardarla: Mi sono svegliata e non riesco a dormire. Non sapevo cosa fare e allora ho voluto vederti da vicino. La curiosità in quegli occhi di bambina faceva presagire delle domande, che non tardarono ad arrivare: La tua mano è tanto fredda e tu sei tutta bianca. Tu sei… sei una Donna delle Nevi? Sei fatta di neve? E non hai paura che il fuoco del camino ti sciolga? Domande ingenue da una bambina innocente. Seayne sorrise ricordando che anche uno degli yoma temeva che lei fosse una Donna delle Nevi. Questa era, secondo il folklore dei popoli del Nord, lo spirito di una donna morta assiderata tra la neve. Era allo stesso tempo bellissima e serena, eppure spietata nell'uccidere gli incauti viandanti. Tempo addietro, era quasi sempre considerata malvagia; oggi, invece, molte storie la descrivevano in toni più umani, enfatizzando la sua natura spettrale e la sua bellezza effimera. Lo scopo della Donna delle Nevi variava di storia in storia; talvolta si accontentava della morte della sua vittima; altre volte aveva tratti vampireschi e privava le vittime del loro sangue o della loro forza vitale; occasionalmente si comportava come una succube e seduceva gli uomini per sottrarre la loro energia e lasciarli congelati. Storie più benevole invece la vedevano soccorrere viandanti in difficoltà, persi nelle bufere invernali o nelle lande innevate, guidandoli al sicuro in cambio delle preghiere per la salvezza della sua anima e, a giudicare dall’atteggiamento di Freya, la bimba sembrava credere a quest’ultima versione della storia -Effettivamente, a guardarmi allo specchio, potrei benissimo essere una Donna delle Nevi e poi, come potrei spiegare a una bambina cosa sono veramente? Come dirgli che cosa è una “Claymore”?- La Numero 11 decise di stare al gioco e, sempre sorridente e immobile, rispose a voce bassa alla piccola curiosa: Mi hai scoperta eh? Sì Freya, sono una Donna delle Nevi! Ho visto il male che quei cattivi vi hanno fatto perciò sono venuta per aiutarvi e adesso sono qui. Sono fatta di neve ma di quella neve che c’è sulle cime dei monti più alti: quella neve che neanche il sole in estate riesce a sciogliere, ecco perché non ho paura di un piccolo fuocherello di un piccolo camino. Adesso però devi promettermi una cosa: non devi raccontare a nessuno quello che ti ho detto, neanche alla mamma, finché non sarai tornata a casa, perché se lo facessi l’incantesimo che mi ha chiamata da voi si spezzerebbe, io sparirei e non potrei più aiutare te e la mamma se ci fosse ancora qualche pericolo. Me lo prometti? La piccola Freya, nei cui occhi la meraviglia aveva preso il posto della curiosità e che la guardava a bocca aperta, annuì prima di rispondere emozionata: Sì… Sì… te lo prometto! Non lo saprà nessuno finché non torno a casa! Sei una brava bambina, Freya Le disse la guerriera albina, sempre sorridendole e arruffandole con una mano i capelli biondi, non fissati in quel momento dal fiocco rosso ma, mentre lo faceva, l’espressione di Freya divenne triste, le sue labbra tremarono e delle lacrime comparvero nei suoi grandi occhi castani: Signora delle Nevi? Tu lo sai dov’è il mio papà? Quando i cattivi ci sono venuti contro, ho visto che lui lottava con loro poi… ci hanno portate via me e la mamma e non l’ho più visto. Ho sperato che venisse ad aiutarci ma non è più venuto. Perché? Perché non ha aiutato me e la mamma? Tu lo sai? Il sorriso di Seayne svanì dalle sue labbra, quando ricordò quei tre corpi sviscerati vicino ai carri e di come si era sentita lei quando aveva visto gli yoma uccidere prima suo padre e poi sua madre. -Oh! Grande Stella del Nord! Come dico a questa bambina che il suo papà è morto?