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La giustizia è uguale per tutti [Sir_Alric]
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09-08-2012, 05:45 PM
Messaggio: #2
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La giustizia è uguale per tutti [Sir_Alric]
Citazione:Narrazione | pensiero | "parlato" Era un mattino come tanti altri lì nel quartier generale di Staph, o forse no? C'era qualcosa di diverso, stavolta. Uno degli uomini dell'Organizzazione entrò nella sua stanza e la svegliò bruscamente dandole un violento scossone, ordinandole poi in tono sbrigativo di alzarsi e di seguirlo senza fare tante storie. Olivia non ne fece, sapeva bene come doveva comportarsi di fronte a quei bastardi, e in ogni caso i modi sgarbati dell'uomo non erano nulla a cui non fosse già più che abituata. Perciò, si alzò dalla branda senza fiatare e si affrettò a seguire il membro dell'Organizzazione, che nel frattempo era già uscito dalla stanza.
Dio..., quanto odio questo posto! rimuginò tra sé, mentre seguiva la scia dell’uomo attraversando un corridoio dopo l'altro. Non era la prima volta che lo pensava, e di sicuro non sarebbe nemmeno stata l'ultima. Praticamente, le veniva spontaneo. Ci si potrebbe aspettare che dopo tanti anni passati a Staph si fosse ormai abituata da un pezzo a quell'ambiente lugubre e inospitale, invece Olivia detestava ancora quel luogo con tutta se stessa a dispetto del tempo trascorso, principalmente per via delle sensazioni che esso le trasmetteva. La nuda pietra delle sale e dei corridoi, l'oscurità , l'atmosfera opprimente... erano tutte cose che le ricordavano la sua infanzia di schiava nel nord, al punto che a volte le sembrava quasi di non essersene mai andata. E questo non le piaceva per niente. Non che i suoi attuali padroni fossero tanto meglio degli schiavisti comunque, anzi, per certi versi erano persino peggiori. Concentrati! Ordinò a se stessa, imponendosi di scacciare quei pensieri dalla sua mente. L'avrebbero soltanto messa di cattivo umore, e al momento aveva cose più importanti su cui riflettere: ad esempio, il motivo per il quale era stata mandata a chiamare. Mi chiedo dove mi stia portando...
La risposta alla sua domanda arrivò presto, quando l'uomo dell'Organizzazione la condusse di fronte ad una porta nera, oltre la quale si estendeva una lunga galleria tappezzata di quadri apparentemente identici (o almeno questa fu la sua impressione) appesi lungo le pareti su entrambi i lati. Al termine della galleria, un'altra porta nera identica alla prima, oltrepassata la quale Olivia si trovò infine in una sala. All'interno della sala, la prima cosa che catturò il suo sguardo fu un enorme dipinto nel quale un uomo dai lunghi capelli e dalla folta barba, e con entrambi gli occhi coperti da una benda, era stato ritratto mentre sedeva su una poltrona vestito con abiti eleganti. Impossibile non notare il quadro, considerate le sue dimensioni ed il fatto che fosse posizionato proprio di fronte all'ingresso. La cosa singolare, era che sotto al dipinto c'era lo stesso identico uomo in carne ed ossa, anche se molto invecchiato rispetto all'immagine sul suo ritratto, seduto sulla stessa identica poltrona. Olivia pensò che doveva trattarsi di uno degli uomini in nero, probabilmente un membro anziano data l'età , e che la stanza in cui si trovava doveva essere il suo studio, almeno a giudicare dalle librerie stracolme di libri che l'arredavano.
Che cos'è questa? Una poesia? Non sono sicura di comprenderne il significato però... pensò Olivia, perplessa, quando l'uomo in nero si rivolse a lei parlandole in versi. La "Vile Creatura" menzionata nella poesia era probabilmente uno Yoma, ma a parte questo era ben difficile comprendere ciò che l'uomo in nero intendesse dirle basandosi solo su quelle poche, criptiche parole. Fortunatamente nella stanza c'era un altro membro dell'Organizzazione, e fu proprio lui ad avvicinarsi a lei per spiegarle in termini comprensibili il significato della poesia del vecchio. L'Uomo le disse che c'era una piccola città , due giorni di marcia a sud dell'Organizzazione, i cui magistrati avevano un non meglio specificato problema con uno Yoma. Problema che lei, Olivia, avrebbe dovuto risolvere. Detto questo, la congedò.
