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Il figlio di Jack [Hankegami, Claire83, Wolfsoul, Hotenshi]
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01-08-2015, 12:33 AM
Messaggio: #2
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RE: Il figlio di Jack [Hankegami, Claire83, Wolfsoul, Hotenshi]
Narrato
"Parlato" Pensato ______________ La numero Otto dell'Organizzazione, Teresa la Divina, stava camminando lungo la strada in terra battuta che portava ad Ebes, in mano la lettera giuntale fin lì, nel suo Territorio. Avaris, il terreno di caccia della numero Otto, era un'isola sita nel Sud più profondo del Continente, dominata dalle rovine cadenti della sua omonima, decaduta città principale. Di più, Teresa in realtà non ne sapeva ancora: era stata elevata al rango da poco, ed essere entrata nel novero dei Numeri Singoli era anzi l'unico motivo per cui si era fatta piacere il fatto di venire spedita nel Sud più profondo, addirittura su un'isola. La prospettiva di una nuova missione però l'ha resa infine soddisfatta: finalmente si stava avvicinando al suo obiettivo. Oggi il numero Otto e tre Guerriere ai suoi ordini, più avanti... ... Ma non era il caso di fantasticare sul suo futuro da numero Uno. Qui vien detto ch'un loco debba trovar, ciò da pugnace base noi ve' d'usar... Era una richiesta... insolita, almeno per la sua esperienza. Probabilmente legata alle nuove realtà dei Territori, quello e il numero delle Guerriere coinvolte. Divina ci pensò su: su due piedi, le sarebbe andato bene anche un bivacco in una radura, ma... come portarci le altre? Quelle lì - chiunque fossero - si stavano dirigendo certamente ad Ebes, quindi avrebbe avuto senso porre questa "base operativa" nel villaggio stesso. Podrei 'spettarle d'inizio de' borgo, ma nescio se per mar o terra verran... No, melio esser a lo publico scorgo. Sì, si rese conto: tenendo conto che le altre, arrivando dal Continente, sarebbero arrivare in orari diversi, sarebbe stato più facile riunirsi grazie all'involontario aiuto dei locali: si sapeva, una Claymore non passava mai inosservata. Sospirò drammaticamente, e ripiegò la lettera: era ormai giunta in vista di Ebes. Vediam qual loco far potea al caso... Il villaggio a prima vista non le sembrò nulla di speciale: un paesello di pescatori come tanti altri già visti tra Alphonse, Tolouse, Lautrec, Staph e Myusha; ah, sì, e di contadini: quelle che vedeva lì intorno per chilometri erano coltivazioni di vario tipo. Cresceva proprio di tutto, lì al Sud. Teresa la Divina ignorò le prime reazioni dei villani al suo passaggio, sempre uguali in ogni luogo, grida e urla e dita puntate; si guardò invece intorno, dando una pigra occhiata alle povere case, alle botteghe, ai banchi di mercanzie, respirando di malavoglia l'odore misto di pesce, verdure, tuberi e cereali nell'aria. La numero Otto dell'Organizzazione continuò dunque a camminare rimanendo nulla via principale del paese, immaginando che anche le altre l'avrebbero percorsa, se fossero arrivate da terra. Eventualità probabile, tra l'altro: non sapeva quanto facile poteva essere trovare un traghetto diretto a quel paesello dimenticato dalle Dee Gemelle, quando esistevano porti ben più grandi. A Ebes, riteneva, ci saranno state giusto le banchine per i pescherecci, al porto. La ricerca non si rivelò lunga: nel centro del paese c'era una locanda, verosimilmente l'unica del luogo; Divina concluse esistesse per ospitare i rari mercanti e viaggiatori di passaggio. Stava sulla piazza principale, lungo la strada principale... Beh, lei non avrebbe avuto certo bisogno di Guerriere tanto idiote da non riuscire a rintracciarla lì. La locanda, dunque. Ignorando i curiosi e scacciandoli con un distratto cenno di mano, la Numero Singolo si avviò verso l'ingresso dell'edificio, ed entrata adocchiò con facilità l'albergatore, un tizio che la stava guardando con tanto d'occhi da dietro un bancone. Teresa la Divina gli concesse la sua attenzione, e sventolandogli in faccia una mano con quattro dita alzate articolò: "Abbesogno d'una stanza co' letti
quattro, Dio te salvi se n'è discreta. Sarà vostra cura menar diretti altre tre mie pari a ista meta quando verran. Sol dopo de' laboro 'cetterò de sentir vostro l'imploro." Come sempre, anche il locandiere la guardò per un pò come un beota, ma un pò quella mano a quattro dita aperte e un pò - perlomeno! - le parole lo fecero giungere alla corretta conclusione: sì, poteva arrangiarle una stanza con quattro letti, sicuro. Solo, prima... Divina capì, ovviamente: non era così fuori dal mondo. Frugò nella borsa che teneva alla vita, il suo fondo economico datole dall'Organizzazione; era pieno solo di barre d'oro, e la piccola Guerriera se ricordava bene credeva che ognuna bastasse per una settimana di spese. Ne estrasse dunque quattro, e le posò sul balcone. "... Tue. Et ora sii ben spiccio d'approntar."
Lo fu, oh, lo fu. Pareva che le stanze avessero di loro due letti, ma con l'aiuto di due dei tanti curiosi all'uscio l'uomo mise altri due letti nella stanza più grande a sua disposizione. Si sarebbe state strettine in quattro, ma... a Divina non importava granché. Congedato il locandiere con un cenno di mano, la numero Otto entrò nella stanza e chiuse la porta; rimasta sola, si tolse l'armatura pezzo dopo pezzo, e la ammassò in un angolo. Infine, si distese sul letto. ... Et ora attendiam queste altre tre... Solo delle stupide non avrebbero saputo dove trovare un'altra Guerriera, anche solo ascoltando i commenti che i locali di certo avrebbero fatto, si ripetè per convincersi della sua scelta. Citazione:Yoki utilizzato: 0% ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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