- Forse, la splendente Polaris decise di accorrere in soccorso alla sua devota infatti, non appena Seayne finì di formulare quella supplica, un’idea prese forma nella sua mente e, sussurrando, si rivolse alla piccola: Freya, prendi il mantello e le scarpe ma attenta a non svegliare la mamma. Andiamo un attimo qui fuori perché voglio farti vedere una cosa. Mentre la piccola ubbidiva, muovendosi lentamente per non disturbare Ragnhild, Seayne si sciolse dalla sua posizione, si alzò in piedi e, lentamente, aprì la porta della stanza, aspettando poi che Freya uscisse per richiudere piano la porta dietro di lei. Dopo aver atteso che la piccola si mettesse le scarpe e si avvolgesse nel mantello, Seayne la condusse fuori dalla locanda e, giunta in un punto a metà strada tra l’edificio e la vasca di raccolta dell’acqua, la guerriera albina si fermò, scrutando il cielo limpido: trovato quel che cercava, la Numero 11 indicò a Freya una stella in particolare: Freya, vedi quella stella lassù? Quella è Polaris, la Grande Stella del Nord, la regina di tutte le stelle! La puoi riconoscere facilmente perché, se guardi per un po’ il cielo, scoprirai che lei è sempre ferma mentre tutte le altre stelle le girano attorno, ballando una danza per lei che dura tutta la notte, finché alla mattina vanno tutte a dormire e lasciano il loro posto al sole. Si dice che quando una persona non c’è più, in cielo si accende una nuova stella… Seayne fece una pausa per prendere fiato e pensare bene a cosa dire alla bimba, che sembrava rapita dal suo racconto e guardava il cielo: Il tuo papà ha cercato di combattere i cattivi per aiutare te e la mamma, ma loro erano troppo forti per lui e adesso… lui non c’è più ma… Quando è andato via, ha chiesto aiuto alla Grande Stella del Nord perché aiutasse te e la mamma e Polaris ha ascoltato la sua supplica, chiamando me per aiutarvi e per far sparire i cattivi, così… La recita di Seayne venne interrotta da qualcosa che si era aggrappata alla sua gamba sinistra: Freya sembrava aver capito il significato delle parole della Numero 11 e si era stretta a lei, piangendo per il suo papà. Seayne, commossa, le carezzò i capelli e, staccandola gentilmente dalla sua gamba la prese in braccio, mostrandole nuovamente il cielo: Non piangere, Freya e guarda ancora il cielo: le stelle sembrano tutte uguali vero? Ma se tu le guardi con attenzione, vedrai che alcune sono più grandi, altre più piccole, alcune sono bianche, altre un po’ più gialle, alcune un po’ rosse e altre un po’ azzurre. Sono diverse perché le persone che le hanno accese con la loro anima erano diverse: ricordi quello che ti ho detto prima? Ora… Seayne rimise a terra la bambina, che si asciugò le lacrime, continuando ad ascoltare quella che, per lei, era una Donna delle Nevi: Ora voglio che guardi il cielo con attenzione e con calma, guarda le stelle: prima o poi, se ascolterai il tuo cuore, ne vedrai una che ti piacerà più delle altre. Io sono sicura che quella stella è stata accesa dall’anima del tuo papà che ti seguirà sempre, guardandoti da lassù e aspettando il giorno in cui tu e la mamma sarete di nuovo con lui, alla corte della regina delle stelle, dove nessun cattivo potrà più farvi del male. Mentre Freya era impegnava a scrutare il cielo, cercando l’anima di suo padre in quel mare di stelle, Ragnhild era uscita lentamente dalla locanda, andando ad affiancarsi alla guerriera albina: Devo ringraziarti anche per questo, Seayne… In questo momento non avrei saputo come dire a Freya che suo padre era stato ucciso dagli yoma Sussurrò la donna, osservando la figlia. La Numero 11 ridacchiò: Una fiaba, una storia di fede per cercare di attenuare il dolore di una bambina. E chi potrebbe dire che non è andata proprio così? Spero soltanto che la mia fiaba sia servito a qualcosa… QUELLA! L’improvviso strillo di Freya richiamò sulla bambina l’attenzione delle due donne: Quella stella! E’ rossa come i capelli di papà! Sono sicura che è lui che ci guarda da lassù! La bambina aveva indicato una stella rossa (1) e poi, ancora con le lacrime agli occhi ma sorridendo, la salutò con la manina destra, sicura di star salutando suo padre. Seayne e Ragnhild la lasciarono fare, finché la piccola non mostrò evidenti segni di stanchezza. A quel punto, dopo che la donna ebbe lavato tre bicchieri che aveva con se nella vasca, tutte e tre tornarono nella locanda e, mentre Freya si rimetteva a letto senza fare capricci, la guerriera albina rimase a guardarla sprofondare nel sonno, contenta che le sue parole fossero servite a mitigare il dolore di quella bambina. Citazione:Yoki Utilizzato: 0% - Punti Limite: 3,5/35 I am the one, the only one! I am the god of kingdom come! Gimme the prize!
