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QUEST The Secret Path [claire83 - Lachesi - La X di Miria]
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12-09-2014, 02:06 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 12-09-2014 03:20 PM da Lachesi.)
Messaggio: #36
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RE: The Secret Path [claire83 - Lachesi - La X di Miria]
Citazione:-Discorso- Furono sette lunghe ore di viaggio, quasi interminabili, nella notte oscura e fredda del Nord; furono sette lunghe ore di viaggio in un luogo sospeso nel tempo che non aveva nulla di reale se non ciò che era finzione. Il candore della neve sotto ai propri piedi e l'oscurità della notte sopra la propria testa erano le uniche cose di cui parlare; quella volta celeste così opprimente schiacciava in terra tutto ciò che fosse dotato di un certo peso o chi fosse stato sprovvisto di ali per volare, e così le tre Guerriere dovevano marciare su quel terreno reso duro dalla notte con i piedi immersi nella neve ghiacciata. Dua aveva lasciato camminare per prime le due compagne, sicuramente a quelle due stangone non poteva dar fastidio che la neve arrivasse loro al polpaccio o meno per cui perché non lasciare che fossero loro ad aprirle la strada? Così, magari, non avrebbero notato il suo sguardo perso nel nulla; stava pensando e considerando così tante cose di quella natura pallida che aveva sotto di sé che non riusciva in alcun modo a focalizzarsi su una sola questione. Era giunta alla conclusione che quei luoghi fossero pieni di esseri albini come loro Guerriere, quindi si chiese se anche gli yoma di quei posti avessero la pelle chiara come la loro... Non che servisse particolarmente loro, vista la loro straordinaria capacità di mimetizzazione. Da qui Dua si chiese perché l'Organizzazione avesse stabilito la propria base operativa nei aridi deserti dell'Est anziché nei non così tanto aridi deserti di ghiaccio del Nord; magari se avessero deciso così nei tempi che furono, probabilmente anziché portare il nome di Streghe dagli Occhi d'Argento sarebbero state chiamate come le Fate dei Ghiacci. O perché no, le Streghe dei ghiacci; sempre più poetico di quei nomignoli che venivano affidati quotidianamente loro. A metà del tragitto la Guerriera incespicò nella neve dura, in modo un po' goffo, ringraziando le divinità celesti per essere stata lei a chiudere la coda del gruppo in modo che nessuno potesse notarla più di tanto. Insomma, probabilmente sì, ma meglio accorgersi in ritardo di ciò che era successo che vedere l'intera sequenza del disastro. E fu in quel momento, in cui si ritrovò più sottosopra che mai, che finalmente la ragazza vide il cielo del Nord a cui non aveva mai prestato la benché minima attenzione, fino ad allora. Si rialzò con un po' di fatica, dapprima saggiando l'inconsistenza materiale della neve che eppure l'aveva fatta cadere, e poi fissò il cielo che qualche ora prima aveva accusato di "inchiodarla a terra". E lo vide, scuro e temibile, eppure magnifico; quella coperta nera come catrame era bucherellata, e non poco, da centinaia di piccoli soli e di certo Dua non sapeva come altro definirli. Se la notte non fosse stata così scura probabilmente il luccicare delle stelle non sarebbe risultato così affascinante, tanto da riflettersi negli occhi argentei e spalancati della Guerriera. Alcune di quelle stelle, di quegli astri magnifici e potenti, era come se emanassero una sorta di nebbia nel quale celarsi e risplendere più forte; e Dua realizzò quanto magnifica fosse la loro esistenza, perenne senza ombra di dubbio. Eterna e scintillante come il cristallo. Ovviamente la ragazza non poté rimanere a lungo ad osservare quei piccoli punti illuminati che rischiaravano man mano le tenebre in eterno perché la loro marcia dovette continuare. Durante tutto questo immane tragitto accompagnata solo dalla flebile luce di una torcia, Dua divenne sempre più distante con i pensieri; sempre meno venali e diretti alla realtà materiale di ogni giorno e sempre più