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QUEST In fondo al pozzo [Dua, Camilla, Anna]
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21-07-2014, 03:48 PM
Messaggio: #81
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RE: In fondo al pozzo [Dua, Camilla, Anna]
Quando lo Yoma parve non capire minimamente ciò che intendeva lei, Dua iniziò a respirare più faticosamente perché la tensione di quei attimi orrendi stava crescendo a dismisura; come poteva lei fidarsi di un essere che non capiva nemmeno le basi del linguaggio? Parole che per la Strega dagli Occhi d'Argento erano basilari per lui erano cose che andavano ben oltre la sua concezione; la cosa la faceva infuriare, non solo perché non capiva ma anche e soprattuto perché aveva scelto di ignorare le sue domande. Respirando affannosamente rifletté su come avrebbe mai potuto terminare la sua misera esistenza, trovando tuttavia una cosa superflua ed inutile in un certo senso: farlo a pezzo e mescolare le sue interiora a quelle delle sue vittime non l'avrebbe certo resa migliore di lui né avrebbe potuto riportare in vita le persone che erano morte; sarebbe rimasta, in un certo senso, un animale assetato da sangue come tanti altri quando lei era solo una persona. Quante persone si sentono incomplete? Come se un minuscolo pezzo del mosaico nel loro spirito fosse venuto a mancare sin dalla loro nascita e dal loro primo respiro; non ci si sente mai completi e quasi non ce ne si rende nemmeno conto fino a quando, un giorno, da quel piccolo tassello mancante e dal vuoto ormai marcito ed in decomposizione nasce la disperazione. L'angoscia, lo sconforto, l'abbattimento e la delusione entrano indisturbati nel tuo animo e rosicchiano lentamente e gradualmente i tasselli limitrofi a quello mancante con i loro tentacoli guasti, trasformando poco a poco tutto in legno marcio. Tutto accade gradualmente, progressivamente, tanto da farci l'abitudine; forse la vittima se ne accorge, volte abusa e violenta quei sentimenti per sentirsi forte ed indipendente come non lo è stato mai... E mai lo sarà. Un malessere che ti divora dentro e che lasci fare perché, trovare quel pezzo, quella tessera, è il modo che gli Dèi hanno studiato per metterti alla prova mentre loro si divertono alle tue spalle. Smettere di cercarlo è ingiusto e per continuare a conservarsi come si è necessita di una forza non da poco ma quando lo avrai trovato non potrai più posizionare il tassello al suo posto di origine perché ormai il vuoto lasciato dentro è stato colmato da quei polipi cancerosi che ti hanno rubato l'umanità. E quell'amato tassello che adoravi davvero, che cercavi realmente, ti sembrerà superfluo; lo getterai, nella spazzatura. Il processo era già iniziato, è iniziato per tutti, anche per Dua; fu per questo unico motivo, con questa spaventosa immagine nella testa, che la ragazza trovò improvvisamente giusto accettare le condizioni poste dallo Yoma: per conservarsi umana e passionale. Certo, poteva lasciarlo andare, poteva farlo fuggire e poteva evitare di spargere il suo sangue nella melma marcia ed imputridita delle sue vittime; fare altrimenti forse l'avrebbe avvicinata di più a quell'essere di quanto avrebbe mai potuto fare la forza demoniaca che utilizzava -per quanto lei ne poteva sapere. Infondo era così simile a lei, provavano lo stesso sentimento: la più pura paura e il più grande attaccamento alla vita possibile e se tutti gli Yoma erano tali, c'era da chiedersi se lei non fosse stata davvero partorita da uno di loro. E poi, quante volte solo quel giorno aveva pensato di trovare un mezzo alternativo per concludere la missione senza necessariamente combattere? Ora lo aveva chiaramente trovato. Stava dunque per accettare con un sorriso quando dal cielo scese una voce a lei familiare, quella di Camilla; la voce del dovere. Confusa guardò verso l'alto, probabilmente la compagna non aveva idea di cosa stesse accadendo nel pozzo in quel momento e forse non percepiva più il suo Yoki ma a dire il vero, non lo sapeva nemmeno lei. Fu certa una sola cosa: quella voce, che non aveva mai adorato a dire il vero, la riportò un po' più alla realtà togliendo dalla testa di Dua l'idea di un Pozzo cosciente ed affamato e di un polipo famelico della sua umanità. Doveva pensare alla missione, per quanto l'idea di liberarlo le piacesse, che conseguenze avrebbe avuto tutto questo? Se lo avesse lasciato andare, se avessero scoperto ciò che aveva fatto, avrebbe passato dei grossi guai e forse l'avrebbero persino uccisa senza nemmeno pensarci due volte, evitand il ripetersi di scene come questa ma con che coraggio Dua poteva mozzare la testa ad uno che aveva sofferto quanto lei? O così pareva... Era titubante. Rispettare i propri doveri e rendere orgoglioso Cort e Minerva o aspettare di ricevere certi riconoscimenti in favore di una piccola "debolezza" emotiva che rendeva Dua tale essere? -Io...- Iniziò a balbettare confusa. -Vorrei lasciarti andare ma... Ma... Dove andrai? Se scoprissero che sei ancora vivo, io che fine farei?- Abbassò lo sguardo, un po' lacrimante, un'altra cosa c'era da considerare: -Se te ne andrai di qua, se ucciderai altre persone, qualcuno come me verrebbe a darti la caccia. ...Dovrei ucciderti io e invece non ho il coraggio di farlo. Lasciarti andare, lasciare che qualcun'altro ti uccida sarebbe scaricare i miei doveri su un'altra...- Si interruppe. Cosa doveva dire? Non lo sapeva nemmeno lei, non era una decisione facile quella! Forse era la decisione più difficile che poteva prendere nella sua esistenza. Però una cosa era certa: sicuramente, Dua, non riusciva a vedere gli Yoma come le sue compagne poiché uno di loro l'aveva nutrita come una madre. Forse erano come le persone, tali e quali: alcuni erano dei malati e depravati, come quello nelle Terre del Sud, ed altri erano solo spaventati: come quello inginocchiato davanti a lei. -Non dovrai più uccidere, non dovrai... Farti scoprire. Ce la faresti? Capisci in che condizioni mi metti?- Sperava, questa volta, di ottenere una risposta sincera da parte dello Yoma; forse in quel modo avrebbe scelto definitivamente cosa fare visto che non se la sentiva né di ucciderlo né di farsi uccidere perché lo aveva lasciato andare. ...Forse, a dire il vero, ciò che più la spaventava era vedere la sua immagine riflessa negli occhi dello yoma mentre lo pugnalava, per vedere nello specchio solo un mostro. Per evitare una cosa del genere, avrebbe dovuto colpire alle spalle, come un vero codardo ma sarebbe poi riuscita a convivere con un'immagine simile di sé nella testa? Citazione:Stato Fisico: Infastidita dall'odore, corpo affaticato e percorso da tremori di confusione e paura. Due ferite di entità LEGGERA all'altezza del gomito destro e all'altezza del petto. |
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