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27-02-2018, 10:56 PM
Messaggio: #10
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RE: Ritorno a Casa [Autogestita - Nardo]
[-Pensato-] [Parlato] [Parlato da altri] Quando Freya si addormentò, Ragnhild ravvivò il fuoco nel caminetto, poi fece cenno a Seayne di seguirla: perplessa, la guerriera albina lo fece, notando che la donna aveva con se due bicchieri e la bottiglia di liquore che c’era nel sacco delle provviste. La mamma di Freya non andò lontano, sedendosi a terra poco fuori della stanza, in modo tale che l’aria riscaldata dal caminetto mitigasse il freddo del pianerottolo sul quale si aprivano le stanze; la Numero 11 la imitò, sedendosi vicino a lei a gambe incrociate. Ragnhild sistemò a terra i due bicchieri, poi aprì la bottiglia che aveva con sé e versò un paio di dita del liquore in ognuno dei due, porgendone poi uno a Seayne, dicendole: Anche questo aiuta a scaldarsi. Seayne fissò dubbiosa il contenuto del bicchiere: il liquore aveva il colore dell’ambra e il suo profumo non era male. Mentre lo faceva, Ragnhild, con gli occhi bassi, riprese: Sai, a Pieta si racconta che gli abitanti di questo villaggio siano stati uccisi dieci anni fa da un’orda di yoma. Anche se è passato tanto tempo, i viaggiatori evitano se possibile il passo della Forcella perché temono che qualcuno di quei mostri sia ancora nascosto qui… Mio marito e i nostri amici che erano in viaggio con noi non ci credevano, dicevano che era passato troppo tempo e, comunque, dei viaggiatori che provenivano dalla Forcella erano giunti in città senza correre pericoli… La donna rialzò la testa, trovando il coraggio di fissare gli occhi d’argento di Seayne con i suoi di smeraldo: Seayne, tu eri qui quella terribile notte, vero? Questo è il tuo villaggio… giusto? La guerriera albina fissò a sua volta Ragnhild, con lo guardo sorpreso: Eh! Ma… come lo hai capito? La donna le sorrise dolcemente… un sorriso che a Seayne ricordò quello di sua madre… Freya non è l’unica che ti ha osservata per tutto questo tempo, Seayne. Anche se ogni tanto si diceva che una Claymore si aggirasse nella zona di Pieta, la gente di quei villaggi che hanno chiesto il suo intervento ha detto che è sempre venuta da altre direzioni, mai che qualcuna di voi sia scesa da queste montagne. Poi ho visto la sicurezza con la quale ti sei mossa in giro per il villaggio e, dalle fessure della porta dell’ovile, ho visto con quale rabbia hai buttato nel burrone i corpi degli yoma che hai ucciso. Gli occhi di Seayne si fecero umidi: non aveva mai parlato di quella notte con nessuno, fondamentalmente perché a nessuno, meno che meno alle sue compagne di sventura, era mai importato… in fondo, ognuna avrebbe avuto la sua tragica storia da raccontare ma ora, vicino a quella donna così simile a sua madre ma con pochi anni più della Numero 11, tanto da poterla considerare, volendo, una sorella maggiore, avrebbe avuto il coraggio di aprirsi? Di tirare fuori quel dolore che da dieci anni si portava nel cuore? Seayne respirò a fondo e bevve d’un soffio il contenuto del bicchiere, avendo cura di attivare la sua capacità di resistere agli effetti dannosi del liquore e, mentre sentiva l’alcool bruciarle leggermente in gola, iniziò a narrare: Dieci anni fa… una sera come tante… stavo cenando con mia madre e mio padre quando gli yoma attaccarono. Dappertutto c’erano urla disperate