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[In Missione] Scheda di Seayne (Nardo)
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06-04-2012, 04:46 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 25-01-2014 12:08 AM da Kelsier.)
Messaggio: #2
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Scheda di Seayne [Nardo]
CAPITOLO 1: LA TERZA META’
Era una notte uguale a tante altre, quando uno degli uomini dell’Organizzazione entrò nella celletta di Seayne svegliandola e ordinandole di presentarsi al cospetto di Araldus. La novizia rispose con solerzia e seguì l’uomo senza fiatare. Mastro Araldus, uno dei supervisori aveva chiesto di lei: che fosse giunto il momento della sua prima missione? Lo studio dell’uomo in nero si rivelò essere un’oscura biblioteca piena zeppa di libri disposti in maniera ordinata. Nella relativa penombra della stanza una figura scagliò un oggetto di vetro contro qualcosa, un topo secondo lui, emettendo poi un grido stridulo che fece accapponare la pelle della ragazza la quale si bloccò sul posto. Fu a quel punto che la figura, che si rivelò essere Mastro Araldus in persona, si accorse della sua presenza e la invitò ad avvicinarsi. Seayne ne approfittò per studiarne la figura ma, a parte la lunga vestaglia che indossava, e il modo aulico di esprimersi, la sua attenzione fu calamitata dalle strane lenti che l’uomo portava. Mastro Araldus, distraendosi un paio di volte e intercalando il discorso con la sua risatina isterica le comunicò i suoi ordini: Seayne doveva recarsi alla città di Scramen, nota anche come “la città degli attori”, a due giorni di cammino dal quartier generale e prendere contatto con una ricca e famosa coppia di attori, Amarillis e Stephan i quali, visto il manifestarsi di “problemi” in città, che non dovevano interessarle, avevano deciso di trasferirsi nelle Terre del Centro. A quel punto, sia la voce sia l’espressione di Mastro Araldus si fecero serie e cupe mentre le comunicava che sarebbe stato suo compito vegliare costantemente sulla sicurezza dei due attori, finché non avessero raggiunto il confine a quattro giorni di marcia dalla città, paventandole conseguenze estreme in caso di fallimento, facendo poi seguire a quelle parole una risata che alle orecchie della tesa e un po’ spaventata ragazza risuonò ancora più tetra delle precedenti. Seayne partì la mattina di buon’ora. A farla muovere rapidamente non erano state soltanto la sinistra impressione che Mastro Araldus le aveva fatto, dovuta in buona parte alla sua mutevole personalità, o le sue minacce più o meno velate: no, questa era la sua prima missione, il primo scoglio che doveva affrontare per diventare una guerriera a tutti gli effetti, la prima pietra miliare sul sentiero di vendetta sul quale si era lasciata guidare da un uomo in nero otto anni prima. Afferrata saldamente la claymore senza simbolo che le era stata messa a disposizione, si mise sulla strada. La ragazza marciò decisa verso la sua destinazione, con i ricordi della tragedia che segnò la sua vita che si rincorrevano nella sua mente, ma ben presto fu costretta a rallentare a causa della sabbia che il vento sollevava e che, inevitabilmente, le finiva negli occhi e nella gola. Ciò la costrinse a concentrarsi sul suo percorso e sul modo di ripararsi, strappandola dai suoi infelici ricordi, non senza prima aver riso di sé e delle sue paure. A metà del primo giorno di marcia la tempesta di sabbia si placò e Seayne, dopo essersi scrollata di dosso il polverone, sotto uno splendido sole che avrebbe prostrato chiunque non avesse avuto un fisico ibrido come il suo, si trovò a rimirare il paesaggio lungo la strada, scoprendo strane e curiose strutture rocciose, scolpite da Madre Natura, ma soprattutto costatò come la vita, sotto forma di piccole creature, riuscisse a farsi strada anche in quell'ambiente estremo. La sera portò con sé un graduale abbassamento della temperatura, cosa che comunque Seayne apprezzò, pur potendola ignorare. La ragazza meditò di proseguire ancora, giacché la luna e le stelle illuminavano il percorso, ma