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Occhio per Occhio [Lochnir - Hankegami]
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23-01-2013, 02:34 AM
Messaggio: #104
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Occhio per Occhio [Lochnir - Hankegami]
Citazione:"parlato" "Lau... ra?" Lo ripetè incerta: era un suono nuovo, strano. O forse era il nome ad essere strano: da quanto tempo non ne sentiva, di nomi? Non sapeva nemmeno il suo, ora che ci pensava. Udì anche quell'altro nome: Rabona. Cos'era? Non le pareva nuovo... oppure sì? Sollevò la testa: un aggolometrato di case ed altro - Refi, anche se lei non se lo ricordava; era una realtà come quella lì, magari quella lì? ... Ma non troppo grande pare, acciò la gente in communio viver possa? Cioè... troppa gente, davvero. Non sapeva perché, ma una bella casa isolata le pareva più adatta. Sì, decisamente più adatta. "... Eh?" Sì voltò verso... Laura, sì: le aveva appena chiesto qualcosa. Era una sensazione... strana. Perché s'interessava a lei? Non che lo trovasse disturbante, però. E... io? Sì, così aveva detto: e lei? Qual'era il suo nome, quale quello della sua gente, chi i suoi avi, quale la sua città ? Di lei, sapeva già solo che si chiamasse Divina. La cosa le fece salire... paura? Mancanza di respiro? Preoccupazione? No, come si dice... ansia. Sì, ansia. Perché non sapeva che rispondere. Divina... Divina... Divina... Divina... Suonava... strano. Ancor più di Laura. Le pareva difficile che fosse quello il suo nome - benché le rievocasse qualcosa, certo. "Divina" - lo sentiva a pelle - non era un termine affatto nuovo per lei. Non sapendo cosa rispondere, mentre zoppicava sorretta dall'altra la piccola Guerriera abbassò il capo, persa e confusa. 'L nome mio... non lo saepo. La gente mia... manco. Li avi miei? Ahimé, men che meno... E la mia città ?... Alzò di nuovo il capo, e scrutò pensosa Refi. Rabona... No, quel nome non le era decisamente nuovo. FLASHBACK
La mappa era in pelle, scura sotto e nonostante le linee in carbone nero e i vividi toni di verde, giallo, marrone e blu usati per indicare pianure, colline, montagne e fiumi; in rosso vivo, puntini grandi e piccoli e scritte grandi e piccole. Avevano loro insegnato a leggerle, quelle scritte - ma lei e Claire lo sapevano fare già da prima: gliel'aveva insegnato loro nonno. Un uomo vestito con un lungo abito nero mormorò qualcosa, ed indicò un punto rosso grossomodo al centro della mappa, a lei ed alle decine di ragazzine presenti in quella sala buia e tetra, cosa quasi incredibile in quella terra così assolata da trovarla odiosa; ragazzine perlopiù più giovani di loro: sua nonna le avrebbe definite quasi delle donne fatte, mentre le altre erano ancora bambine. Non sapeva se ritenerle fortunate o sfortunate per questo. "Guarda." le mormorò la chiara e soffice voce familiare al suo fianco "Quella è Rabona, la città santa." Lei alzò la testa, e incontrò alla sua destra una figura sorridente e minuta, dai lunghi e lisci capelli bianchi e dagli occhi d'argento. "Un giorno la visiteremo insieme, Teresa." Lei annuì, ma non sorrise: non le piaceva molto ridere, non da quel giorno; annuì, ed i suoi occhi caddero sul ferro che sorreggeva una torcia davanti a loro e ne rifletteva il fuoco. Vide riflettervisi una figura triste e minuta, dai lunghi e lisci capelli bianchi e dagli occhi d'argento. FINE FLASHBACK Mancò un passo, turbata: cos'era quel nome? Ci riflettè mentre le sue gambe riprendevano a seguire il passo di Laura, che la stava sorreggendo: era... era. Quello del suo incubo, intendeva dire. E anche la ragazzina - oppure nell'incubo era più grande? Non ricordava bene. Aveva paura di ricordare bene. Però... però, ora sapeva dove si trovava Rabona. E anche Pieta, e Dabi, e Lido, e Gorgia. E Staph. Quella mappa ne lo buio antro... Sì, quella non era un sogno: era convinta... certa... che non le fosse affatto nuova. Anzi, di averne seguito le indicazioni, e più d'una volta. Rialzò la testa: no, quel paese lì non poteva essere Rabona. Quel fiume, quelle case, quegli stili, quella posizione... Refi. Sbatté gli occhi, incerta: da dove le era giunta, quell'informazione? Quasi avesse fatto... un'associazione di idee. Sì, un'associazione d'idee istintiva. Guardò meglio il luogo, e cercò di ragionare: sì, era proprio quello, il luogo. Refi, nelle Terre dell'Ovest. Erano piuttosto lontane da Staph. Comunque... Laura? - Sì, Laura - veniva da Rabona. Nelle Terre del Centro. Una grande città . Più grande di Refi, non sapeva perché, ma ne era certa. E questo la riportò alla domanda rivoltale: e lei, da dove veniva? Si ricordava forse un deserto? - No. Una terra verde e boscosa? - No. Mari, montagne, colline? - Troppo vago, ma il mare le pareva