e ringhii come quelli delle bestie selvatiche. Mio padre morì per proteggere me e la mamma e lei poco dopo per proteggere me. Stavo per essere uccisa anch’io quando un paio di guerriere dell’Organizzazione intervennero, salvandomi la vita. Non ho capito se ce ne fossero delle altre ma, in poco tempo, l’orda degli yoma venne sgominata e su tutto calò il silenzio… anche le guerriere se ne andarono. Non ho mai saputo chi le avesse chiamate o se fossero intervenute di loro iniziativa, in ogni caso arrivarono troppo tardi. Rimasi sola, nel freddo e nel silenzio. Piangendo cercai di scuotere la mamma e il papà prima, alcuni vicini poi, senza risultato… chiamai, urlai per attirare l’attenzione, fino a rimanere senza voce poi, nella mia ingenuità, corsi in strada cercando di raggiungere qualcuno: una casa, un passante o un villaggio per chiedere aiuto. Nel frattempo si alzò il vento e iniziò a nevicare e alla fine, stremata, caddi nella neve e mi addormentai… salvo poi venire salvata da un uomo dell’Organizzazione che mi portò con se… e adesso eccomi qui. Volevo tanto tornare e quando ho sentito la presenza degli yoma nel mio villaggio sono andata su tutte le furie. Il resto della storia lo conosci. Le braccia calde di Ragnhild strinsero dolcemente le spalle di Seayne in un gesto carico d’affetto e gratitudine e l’autocontrollo della guerriera albina si spezzò, mentre quel gesto spontaneo e inaspettato esorcizzava l’incubo di dieci anni prima, il giorno in cui Seayne la bambina umana morì e Seayne la mezza demone nacque, sciogliendo quel gelo che da una decade le attanagliava il cuore e facendolo scivolare via assieme alle lacrime calde e copiose che Seayne versò, abbracciata a quella donna che cercava di consolarla così come avrebbe fatto con sua figlia o con una sorella minore, ripagando in tal modo il debito di gratitudine che aveva nei confronti della guerriera albina. Quando la Numero 11 smise di singhiozzare e diede l’impressione di aver ripreso il controllo su di sé, Ragnhild la lasciò andare e versò dell’altro liquore in entrambi i bicchieri. Vita per vita, Seayne. Tu oggi hai fatto quello che allora non hai potuto fare: salvare delle vite qui, a casa tua e uccidere gli yoma che hanno invaso il tuo villaggio. Io credo che, in un certo modo, la tua Grande Stella del Nord abbia voluto darti una seconda occasione per correggere le cose. Non lasciare che quel brutto ricordo avveleni ancora la tua anima. Così dicendo Ragnhild protese in avanti il suo bicchiere, con l’intenzione evidente di suggellare quella richiesta con un brindisi. Dopo alcuni attimi di esitazione, Seayne sorrise, annuì alle parole della donna e accettò il brindisi: Farò come dici, Ragnhild ma prima mi rimane un ultimo compito da svolgere, il vero motivo per il quale sono qui. Una volta finito non avrò più rimpianti e sarò in pace. Ma Seayne non svelò quale fosse la natura di quel compito e Ragnhild, intuendo che fosse una cosa personale, non chiese altro. Dopo un ultimo bicchiere, le due donne rientrarono nella stanza e, dopo aver guardato sorridendo Freya che dormiva della grossa, si sistemarono l’una sul letto per dormire e l’altra nel suo angolino per rilassarsi e meditare, con l’anima più leggera di quanto non lo fosse mai stata negli ultimi dieci anni. Citazione:Yoki Utilizzato: 0% - Punti Limite: 3,5/35 I am the one, the only one! I am the god of kingdom come! Gimme the prize!
