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Pre-Parade [Autogestita - GioRix]
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01-04-2018, 10:28 PM
Messaggio: #1
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Pre-Parade [Autogestita - GioRix]
Pre-Parade
Bisogna pur allenarsi, prima di esibirsi Parlato Parlato di altri Non era passato molto tempo da quando le strade di Triela e di Rael si erano divise. Il suono ritmico e metallico degli stivali, unico compagno di viaggio da qualche ora a questa parte, stava iniziando a venire a noia alla ormai ex numero 42. La guerriera si era persino addentrata in un bosco, sperando invano che il cambiamento del terreno potesse in qualche modo attutire il clangore. Rassegnatasi ormai all'idea di dover convivere con quel costante sottofondo, abbandonò del tutto la strada e s'inerpicò su un versante poco in pendenza, fermandosi a riposare su un masso sporgente. Se non altro, dovrei esserci. Quella che vedo in lontananza dovrebbe essere Lido. Saranno quanto, un paio d’ore a passo umano da qui? Direi che questa potrebbe essere una buona zona per fermarsi. In caso di necessità potrei arrivare velocemente in città, e dovrei essere abbastanza lontana per prevenire curiosi o incontri inaspettati con degli umani. Ora, l’ideale sarebbe trovare una caverna o qualcosa di simile, magari vicina ad un ruscello… Trovò di molto, molto meglio. Triela passò un’oretta a camminare lungo le creste, cercando con lo sguardo solchi nelle vallate che facessero presagire la presenza di acqua. Proprio quando iniziava a temere di essersi avvicinata troppo alla città, vide con la coda dell’occhio qualcosa di strano. Da una spaccatura nella roccia a qualche metro da terra fuoriusciva placido un flusso d’acqua. Quello che attirò la sua attenzione, però, era che dalla spaccatura si poteva intravedere anche il cielo, cosa molto particolare visto che teoricamente la ragazza si trovava lungo una cresta. La ragazza individuò rapidamente un ripido percorso di risalita. La roccia era umida, e la scalata sarebbe stata estremamente difficile per un umano, ma grazie alla sua agilità di guerriera Triela riuscì senza problemi ad issarsi sino alla cima con qualche semplice balzo. Wow, che posto! È una fortuna che gli umani non possano raggiungere facilmente questa luogo, altrimenti sono sicura che più di una persona avrebbe pagato abbastanza bera da comprare un quartiere pur di costruire qui una casa. Effettivamente, era stata davvero fortunata. La scena che le si stagliava davanti era semplicemente meravigliosa. Una ripida parete rocciosa proseguiva quasi verticalmente per una ventina di metri sullo sfondo, e a destra e sinistra due creste si chiudevano in un cerchio proprio dove stava ora Triela. Un piccolo laghetto, alimentato da una fonte che sgorgava dalla parete rocciosa principale, aveva probabilmente scavato quella radura nel corso dei secoli, erodendo anche le pareti laterali e formando delle perfette e relativamente profonde coperture naturali tutt’attorno al centro. Evidentemente il flusso d’acqua era ormai sensibilmente calato, e di quello che un tempo era un lago era rimasta solo una piccola piscina naturale, del diametro di 5 o 6 metri, profonda circa due nel punto più basso. Il luogo era tutto sommato abbastanza ampio, tanto che una persona comune avrebbe persino potuto coltivarci un grosso orto e avere ancora spazio per costruire una modesta villetta. Triela percorse felicemente la lunghezza dell’altopiano, sfilandosi i guanti e assaggiando l’acqua della fonte con le mani a coppa. Mhn... Sa un po’ di ferro, ma per il resto è buona. Beh, immagino di non potermi lamentare. Sembra che la giornata stia volgendo al termine, devo recuperare un po’ di legna, e magari qualcosa con cui rattoppare i vestiti se ne trovo. Il resto potrà aspettare l’indomani. Si stiracchiò un po’, e uscì rapidamente da quell’angolo di paradiso ormai tinto di rosso dai primi raggi del tramonto. Quando vi fece ritorno, la zona era ormai illuminata generosamente dall’astro d’argento. Posizionatasi a tetto, accese un piccolo fuocherello, facendo stridere la lama sullo stivale destro, già danneggiato sotto il ginocchio. Le scintille fecero avvampare immediatamente le pigne secche, e nemmeno la legna si fece pregare molto prima di attecchire. La luce rossastra era fioca, ma gli occhi di Triela erano sufficientemente allenati per riuscire a distinguere abbastanza bene il suo bottino. Della canapa, che cresceva copiosa in una zona paludosa a valle, e qualche frutto selvatico. Iniziò lentamente a sfibrare le piante, bagnandole e piegandole più volte, strappandole per lungo e intrecciando i fili così ottenuti. Continuò così per un paio d’ore, quando la stanchezza accumulata dal viaggio prese il sopravvento e la ragazza decise che era arrivato il momento di coricarsi. Citazione:Yoki Utilizzato: 0% |
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02-04-2018, 06:22 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 02-04-2018 06:23 PM da GioRix.)