proprio di no. Neve? Una grande casa in pietra e legno, nel cuore d'una foresta innevata, e più in là un paese di poche case... Sbattè gli occhi: che diamine stava pensando? Che era quel pensiero? Le pareva quasi d'averlo visto! Cercò di ragionare: neve. Sì, neve. Forse - no, ne era abbastanza certa: non le era nuova. Neve, e boschi. Forse aveva capito. "Io... no recordo como fui nomata." Aprì bocca quasi all'improvviso, dopo un silenzio durato molti, molti minuti - Laura forse aveva pure pensato che non le avrebbe più risposto. Ma lei invece ora aveva aperto bocca, e continuò. "Divina... non so. Non habeo certezza. Però... Però, crèo de saper donde venni." Sì, più ne parlava, e più le pareva d'aver ragione. Lo disse. "Del settentrion ne nivee lande. Credo... Parmi... De ben ricordar la neve." Sì, il Nord. La neve. La casa nella foresta. E l'urlo nella notte. Tremò: l'incubo! Il tetto che cadeva, lei e l'altra con la donna anziana... E lei, lei e l'altra l'una nel mostro e poi l'altra! Ansimò, e tremò più forte, perdendo nuovamente un passo. ... NO!! Lei e l'altra, lei e l'altra, lei e l'altra... Fu facile sovrapporla alla ragazzina dai capelli bianchi nella stanza buia. E al mostro. E alla notte, ai lampi argentati nella notte. E alla donna dai lunghi capelli biondi con la spada lorda del sangue del mostro. Del suo sangue. ... Sorella mia!!! Si bloccò d'un tratto, perdendo - di nuovo! - un passo: sorella? Cercò di tranquillizzarsi, di riprendere fiato e di camminare sorretta da Laura - chissà che stava pensando, di quel comportamento; ma lei, lei neanche ci pensava. Sorella... mia?... Una ragazzina minuti, dai capelli bianchi e gli occhi d'argento. Come quella riflessa dal ferro che sosteneva la torcia. Uguali. Lei e l'altra. Lei e il mostro. Le tornò in mente la sensazione del Limite, e tremò di nuovo: era... quello? Deglutì, e si guardò intorno, trovando Laura. Ea... vorrà le sue risposte. Decise di dargliele. Trovava anzi un bisogno di dargliele. "Io... non ero sola. C'era con me una fanciulla dai capelli candidi come la neve, con lune plene intra gli occhi... Come me. E' morta, adesso... i' credo." La donna dai lunghi capelli biondi, con la spada lucende del sangue su di essa alla lune della luna. Chiuse gli occhi, e camminò senza dire altro. Giunte a Refi, lei e Laura trovarono un uomo incappucciato ad attenderle, silenzioso. E chi sarìa, costui? Ebbe modo di comprenderlo mentre Laura gli raccontava tutto quello che era accaduto loro - ma davvero era accaduto tanto? Non se lo ricordava! -: l'abito nero le facilitò l'identificazione. Era come il tipo con la bacchetta nei suoi ricordi, come quello calvo - c'era uno calvo? -, come quello incappucciato - o era proprio lui? No, no -, come quello di quella mattina - o era passato qualche giorno? -. Un uomo in nero, comunque. Un membro dell'Organizzazione di Staph. Ecco come si facevano chiamare. Quando Laura ebbe finito di parlare, l'incappucciato fece loro cenno di seguirlo - e loro lo seguirono. Dopo un pò raggiunsero una carrozza dall'altra parte di Refi, e per l'occasione l'uomo in nero fece loro udire la sua voce: sarebbero rientrate con quel mezzo. In realtà , lei ebbe l'impulso di rispondere che poteva benissimo tornare a piedi, ma si accorse - al solo pensarvi - che le sue gambe non avrebbero gradito. Quindi rimase muta, e salì in carrozza osservando l'oscurità sotto il cappuccio dell'uomo. Buio... Como 'n quella notte: non era un sogno, no... No, non lo era affatto. Non l'altra lei, non la neve e la casa nel bosco, non la notte e la luna... ... Non il mostro. 'L mostro... Il mostro, ucciso da delle donne vestite di bianco e argento. Claymore. Soprattutto da quella coi lunghi capelli biondi. Il mostro, ucciso da una Claymore. "... Intendime." Lo disse quasi senza pensarci, fissando l'uomo in nero negli occhi - dove sarebbero dovuti esserci, gli occhi -; una parte di se stessa fu addirittura stupita dall'aver parlato. Addirittura impaurita. Ma l'altra no. Ed entrambe sapevano cosa volevano. "La domina da li lunghi crini d'oro, la più forte tra coloro de' quea notte." scandì a voce bassa e argentina "Colei ch'occise... me' sorella. Necesso de' vederla." Ecco, l'aveva detto. Quasi svuotata - quasi liberata - si accasciò sul sedile. La spalla sinistra le dolse. ... Uh! Vero... Già : era ancora ferita. Ormai aveva capito come fare: liberò un pò di Yoki - non troppo -, che le indorò le iridi e mise in risalto un paio di vene, ora sulla spalla. Se tutto fosse andato bene, sarebbe poi passata alla gamba. E infine, il meritato riposo. Citazione:Yoki utilizzato: 0% -> 20% (a fine turno) Spoiler (Click to View) ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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