A quel punto fu tutto chiaro: Olivia era stata convocata perché l'Organizzazione aveva deciso di affidarle un incarico. La sua prima missione. Finalmente! A lungo ho atteso questo giorno, ed infine è arrivato! Pensò Olivia, che mentre si preparava a partire non stava più nella pelle per l'eccitazione. Non per la missione in sé, quanto piuttosto per il fatto che finalmente, per la prima volta, poteva lasciare la fortezza! Per anni si era impegnata molto per dimostrarsi utile: era stata ubbidiente, non si era mai lamentata di nulla (non di fronte agli uomini dell’Organizzazione almeno), aveva fatto tutto ciò che quei bastardi le avevano chiesto di fare, nella speranza che le venisse concessa una simile occasione. A quanto pareva i suoi sforzi erano stati ripagati. Olivia si diresse ai cancelli di Staph quasi correndo, tanta era la voglia che aveva di uscire da lì, e ben presto i suoi piedi scalzi iniziarono a calcare il terreno arido e sabbioso delle terre dell’est. Addosso non aveva altro che la sua solita divisa di tutti i giorni, tuttavia questa volta la sua mano sinistra stringeva l’impugnatura di una Claymore. Non una delle solite spade da allenamento che era abituata ad usare quando si esercitava con le altre novizie, una vera Claymore, identica a quella che portavano le guerriere graduate, con la sola differenza che questa non aveva alcun simbolo impresso sulla lama.
Olivia puntò decisa in direzione sud e si incamminò a passo spedito, desiderosa di allontanarsi da Staph il più velocemente possibile. Tuttavia, una volta allontanatasi abbastanza dalla fortezza rallentò il passo, perché in fondo era la prima volta dopo tanti anni che poteva vedere un po’ di mondo , e dunque voleva godersi il viaggio. Non aveva alcuna fretta di arrivare a destinazione. La giornata era soleggiata e faceva molto caldo, persino per gli standard già di per sé elevati delle terre dell’est, ma per fortuna le mezze yoma come Olivia erano in grado di regolare la propria temperatura corporea per resistere ai picchi di gelo e di calore, in modo da essere in grado di combattere senza problemi in pieno deserto così come in mezzo alla neve, perciò la ragazza fu in grado di ridurre la sensazione del caldo torrido ad un livello per lei accettabile. He he he… essere per metà un mostro ha i suoi vantaggi, dopotutto. Pensò divertita. Olivia era di ottimo umore, tanto che più volte si mise a fischiettare una canzoncina mentre camminava. Ovviamente, oltre a fare quello stava anche ammirando estasiata il panorama delle terre dell’est: non che ci fosse molto da vedere in realtà , giacché per lo più si trattava di sabbia, dune, e formazioni rocciose, eppure anche quello spoglio paesaggio era per lei una meraviglia. Del resto era comprensibile: per una persona come lei, cresciuta praticamente rinchiusa in una gabbia, il solo fatto di poter camminare liberamente in uno spazio aperto era di per sé motivo di piacere.
Il viaggio si rivelò tranquillo e privo di pericoli, e dopo due giorni di cammino Olivia arrivò in perfetto orario (anche perché accelerò il passo nel tratto finale del tragitto per recuperare il tempo perduto all'inizio. Doveva mantenere l’apparenza di guerriera modello dopotutto) in vista della sua destinazione. A quel punto, non le restava che raggiungere la cittadina e farsi indicare da qualcuno del posto come mettersi in contatto coi magistrati di cui le avevano parlato…
Citazione:
Join us, brothers and sisters. Join us in the shadows were we stand vigilant. Join us as we carry the duty that cannot be forsworn. And should you perish, know that your sacrifice will not be forgotten, and that one day we shall join you. |
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