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Divina [Hankegami] Doppelgänger - II
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08-03-2015, 05:10 PM
Messaggio: #13
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RE: Divina [Hankegami] Doppelgänger - II
Narrato
pensato "parlato" ______________ Un secondo. Due secondi. Ancora niente. Avrebbe dovuto rinunciare? Non aveva il tempo per deciderlo. Tre secondi. Un angolo di lei ne fu sollevato: riusciva a mantenere il controllo in un solo punto. Inconsciamente, si sforzò a mantenerlo. Quattro secondi. La manetta tremava, ma era ancora integra. Avrebbe dovuto finirla lì, lasciare che lo Yoki tornasse a fluire nel suo corpo. Stava per farlo, e... S'insinuò un qualcosa di troppo. Cinque secondi. La manetta saltò completamente. E il suo braccio destro ebbe un violento contraccolpo. Divina riaprì gli occhi per lo shock, e questi si posarono istintivamente sul braccio: le vene stavano pulsando con violenza, la carne si contraeva in spasmi in cerca di sfogo, il braccio intero tremava. ... Lo controllo, io sto perdendo! Fu il suo primo, e unico pensiero. La prima reazione fu di paura: stava per... per...? NO. Lo scoramento durò solo un istante. NO. Non lei. Non lì. Non così. Aveva già affrontato una situazione simile in passato, e ne era uscita. Ce l'avrebbe fatta di nuovo. In quel veloce e drammatico turbinio d'emozioni, la numero 11 neanche udì la voce di Duran... e fu un bene: non l'avrebbe presa molto bene, no davvero. Ma che fare? Come fare? Non aveva semplicemente tempo di pensare: dovette agire d'istinto, abbandonarsi alle sue esperienze di Guerriera veterana. A pelle, sapeva che c'erano due problemi: stava lasciando libero troppo Yoki, e in un solo punto. S'imponevano due soluzioni parallele. Cercando di scacciare con la forza di volontà paura e incertezze, Teresa la Divina tentò di concentrare ogni sua attenzione sul suo braccio in crisi: lo conosceva, ne conosceva ogni vena, ogni goccia di carne, ogni muscolo, ogni pezzo di carne, ogni osso, ogni unghia. Avrebbe pregato ogni frammento del suo braccio di seguire i suoi sforzi. Lo avrebbe obbligato. Innanzitutto, la prima cosa da fare, la più VITALE: riportare lo Yoki entro i limiti di sopportabilità del suo corpo. Sapeva di potercela fare, di dover far poco. La concentrazione era tale che non le riusciva di articolare alcun pensiero: riusciva a ragionare solo per forme. Il braccio, lo Yoki, gli spasmi, il sentore d'energia demoniaca che scorreva violenta nelle sue vene... sì, quella. SOPRATTUTTO quella. L'istinto, l'esperienza le dissero di concentrarsi su di essa: tentò di catturarne ogni parte, anche la più piccola, dispersa nel suo braccio. Avrebbe cercato d'imbrigliarla, di trattenerla nonostante avrebbe certamente opposto resistenza come un mostro catturato ma non domo. E lei avrebbe stretto, stretto, stretto i denti. E l'avrebbe OBBLIGATA ad acquietarsi, a tornare entro i limiti di sopportabilità del suo corpo. Oh, sì, l'avrebbe fatto. Avrebbe obbedito. Avrebbe DOVUTO farlo. Sì. Sì. Sì. Sì. SI! SI! L'avrebbe fatto, fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto nella sua vita!! E se ce l'avesse fatta... se ce l'avesse fatta, allora avrebbe lasciato lo Yoki di nuovo libero di scorrazzare per il suo corpo come una diga aperta. Come un fiume in piena. E, a quel punto... sarebbe finita. Sperava in bene. Citazione:Yoki utilizzato: 80 - > 70% [15,5 PLM] [tentativo di Soppressione] ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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