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QUEST The Bloody Dancer [Ophelia]
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11-07-2015, 11:25 PM
Messaggio: #70
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RE: The Bloody Dancer [Ophelia]
Citazione:Narrato Dopo essersi riparata dietro quella roccia, la ragazza decise - non senza una certa angoscia - di guardare. Era tutto... il nulla. Non era più un accampamento, non c'erano persone lì: solo i brandelli di esse. Juliet aguzzò la vista e cominciò a cercare, facendo guizzare velocemente le pupille da parte a parte, i visi della gente che conosceva di più, con cui aveva parlato; nel mentre, si accorse di avere le mani sudate. Eppure non aveva compiuto chissà che sforzi... La ricerca non durò che pochi istanti, istanti dedicati al puro altruismo e a sentimenti umani invece che al suo vero scopo: cercare il colpevole. Non le servì sforzare nuovamente gli occhi, dato che quel mostro era già lì, in mezzo a quel massacro. Certo, non le sembrava uno Yoma. Si trattava di una figura femminile la quale indossava uno strano mantello col cappuccio, indumento che pareva piuttosto arrangiato e troppo largo per la sua corporatura snella. E sotto di esso fu sicura di aver riconosciuto... un'uniforme da guerriera, anche questa malridotta; inoltre, delle ciocche bionde sfuggivano al cappuccio. La donna era scalza, non aveva l'armatura e impugnava una Claymore. Non vi era alcun dubbio, quello era l'abbigliamento delle novizie... Così come era stato il suo. Una guerriera, una novizia perlopiù. Non poteva credere ai suoi occhi. Come poteva essere così forte...? Si riprese dallo shock iniziale nel momento in cui udì un lamento provenire da uno dei corpi a terra. Una goccia di sudore, scendendo dalla fronte fino al lato destro della mascella, le provocò dei brividi e la destò: immediatamente provò l'istinto di uscire allo scoperto ed affrontare quella donna e protese il braccio sinistro in avanti, ma altrettanto velocemente bloccò con forza quel polso con la mano destra e si costrinse a rimanere lì, conscia degli ordini. Incredibile, aveva ragionato ed aveva bloccato un istinto... Nel mentre, quella che sembrava una ex guerriera dell'Organizzazione era già arrivata al corpo in fin di vita e l'aveva trafitto, ponendo fine alle sue sofferenze. O almeno questo era ciò che Juliet voleva pensare, per non agitarsi troppo... Quell'uomo per il quale aveva provato l'impulso di essere se stessa e rischiare la vita era Lukas Valan, il caposquadra. Per quanto in quel momento fosse turbata per la perdita di quasi tutti i suoi compagni di missione, la guerriera restò concentrata su quella donna in modo da raccogliere le informazioni necessarie per tornare a fare rapporto e non rendere vana la morte di quella gente. Il simbolo mancante sulla lama della Claymore la convinse definitivamente, quella era (stata) una novizia. Ma come poteva essere così forte? Cosa le era accaduto? La ex novizia, dopo aver estratto l'arma dal corpo ormai cadavere di Valan, si mosse in direzione di un altro corpo che sembrava intenzionata a finire. Ma improvvisamente si bloccò, e lentamente si voltava verso la guerriera nascosta... "Dannazione! Mi ha scoperta! Ora..." pensò Juliet, strizzando gli occhi. Cosa faceva, aveva paura? Riaprì gli occhi al suono di una voce maschile: "Puttana!" Cosa stava succedendo? Stava accadendo tutto così velocemente, non aveva previsto niente del genere... Il nemico non era nè umano, nè Yoma, bensì una guerriera come lei... Che aveva ammazzato tutti... E che avrebbe fatto la stessa cosa con lei, poichè quella ex novizia emanava uno Yoki molto più forte del suo. Questo sì che era inaspettato. E parlando di cose inaspettate, riconobbe la voce maschile di poco prima: era Hettar, il quale era balzato in piedi e aveva attaccato la donna. La numero 44, consapevole di come sarebbe andata a finire, si accasciò in ginocchio coprendosi gli occhi. Non voleva più guardare, non voleva sentire: voleva solo che finisse presto. Voleva uscire salva da lì, tornare all'Organizzazione, fare il suo dovere e dimenticare questa faccenda schifosa. Non disponendo di altre due mani per coprirsi le orecchie, la giovane non potè fare a meno di ascoltare. Si susseguirono i suoni metallici delle lame, poi alcune frasi della guerriera misteriosa, un suo gridolino di gioia, simile a quello udito prima, ed infine il silenzio. Non ci voleva un genio per capire cosa fosse accaduto; ma a quanto pare era finita, perciò le conveniva stare attenta. Juliet tolse le mani dagli occhi, ma restò rannicchiata dietro quella