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Agli Altari dei Santi [Majin - clayfax - Vick]
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29-09-2011, 08:01 PM
Messaggio: #21
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Agli Altari dei Santi [Majin - clayfax - Vick]
Le tre Guerriere conclusero tutte che Sargane non avesse più nulla d'utile da dire, per cui Camillah si diresse verso la porta della sacrestia e, apertala, v'entrò seguita dalle compagne.
Lì dentro era un pullulare di colonne dipinte di rosso su un pavimento in marmo rosa, il tetto a volte blu trapuntate di stelle dorate; dal soffitto calavano lucernari di ferro che bruciavano olio facendo così fuoco in quell'ambiente privo di finestre, ed un forte odore d'incenso impregnava l'aria. Le tre Claymore percorsero quel trascendente corrodoio - perchè era proprio un largo e buio corridoio, quello -, e dopo una dozzina di metri sbucarono in un'ampia sala ottagonale sostenuta da quattro alte colonne sempre rosse, e gli stessi colori del corridoio erano presenti anche sull'alto soffitto a volta e sul pavimento marmoreo; qui però regnava la luce, che filtrava da una serie di rosoni posti attorno alla cupola del tetto, e solo un grande lampadario in oro calava dal centro della volta, e recava candele bianche e dorate ora spente data la presenza di luce solare. Al centro della stanza stava una ricca fonte battesimale in oro massicio, e davanti a loro il corridoio scuro proseguiva buio come prima; ai sei lati liberi della sala c'erano altrettante porte in legno di quercia e bronzo, e davanti a quella alla loro sinistra stava una persona, che strozzò un grido nel vederle sbucare dal corridoio. << ... Ah!! >> Era un giovane che forse aveva vent'anni e forse neanche quelli, completamente rasato in testa e barba e con due liquidi occhi marroni; indossava una lunga veste bianca di lino, e sopra di quella un abito viola solo un pò più corto ed avente ricamate scene sacre in filamenti d'oro. Il giovane sacerdote - perchè era chiaramente tale - ci mise qualche attimo a ricomporsi, ma alla fine riuscì ad articolare parola con voce chiara e pure un poco acuta. << Vo... voi... non credevo foste in tre. Credevo una, e... venite, prego: la sala delle udienze è oltre questa porta. >> Era palesamente intimidito, ma questo non gli impedì d'aprire la porta accanto a lui e farvi strada, annunciando con tono insicuro - ma almeno non balbettante - il vostro ingresso. << Vostra Eccellenza, signor Sindaco, padre Abbone... Sono giunte le... le signorine che attendevate. Sono tre, e...>> <<... E perciò ci servono altre due poltrone. >> concluse per lui una voce roca e molto bassa, ma calma. << Cerca qualche seminarista e falle portare, Philos. E voi Guerriere entrate pure, prego. >> A parlare era stato un uomo molto anziano seduto su una soffice poltrona rossa; era molto magro e rugoso, e da un ampio manto rigido oro e porpora che indossava - un indumento chiaramente liturgico - affiorava solo la testa calva e chiazzata ed una lunga barba grigia. La stanza delle udienze era come una grande nicchia, l'alta volta cadente coperta dall'affresco d'un paesaggio bucolico; la sala era ampia ed al centro dominava un grande tavolo rotondo in mogano, al capo opposto del quale sedeva il vecchio di cui sopra, due giovani in abito bianco in piedi ai due lati della poltrona. Alla sinistra del vecchio sedeva su un'altra poltrona rossa un uomo paffuto sulla quarantina, anche lui col capo rasato ma pure con una curata barba nera non dissimile a quella di Sargane; indossava un lungo abito completamente nero, a parte un panno violaceo attorno al collo, e vi guardava con palese ostilità . Alla destra dell'anziano sedeva - anche lui su una poltrona rossa - invece un uomo imponente sia per altezza che per grassezza, che indossava un voluminoso abito rosso e marrone ed una pesante catena d'oro con un grande medaglione al collo; presentava due poderosi baffi neri, e da sotto la cuffia color porpora che aveva in testa spuntavano basette brizzolate. Dal loro lato del tavolo, invece, se ne stava sola e vuota un'altra poltrona rossa. << Chiedo scusa per l'inconveniente. >> disse loro il grasso uomo baffuto dopo qualche attimo di silenzio con voce bassa e - anch'essa - possente << ma l'uomo della vostra Organizzazione con cui ho parlato non m'aveva accennato al vostro numero: in genere, ho sentito, lavorate da sole, quindi ci attendevamo una sola Claymore. >> << Non mi piace per niente. >> Sentenziò l'uomo nerovestito con voce inaspettatamente nasale. << Perchè così tante? Eccellenza >> aggiunse, volgendosi verso il vecchio << ho chiaramente bisogno di più uomini di scorta, o... >> Sì bloccò nel vedere la mano scarna e chiazzata dell'anziano uomo fuoriuscire dall'ingombrante mantello. << Ci sarà tempo per tutto. >> s'inserì il monumentale baffone << Anche per la buona creanza, padre. Signorine Claymore, lasciate che mi presenti: mi chiamo Agresdane e sono il sindaco di Jouna; il venerabile religioso accanto a me è Morone, vescovo della nostra città . Terzo tra noi è padre Abbone, che è stato scelto per farvi da guida nella santa valle, come immagino siate state informate.>> Il vecchio vescovo fece un piccolo cenno di capo, ma il prete in nero vi restituì solo un'occhiataccia. << Difficile è stata la scelta di chiamarvi. >> mormorò il vecchio Morone << Ma abbiamo scelto, e non vi faremo mancare ospitalità ed assistenza. Gradireste qualcosa, in attesa delle altre poltrone, e d'iniziare a parlare dei tristi avvenimenti? >> Turnazione: clayfax Majin Vick_Hetki_Pureva Master |
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