Messaggio: #2
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RE: Pre-Parade [Autogestita - GioRix]
L’indomani la guerriera venne svegliata da un sole splendente, che aveva iniziato a scaldare l’acqua del lago già da qualche ora.
Triela fece una frugale colazione e si sfilò l’armatura. Iniziò metodicamente a ripulire il sangue rappreso che non aveva ancora avuto il coraggio di rimuovere, avendo preferito lasciarlo come monito a sé stessa durante tutto il viaggio. Lustrate le parti metalliche, si tuffò in acqua con ancora i vestiti addosso. In fondo, anche quelli avevano bisogno di una lavata. Mentre galleggiava al centro della conca, iniziò a sfilarsi i vari pezzi del vestiario, cercando man mano di fare in modo che la corrente scrostasse il sangue e la sporcizia di cui erano pregni. Li stese poi ad asciugare in mezzo al prato. Quando ebbe finito, si concesse qualche momento di relax. Certo, se quello non fosse stato un luogo isolato, al riparo da tutto e da tutti, non si sarebbe mai lasciata andare così. Nuda, con il corpo martoriato illuminato dalla luce del mattino, protetta solo dall’acqua cristallina la cui temperatura era percepita a fatica da due dei suoi arti, laddove la pelle aveva ormai da lunghi anni una consistenza più simile al cuoio che al derma umano. Quella vista era uno spettacolo che non avrebbe mai voluto riservare a nessuno. A quanto pareva, aveva davvero trovato il suo angolo di paradiso. Sembra che io sia ancora capace di nuotare, dopotutto. Pensò mentre galleggiava placidamente col ventre all’aria. Da quanto tempo non lo faccio? All’Organizzazione… no, non mi pare nemmeno che lì abbiano luoghi in cui sia possibile nuotare, quindi l’ultima volta è stata… ...Prima. Uscì velocemente dall’acqua. Desiderosa di concentrarsi su qualcosa che non le lasciasse il tempo di rimuginare su ricordi inutili. Si rimise ad intrecciare sottili filamenti di tessuto, lasciando scorrere i minuti e le ore in tranquillo silenzio. Si ritenne soddisfatta quando ebbe ormai intrecciato diverso cordame e fili per cucire. Si alzò, si rivestì e partì nuovamente alla ricerca di legna, cibo e oggetti utili. Stavolta, avendo già esplorato il posto, ci mise molto meno. Tornò con delle liane, altra frutta, legname e delle lunghe e strette foglie verdi. Passò il resto della giornata a creare delle toppe con le foglie intrecciate, fissandole poi sui vestiti laddove erano rimasti danneggiati dagli scontri con gli yoma e Sofia. Un lavoro ineccepibile, considerando che ho usato unghie, frammenti di selce e aghi di pino per cucirle. Non è nemmeno sconfortevole al contatto con la pelle… Direi che posso davvero ritenermi più che soddisfatta. Ora rimane solo l’armatura. Gli stivali sono solo un peso. Sono stati spaccati da un semplice yoma, fanno un rumore infernale e mi fanno ancora male i piedi dopo quella lunga camminata. Non che mi lamenti ma… mi serve qualcosa di meglio. Dannazione, così danneggiati non posso nemmeno riconsegnarli all’Organizzazione. Domani andrò a Lido, forse potrei cacciare e vendere qualcosa, così potrò comprarmi degli stivali… Oh, devo anche passare dalla taverna e chiedere all’oste se può fare da messaggero per mio conto, visto che questo luogo non è facilmente raggiungibile dai miei superiori umani. Potrei passare in città ogni 2 o 3 giorni… Massì, domani si va a caccia. Citazione:Yoki Utilizzato: 0% |
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02-04-2018, 11:30 PM
Messaggio: #3
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RE: Pre-Parade [Autogestita - GioRix]
Il giorno seguente, Triela si svegliò di buon’ora. Controllò rapidamente che le toppe avessero resistito alla notte e, appurato che non vi erano problemi, lasciò la sua nuova casa.