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01-03-2018, 11:29 PM
Messaggio: #11
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RE: Ritorno a Casa [Autogestita - Nardo]
[-Pensato-] [Parlato] [Parlato da altri] Il mattino seguente, in una giornata di cielo sereno ma con l’aria fredda, Seayne si ritrovò a fare il punto della situazione con Ragnhild: Penso che la cosa migliore per voi sia ritornare a Pieta: hai ancora qualcuno laggiù che si possa prendere cura di voi? La donna rispose annuendo: Oh, sì! Ci sono ancora i miei genitori e anche quelli di Gunnar, mio marito, i nonni di Freya. Le nostre famiglie sono molto unite, non avremo problemi a tornare, davvero. La guerriera albina annuì: Quand’è così, devo allora fare un lavoretto. Aspettatemi qui o, se volete fare un giro, fa attenzione che Freya non veda i resti degli abitanti, d’accordo? Io tornerò per l’ora di pranzo. Ragnhild ammiccò, fidandosi delle parole della Numero 11 e allora Seayne, dopo aver dato un’occhiata a Freya che ancora dormiva, indossò la sua armatura, prese la sua claymore e uscì dalla locanda. Per prima cosa fece un veloce giro del villaggio, giusto per sincerarsi che non vi fossero pericoli in agguato che potessero minacciare le umane, per poi dirigersi fuori da Edoras, fino al punto dove erano rimasti i carri -Vediamo se c’è rimasto qualcosa di utile…- Rovistando in entrambi i veicoli, Seayne trovò fortunatamente alcuni attrezzi, tra i quali un badile, un piccone e una zappa. La guerriera ne fu felice: grazie a quelli non avrebbe faticato troppo per dare degna sepoltura alle tre povere salme che giacevano nel boschetto là vicino e quegli attrezzi le sarebbero stati senz’altro utili anche nell’immediato futuro, visto quel che aveva in mente. Ricordando quel che aveva detto Freya la notte prima riguardo al suo papà, non fu difficile per la guerriera albina identificare il corpo di Gunnar, visto che era l’unico con i capelli rossi e, cosa strana, tutti e tre i corpi, a parte le mutilazioni inflitte dagli yoma, sembravano essere stati risparmiati dagli animali spazzini. Seayne ne fu meravigliata: -Ombre! E’ come se qualcosa li avesse protetti in attesa della sepoltura o, forse, le provviste cadute dal carro sono state più appetitose dei corpi di questi poveretti.- Seayne scavò due fosse al limitare del bosco, in modo che, una volta tumulate le salme, fossero visibili dal bordo della strada: una più piccola nella quale depose il corpo del marito di Ragnhild e papà di Freya, la seconda più grande dove compose i corpi dell’altra coppia. Una volta finito, la Numero 11 mormorò una preghiera alla Grande Stella del Nord per le anime dei defunti e, a quel punto, si dedicò al secondo lavoro che aveva in mente di fare. Era oramai tarda mattinata quando Seayne esaminò per l’ultima volta il carro ribaltato, non trovandoci nient’altro di utile se non un baule con dentro dei vestiti di ricambio, un paio di mantelli da viaggio e uno scrigno contenente una ventina di bera e alcuni gioielli. Senza prendere nulla la guerriera albina caricò il baule sul carro integro, buttandoci dentro anche gli attrezzi che aveva usato e la sua claymore. Mentre lo facva, trovò dentro di esso una bambola di pezza e sorrise -Dev’essere il giocattolo preferito di Freya, visto che se l’era portata dietro. Sarà contenta di riaverla con sé.- Completato il carico ed esaminate le ruote del carro per verificare che fossero in buone condizioni, Seayne afferrò il timone del veicolo… -E adesso portiamocelo in paese!- … e liberò il 50% dello yoki, in modo tale da avere forza sufficiente per muovere il carro, iniziando a trascinarlo verso Edoras. La strada era in leggera discesa perciò divenne via via più facile per Seayne muovere il carro perciò la guerriera albina ridusse gradualmente lo yoki che aveva in circolo, azzerandolo totalmente quando, alla fine, arrivò davanti alla locanda. Il sorriso e la gioia di Freya quando le restituì la sua bambola furono la ricompensa per gli sforzi di quella mattina. Mentre la piccola giocava, Seayne ragguagliò Ragnhild riguardo la sepoltura del marito e dei suoi compagni: Così… se deciderete di riportarli a Pieta, saprete dove riposano… Poi, mentre esaminava il contenuto del carro, la donna si ricordò di una cosa: Seayne, mentre eri via oggi sono sicura di aver udito il nitrito di alcuni cavalli. Credo siano i nostri: sono animali da soma e da lavoro, credo quindi che, passato il panico dell’agguato non si siano allontanati di molto. Vorrei recuperarli per attaccarli al carro: se sono veramente loro, mi conoscono perciò se mi avvicinassi non dovrebbero innervosirsi. Verresti con noi, Seayne? So che forse mi sto approfittando troppo della tua generosità ma non lo faccio solo per me: vorrei evitare che Freya cammini fino a Pieta, dopo quanto è successo. Seayne gettò le braccia al cielo e, fissando la volta azzurra sopra di lei, con tono lamentoso ma scherzoso al tempo stesso, disse: Ombre, donna! Cosa devo fare ancora per liberarmi di voi? Salvo poi aggiungere ridendo, per fugare ogni dubbio: Va bene Ragnhild. Oggi pomeriggio andremo a caccia di cavalli. Citazione:Yoki Utilizzato: 0% => 50% => 0% - Punti Limite: 6/35 I am the one, the only one! I am the god of kingdom come! Gimme the prize!
