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[In Missione] Scheda di Seayne (Nardo)
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04-03-2015, 09:41 PM
Messaggio: #9
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RE: [In Attesa] Scheda di Seayne (Nardo)
CAPITOLO VIII: POLARIS
A seguito dei fatti avvenuti nella città di Durenor, nei quali Seayne aveva rischiato di farsi uccidere da dei folli umani e sapendo di non poter agire direttamente contro di loro, la guerriera albina cercava un modo per rendere temporaneamente inoffensivi i suoi avversari...
Ispirandosi alla divinità alla quale Seayne è devota: la Grande Stella del Nord (ovvero la Stella Polare) e al ricordo di colei che fu la Numero 1 della sua generazione: Serena la Splendente, Seayne ritenne che, utilizzando lo Yoki in maniera adeguata, potesse far brillare il suo intero corpo di una luce talmente intensa da accecare temporaneamente ogni avversario in grado di vederla. Con questa idea in testa decise di recarsi nella grande biblioteca di Staph, luogo di antica sapienza, con la speranza di apprendere almeno i rudimenti di questa abilità.
La guerriera si trovò quindi poco dopo davanti alle massicce porte della biblioteca: bussò ma nessuno le rispose: Seayne si azzardò allora ad entrare percorrendo lentamente i corridoi, rimanendo stupefatta dalla quantità di libri che la circondava. A un certo punto, la sua attenzione venne attirata dalla figura di un Uomo in Nero dalla corporatura massiccia e dalla grossa testa completamente calva: l’uomo pareva indaffarato, così Seayne decise di non disturbarlo, attendendo con pazienza che il superiore le dedicasse un po’ della sua attenzione. Alla fine l’uomo, il quale assomigliava molto alla descrizione che Seayne aveva udito di Cort, si accorse di lei e, senza delicatezza e mezzi termini le chiese che cosa volesse.
Seayne si presentò e quindi cercò di spiegare meglio che poteva la sua idea, rimarcando come l’ispirazione le fosse venuta anche grazie al soprannome della oramai defunta Numero 1 della sua generazione, credendo che le fosse stato conferito perché La Splendente possedesse un’abilità similare a quella che aveva in mente. Cort replicò con un commento che poteva far pensare rimpiangesse la perdita di Serena, ma le fece capire senza mezze misure che nessuno mai aveva sentito parlare di un’abilità come quella che aveva in mente e che quindi, secondo lui, il suo tentativo era destinato al fallimento. Seayne però non si perse d’animo: testarda e cocciuta com’era cercò, senza mancare di rispetto al superiore, di convincerlo che, se nessuno non ne aveva mai sentito parlare, forse era perché nessuna guerriera ci aveva mai provato.
Forse la sua determinazione fece breccia nelle convinzioni dell’Uomo in nero, poiché questi le ordinò di seguirlo e insieme si diressero verso il fondo della biblioteca attraverso un largo passaggio, per entrare poi in una stanza in penombra, illuminata solamente da una piccola candela: a quel punto il superiore, prima di sedersi su uno sgabello le rivolse un altro “gentile” commento riguardo la sua sanità mentale ma poi, rimanendo serio, le chiese di spiegargli come intendeva realizzare il suo proposito.