Vediamo un po’. La zona dovrebbe essere abbastanza popolata dalla fauna, quindi non dovrei avere problemi a trovare qualcosa da cacciare. Anche solo qui attorno si possono vedere vari sentieri tracciati dagli animali selvatici, probabilmente basterà che io mi apposti nei pressi di qualche stagno per prenderne di sorpresa qualcuno. Probabilmente potrei uccidere facilmente un cervo o un daino, ma entrerei in competizione con i cacciatori locali e ne ricaverei più grane che altro. Una bestia difficile da cacciare dovrebbe fare al caso mio… magari un cinghiale. Dovrebbe valere parecchio visto che la caccia a quel tipo di fiere in genere richiede gruppi di persone a cavallo, e in questi boschi scoscesi una formazione del genere è quasi impossibile da eseguire. Si mosse rapidamente verso la zona paludosa dove aveva trovato la canapa il giorno precedente. Arrivata in zona individuò un grosso albero con la chioma abbastanza folta da permetterle di nascondersi alla vista degli animali. Vi si arrampicò, ed attese. Passarono diversi minuti prima che degli animali, nello specifico quattro grossi cervi, si avvicinassero per abbeverarsi allo stagno. Per la sua preda, invece, dovette attendere quasi un’ora. Infastidita ed annoiata dalla lunga posta, non ci pensò due volte ad agire. Non appena il cinghiale le fu sufficientemente vicino, Triela spiccò un balzo dal ramo su cui era poggiata, lasciando alla gravità il compito di generare abbastanza energia cinetica da permettere alla sua spada di affondare nel collo della bestia, tranciando di netto la spina dorsale. Estratta la claymore dal cadavere, ruotò rapidamente il corpo dell’animale in modo che il sangue defluisse in acqua senza sporcarla. Lavò la spada e attese ancora qualche minuto, dopodiché utilizzò le liane e le corde che aveva precedentemente intrecciato per legare l’animale in modo che fosse il più semplice possibile da trasportare. Finalmente pronta, s’incamminò verso Lido. Uhm, forse sarebbe stato meglio cercare un villaggio più piccolo… no, devo comunque trovare una taverna abbastanza grande che possa recapitare i messaggi dell’Organizzazione. Immagino di non avere davvero scelta. Triela si avviò lungo la strada principale, fortunatamente senza incontrare alcun problema che non fosse qualche sguardo diffidente e sconcertato dei passanti, chiaramente preoccupati dal vedere una guerriera entrare in città con un cinghiale morto sulle spalle. S'infilò velocemente nella prima macelleria a tiro, riuscendo a racimolare un discreto numero di bera dalla vendita dell’animale. A sentire il macellaio, la morte rapida data all’animale aveva permesso alla carne di rimanere morbida, cosa alquanto rara per un cinghiale, e questo ne aveva fatto lievitare il prezzo. Triela uscì sorridente dal locale, soddisfatta che le ore passate in biblioteca le avessero permesso di realizzare quell’accortezza e, soprattutto, che la cosa avesse lautamente ripagato. Continuò quindi il suo il suo viaggio, addentrandosi lungo le strade semi deserte della cittadina. Dovrebbe essere circa mezzogiorno. Pensò la ragazza alzando gli occhi al cielo per confermare la posizione del sole. Probabilmente le taverne saranno strapiene, sarà meglio attendere qualche ora e farle svuotare. Verso le quattro la gente sarà quasi tutta a lavoro, perciò dovrei trovare un po’ di tranquillità. Nel mentre, mi serve un'armeria… o un fabbro magari, potrei prendere degli stivali di cuoio e farli rinforzare. Citazione:Yoki Utilizzato: 0% |
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03-04-2018, 02:04 PM
Messaggio: #4
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RE: Pre-Parade [Autogestita - GioRix]
La ragazza gironzolò ancora un po’ per le strade, finché il suo sguardo non venne catturato dall’insegna di un negozio che sembrava fare al caso suo. Una grossa W di metallo era incastonata sopra lo stipite del portone all’ingresso e, dall’esterno, si potevano scorgere varie armi e armature accatastate su mensole e scaffali. Senza attendere oltre, aprì la porta ed entrò.