roccia e si accorse di tremare. Ciò che più la stupì era il fatto che non stesse tremando per paura... Ciò che più l'aveva provata non era il fatto di star rischiando la vita, e quella donna non la impauriva certo al punto di spingerla ad avere una tale reazione fisica. Ciò che l'aveva turbata era la perdita dei suoi compagni. E la consapevolezza di questa sua debolezza la turbava ancora di più. "AH! Non male come esercizio! Peccato che questi qui mi abbiano attaccato tutti insieme! Mi sarei divertita di più a inseguirli uno a uno, ma... aspetta un attimo! Mi pare che ne manchino alcuni! Dunque: erano dieci più uno; uno è crepato nel boschetto qui vicino e ora quanti ce ne sono qui? OH! Accidenti! Adesso devo contare tutti i pezzi!" Seguirono altri attimi di silenzio, in cui si sentiva la donna mormorare qualcosa di tanto in tanto. Dopo aver respirato a fondo una decina di volte per calmarsi, Juliet riprese il controllo di sè e cominciò a ragionare. Chi era quella, e perchè stava uccidendo degli umani? Probabilmente era impazzita, dal tono di voce non sembrava troppo sana di mente... "AHA! Ne mancano tre! Chissà dove saranno andati? Beh, li troverò comunque! Ma prima…" La numero 44 deglutì, pallida come un fantasma: i "mancanti" non erano altri che Maran, Kheldar e Barak, che lei aveva lasciato nel boschetto vicino! In pochi istanti percepì lo Yoki sempre più vicino, più vicino... Fino a ritrovarselo praticamente sopra. Alzò la testa, osservando in volto la guerriera misteriosa. A quel punto non aveva più paura. "UH? Ma tu non sei uno Yoma! HIHI che bello! Una nuova amica dopo tanto tempo! Aspettami qui cara, faccio una cosetta e torno! Non ci metterò molto!" Una nuova amica? Quindi non aveva intenzione di farle del male? Ricambiò lo sguardo della donna; ma al contrario suo, gli occhi argentei di Juliet non riflettevano nè stupore nè gioia. Solo un vago senso di tristezza che non provava da anni, e il pensiero di dover andare via di lì il prima possibile. La ragazza le sorrise e balzò giù dalla roccia, correndo nella direzione dalla quale Juliet era arrivata. Solo allora la guerriera numerata realizzò: stava andando a finire gli ultimi tre. Scattò in piedi. "NO!" gridò, correndo per qualche metro. Si bloccò di scatto. No, no... Non doveva gettarsi all'inseguimento di una cosa molto più forte di lei. Doveva ricordare gli ordini. Ricordare gli ordini... Restò ferma lì, le braccia e la testa che ciondolavano, il respiro affannoso, mentre cercava di far funzionare quel suo cervello nel modo più efficace possibile. Non credeva di poterla fare ragionare, quella era matta. Non poteva rischiare la vita. Non poteva disobbedire agli ordini. Ma al tempo stesso non poteva neanche starsene lì mentre gli ultimi tre suoi compagni rimasti venivano uccisi brutalmente. "Cosa faccio... Cosa faccio... Cosa faccio..." pensava, battendo ritmicamente un pugno sulla sua testa, senza usare troppa forza naturalmente. Le tornarono in mente le sue stesse parole, che aveva rivolto non troppo tempo prima ad Hettar. "Uso poco il cervello" Cercò con lo sguardo il cadavere dell'uomo. Lui le aveva detto... "Guardare indietro ti porterà solo sofferenza, non si può cambiare il passato; si può solo guardare avanti cercando quello che è meglio per noi stessi! E ricordati che l’istinto e l’addestramento sono i nostri alleati in battaglia, ma il cervello aiuta a restare vivi!" Guardare avanti... Ciò che è meglio per noi stessi. Non badò alle poche lacrime che le stavano rigando il volto, continuò a pensare. In quel momento le tornarono in mente anche le parole della signora Semirhage: "… ma in ogni caso, qualunque sia la natura dell’avversario o degli avversari, tu NON dovrai, in nessun caso ingaggiare battaglia!" Ed infine, altre sue parole. "Io... sono poco più di un animale addomesticato." Scoppiò a ridere. "Mi è stato detto di non ingaggiare battaglia... Non di non tentare di farle cambiare idea. E poi questo animale addomesticato userebbe poco il cervello?" esclamò, improvvisamente solare come suo solito, rivolta a quei cadaveri come se fosse la prima sera nella locanda. La spada era al suo posto nel fodero, sul suo volto c'era l'espressione più amabile in suo possesso. Si lanciò all'inseguimento della donna, sperando di riuscire a raggiungerla prima che le togliesse i suoi ultimi tre compagni. Non sperava davvero di riuscire a convincerla, ma dato che era sua "amica" valeva la pena tentare, no? "Comunque vada..." I suoi occhi si colorarono d'oro. "...Sarò stata me stessa" Citazione:Yoki utilizzato: 0%>10% |
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