Le sue parole non la sorpresero più di tanto. Seayne si aspettava di dover “spiegare” a qualcuno la sua idea, a maggior ragione dopo che Cort le aveva confermato che “non si era mai sentita una cosa del genere”. Quindi, cercando di non mostrare turbamento a causa degli occhi del massiccio uomo in nero che la fissavano, iniziò a spiegargli di come, durante l’allenamento, venisse insegnato alle guerriere come utilizzare il loro Yoki per curare le ferite, concludendo che la rigenerazione della pelle fosse la parte più facile del processo. Seayne era convinta che ciò fosse dovuto al fatto che, a differenza di quello che c’è “dentro” i loro corpi, la pelle le guerriere ce l’avevano sotto gli occhi tutto il giorno e quindi ne conoscessero ogni singolo tratto, ogni pregio e ogni imperfezione. A questo punto Seayne aveva pensato che, quando si rilascia lo Yoki per potenziare le capacità in battaglia, esso si diffonde in modo uniforme all’interno del corpo, fornendo più potenza: ma cosa sarebbe accaduto se la guerriera albina si fosse concentrata per invertire il flusso e “spingere” lo Yoki all’esterno del suo corpo anziché all’interno? E se avesse cercato di concentrare lo Yoki per avere più potenza cercando di convogliarlo verso la parte del suo corpo che conosceva di più, la sua stessa pelle, in modo uniforme, come se dovesse curare un’ustione estesa su tutto il corpo, se non fosse per il fatto che stesse usando lo Yoki per potenziarsi e non per guarire? E infine, quand’anche fosse riuscita a concentrare lo Yoki verso la sua pelle, Seayne era convinta di non doversi fermare lì ma avrebbe dovuto continuare a spingere il flusso, cercando di superare la barriera costituita dalla sua cute per far sfogare all’esterno di essa la sua energia demoniaca!
Cort ordinò quindi a Seayne di mettere in pratica la sua idea. Seayne rimase un attimo perplessa, credendo che l’approccio avesse dovuto essere diverso, tuttavia non si perse d’animo e decise di procedere: presi un paio di respiri profondi, la guerriera albina iniziò, visualizzando nella sua mente l’immagine di se stessa, del suo corpo nudo senza nulla che ne occultasse neanche una porzione minima di pelle. Fatto questo, iniziò a rilasciare una piccola quantità di Yoki, appena il 10% ma questa volta, cercò di focalizzare la sua attenzione nel tentativo di “sentire” il flusso di energia demoniaca che scorreva dentro di lei, cercando di “ascoltare” ciò che il suo corpo provava a dirle nel tentativo di capire, forse per la prima volta, se lo Yoki scaturiva istantaneamente da tutto il suo essere oppure se vi era in lei un “punto d’origine”, una fonte del flusso di energia che poi si diffondeva in tutto il suo corpo. Seayne avrebbe poi cercato di trasferire le sue sensazioni all’interno dell’immagine che aveva creato di se stessa, visualizzandole come delle aree luminose che si “accendevano” all’interno del suo corpo, quasi a creare nella sua mente una sorta di “mappa” del normale flusso di Yoki che scorreva in lei. A quel punto, avrebbe poco a poco aumentato gradualmente la percentuale dell’energia rilasciata, fermandosi al 30%, ovvero poco prima del punto in cui, solitamente, la muscolatura di una guerriera inizia a mutare, nel tentativo di percepire sempre più chiaramente l’energia demoniaca scorrerle dentro, anche nei punti nei quali il flusso precedente sarebbe stato probabilmente troppo debole da sentire per lei, cercando nel contempo di evitare di rilasciare un flusso eccessivo che, forse, sarebbe stato troppo difficile da comprendere e che avrebbe potuto alterare la sua percezione di quanto stava accadendo in lei, “coprendo” delle sensazioni che avrebbero potuto essere fondamentali. Poi, poco dopo aver iniziato ad avvertire la sensazione del suo volto che mutava aspetto e quindi l’interno della “mappa mentale” del suo corpo sarebbe stato a quel punto completamente illuminato, allora Seayne avrebbe cercato di deviare il flusso dello Yoki come se, effettivamente, avesse dovuto guarire un esteso danno alla sua epidermide ma, questa volta, non avrebbe lasciato scorrere normalmente in lei il flusso di energia: questa volta avrebbe tentato di contrarre tutti i suoi muscoli all’unisono, in uno sforzo collettivo di tutto il suo corpo per cercare di “spremere” tutto lo Yoki da se stessa, e spingerlo al di fuori da tutta la superfice della sua cute nella maniera più uniforme possibile, mentre nella sua mente avrebbe cercato di “guidare” quel processo, immaginando che quella luminosità dentro il suo corpo si diffondesse istantaneamente e in sincronia col suo sforzo su tutta la sua pelle, per poi andare oltre e sprigionarsi fuori da tutto il suo corpo…
Il risultato fu un tenue bagliore azzurrino che eruppe dal suo corpo, accompagnato da una spossatezza improvvisa, come se Seayne avesse compiuto uno sforzo immane, cosa che Cort non mancò di sottolineare, rimproverandola per non averci messo abbastanza impegno, spronandola quindi a usare più Yoki e dandole l’impressione di essere maggiormente interessato a quanto stava accadendo. Dopo essersi concessa qualche momento per recuperare le forze, Seayne ci riprovò: ripercorse gli stessi passi del tentativo precedente ma, arrivata al punto del rilascio dello Yoki, incrementatò la sua energia, arrivando al limite del 60%, prima di riversare il potere demoniaco al di fuori di lei.