Benvenuta! Ah, uhm, una Claymore!? Che succede!? Disse l'uomo al bancone, visibilmente preoccupato dalla comparsa della guerriera. Buongiorno. Non vi preoccupate, non succede nulla. Sono solo venuta a comprare un paio di stivali. Disse Triela facendosi strada attraverso il negozio. Ne avete di così piccoli? Vanno bene un paio di stivali di cuoio e, se possibile, vorrei che ci fissaste sopra delle placche di metallo a mo di parastinchi. Usate pure questi, se riuscite a riadattarli. Disse indicando i calzari che stava ancora indossando. Quello che rimane potete tenerlo, è comunque un ottimo metallo quindi dovreste riuscire a riadattarlo in qualche modo, signor… Oliver, mi chiamo Oliver. Rispose il negoziante rilassando le spalle. Beh, siediti pure su quello sgabello e togliti quegli stivali, dovrei avere qualcosa della tua misura da qualche parte. Così dicendo, l’uomo si tuffò tra i meandri del locale che, visto dall'interno, era sorprendentemente spazioso. Nonostante le dimensioni, tuttavia, la gran quantità di armamentario accatastato ovunque lo rendeva quasi opprimente. Dopo essersi accomodata, la guerriera si sfilò agilmente i calzari, facendo attenzione a lasciare che le calze rimanessero ben salde nella loro posizione. La voce di Oliver, proveniente da un punto imprecisato fra gli scaffali, ruppe il silenzio. Credevo che l’equipaggiamento di voi Claymore fosse fornito dall’Organizzazione. Com’è che vieni a comprarti degli stivali da sola, ragazzina? Nessun motivo particolare, sono lontana dalla nostra base e i miei stivali erano rotti, ho solo deciso di cambiarli con qualcosa di più comodo, già che c’ero. E non voglio certo che le spese che faccio per capriccio gravino sulle spalle dell’Organizzazione, soprattutto visto che lo posso facilmente evitare. Capisco. Disse Oliver ricomparendo davanti a Triela. Beh, ecco qua, provali pure. Non ho molta scelta purtroppo, visto che i miei clienti abituali hanno almeno il doppio del tuo piede. Calzano stretti ma, credimi, se devi camminare parecchio è meglio così. Magari ti posso consigliare un paio di calze più spesse delle tue. Disse indicando i piedi della ragazza. Anche quello potrebbe aiutare in fatto di comodità. Uhm, beh, se me ne può procurare un paio non sarebbe male. Disse Triela mentre infilava i piedi nei nuovi stivali, si alzava e faceva qualche passo di prova. Certamente. Disse di rimando l’uomo. Come vanno? Tieni conto che una volta messe le placche metalliche, il peso e la rigidezza aumenteranno parecchio. Non è un problema, saranno comunque molto meglio degli altri. Direi che vanno più che bene, comunque. Sono leggermente più corti rispetto agli altri, e non hanno tacco ma… forse è meglio così, anche se sembrerò ancora più bassa. La ragazza fece spallucce, si risedette e si sfilò gli stivali, porgendo poi entrambe le coppie all’uomo che, prendendole entrambe sotto un braccio, le porse in cambio due lunghe e spesse calze nere. Bene, vado a vedere che si può fare con questi, tu intanto puoi provarti quelle se vuoi. Disse indicando le calze. Fisher, prendi gli attrezzi, ho degli stivali da rinforzare! Urlò Oliver verso il retrobottega. Io torno subito ragazzina, ma probabilmente ci vorrà un po’ prima che gli stivali siano pronti. Così dicendo, sparì nuovamente alla vista, infilandosi nella porta dietro al bancone. Rimasta sola, Triela si lanciò rapidamente delle occhiate tutt’attorno per accertarsi che nessuno potesse vederla, ed iniziò a canticchiare una melodia per allentare la tensione e l’insicurezza. Sfilò rapidamente i candidi gambaletti che stava indossando, ed osservò quindi in maniera sbrigativa le nuove calze. A differenza degli stivali, che sembravano essere già stati usati e avevano qualche taglio e sgualcitura superficiale, il tessuto che aveva tra le mani sembrava essere totalmente intonso. Senza tentennare oltre, iniziò ad infilarsi i lunghi autoreggenti, facendo scorrere la liscia trama sulla sua non altrettanto