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QUEST The Secret Path [claire83 - Lachesi - La X di Miria]
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16-11-2014, 03:43 AM
Messaggio: #70
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RE: The Secret Path [claire83 - Lachesi - La X di Miria]
La vita in quei corridoi grigi e polverosi era in bianco e nero, coperta da una coltre di nebbia filtrava i pensieri positivi di Dua; li mangiava, li inghiottiva e li rigurgitava sporchi e macchiati. Il suo volto ormai anemico osservava meccanicamente i movimenti delle compagne, li registrava e li seguiva; quel piccolo pezzo del puzzle che aveva provato a salvare, quel piccolo residuo di umanità che aveva stretto tra le dita ossute era stato perso. Che le sue compagne, che Kelsier stesso, dicesse pure quanto importava loro di lei: Dua sapeva che nessuno avrebbe mai dato la vita per lei, come lei invece sentiva di poter fare. O bianco, o nero. O vita o morte per lei, o amore o odio; nient'altro. Un concetto così difficile per loro da capire? Forse anche per Kelsier? Quei sentimenti scorrevano tra le sue vene, le corrompevano, le spezzavano dall'interno; il sangue scuro e nero zampillava ovunque mentre la sua crepava come porcellana bianca. Con fili di metallo che le tagliavano la gola, che la perforavano e la facevano vomitare, sentiva di poter svenire da un momento all'altro; con il naso, più aria respirava e più morte entrava dentro di lei. Un'espressione, un mutamento sul suo volto di cristallo, le ricordò il sangue di cui era ricoperta e da cui non era riuscita davvero a ripulirsi; lo Yoma era morto, lei lo aveva ucciso in un certo senso. Sì, lei lo aveva ucciso; ora ne era convinto ma questa volta l'idea non le diede alcun tipo di brivido né gioia solo una forte amarezza, come se si fosse improvvisamente ricordata del sottile filo spinato che aveva provato a tenere tra le mani per non perdersi. Sarebbe corsa indietro, avrebbe abbracciato il capo mozzato dello Yoma; lo avrebbe stretto ai suoi seni, e avrebbe pianto lacrime amare. Ne avrebbe piante così tante, così tante, che avrebbe potuto far crescere una pianta o un germoglio di vita nuova e degenerata come lei. Tutto questo solo nella sua testa. Ma infondo le sue compagne la capivano, Kelsier capiva quel discorso o faceva finta per i suoi interessi personali? Bianco o nero, alleati o nemici. Ripensando allo Yoma lo rivide come nemico, ripensando alle sue compagne non vide le alleate che sperava; piegò il labbro insoddisfatto, si andava a sinistra ed ancora giù. "Io... Io ho provato a tener da parte quel che provo, a non dir nulla a queste due. Speravo almeno che questo potesse velocizzare la Missione, uscire di qui! Invece..." Invece non accadeva nulla. E il pensiero di essere sola e circondata dalla nebbia la tormentava, la distruggeva; non era come veleno che le scorreva dentro nello spirito era come malvagità. Come oscurità, una profonda oscurità e delusione, nient'altro solo... ...Solo l'oblio, la paura, l'ira, l'odio e la sofferenza. Gettando un ultimo sguardo simbolico al suo passato, improvvisamente ricordò che non provava più nessun rimorso per le lotte avute, per i litigi, per tutto ciò che aveva avuto e che non avrebbe più riottenuto. Non avrebbe pianto tutte le notti, non avrebbe perso la testa per ciò che non poteva riottenere, non aveva il cuore spezzato; non per il passato, per il presente, per il futuro che non vedeva più. Il sorriso di Kelsier, il sorriso delle compagne, dovevano smetterla; non erano reali, erano un trucco, illusione maestosa per non farla sentire come in realtà era: sola. Un peso al cuore, non essere ricordati è atroce, da morti però non te ne accorgi ma da vivo sì che è una vera sofferenza; come camminare a piedi nudi sulle braci, tra le spine roventi delle rose della rabbia. Si fermò dietro alle sue compagne e riprese a camminare, era stata messa nuovamente ultima in fila; un'ulteriore sfiducia che ormai sapeva accettare, a modo suo. Non sembrava una persona affidabile ma perché sembrarlo, infondo? Cos'avevano di più gli altri, che non facevano altro che sventolare in aria ciò che facevano per gli altri? Che urlavano quanto si fossero informati, per loro, quanto avessero sacrificato, per loro, sì... Cos'erano più di lei? Aveva così tanta tensione nel corpo che il suono meccanico che si udì ad un passo specifico di Angelica fece scattare sull'attenti Dua; tornò nel mondo "dei vivi" e non quello nella sua testa e questa volta fu lei che fece un balzo indietro attenta a percepire qualunque cosa stesse accadendo ed in caso, ad evitarlo. Non era un balzo esagerato, bensì misurato, non pauroso ma cinico. Citazione:Yoki: 0% |
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