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02-03-2018, 11:11 PM
Messaggio: #12
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RE: Ritorno a Casa [Autogestita - Nardo]
[-Pensato-] [Parlato] [Parlato da altri] Non fu difficile, quel pomeriggio, ritrovare i cavalli. Seayne si arrampicò sui costoni rocciosi con l’agilità di una leonessa di montagna e dall’alto individuò due dei quattro animali da soma che brucavano pigramente l’erba in un prato distante meno di un chilometro dal punto dove gli yoma avevano attaccato la piccola carovana. Mentre poi conduceva le due umane sul posto, la Numero 11 rinvenne anche le carcasse degli altri due animali che erano stati aggrediti e sbranati dagli animali selvatici. Sulla via del ritorno, Seayne ne approfittò per mostrare a Freya alcuni dei “posti segreti” che aveva scoperto quand’era bambina, felice di poter condividere quei momenti con la piccola, quasi volesse in quel modo lasciarle in eredità i ricordi di quello che era stata e che non avrebbe potuto essere… mai più. Nessun pericolo minacciò il gruppetto e, per l’ora di cena, i due cavalli sopravvissuti erano stati alloggiati nella stalla del Lupo Grigio. Ancora una volta, dopo aver atteso che Freya si addormentasse con la sua bambola stretta tra le braccia, Ragnhild e Seayne si appartarono, sedendosi nuovamente subito fuori dalla stanza della locanda con la bottiglia di liquore e due bicchieri, che la donna riempì a metà, porgendone uno alla Numero 11: Se partiamo domattina presto, al tramonto dovremmo essere a Pieta… Seayne sospirò: Sì… credo che tu abbia ragione, del resto… non c’è ragione per la quale dobbiate rimanere qui… Ragnhild sorbì un sorso di liquore, per poi rivolgersi a colei che aveva salvato la vita sua e di sua figlia: Seayne, ti ho già ringraziato molte volte per averci liberate ed esserti presa cura di noi. Ti prego, se c’è qualcosa che io possa fare per te, dimmelo. Farò quel che posso per ricambiare. La guerriera albina bevve un sorso di liquore a sua volta e, guardando la donna che le ricordava così tanto sua madre con uno sguardo gentile nei suoi occhi d’argento, le rivolse un lieve sorriso e rispose: Lo hai già fatto, Ragnhild… il tuo caldo abbraccio di ieri, aver ascoltato la mia storia, aver accolto le mie lacrime finché non ho finito di versarle, io credo… credo che nessuna guerriera come me abbia mai avuto la fortuna di incontrare una persona come te. Il tuo gesto è stato spontaneo, lo so nel profondo del mio cuore… Anche se solo per un paio di giorni, sei stata per me come una sorella maggiore. E di questo sono io che ringrazio te… La donna annuì alle parole della guerriera, poi rifletté un attimo prima di rivolgersi nuovamente alla sua salvatrice: Allora siamo pari, Seayne, tuttavia vorrei lo stesso poter fare qualcosa per te. Sei proprio sicura di non aver bisogno di nulla? Seayne socosse la testa: Non preoccuparti per me, Ragnhild, noi guerriere sappiamo badare a noi stesse tuttavia, se vuoi veramente fare qualcosa per me, racconta quanto è successo qui, senza tralasciare nulla e dì pure che io mi sono rifugiata in questo villaggio disabitato. Inoltre… Seayne rimase un