astratti. Se il mondo che stavano vivendo non fosse altro che la finzione, se ciò che stava sopra la loro testa non fosse il cielo ma la terra? Allora loro stavano camminando a desta in giù, sul territorio che altre persone sognavano la notte. E se invece quello fosse stato solo uno dei tanti strati? Insomma, se ciò che vedeva e che considerava come cielo non fosse stato altro che un'immagine riflessa; se ciò che lei credeva cielo fosse stata la superficie d'acqua, lei sarebbe stata come il pesce che guardava verso l'alto credendo che ciò che ci fosse più in alto fosse il cielo e la fine. Infine, quanto avrebbe preferito essere una stella anziché ciò che era in quel momento? Una stella era perfetta e bella, unica ed indimenticabile; le generazioni passate e future avrebbero alzato lo sguardo in cielo e avrebbero visto lei, con ammirazione e soggezione come stava facendo essa stessa in quel momento. Invece era intrappolata in quelle spoglie mortali per sempre, o meglio, per poco; poi di lei sarebbe rimasto un vago ricordo, forse il nome, ed alla fine sarebbe sparito anche quello con poco da raccontare. Le vite sarebbero continuate e che lei fosse esistita o meno, non sarebbe importato più a nessuno; come se lei non fosse mai nata. Ed in effetti 20 generazioni più tardi di lei non si sarebbe saputo nulla, anche se di ciò lei non ne era ancora a conoscenza. "Cosa devo fare?" Giunsero in prossimità delle Catacombe, non seppe che ore del giorno o della notte si fossero fatte ma fu come risvegliarsi da una visione di tristezza infinita; le parole di Morgana giunsero lentamente al suo cervello, e faticosamente cercò di assimilarle. Non rispose subito, osservò prima un punto fisso del terreno imprecisato mentre con la mano destra reggeva ancora la torcia ormai esaurita, e poi andò ad osservare l'entrata della Catacomba. Ripercorse mentalmente le parole di Morgana, cercando di concentrarsi perché diamine: non voleva la prendessero per una svitata. "...Il nostro pensiero in proposito?" Pensò, tra sé e sé. "Dargli fuoco. Alla fine a queste persone non importa un accidente delle tombe di queste persone." Era una cosa a cui aveva pensato anche nell'ultima missione, certo il pozzo era umido per cui non avrebbero attecchito le fiamme la in una catacomba piena di lini funerari magari sì. "Non penso sarebbero d'accordo Morgana ed Angelica, alla fine potrebbe esserci un umano laggiù." Alla fine ripensò a quel poco che aveva considerato prima, sulla sua gracile esistenza; di quelle persone non sarebbe rimasto altro che quelle tombe, dargli fuoco forse era irrispettosa come cosa. "E non è detto che prendano fuoco." Sospirò, e disse la sua apertamente. -Non sono potuta entrare nel Pozzo armata delle mie armi e della mia armatura perché il luogo era angusto e buio ma qui si tratta di catacombe. Uhh, forse non ho bene in mente cosa sia una Catacomba ma immagino sia un insieme di tombe con abbastanza spazio per impugnare la nostra spada e beh, muoversi. Infondo non dovevano farci rituali mortuari?- Chiese, perplessa con tono di voce un po' basso e scaramantico. -...Ad ogni modo non è detto che al suo interno non ci siano fonti di illuminazioni.- Indicò le torce che illuminavano l'entrata, rendendo chiaro ciò che lei intendeva dire. -E poi le nostre stanno per finire, quelle sembrano ancora in buone condizioni, che strano eh? Le cambieranno?- L'unico modo per scoprirlo sarebbe stato avvicinarsi ma Dua non aveva la minima intenzione di farlo, specialmente non era troppo entusiasta all'idea di combattere ad ogni costo. Pensò alla fine che forse avrebbe potuto avvertire delle tracce di Yoki se si fosse concentrata abbastanza ma non si sentiva una cima in quell'arte, per quanto non fosse estremamente scarsa, semplicemente era insicura. -Potremmo avvertire tracce di yoki, così... Se proprio dovessimo entrare, almeno sappiamo cosa ci aspetta. Se, ci aspetta.- Sospirò, un po' delusa dal nulla cosmico che aveva nel cervello. Citazione:Yoki: 0% |
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