fu costretta a desistere quando una spessa coltre di nubi oscurò il cielo, facendola piombare nell'oscurità più totale e costringendola a passare una notte malinconica e solitaria in un punto imprecisato del deserto. Per far passare il tempo, Seayne inizialmente scimmiottò i modi stravaganti di Araldus mentre le impartiva gli ordini: un modo come un altro per ridere delle sue paure, poi iniziò a riflettere sul suo obiettivo: sapeva dov'era Scramen e come raggiungerla, ma quanto a conoscerla… Alla fine del ragionamento si convinse che avrebbe dovuto cercare gli attori nel principale teatro della città. Già, gli attori, ne aveva sentito parlare e ne era incuriosita: le sarebbe piaciuto vederli all'opera; chissà se, alla fine del viaggio, sarebbero stati disposti a darle un saggio della loro arte. Il successivo giorno di marcia passò senza che accadesse nulla che stuzzicasse l’attenzione di Seayne e fu proprio alla fine della giornata che la giovane avvistò il suo obiettivo. Il profilo delle mura di Scramen si stagliava all'orizzonte! La novizia si risolse di percorrere a spron battuto il tratto di strada che mancava, ma il suo tentativo venne frustrato dall'improvviso scoppio di un’altra tempesta di sabbia, che costrinse la contrariata ragazza a trovarsi un riparo per la notte e attendere ancora. All'inizio del giorno successivo, come se Madre Natura volesse farsi perdonare lo scherzo, regalò a Seayne forse la più bella aurora che avesse mai visto, lasciandola a bocca aperta a rimirare quello spettacolo, dopodiché, finalmente, la ragazza raggiunse le mura di Scramen. Seayne compì un giro completo delle mura della città, nel tentativo di trovare la porta ma, con stupore, si accorse che la stessa non si trovava da nessuna parte! Le mura, molto alte, si estendevano tutt'attorno al centro abitato, senza interruzione. Mentre rifletteva sul da farsi, la sua attenzione venne richiamata da un’allegra vocina che proveniva dall’alto della muraglia: si trattava di un ragazzino che cercava di attirare la sua attenzione. Qualcuno doveva avergli parlato delle guerriere dell’Organizzazione e, nella sua innocenza, cercava di capire se Seayne fosse una di loro. Rispondendogli con cortesia, la novizia gli chiese indicazioni su come raggiungere la porta. Il bambino aveva appena iniziato a risponde, indicandole alcuni segni sul terreno che la ragazza non aveva notato, quando venne bruscamente tirato via dagli spalti da una delle guardie cittadine. Seayne fece in tempo a udire il nome del piccolo: Lak! La guardia, accortasi poi di lei, le chiese senza gentilezza chi fosse e cosa volesse. Educatamente e con voce gentile Seayne si presentò e spiegò i motivi della sua presenza, ripetendo la richiesta d’indicazioni per raggiungere la porta e pregando la guardia di non punire il ragazzino per il solo fatto di aver parlato con lei. La risposta della guardia non fu altrettanto cordiale, infatti le rispose in modo rude, apostrofandola con il titolo di Mezza-Yoma e affermando che loro aspettavano delle guerriere graduate e non una ragazzina inesperta. Tutto vero, le parole della guardia confermavano la presenza di problemi in città, come Mastro Araldus aveva detto, ma, per quanto Seayne conoscesse i pregiudizi della gente nei confronti delle guerriere, sentirsi sbattere in faccia il loro disprezzo la riempì di tristezza e di rabbia, il che però non le impedì di leggere negli occhi della guardia un accenno di paura nei suoi confronti. Seayne incrociò le braccia sul petto, piantò i suoi occhi d’argento in quelli della guardia e, sempre educatamente ma con la voce fredda, replicò alla guardia che le guerriere sarebbero arrivate presto e che i loro problemi non riguardavano lei, che invece doveva scortare i due attori Amarillis e Stephan nel loro viaggio imminente, lasciandogli facoltà di decidere se lasciarla libera di raggiungerli o di condurre loro da lei. La tensione tra i due durò qualche istante, dopodiché Seayne decise di rinunciare al suo atteggiamento di sfida nei confronti della guardia, più che altro per non inasprire i