liscia pelle, il leggero fruscio coperto solo dalla sua quieta voce. Infilò il candido piede, alzando delicatamente il tessuto fino alle caviglie, salendo poi accoratamente lungo gli stinchi ed infine lasciando che l’elasticità aderisse alle carni poco sopra le ginocchia. Uhm, sono parecchio comode. Certo, il nero non è proprio in linea con la divisa ufficiale, ma l’unica parte non coperta dalle brache è comunque infilata in uno stivale... ad ogni modo, non lo noterà nessuno. Oliver tornò un paio di minuti dopo, e si mise distrattamente a riparare una vecchia balestra dall’aria molto malconcia. Il legno era stato gonfiato dall’umidità e dagli anni, imbarcandosi e flettendosi in modi casuali. Probabilmente non avrebbe sparato un quadrello dritto nemmeno dopo giorni di lavoro e riparazione. Presto infatti Oliver si diede per vinto, e la posò stizzito sul bancone. Probabilmente per far passare il tempo, iniziò a parlare con Triela. Senti un po’ ragazzina, è vera la storia secondo cui una claymore sarebbe capace di parare al volo una freccia usando solo la sua spada? Sono piuttosto sicura che si stia confondendo, signor Oliver. Ho letto anch’io di tali storie, e sebbene i protagonisti di tali gesta abbiano spesso chiome simili a quelle di noi guerriere, credo che il sesso non corrisponda. Inoltre, sono solo racconti di fantasia, per quanto realistici. Fece un pausa, riflettendoci su un po’. Però… in effetti, credo di poterci riuscire. Vuole provare? Hah! Preferirei passare, infilare dardi nei corpi dei clienti non fa bene agli affari. E poi, anche volendo, dubito riuscirei a colpirti con quest’affare. Disse ridacchiando mentre indicava la balestra. Triela sorrise di rimando alla battuta, ma ora il desiderio di mettersi alla prova si era fatto fastidiosamente forte. Una balestra del genere potrebbe sparare dardi in direzioni più o meno casuali… in altre parole, la traiettoria sarebbe ogni volta diversa ed imprevedibile. Per parare e schivare i proiettili potrei contare solo sui miei riflessi e sulla mia velocità. Potrebbe essere un ottimo allenamento… Senta, signor Oliver, potrei acquistare anche quella balestra? Citazione:Yoki Utilizzato: 0% |
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04-04-2018, 03:34 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 04-04-2018 08:09 PM da GioRix.)
Messaggio: #5
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RE: Pre-Parade [Autogestita - GioRix]
Qualche ora dopo, Triela uscì dal negozio di gran carriera, con una balestra legata dietro la schiena e dei nuovi stivali ai piedi. Certo, ogni tanto producevano comunque un suono metallico laddove i parastinchi si univano al cuoio, ma non succedeva poi così spesso; ed la cosarestava comunque meno fastidiosa del costante clangore emesso dalle precedenti calzature. Era ormai pomeriggio inoltrato ma il viavai di gente al lavoro continuava ad essere cospicuo.
Se non altro, le taverne saranno vuote. Si fece strada tra la calca, scorgendo diverse taverne disposte lungo i lati della via principale. Non ne stava cercando una in particolare, in fondo era abbastanza sicura che i messaggeri dell’Organizzazione fossero più che capaci di scoprire quale taverna avesse scelto come deposito per i messaggi. Entrò in quella più grande. L’interno era piuttosto classico, diversi pilastri e travi lignee componevano una struttura regolare, dentro la quale erano disposte ordinatamente delle grosse tavolate. Al momento, vista l’effettiva scarsità di avventori, le candele sui tavoli erano spente. Le uniche fonti di luce, le finestre e le torce disposte al bancone, non erano sufficienti ad illuminare adeguatamente l’osteria, facendola risultare un luogo più tetro e polveroso di quando probabilmente in realtà non fosse. Triela si avvicinò all’oste, intento a lavare una pila di piatti rimasti lì probabilmente da mezzogiorno. Buongiorno, mastro oste. Sono Triela, la nuova guerriera di stanza in questa zona. Avrei bisogno che