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Occhio per Occhio [Lochnir - Hankegami]
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18-01-2013, 08:21 PM
Messaggio: #101
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Occhio per Occhio [Lochnir - Hankegami]
Citazione:"parlato"Si sentiva agitare, ribollire dentro. Sentiva lo Yoki rifiutarsi di venire controllato, d'essere represso dalla sua volontà . Dalla sua volontà . Era un incubo vissuto, non meno vero di quello sognato, quello stato di cose: lei aveva paura di ciò che non poteva controllare, una paura nata dal fatto che, nel passato che ricordava confuso e a sprazzi, fin troppe cose erano totalmente sfuggite dalla sua volontà . Terrorizzata, lei tirava, tratteneva, cercava di controllare, e quel fiume in piena nel suo corpo strabordava, premeva, si ribellava. Si trovò a chiedersi quanto sarebbe durata. E la prospettiva di non farcela la fece rabbrividire pur nella semincoscienza. Fu in quel momento che si sentì all'improvviso sollevata di schiena, e... adagiata su un corpo caldo. Su un petto. Il cui cuore batteva ritmico, normale - rassicurante. Calore, calore e normalità . Notte, notte buia ma sicura. Abbracciata. Ricordi che si riaffacciavano, di nuovo. "Cla... ire?..." Se prima dirlo le aveva tolto concentrazione, questa volta avvenne il contrario: lo Yoki sembrò ammansirsi dinanzi a quel calore. O meglio, la paura era scemata, e con essa la forza della ribellione, quella parte di lei che non l'ascoltava, l'incubo che le viveva dentro. La... tem... pes... ta?... La marea, sarebbe stato più appropriato dire per un flusso, ma lei il mare lo conosceva poco, mentre conosceva bene la neve e le nevicate e le tempeste. E, dentro di lei, la tempesta s'era calmata. "... Ugh!" Rendendosene conto, la piccola Guerriera raddoppiò gli sforzi, digrignò i denti e Soppresse lo Yoki superfluo, incanalando il resto nella pancia. Non vedeva, pensava a sprazzi, non capiva. Ma sentiva. E, in questa battaglia dei sensi, lei non avrebbe ceduto la sua volontà . _____________ La testa si era fatta leggera, quasi assente, come un uccello in volo. Lo Yoki, era da tempo rientrato nel più intimo del suo corpo. E la pancia non le doleva più. Aprì gli occhi. Per strizzarli quasi subito, abbagliata. La... lu... ce... Distinse dapprima il verde delle foglie, poi il bruno delle cortecce, infine il giallo abbagliante e l'azzurro del cielo. Una... foresta...? Che ci faceva lì? Non se lo ricordava... Cercò di far tornare tutto alla mente: la pancia, sì. La pancia, le aveva fatto un male tremendo fino a poco prima. Come mai? Era stata ferita, di certo. Ma come? Le venne spontaneo il ricordo di qualcosa di rossastro che fendeva il vento e le foglie, che si avvicinava a lei... e poi sì, il dolore. Rossastro... Che c'era, di rossastro? Foglie autunnali, di sicuro... ma quelle che vedeva erano verdi. E non ferivano. Che c'era, di rossastro? A poco a poco si formò una sagoma umanoide nella sua testa, poi la pelle si fece rossa - sì, ecco -, le orecchie appuntite, la testa calva, i denti aguzzi, gli occhi dorati... "... Ah!!" Tentò di rialzarsi con le mani: si era ricordata!! Il mostro - erano due, sull'acqua, uno lo aveva ucciso ma l'altro era fuggito, lei l'aveva inseguito, e... Le si mozzò il respiro. La testa. Le sembrava che d'improvviso le si fosse stretto un cerchio. E la spalla, la spalla destra: le faceva male, doleva. Ma... le... Ma non si arrese: quel mostro, dov'era finito?!? Cercò d'ignorare il dolore, e aguzzò la vista: erba, alberi, macchie violacee... lì. Un corpo rossastro. Non lontano da lei. Sospirò, il cuore che rallentava i battiti. Ma certo... è morto. Le era tornato tutto in mente: le ferite subite, la lotta, il tentativo di strozzarlo... e la sensazione di ossa frantumate. Ovvio, che fosse morto. Rinfrancata, si guardò intorno, le orecchie che ronzavano e le ovattavano i rumori esterni. Che era quell'ombra accanto a lei? Si voltò, e vide una giovane donna vestita