rapporti in previsione dell’arrivo delle compagne graduate; a quel punto la guardia diede una voce a Lak, ordinandogli di avvisare i due attori che il “cane da guardia” che avevano ordinato era arrivato, ammonendo nello stesso tempo la novizia a rimanere dove si trovava. Ignorando il nuovo insulto che le era stato rivolto, Seayne conficcò la sua claymore nel terreno e si sedette, attendendo che Amarillis e Stephan la raggiungessero, cercando di placare la rabbia che l’aveva colta. Non passò molto tempo che un sordo boato la riscosse dai suoi pensieri: facendo attenzione, la ragazza vide una sezione delle mura che si muoveva e allora capì che la porta era costituita da un tratto delle mura stesse che evidentemente ruotava su dei perni e scorreva nei solchi che Lak le aveva indicato poco prima. Fu lo stesso Lak che, facendo nuovamente capolino dalle mura completò la sua spiegazione, illustrandole che la città stessa era un enorme anfiteatro, prima di essere costretto a scappare nuovamente dopo averle rivolto un allegro saluto, vanamente inseguito dalle sberle della guardia. Prima che scomparisse dalla vista Seayne, divertita dalla scenetta, gli rispose con gaiezza lieta che, almeno lui, non avesse avuto timore di lei. Due figure apparvero davanti alla porta oramai aperta, portando con loro dei bagagli voluminosi: uno era un uomo con i capelli corvini, pelle ambrata e due occhi verde smeraldo che a Seayne riportarono alla mente, con una fitta di dolore, quelli di sua madre, l’altra era una donna con una lunga treccia castana e due grandi e dolci occhi nocciola. Ecco dunque Stephan e Amarillis! Entrambi erano bellissimi e, in confronto a loro Seayne, il cui corpo aveva perso ogni traccia di colore durante il processo che l’aveva trasformata in una mezza-yoma, si sentiva brutta e a disagio. Sperando che alla loro bellezza esteriore corrispondesse anche a quella interiore, Seayne avanzò verso di loro e si presentò, rivolgendo loro una riverenza, solo per percepire chiaramente l’odore tipico degli yoma che emanava da loro e dalle loro cose! Anzi, no. L’odore che la novizia aveva fiutato proveniva chiaramente dalle porte aperte della città, ammorbando tutto quello che vi era contenuto, compresi i suoi clienti! Un odore simile poteva essere causato solamente da molti yoma perciò Seayne, temendo una trappola per le altre guerriere, si risolse a segnalare la cosa a una compagna graduata se avesse avuto l’occasione di incontrarla, oppure di avvisare immediatamente chi di dovere non appena sarebbe ritornata a Staph. Il saluto gentile dell’uomo riportò la sua attenzione alle faccende più immediate; Stephan sembrò quasi scusarsi con lei per aver richiesto il suo aiuto, asserendo che per lui non ci sarebbero stati problemi ma… venne interrotto da Amarillis la quale, decantando la sua bravura, chiarì la sua necessità di essere protetta da qualcuno che non fosse Stephan che era, effettivamente, solo un attore, arrivando al punto da mettere in discussione la novizia a causa della sua apparente gracilità. Per rassicurarla, Seayne si esibì in una piccola dimostrazione di forza. Non l’avesse mai fatto! Amarillis ne approfittò per scaricare su di lei l’incombenza del trasporto dei bagagli, suscitando le ire della novizia che però riuscì a contenersi e addirittura a sorridere quando, pochi istanti dopo la donna ebbe una reazione stizzita e teatrale dopo essersi avviata di buon passo su una strada sbagliata ed esser stata rimessa gentilmente sulla retta via da Stephan. Così il terzetto si mise alla via con la novizia che, rimanendo guardinga e con i sensi all'erta, si riprometteva di fare del suo meglio per non abboccare alle provocazioni della donna, apprezzando inoltre il carattere mite e gentile dell’uomo. Il terzetto camminò per metà giornata, con Amarillis che trovava il modo di disquisire su tutto, Stephan che, con infinita pazienza, la blandiva e calmava nei momenti di massimo fervore e Seayne che, carica come un mulo, non ne poteva più del continuo blaterare della donna e cercava di distogliere l’attenzione dai due