lei mi facesse da messaggero. Dovrei passare ogni due o tre giorni a controllare se sia arrivata una lettera o un messaggio per me, o viceversa a lasciar detto qualcosa per i miei superiori. Per non recale problemi potrei passare in orari di vuoto come questo. Naturalmente, le pagherò il disturbo. Concluse la ragazza, lasciando sul bancone qualche bera. L’uomo soppesò l’oro qualche secondo. Certo, perché no. Non penso che nessuno avrà nulla da ridire, se devo solo tenerti al sicuro qualche lettera. Finché paghi, per me va bene. Ma... sei sicura? Non sarebbe meglio dire ai tuoi capi dove ti sei accampata? No, mi sono sistemata piuttosto lontano, fra le montagne. Sarebbe troppo lungo da raggiungere a piedi, e anche i cavalli farebbero fatica a passare tra quei boschi. Se non avete altre domande, vi saluto, non voglio fare la strada al buio. Come vuoi, signorina. Ci vediamo allora. Triela uscì rapidamente dal locale. Certo, voleva evitare troppe domande sul luogo in cui si era insediata, ma quello che aveva detto all’oste era parzialmente vero: non aveva alcuna intenzione di camminare al buio. Iniziò quindi ad incamminarsi verso la sua nuova casa senza procrastinare oltre, nonostante avesse ancora qualche soldo da spendere in scarsella. Quella sera, recuperati altri pezzi di legno e altra canapa, provò a costruire una sorta di scaletta arrotolabile, nel caso in cui si fosse reso necessario far salire un umano in quella conca. Non avendo altro da fare, decise di riflettere un poco su come automatizzare la balestra e, dopo aver formulato una mezza idea, andò a dormire. La mattina seguente sì svegliò con un rinnovato obiettivo. Uscì a cercare dei bastoncini il più possibile dritti con cui fabbricare dei semplici dardi, lisciandoli e appuntendoli con la lama della spada. Utilizzando poi delle foglie cucite e legate a mo’ di contenitore e sfruttando il corso d’acqua, riuscì a creare un rudimentale sistema di pressione temporizzata per il grilletto della balestra, fissata per l’occasione su una compatta catasta di legna con delle corde. Certo, la ricarica del quadrello era necessariamente manuale, e il ritardo dello scocco superava un intero, tedioso, minuto. Ma tutto sommato, viste soprattutto le poche risorse utilizzate, era un risultato accettabile. Preparato il tutto, Triela decise di iniziare ad allenarsi. Si sfilò l’armatura e i vestiti in modo da non rischiare di sporcarli o danneggiarli, rimanendo nuovamente nuda. Individuò una zona adatta in cui posizionarsi, a diversi metri dall’attrezzo potenzialmente mortale. Azionò quindi il meccanismo, prese posizione, e attese. Lentamente, la pressione sul grilletto della balestra aumentò fino a quando, con uno schiocco elastico, il quadrello venne scagliato verso la ragazza. Il suo corpo era freddo e non si muoveva bene. Il terrore che il dardo potesse ucciderla all’istante se avesse colpito un organo vitale era quasi impossibile da assopire. Tuttavia, se avesse usato dei dardi smussati non si sarebbe mai abituata a tale sensazione, e avrebbe rischiato di paralizzarsi se qualcuno le avesse puntato addosso una balestra vera. È anche a questo che serve l’allenamento. Devo dominare la mia paura e le mie emozioni, non posso più permettermi di distrarmi e non ragionare lucidamente durante una missione. Vide il quadrello avvicinarsi a velocità folle. Continuando così, le avrebbe sicuramente trafitto un polmone. Decise istintivamente di scansare a sinistra. Splat. Citazione:Yoki Utilizzato: 0% |
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04-04-2018, 09:58 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 05-04-2018 01:25 AM da GioRix.)
Messaggio: #6
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RE: Pre-Parade [Autogestita - GioRix]
Un dolore lancinante le intorpidiva completamente il braccio destro. Il dardo, che si era fatto strada attraverso i muscoli fino all’osso, spuntava dalla sua pelle pochi centimetri al di sotto della spalla.