attimo in silenzio, riflettendo: Potresti lasciarmi gli attrezzi che sono sul carro e uno dei vostri mantelli da viaggio? E… anche un po’ di cibo se te ne puoi privare. Come ti ho detto, avrò parecchio da fare qui dopo che sarete partite e non avrò molto tempo per andare a caccia. Se puoi accordarmi queste cose, mi faresti un grosso favore. Ragnhild annuì: Prendi pure quello che ti serve, Seayne. Il mattino dopo, di buon’ora, mentre Ragnhild e Freya facevano colazione, Seayne prese dal carro le cose che aveva chiesto alla donna, aggiungendo alla lista un vestito semplice che aveva intenzione di utilizzare per coprirsi quando avrebbe dovuto lavare la sua uniforme, appoggiando il tutto sul pavimento della locanda. Fatto questo, attese che le due umane scendessero e, mentre Ragnhild andava a prendere i cavalli da attaccare al carro, la guerriera albina si prese un momento per salutare Freya, la quale aveva il visino triste: Sign… Seayne, non puoi… venire con noi, vero? Seayne sorrise alla piccola, scuotendo il capo in segno di diniego: No, Freya, purtroppo non posso. Il mondo degli uomini e quello di noi Donne delle Nevi sono diversi, anche se ogni tanto si incontrano e noi entriamo nel vostro oppure voi entrate nel nostro, come è successo qui. Ma ti prometto che non dimenticherò mai né tu né la tua mamma. Sarete per sempre nel mio cuore e, forse, se la Grande Stella del Nord mi chiamerà ancora qui, chissà che noi non ci si possa rivedere un giorno. Freya non sembrava soddisfatta: Ma se… io pregherò il mio papà di salutarti, lui lo farà? Seayne si inginocchiò e abbracciò la piccola: Certo che lo farà! Il tuo papà è una persona gentile. A quel punto la Numero 11 sollevò la bambina e la mise a sedere sulla cassetta del carro e, dopo averle arruffato i capelli, si allontanò di alcuni passi, appartandosi con Ragnhild la quale, come prima cosa, incurante dell’armatura e della claymore che pendeva dalla schiena della sua salvatrice, abbracciò la guerriera albina: Per l’ultima volta, grazie Seayne. Mi hai insegnato che le Claymore non sono i mostri che tutti dicono voi siate, non tutte almeno. Non ti dimenticherò mai e, se dovessi venire a Pieta e dovessi essere nel bisogno, cercami. Non ti negherò il mio aiuto. Seayne fissò, forse per l’ultima volta, il viso di quella donna che tanto le ricordava quello di sua madre: Ne sono certa Ragnhild ma… ci penserò. Verrei volentieri a trovarti ma temo che questo attirerebbe su di te e Freya i pregiudizi che la gente rivolge a noi guerriere e io non voglio questo. Non preoccuparti, starò bene qui in fondo… sono a casa. D’accordo, farò quello che mi hai chiesto ma… non voglio dirti addio, ma arrivederci, Seayne! Replicò Ragnhild, stringendo a sé un’ultima volta la guerriera albina, come fosse una sorella, prima di salire sul carro e avviarsi con esso lungo la strada, mentre Freya gridava e agitava una manina in segno di saluto finché il carro prese una svolta e scomparve alla vista di Seayne, che rimase sola, in piedi, al limitare del villaggio di Edoras. Citazione:Yoki Utilizzato: 0% - Punti Limite: 6/35 I am the one, the only one! I am the god of kingdom come! Gimme the prize!