concentrandosi sulle sue percezioni per avvertire eventuali pericoli. Quando il sole raggiunse il punto più alto, Amarillis annunciò che si fermava perché era stanca; Seayne ne approfittò per avvicinarsi ai due e cercare di capire se l’odore di yoma che permeava i due avesse iniziato a dissolversi. Fu allora che la tragedia ebbe inizio. Amarillis chiese a Stephan qualcosa da mangiare e il compagno, gentile come sempre, le porse una mela: in quel momento Seayne avvertì una fonte di yoki emanare dall'attrice, che afferrò l’uomo per le spalle, iniziando ad assumere il suo reale aspetto, quello di uno yoma, snudando le zanne pronto a divorare la sua preda… Seayne sapeva che il mostro non poteva essersi dimenticato di lei, sapeva che le stava tendendo una trappola ma, con la vita di Stephan in gioco, non poteva esimersi dal dar battaglia. Richiamando a se parte del suo yoki per aumentare la sua velocità e potenza, approfittando del fatto che lo yoma tratteneva ancora l’attore per le spalle, lasciando il collo esposto, partì all'attacco in silenzio, come da sua abitudine, brandendo la claymore con due mani e con la spalla sinistra protesa in avanti a proteggere il braccio dominante: come si aspettava era una trappola. Lo yoma infatti, sentendola arrivare, si girò di scatto lanciandole Stephan addosso. Seayne, che si aspettava una mossa a sorpresa, liberò il suo braccio sinistro per intercettare al volo l’attore e con un colpo di reni invertì la sua traiettoria, per evitare uno scontro violento con il corpo dell’uomo; ci riuscì, ma entrambi rovinarono a terra. Neanche il tempo di sincerarsi dello stato di salute di Stephan, in evidente stato di shock, che lo yoma torreggiava sopra di loro, pronto a protendere i suoi artigli per inchiodarli entrambi al suolo. Seayne sferrò un fendente diretto alle gambe del mostro ma, impacciata dal corpo dell’uomo, riuscì a malapena a sfiorargli le caviglie. Ciò bastò comunque a sballare la mira del mostro che mancò del tutto Stephan e centrò in pieno la spalla sinistra di Seayne, anziché la sua testa. La novizia urlò per il dolore, ma sapeva di non potersi fermare: scalciò via Stephan togliendoselo di dosso e menò un altro fendente con la spada, che recise la mano dello yoma i cui artigli la tenevano a terra. Si rialzò prontamente, frapponendosi tra Stephan e il suo avversario e… rimase stupita da quel che vide: lo yoma stava piangendo! Fu un attimo, poi il mostro si preparò a scagliarle nuovamente contro gli artigli della mano superstite, ma stavolta Seayne era libera di muoversi. Con una finta scansò l’attacco degli artigli, che recise poi con la sua spada e poi, seguendo il movimento dell’arma, volteggiò su se stessa e entrò nella guardia dello yoma, puntando al suo collo. Troppo tardi il suo nemico tentò un balzo per schivare il colpo: salvò il collo ma non poté impedire che la claymore di Seayne gli recidesse il ventre, sbudellandolo in una parodia della pena del contrappasso. Ancora una volta lo yoma sorprese Seayne, citando alcuni versi poetici mentre esalava l’ultimo respiro. Un’ondata di emozioni, una più esaltante dell’altra, travolse la giovane guerriera, ma il dolore alla spalla la riportò alla realtà: quattro schegge di artigli di yoma vi erano ancora conficcate. Dopo essersi sincerata delle condizioni di Stephan, ancora svenuto per via del calcio ma illeso, Seayne si preparò ad estrarre le schegge dalla spalla, azzerando prima il suo yoki per evitare, non essendo ancora ben sicura del suo limite, di perderne il controllo. I minuti che seguirono furono costellati di dolori sempre più atroci a mano a mano che la ragazza rimuoveva gli artigli uno dopo l’altro; la tentazione di richiamare il flusso di yoki per quietare il dolore fu forte, ma la novizia resistette all'impulso e perse quasi conoscenza dopo aver strappato via con rabbia l’ultima scheggia. Ripresi i sensi, tentò di rigenerare la ferita ricorrendo inizialmente a un flusso lieve di yoki, che non si dimostrò sufficiente per una guerriera d’attacco come lei. Mentre si apprestava a ricominciare, con le ferite