Merda, fa male… no, questo… questo non è nulla, posso rigenerarmi. Tentando di dominare il dolore, cercò di strappare il quadrello dalla carne con un solo e rapido strattone. Sfortunatamente per lei, il tentativo peggiorò solo la situazione quando uno spasmo muscolare le fece spezzare il legnetto in mano. La punta, ancora ben salda nelle carni, offriva ora solo un appiglio di mezzo centimetro, impossibile da prendere con le dita. Immagino di dover usare i denti. La guerriera avvicinò la bocca alla ferita, azzannando il legno con incisivi e canini. Riuscì a reprimere un gemito, e strappò di netto l’oggetto estraneo dal suo corpo. Sputacchiando schegge dalla bocca, si sedette a gambe incrociate, stringendo la ferita con la mano sinistra. Si concesse qualche istante per rilassare i muscoli, e poi cominciò a far fluire lo yoki dentro di sé. Voleva essere rapida, perciò non lesinò affatto sulla quantità nonostante, a conti fatti, la ferita non fosse così grave da richiedere un simile trattamento. Lasciò che la forza demoniaca le cambiasse il colore degli occhi, che facesse pulsare e ingrossare le sue vene fino a deformarle denti e volto. Lasciò persino che, lentamente, i muscoli iniziassero ad ingrossarsi un poco. Questo effetto era una novità per lei, ma i giorni seguenti sarebbero stati un buon momento per sperimentare e allenare meglio il suo autocontrollo. D’altronde era probabile che quella ferita, che si era rapidamente ridotta a una macchia rossa sulla pelle ormai rimarginata, non sarebbe stata l’ultima che avrebbe subito da quella balestra. I raggi del sole avevano ormai assunto una colorazione rossastra quando Triela decise di concludere l’allenamento, immergendosi in acqua per levarsi di dosso il sangue che le tingeva buona parte del corpo. Poi, spossata dal continuo ciclo di ferite e rigenerazioni, si coricò sull’erba e si addormentò. I giorni seguenti passarono monotoni, la routine di allenamento spezzata solo dalle costanti visite a Lido e dai momenti passati a rendere più confortevole la sua abitazione. Apparvero persino un giaciglio, delle pareti di legna accatastata e un posto fisso per il falò. I vestiti avevano quasi perso il loro significato, diventando per lei solo un accessorio da indossare quando usciva dal suo rifugio. Ma la cosa importante era che l’allenamento stava gradualmente dando i suoi frutti. Pian piano, le ferite divennero sempre meno profonde, lasciando il posto a graffi, che a loro volta svanirono del tutto. Triela si allenò quindi ad eseguire delle parate al volo, cosa che divenne ben presto semplice quasi quanto schivare per la ragazza. Lentamente iniziò a ridurre la distanza che la separava dalla balestra, e ad ogni passo era come ricominciare il ciclo di ferite da zero. Per forza di cose, imparò come percepire e governare meglio la propria forza diabolica, riuscendo a liberarne più di prima e rendendo quindi la rigenerazione più rapida. Quando ormai riuscì a schivare e parare a colpo relativamente sicuro i letali dardi anche da una distanza di qualche metro, decise che per il momento poteva ritenersi soddisfatta. È ora di vedere come me la cavo sul campo. Citazione:Yoki Utilizzato: 0%>40%>0% |
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05-04-2018, 04:22 PM
Messaggio: #7
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RE: Pre-Parade [Autogestita - GioRix]
Triela passò un paio di giorni a girovagare per le vallate dei monti Pablo, alla ricerca di qualche yoma su cui testare la sua rinnovata abilità. Era un compito lungo e tedioso, e sembrava che non importasse quanto scandagliasse i dintorni con la percezione, non riusciva a trovare tracce delle sue prede. Fu quasi per caso che, ormai arrivata ad una zona molto isolata nei monti, trovò dei brandelli di vestiti sporchi di sangue ormai rappreso. Ad un esame accurato, risultò chiaro che sui vestiti fossero presenti tracce di yoki, per quanto vecchie.
Probabilmente un viaggiatore sfortunato, o un cacciatore che si è spinto troppo lontano dal suo villaggio. A giudicare dallo stato del sangue, saranno passati diversi giorni, se non settimane. Spero che lo yoma non si sia allontanato troppo. La ragazza passò diversi minuti alla ricerca di orme e tracce di yoki. Chiaramente, trovò solo informazioni frammentarie, nulla di realmente determinante. Riuscì a stimare solamente una vaga direzione. Fortunatamente la conformazione valliva aiutò a restringere il campo di ricerca, consentendo a tutti gli effetti solo una strada lineare verso monte. Si incamminò per la via, salendo lentamente di quota. Presto la vegetazione iniziò a cambiare, e i boschi misti si spopolarono sempre più delle latifoglie, che lasciarono il posto a una foresta costituita quasi esclusivamente da pini, abeti e larici. Ad un certo punto, inaspettata quanto improvvisa, spuntò una piccola fonte di yoki. La cosa sorprese parecchio Triela, che si girò ad osservare la direzione da cui