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05-03-2018, 09:59 PM
Messaggio: #13
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RE: Ritorno a Casa [Autogestita - Nardo]
[-Pensato-] [Parlato] [Parlato da altri] I giorni che seguirono furono molto impegnativi per Seayne. Mentre il cielo si manteneva fortunatamente sereno, la guerriera albina esplorò innanzitutto la miniera d’oro abbandonata, ritrovando ciò che sperava: due anfratti dei quali uno ampio come una grande stanza, abbastanza vicino all’ingresso, il quale una volta fungeva da magazzino, mentre l’altro si trovava più all’interno nella montagna, molto più ampio, ed era in realtà un nuovo scavo della miniera, iniziato da poco e interrotto bruscamente a causa dello sterminio dei minatori da parte degli yoma. A quel punto, indossata la sua uniforme “di fatica”, ovvero quella rovinata nello scontro avvenuto a Scramen e che aveva conservato proprio per quello scopo, Seayne iniziò il compito che si era prefissa dal giorno nel quale aveva saputo che le guerriere come lei sarebbero state dislocate sul campo: dare sepoltura ai suoi concittadini! Per giorni la guerriera albina batté a tappeto ogni anfratto rudere, giardino, prato di Edoras, recuperando le ossa di coloro che furono i suoi abitanti, strappandoli alle erbe incolte e alle piante infestanti, per ricomporli nel secondo spazio della miniera che aveva deciso di trasformare in una cripta, mantenendo ove possibile la composizione delle famiglie, cercando di ricordare tutti i particolari che le permettessero di mettere vicini i resti dei congiunti. Per ultimi, Seayne recuperò quel che restava dei suoi genitori, mentre in uno sfogo di rabbia, grazie alla forza del suo corpo ibrido, fece a pezzi le ossa degli yoma che avevano sterminato il villaggio, uccisi poi da altre guerriere, prima di gettarne i frammenti nello stesso burrone dove aveva lanciato i corpi dei demoni che avevano prese prigioniere Ragnhild e Freya. Alla fine di una settimana di duro lavoro, quando fu sicura che non vi fossero più resti in giro, Seayne si raccolse in preghiera davanti all’ingresso della cripta che aveva ricavato all’interno della miniera e poi, alla fine, utilizzando “Gùrthang”, la sua tecnica, fece crollare parte della volta sopra l’ingresso della camera mortuaria, sigillandola e seppellendo i resti al suo interno. Ripresasi dallo sforzo e ricordando un’altra leggenda del Grande Nord, come quella che le aveva ispirato il nome della sua tecnica, usando il pomo acuminato della sua claymore, Seayne incise sopra l’ingresso della miniera le parole: La via è chiusa. Fu fatta da coloro che sono Morti e i Morti la custodiscono. Fino a quando giungerà l’ora
Sperando che superstizione popolare, paura degli spiriti e la consapevolezza della presenza di una Claymore a Edoras, motivo per il quale aveva chiesto a Ragnhild di raccontare quanto era successo, fossero sufficienti dal dissuadere chiunque a tornare a cercare l’oro da quelle parti e a profanare la tomba dei suoi compaesani. Soddisfatta della sua opera, Seayne iniziò a pensare a se stessa e a come sistemarsi: l’anfratto vicino all’ingresso della miniera, tiepida d’inverno e fresca in estate a causa del fenomeno dell’inversione termica, presentava in alto uno sfiatatoio il quale sembrava tirare come un camino ed era quindi perfetto per aspirare il fumo di un fuoco acceso sotto di esso, poi Seayne recuperò dalla locanda la struttura, pagliericcio, cuscino e coperte di un letto, portandoseli nel suo nuovo rifugio. Alcuni piccoli mobili e accessori, più un tappeto dove sedersi per meditare e pregare presi in giro per il villaggio, completarono l’allestimento del suo nuovo alloggio: -Indubbiamente, meglio della mia celletta al Quartier Generale!- Fu il commento compiaciuto della Numero 11 mentre, dopo essersi lavata e aver indossato l’uniforme nuova, si sedeva sul tappeto preparandosi a meditare: Seayne ebbe l’impressione che la vicinanza al luogo di sepoltura dei suoi cari e compaesani le donasse una pace e una tranquillità che, almeno in quel momento, ottenebravano anche la sofferenza per la separazione da Stephan. Mentre scivolava lentamente verso il suo consueto stato di enstasi, la guerriera albina ebbe la sensazione di udire la voce dei suoi morti che le sussurravano in coro: Verranno tempi difficili e altre tragedie ma, per ora, noi siamo qui con te… Grazie Seayne! Un ultimo pensiero si affacciò nella mente della Numero 11, prima che la stessa si quietasse del tutto: -I miei compaesani, Saphelia, Alicia e il maestro Tahzay… insieme fanno… centootto persone!- Poi, Seayne raggiunse lo stato di pace e la sensazione di beatitudine che sempre la meditazione le donava e lei rimase lì, immobile nella Posizione del Loto, con un’espressione serena sul viso, sottraendosi agli occhi del mondo tranne a quelli di chi, come i suoi superiori, sapeva dove guardare, mentre all’esterno iniziava a cadere la neve la quale, in breve tempo, ricoprì col suo candido manto il villaggio di Edoras, finalmente in pace. Citazione:Yoki Utilizzato: 0% - Punti Limite: 11/35 QUEST CONCLUSA
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