ancora aperte, Stephan rinvenne, l’espressione ancora sconvolta, salvo poi svenire nuovamente alla vista del sangue della giovane. Seayne ritentò la cura alzando il suo yoki agli stessi livelli usati nel combattimento e, questa volta, lentamente, riuscì a rigenerare completamente i danni subiti. Il sole volgeva al tramonto, quando Seayne riuscì a dedicare tutta la sua attenzione a Stephan. Osservò il suo viso sofferente e ne ebbe pietà, sapeva infatti cosa voleva dire perdere chi amavi per mano di uno yoma ed era indubbio che quello affrontato prima doveva aver ucciso la vera Amarillis, usando le sue capacità mimetiche e l’arte appresa dalle memorie della donna per farsi passare per lei. Seayne non riusciva a distogliere lo sguardo dal volto di Stephan, s’inginocchiò accanto a lui, osservandolo, scrutando ogni singolo particolare come se volesse memorizzarlo; appoggiò le mani al suolo e, in preda a uno strano turbamento, avvicinò il suo volto a quello dell’attore. Improvvisamente una folata di vento portò una ciocca dei suoi lunghi, candidi capelli a sfiorare il volto dell’uomo, che si riscosse all'improvviso, mentre Seayne, spaventata più dalle sue stesse azioni che dal movimento dell’uomo, balzava indietro, biasimando se stessa per quell'atto inconsulto. L’uomo si alzò in piedi poi, realizzando quanto accaduto, cadde in ginocchio, scoppiando a piangere. Seayne, inginocchiatasi di fronte a lui, gli raccontò quant'era accaduto in quei concitati momenti e di come, secondo lei, lo yoma avesse preso il posto della donna che amava. Mentre parlava, le sue mani si alzarono come per carezzare il viso dell’attore, ma Seayne le abbassò bruscamente. Tra un singhiozzo e l’altro Stephan riuscì a spiegarle che Amarillis era sua sorella e che lui si era accorto che da un po’ non era più lei, vedendo poi colto da una nuova crisi di pianto. Di fronte a lui Seayne non sapeva cosa fare per calmarlo, voleva tentare di abbracciarlo per consolarlo ma, non appena si mosse, Stephan le prese le mani tra le sue e la novizia si accorse che nell'espressione del suo viso, nel profondo di quegli occhi verdi, oltre al dolore c’era qualcos'altro: tenerezza e dolcezza… Improvvisamente il volto di Stephan le fu vicino e le sue labbra baciarono quelle della ragazza la quale, incapace di reagire alla miriade di sensazioni scatenate da quel contatto e mai provate prima, rimase come paralizzata finché, un infinito istante dopo, scusandosi e in evidente imbarazzo, Stephan si alzò di colpo e fece per andarsene ma Seayne, non ancora del tutto ripresasi dallo stordimento che il turbinio di sensazioni le aveva causato, lo persuase a non viaggiare di notte, poiché oramai stava calando il buio. I successivi tre giorni di marcia trascorsero quasi del tutto nel silenzio e nell'imbarazzo da parte di entrambi finché, giunti al confine delle Terre dell’Est, i due trovarono una carovana che stava aspettando Stephan. Giunto il momento del commiato, l’attore prese nuovamente le mani di Seayne tra le sue e le disse che lei gli piaceva, indipendentemente da chi o cosa fosse e che lui l’avrebbe aspettata per sempre, se lei avesse fatto altrettanto. Subito dopo le diede un ultimo bacio. La tentazione per Seayne fu forte, quasi cedette alle parole dell’uomo. Lo desiderava! Oh, come lo desiderava! Ma a che vita lo avrebbe condannato? Una vita sempre in fuga, scappando e nascondendosi dall'Organizzazione, senza la possibilità di recitare, macchiando per sempre il suo nome a causa del suo legame con una mezza-yoma! No, la sua scelta Seayne l’aveva fatta otto anni prima e se veramente voleva bene a quell'uomo, doveva lasciarlo andare via. Per lei fu come strapparsi il cuore dal petto con le sue stesse mani, e piangendo per il dolore, dopo che Stephan si fu girato per dirigersi verso la carovana, con parole gentili ma ferme rifiutò la sua proposta, ringraziandolo per quel briciolo di felicità che le aveva donato e augurandogli una vita felice e ogni bene. Poi fuggì via, il più velocemente possibile, da lui. |
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