di bianco, fatta eccezione per un'armatura argentata ed un bavero rosso, un bavero su cui campeggiava uno strano simbolo: le ricordava in qualche modo una bilancia, ma senza piatti; il suo volto, poi... Capelli biondi, trattenuti da due code che giudicò un pò ridicole, e occhi d'argento. Stranamente, trovò normale vedere degli occhi d'argento. Si chiese perché. Ad ogni modo, quella ragazza le era... familiare. Dove l'aveva già vista? I suoi occhi passarono sul resto dell'armatura della donna, bracciali e gonnellino e gambali, tutto in metallo lucente: dove li aveva già visti? Questa volta, non ci mise molto a comprenderlo, avvertendo del peso nei medesimi punti. Abbassò gli occhi: vero, pure lei indossava qualcosa di molto simile. E si ricordò perché. Vero... Claymore. Isto è 'l nome nostro. E lei...?* Rialzò lo sguardo, e tornò ad osservare la Guerriera che le stava accanto: perché era lì? Non le pareva d'averla vista prima - o forse sì? Comunque fosse, capiva se non altro che la sua presenza fosse rassicurante. Non una cattiva sensazione. 'L mostro... nostro dover era d'occiderlo, clar me par ciò. E ora...? Non ne aveva la più pallida idea. Però, le parve bene se non altro rialzarsi. Abbassò quindi lo sguardo, e piegò le ginocchia per sollevarsi. Il dolore la attanagliò subito. "... Uhngh!!" Fece una smorfia: la spalla! La gamba! Digrignò i denti: prima - ne era quasi certa - aveva fatto... qualcosa... per la pancia. Poteva fare lo stesso ora? Il suo corpo protestò tremando. ... No: meno troppa stanchezza per far cosa alcuna. Sospirò, affranta: era una pessima sensazione, l'impotenza. Però, questa volta - da quando? -, sapeva di non essere sola. Si voltò quindi verso la compagna dai codini biondi. E le porse la mano sinistra. "Forza oramai non tengo per guarire: a te toccherà menarme per... ovunque dobbiam ire." Lei non se ne rendeva conto, ma non era decisamente più la stessa di solo un'ora addietro. ____________ Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura che la dritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant'è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte. Io non so ben ridir com'i' v'intrai, tant'era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai.** Aldiger. Di Florent. Le era tornato in mente così, di getto. Di certo quel passo le calzava a pennello. Era certa di averne una copia, di quel libro... di saper leggere! - ma quando lo aveva imparato? -. Era qualcosa di più, un tassello in più: man mano che aveva camminato sorretta dall'altra Guerriera, aveva avuto tempo per riordinare i ricordi: chi era? Da dove veniva? Perché era diventata una Claymore? Che fine aveva fatto la sua famiglia? Le pareva come di essersi destata da un lungo sonno, un sonno... che era terminato con un incubo. Tremò: sì, nettamente con un incubo. Le parve a quel punto di vedere qualcosa: alzò la testa; una città all'orizzonte, un paese. Non era certa di non averlo mai visto prima. E'... quivi, che dobbiam tornare? Poteva chiederlo alla sua compagna, quella che la stava sorreggendo - non che ve ne fossero altre; semplicemente, le pareva stano e allo stesso tempo normale avere una compagna. Ma non lo fece. Non sapeva come comportarsi. La fissò per un attimo, il volto candido, i capelli biondi e gli occhi argento. I suoi erano bianchi, invece. Avrebbe giurato che fossero stati biondi. La fissò a lungo, incerta: parlarle o non parlarle? Dopotutto, non sapeva nemmeno il suo nome. Ecco - si rese conto - il nome! Magari le avrebbe detto qualcosa. Abbassò lo sguardo: che dire? Ah... Ehm... Nel libro? Nel libro, si dice... Sì, ecco, nel libro. Come si diceva? Lo ripropose: "... Qual è il tuo nome, e quel de la tua gente? Chi i tuoi avi, quale la tua città ? Di te, io non sapeo niente." Beh, forse non era proprio così, ma ci aveva provato. Citazione:Yoki utilizzato: 40% -> 0% Spoiler (Click to View) ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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