Una luce azzurra, molto più intensa di prima, sfolgorò al di fuori del suo corpo! La sensazione provata da Seayne era di pura meraviglia! Certo, era un primo risultato, ma non bastava, come fece giustamente osservare Cort: ora Seayne avrebbe dovuto concentrare tutta la sua energia in un singolo istante, anziché dilapidarla nel tempo; già, ma quanta liberarne? Seayne sapeva benissimo che c’era un limite alla quantità massima di Yoki che una guerriera poteva scatenare in un solo istante e che questo limite variava a seconda di quanto la stessa era abile nel gestire il suo potere. Seayne non aveva mai esplorato a fondo le sue possibilità, forse per paura di spingersi “troppo oltre”, così decise di prendersi un margine rispetto al tentativo precedente. Ancora una volta intraprese il percorso interiore che doveva portarla a manifestare il suo potere ma stavolta anziché rilasciare gradualmente lo Yoki gradualmente fino al 60%, ne rilasciò il 50% in un istante, estinguendolo subito dopo.
Questa volta l’aura venne emessa in modo intenso e luminoso, in un unico istante. Forse non era come Seayne si aspettava, ma fu sufficiente a costringere Cort a distogliere lo sguardo e a coprirsi gli occhi con una mano. Il superiore sembrava soddisfatto dei progressi della guerriera, tuttavia le ordinò di provare ancora, usando meno Yoki, in modo tale da non esaurirlo in poco tempo, quando avesse dovuto utilizzare la sua abilità in battaglia. Pur essendo d’accordo, Seayne fu rosa da un dubbio: come fare a generare tanta energia, riducendo lo Yoki al minimo? La soluzione che Seayne trovò fu di ricorrere alla sua rabbia, la rabbia latente che covava in lei e che tante volte l’aveva spinta a non cedere anche di fronte alle situazioni più disperate. E allora ci provò un ultima volta, rilasciando solo il 10% di Yoki ma richiamando alla mente tutte le situazioni tristi e dolorose che aveva vissuto, finché sentì l’ira crescere in lei e a quel punto la guerriera albina cercò di mettere assieme le due cose. Per un attimo, per un terribile attimo sentì lo Yoki sfuggirle a causa della sua furia e, prima di riprenderne il controllo esso era salito al 30%, per poi esplodere in una vampata di luce azzurra di una intensità mai raggiunta prima la quale però, Seayne lo percepì nel suo intimo, rimase legata a quel valore minimo di energia demoniaca!
Cort, nuovamente con gli occhi coperti da una mano, esternò la propria soddisfazione per il risultato raggiunto dalla guerriera, apostrofandola con un epiteto gentile, molto diverso da quelli volgari che era solito usare. A quel punto il superiore decise di finire quella sessione di studio e allenamento, forse perché s’era accorto della stanchezza della guerriera albina, stanchezza che solo ora Seayne iniziava a sentire. Così la giovane ringraziò Cort per il tempo dedicatole e, esausta ma felice per l’impresa compiuta, ritornò al suo alloggio dove, dopo aver gongolato un po’ per la soddisfazione, si addormentò sul suo giaciglio. I am the one, the only one! I am the god of kingdom come! Gimme the prize!
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