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QUEST Kono mi wa nan'iro de sobaniyuku no darou? [claire83-Jacques Mate]
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26-04-2014, 04:33 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 26-04-2014 05:24 PM da Claire83.)
Messaggio: #128
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RE: Kono mi wa nan'iro de sobaniyuku no darou? [claire83-Jacques Mate]
Narrato
Pensato Parlato Un gioco, era semplicemente questo per Morgana. Aveva indubbiamente esagerato con le parole ma non le importava. Peter l'aveva visto solo una volta, all'inizio della missione, ma non si era di certo dimenticata nè di lui, nè dei suoi modi burberi. Sapeva bene come farsi ricordare dalla gente. Se Ufizu era la mente, Peter era il braccio. Dopo le sue battute, vide brillare negli occhi dell'accolito dei lampi di rabbia. Evidentemente non aveva mandato giù le provocazioni fatte dalla guerriera. Anzi, nel silenzio, stava meditando forse vendetta. Morgana rimase lì, ferma ed impalata ad osservare la sua reazione. L'uomo prese per l'orecchio Echidna, per richiamarla all'ordine, poi, improvvisamente colpì Morgana. Accadde tutto così velocemente che la guerriera non se ne rese nemmeno conto. Vide solo un lampo veloce e poi, sentì dolore. Poi, vide quel dito accusatore puntato verso di lei. Aveva fatto ciò che non avrebbe dovuto fare ed andava punita. Le aveva dato una lezione, come quella che si dà ad una bambina impertinente che combina una marachella o meglio, come ad una donna che non sa stare al proprio posto. Era una guerriera, non poteva consentirsi il lusso di rispondere in modo così provocatorio ad un accolito. A volte, lo dimenticava, ma bastava un nulla per riportarla alla realtà. Cercò di portare la mano al volto, senza fiatare. Non rispose, restò nel mutismo più assoluto, ascoltando parola per parola quello che Peter le rispose. Parlò di "metodi", "casa", "gentilezza" e di un certo "Cort". Le parole le scivolarono addosso una ad una, ma non il loro senso. Se avesse voluto sopravvivere, avrebbe dovuto restarsene zitta e buona: questo era il concetto fondamentale. Morgana deglutì, ma rimase ad osservare il volto di quell'uomo. Oltre alle sue parole, non voleva perdere il minimo lineamento del suo viso, doveva restarle ben impresso nella mente. Tutto sommato però, non le era andata poi così male, dato che poteva tenere con sè il suo personale trofeo:la testa dello yoma. Salutarono il pittore e le sue assistenti, così da potersi avviare verso"casa", non prima però di aver rigenerato le ferite. Morgana ne aveva riportate molte. Alcune erano state causate dalla sua stessa compagna, altre dal mostro che avevano ucciso. tentò di distendersi per terra e cercò di non pensare a nulla, fuorchè alla rigenerazione. Cancellò dalla mente qualsiasi cosa che potesse turbarla, abbassò le palpebre e pensò alle ferite. Si concentrò, e piano piano, alzando lo yoki necessario per portare a termine il risanamento,lo fece fluire lo yoki attraverso il suo corpo, concentrandolo sulle zone colpite. Era come se una mano invisibile, stesse cercando di ricucire ad uno ad uno quei tagli. Partendo dalla ferita all'orecchio, per poi passare a quella sulla guancia destra e scendere al graffio al seno fino a quella più evidendente sul plesso solare, lo yoki scorreva e si muoveva attraverso di lei. Restò concentrata, fin quando la rigenerazione non fu completata. Le ferite erano state risanate ma le cicatrici dell'anima, quelle erano rimaste. Il giorno seguente, si misero in marcia verso casa nella più totale tranquillità. Persino Echidna aveva indossato l'armatura semidistrutta. Sembrava più buffa del solito. Che peste! La loro missione era finalmente conclusa:erano giunte a Staph. Peter le lasciò davanti alla familiare porta nera, ma prima che le abbandonasse definitivamente, Morgana ,che fino ad allora era rimasta in silenzio, gli rivolse la parola. Imprimi il mio volto nella tua mente, perchè io non mi dimenticherò mai del tuo. Sappilo. Morgana incassava i colpi ma non dimenticava. Ricordava ogni cosa, nel bene e nel male. Gettò uno sguardo alla sua compagna e prima di attraversare la porta nera, fece per tenderle la mano libera dalla testa. Che fosse un segno di pace o di condivisione, la ragazza era ben consapevole che erano entrambe dei burattini nelle mani degli uomini in nero. Erano due ragazzine che condividevano lo stesso destino. Era stanca, ma aveva imparato molto da quella missione. Si sarebbe impegnata per diventare più forte e determinata. In cuor suo, sperava che quella ragazza insicura e fragile, lasciasse il passo alla donna che avrebbe voluto diventare: una guerriera forte e risoluta. Citazione:Yoki utilizzato: 10% -> 20 %-(per rigenerazione)> 0 % |
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