proveniva il mostro. Che strano, sembra… lontana. Parecchio lontana. Alla cattedrale, con Rael, non sono riuscita a percepire i nemici nonostante ci fossero ben due yoma e una guerriera. Ora, invece riesco a sentirlo da una simile distanza… Tutto quel rigenerarmi deve aver in qualche modo affinato anche i miei sensi, oltre che al mio controllo. Mah, non è il momento di pensarci, devo nascondermi. Si lanciò rapidamente a destra, immergendosi nel fitto del bosco. Sembrava che lo yoma stesse risalendo a gran velocità la strada da lei percorsa nelle ore precedenti, perciò decise di frapporre un albero tra lei e il fondovalle, in modo da poter osservare non vista lo yoma quando quest'ultimo l'avrebbe sorpassata. Il mostro non si fece attendere. Avanzava in una sorta di corsa, spiccando lunghi balzi tra un passo e l’altro. Uhm, non sembra poi così veloce, dovrei essere in grado di raggiungerlo in pochi secondi da qui ma… Sembra che stia trasportando qualcosa. Un cadavere? Potrei seguirlo e sorprenderlo nella sua tana mentre mangia. Basterà stare a una distanza di sicurezza e non mi scoprirà. Lasciò che lo yoma prendesse un po’ di distacco, poi cominciò a seguirlo muovendosi silenziosamente fra gli alberi. Non ci volle molto tempo prima che il mostro rallentasse, cambiando direzione ed inerpicandosi lungo uno versante spoglio di alberi fino a sparire in una cavità nel terreno. Triela continuò a muoversi costeggiando il bosco fin dove possibile, poi estrasse la claymore e avanzò accucciata nella zona scoperta. Huh? Ci sono… due fonti di yoki? Merda… Beh, ho ancora il vantaggio della sorpresa però, se ne uccido uno prima che si accorgano di me poi lo scontro sarà uno contro uno. Dovrei farcela. No, ce la posso fare. La ragazza, arrivata all’entrata di quella che pareva essere una grotta piuttosto ampia e poco profonda, decise di sporgere appena la testa in modo che rimanesse almeno parzialmente coperta dall’erba alta. Come aveva intuito, la cavità non si addentrava nella terra per più di cinque o sei metri, perciò la luce della luna riusciva ad illuminare l’interno a sufficienza per permettere a Triela di scorgere le due figure che pasteggiavano con il cadavere di una donna. O almeno, quello che ne rimaneva visto che gambe e braccia non sembravano essere presenti. Forse erano state rimosse in precedenza, per facilitare il trasporto del cibo. Il primo yoma, quello più vicino, volgeva le spalle all’entrata e sarebbe stata quindi una facile preda per la lama di Triela. Il suo compagno, invece, se ne stava appoggiato al muro più lontano mentre sgranocchiava tranquillamente un pezzo d’intestino della vittima. Sembrava che non l’avesse ancora scorta. Posso farcela. Se scatto verso di loro e uccido quello che mi da le spalle prima che possa girarsi, probabilmente l’altro mi attaccherà all’istante. Devo tenermi pronta a schivare gli artigli, mentre se si dovesse avvicinare proverò ad ucciderlo rapidamente con un affondo. Il resto si vedrà. La guerriera prese posizione, flettendo le ginocchia e preparandosi a scattare in avanti. Uno, due… Dieci passi. Un fendente che avrebbe ucciso persino un imperatore. Lo yoma non ebbe alcuno scampo. La testa del mostro volò in aria, la sua orbita fermata con uno strattone dalle budella del cadavere che erano rimaste impigliate fra i denti. Era morto senza nemmeno sentirla, a giudicare dall’espressione estasiata che Triela notò con la coda dell’occhio. Prima che il cranio toccasse terra, tuttavia, l’altro yoma reagì. Cinque dardi mortali passarono accanto alla ragazza, che piegò appena il corpo per evitarli. Sono abbastanza lenti. Più lenti dei quadrelli della mia balestra. Sembrano pure più lenti di quelli degli yoma che incontrai con Rael… forse è solo una mia impressione. Sicuramente i miei riflessi sono migliorati moltissimo, però. Con nonchalance, la guerriera ruotò la lama e mozzò le dita al nemico. Si lanciò quindi di fronte a lui, tranciando il braccio sano del mostro poco prima che potesse alzarlo per difendersi. Ruotò su sé se stessa con una piroetta a destra per schivare l’ultima, disperata, carica dello yoma che tentò di azzannarla al collo. Ora posizionata alle sue spalle, lo finì con un affondo al collo, facendo fuoriuscire la punta della lama dalla gola e strozzando i suoi ultimi gorgoglii. Uhm… merda, non capisco se sono davvero migliorata così tanto o se questi due erano particolarmente deboli. Immagino che tutta questa caccia sia stata abbastanza inutile. Bah, se è così, immagino di non poter fare altro che continuare ad allenarmi mentre attendo la chiamata dei Maestri, almeno farò qualcosa di produttivo. Triela uscì delusa dalla caverna. Aveva perso diversi giorni per cacciare quei due yoma, e non ne aveva ricavato nulla. Pulì come poteva la spada sull’erba, prima di incamminarsi finalmente verso casa. Citazione:Yoki Utilizzato: 0% QUEST CONCLUSA
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