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QUEST In fondo al pozzo [Dua, Camilla, Anna]
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11-04-2014, 08:45 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 11-04-2014 08:52 PM da Lachesi.)
Messaggio: #16
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RE: In fondo al pozzo [Dua, Camilla, Anna]
Il dolore era talmente intenso da far pentire a Dua di essere nata, e lei aveva sempre creduto che qualcosa di bello per cui vivere in quelle lande desolate fosse rimasto. Aver perso la mano era un dolore che difficilmente poteva essere paragonato ad una qualsiasi altra sensazione, anche se forse essere morsa e mangiata molto lentamente da quei rettili in quella Città Senza Nome poteva raggiungere lo stesso male. Difficile paragonare in quel momento, a mente poco lucida. Probabilmente, a sconvolgerla più di ogni altra cosa, era sapere di essersi autoinflitta quella mutilazione; il trauma dell'autolesionismo accentuava quei picchi improvvisi di dolore seguiti dallo scorrere incessante del sangue. Avrebbe rischiato il dissanguamento, se fosse stata la mano sinistra ma questo era meglio che lei non lo sapesse; istintivamente si limitò a stringersi il moncherino con l'arto rimasto, come a voler lenire in quel modo il dolore. Inutile dire che a poco servì quel gesto patetico; inginocchiata a terra in una posa poco dignitosa annaspava in quella polvere per tentare di contenersi in qualche modo. La seconda Guerriera, di cui onestamente Dua non ricordava il nome (si erano presentate? Troppo traumatizzata per ricordare.), sembrava incurante dei suoi mali ma dopo un discorso di cui lei non capì molto, impegnata a fermare l'emorragia come meglio poteva, eseguì la stessa azione scellerata che era stato chiesto loro di fare. Sentire il troncarsi delle ossa del polso e dello scorrere del filo di lama con cadenza precisa ed implacabile fece rabbrividire Dua, che mugugnò qualcosa poco contenta di ciò che stava avvenendo. In un secondo momento Dua si chiese se le sue compagne la stessero disprezzando per ciò che aveva fatto, forse volevano essere protette da lei ma in fin dei conti in quel momento le sue priorità erano altre. Respirando affannosamente aspettò la reazione della terza ed ultima compagna presente in quella stanza. Immobilizzata non disse né fece nulla, esattamente come prima. Allora Dua attese. Attese. Attese. Attese. Anche Cort attese. Attese. Cort fu meno paziente, invero. L'uomo, se poteva essere così definito, chiamò a sé uno dei suoi mastini da battaglia; nient'altro che un'altra guerriera dall'aspetto marmoreo, grazie anche al particolare effetto che la sua pelle diafana le donava. Per Dua guardare Minerva, così si chiamava, fu come vedere un lampo di luce in una notte buia e tempestosa: qualcosa di maestoso ma pericoloso al tempo stesso. Un brivido le percorse la schiena, i peli delle braccia si alzarono quando percepì il suo Yoki... In troppi modi superiore a tutto ciò che lei era sempre stata! In quel momento Dua realizzò la sua piccolezza e mise da parte il suo dolore per sorprendersi sempre più di quella presenza eterea. "Ma come... Come ho fatto a non accorgermi di lei prima?!" Era stata troppo nervosa, si era preoccupata di ciò che gli altri pensavano di lei e la sua mente era stata troppo piena di pensieri futili per anche solo immaginare la presenza di Minerva. Senza contare l'inesperienza. Di fatto però, l'idea di averla sempre avuta alle spalle, la terrorizzò: poteva fare qualsiasi cosa senza che loro tre dicessero niente. Dua accennò ad un sorriso, una di loro più forte forse poteva aiutarle. Piccoli desideri che si infransero subito, quando vide Minerva percquotere con violenza la ragazzina muta o che Dua riteneva essere tale. Con quale crudeltà! "Ma... Ma... Lei è come noi! Noi dovremmo aiutarci, essere amiche!" Vedere la ragazzina pestata a sangue le fece tornare in mente tutto il dolore che stava provando, quindi con fare remissivo chinò il capo e tremò per il sangue perso. Cercò, nei limiti del possibile, di non guardare e di non ascoltare. Alla fine anche quelle violenze cessarono, la ragazza fu portata via e come un mendicante affamato da tre settimane che vede un tozzo di pane Dua si gettò sulla mano che si era amputata. I discorsi di Cort la fecero sentire in colpa ma aveva priorità più impellenti per piagnucolare su quanto lei si sentisse uno schifo ad essere qualsiasi cosa lei fosse e facesse... Non come Minerva, non come Elise. -Ugh...- Afferrò la mano e cercò di farla combaciare alla sua posizione originale, non voleva qualcosa di sbagliato in lei, non più del normale, e tremando con le lacrime sul volto iniziò lentamente a far scorrere nel suo corpo Yoki. Quando le lucertole avevano provato a mangiarla viva, aveva liberato una quantità di Yoki che non pensava nemmeno di possedere ma si accorse che era stata un'eccezione dovuta al fatto che altrimenti sarebbe morta. Doveva quindi rilasciarne meno. In un primo momento liberò quindi liberò circa il 40% di Yoki ma dopo la riflessione sopracitata, lentamente soppresse la quantità per qualcosa di più moderato e controllato. Qualcosa che le desse abbastanza energie per riattaccarsi la mano come una bambola di pezza ma che non fosse così poca da farla cadere di nuovo in pezzi. Il 30% doveva essere una quantità adeguata e per diversi minuti cercò di concentrarsi solo ed esclusivamente sul "ripararsi". E mentre i suoi occhi felini erano contornati da venature in rilievo ed i suoi denti erano aguzzi, lentamente il dolore spariva. Altre volte questo tornava con più rabbia di prima; era così difficile mantenere la stessa quantità di Yoki costante nel tempo... ...Era un'energia difficile da padroneggiare ma ormai, dopo circa un quardo d'ora di tempo, il più era stato fatto. Le fibre muscolari si ricollegarono tra loro, i tendini si saldarono nuovamente e le ossa crebbero e si fusero nella mano che era sempre stata. Affascinata dal processo, Dua si guardò la mano destra sorpresa, sorridendo per il piccolo successo e piangendo ancora per i recenti traumi subiti; non pensava infatti che le Guerriere tra loro arrivassero a questo. Era qualcosa di brutale. Tirando su con il naso si voltò nella direzione della sua compagna, Dua era un tipo di difesa per cui la rigenerazione era stata in qualche modo agevolata ma non sapeva se la sua compagna avesse gli stessi privilegi. Un po' timorosa di ciò che la compagna avrebbe risposto chiese: -Tutto a posto?- Dua sapeva solo che dovevano dirigersi a Sud, non voleva impiegarci troppo tempo per non far adirare ulteriormente Cort, per cui se l'altra ragazza stava bene avrebbe desiderato fuggire con la coda fra le gambe nella direzione indicata. Citazione:Stato Fisico: Occhi dorati e felini, denti aguzzi, venature attorno agli occhi. Trema di paura. Provata ed affaticata per la quantità di Yoki rilasciato in un ampio lasso di tempo. Dolorante, e molto. |
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