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The Wreck [Lochnir - Hankegami]
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25-07-2011, 04:44 PM
Messaggio: #10
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The Wreck [Lochnir - Hankegami]
Citazione:"parlato"Ecco, se lo sarebbe dovuto aspettare: era appena giunta alla strada costiera, e già il Sole stava tramontando! Essere inutile. Divina ignorava molte cose, ma una la sapeva: quando il Sole tramontava, era ora di coricarsi; ma lei non aveva ancora raggiunto le Terre del Sud! Ed io ch'isperavo de' giunger nel dì... Il fatto che la distanza fosse troppo grande non aveva importanza: come si permetteva, la distanza, a non farle raggiungere il Sud quando lei preferiva? Offesa, Divina attese qualche minuto immobile osservando il Sole che tramontava: s'aspettava che ora cominciasse a risalire, ovviamente. Ma non lo fece. Seccata, la piccola Guerriera riprese a camminare, ora rassegnata a cercarsi un posto dove dormire entro sera. ... Palla de' foco, sì priva d'ausilio! Macinò così ancora qualche chilometro, e quando scese la sera la numero Ventisei, rassegnata dalla poca luce, uscì dalla carreggiata per sedersi a lato della strada; la claymore infilzata per terra a farle da schienale, la Guerriera chiuse gli occhi ed iniziò a pensare al suo libro. Benigna voluntade in che si liqua
sempre l'amor che drittamente spira, come cupidità fa ne la iniqua, silenzio puose a quella dolce lira, e fece quietar le sante corde che la destra del cielo allenta e tira...1 Una grande ombra oscurava la sua visuale, mentre la neve cadeva forte sospinta dal vento; qualcuno gridava, e si sentì tirata per la mano. Il fuoco scoppiettava nel camino, ed una figura ricurva faceva dondolare una sedia tenendo un libro tra le braccia, una voce bassa ed amorevole che declamava passi. Un cane riportava un bastone sulla neve, abbaiando e scodinzolando, e quando la raggiunse le leccò la mano. Un bambino vestito di abiti da grandi se ne stava su delle scale, declamando qualcosa in modo fanciullescamente solenne. Uomini e donne dai volti ostili mormoravano qualcosa d'incomprensibile, e la guardavano con paura. Era l'alba, e qualcuno la scrollò. Era lei stessa, e le sorrideva. Divina aprì gli occhi: l'alba c'era davvero. Ma lei era da sola. S'alzò, spazzando via la polvere dal vestito: faceva spesso simili sogni, ma non ci dava peso. Ora sveglia, la numero Ventisei con noncuranza tornò sulla stada: aveva un lavoro da svolgere, e prima lo finiva prima poteva tornare al suo libro. ... E sia ben ch'oggi lo raggiunga! Ma la strada non volle saperne d'accorciarsi. Passarono così quattro giorni passati a camminare con malcelata irritazione, e tre notti piene di ombre, volti ostili e grida sconnesse, ma anche di latrati, voci amorevoli e sensazioni di calore. Un sacco di tempo perso. Il quinto giorno di marcia, Divina sentì bisogno di mangiare qualcosa: lo faceva poche volte, giusto quando ne sentiva necessità , ma quando accadeva accontentava il prima possibile il suo corpo. Non era una perditempo, lei, al contrario di certe strade e certi Soli. Al contrario di tutti, a ben pensarci. Al tramonto di quella sera, perciò, la piccola Guerriera smise prima del solito di camminare, ed uscì dalla strada per cercare qualcosina di commestibile; dopo un pò di ricerche scorse una vipera tra i massi: non perse un attimo e le schiacciò la testa. Tornata presso la strada, dovette constatare con irritazione che non c'era legna da ardere, quindi si ritrovò costretta a tagliare la testa del piccolo rettile con la claymore e scuioarlo, per poi mangiarne la carne cruda. Certo non è cena de bono gusto: nel libro, l'eroi piglian sol combusto! Era di certo colpa di quel tizio pelato... od aveva i capelli? Erano tutti inutilmente uguali. Ma Divina se ne sarebbe ricordata, ed avrebbe messo in conto pure il Sole e la strada. Il mattino dopo, sognate le stesse, strane cose, la piccola Guerriera riprese il cammino del tutto dimentica dei propositi della sera prima. Quel giorno passò, e quello dopo ancora; la cosa non le piaque affatto, tantopiù che le pareva di camminare da un sacco di giorni: infatti non ne aveva tenuto il conto, naturalmente. Giunta la sera del sesto giorno, come le altre sere Divina s'assopì al bordo della strada, e sognò i suoi soliti sogni. Al settimo giorno la numero Ventisei s'era alzata all'alba come al solito, e con il solito scarso entusiasmo s'era messa a camminare. Ma, un chilometro o due dopo, s'avvide che quel giorno era diverso dagli altri. In lontananza si vedeva un villaggio. Nulla di nuovo in realtà : Divina ne aveva passati molti, in quei giorni - così come per la strada erano passate molte persone a cui non aveva nemmeno fatto caso -, ma quello era... diverso. Posto in manca de' la via da norde, più in là un gulfo d'acqua ricolmo... è loco ch'omo 'n mappa indicamme! Per la prima volta dopo giorni, Divina si sentì sollevata, ed accellerò il passo per raggiungerla. Il suo libro avrebbe presto finito di sopportare la solitudine. Citazione:Yoki utilizzato: 0% Spoiler (Click to View) ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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