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TRAMA The Forgotten II [Nardo - Victoria - Ophelia]
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12-08-2015, 05:10 PM
Messaggio: #4
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RE: The Forgotten II [Nardo - Victoria - Ophelia]
Citazione:Narrato Le cose non le erano andate troppo male. Era stata promossa di grado, divenendo la numero 36, e sembrava abbastanza promettente da poter salire ancora. Le era stato persino assegnato un territorio da sorvegliare, nelle familiari terre dell'Ovest. Juliet aveva preso il suo compito molto sul serio, sembrava un cane da guardia quando pattugliava la sua città - ed il paragone con un animale, trattandosi di lei, risultava sempre il più consono. Tuttavia, la guerriera era nervosa. La missione precedente le aveva lasciato addosso uno strascico di sensi di colpa ed aggressività tale da forzarla a tenersi alla larga da qualsiasi essere vivente... Col risultato di renderla ancora più nervosa. Quando sei solo non hai che la tua mente a farti compagnia, ed è in quel momento che tutti i tuoi pensieri, positivi ma soprattutto negativi, ti rimbombano nella testa e nelle orecchie. Juliet camminava avanti e indietro sussurrando a se stessa parole positive per calmarsi, parole motivazionali. "Stai calma, non c'è niente di cui preoccuparti. Presto troverai il tuo sfogo. Non è stata colpa tua. Un giorno sarai in grado di proteggere", si ripeteva gesticolando. Si passava le mani pallide sul viso, intrecciava le dita sul grembo, inspirava ed espirava per darsi pace. Per fortuna il peggio era passato. Durante il percorso per arrivare a Stra si era fermata in un boschetto per una notte; e l'inquietudine ed il nervosismo furono tali da farle abbattere a colpi di spada un albero di betulla, più un paio di giovani frassini a calci. Era normale che si comportasse così quando era turbata, per quanto strano o folle potesse sembrare. Lei non aveva ancora nulla da spartire con quella Samara. Era una... passionale, tutto qui. Emotiva. Dopo un po' gli esercizi di respirazione sortirono il loro effetto, e la ragazza si sedette su un grosso masso con le mani intrecciate sulle ginocchia e la testa che penzolava in avanti. Fu allora che il messaggero di Staph fece la sua comparsa. Non le era stato comunicato altro se non le istruzioni per arrivare presso un villaggio di nome Ben e l'ordine di restare in attesa. La guerriera non gli avrebbe chiesto altro in ogni caso: aspettava con impazienza un'altra missione, nella sua città non si erano ancora verificati attacchi di Yoma e si annoiava. Voleva esercitarsi in un qualche modo, e quei poveri alberi ne avevano fatto le spese. Arrivò al villaggio con qualche difficoltà, viste le dimensioni dell'area abitata (non erano neanche una decina di edifici) e la sua lontananza dalle principali vie di comunicazione. Sembrava il luogo ideale per l'attacco di uno Yoma, eppure... Non percepiva nulla. Fu soltanto quando si trovò a circa 100 metri dalla grande quercia, luogo dove le era stato indicato di attendere, che la sua percezione tintinnò. Juliet portò fulminea la mano destra dietro la spalla sinistra, aggrappandosi all'impugnatura della spada; un gesto istintivo che un attimo dopo si rivelò inutile, dato che sotto il grande albero scorse nitidamente le figure di due guerriere. Provò subito sollievo, curiosità ed eccitazione: significava forse che stavolta non avrebbe lavorato da sola? Poi i suoi passi si bloccarono di colpo. Dopo la precedente esperienza si ritrovava ad essere un po' sospettosa. Erano sane di mente? Non avrebbero tentato di farle bere del sangue? Chi poteva assicurarglielo? Le osservò per una decina di secondi, a debita distanza... Sembravano a posto. E comunque lei non aveva paura. Perciò, rilassata l'espressione e mollata l'impugnatura della Claymore si avvicinò alle due. La prima aveva dei capelli lunghissimi, anche più dei suoi, ed una figura incredibilmente snella. La seconda invece presentava un taglio corto e le orecchie a punta, una peculiarità che aveva osservato in alcune guerriere e, benchè quel tipo di orecchie fosse tipico degli Yoma, lo trovava particolare e gradevole. Era sempre bello notare delle differenze tra le guerriere, dato che i loro corpi erano trasformati per farle diventare soldatesse fotocopie. E Juliet amava l'individualità. La guerriera albina le si presentò come Seayne, numero 19. La neo-numero 36 si lasciò sfuggire un fischio. "E' un bel numero. Io sono Juliet, numero 36", si presentò a sua volta con il suo solito sorriso sicuro ed un tono abbastanza alto così che anche l'altra ragazza potesse udirlo. Pensava che le presentazioni fossero finite, ma nel giro di novanta minuti arrivarono altre tre guerriere. Era felice all'idea di lavorare in compagnia, ma sentiva una strana inquietudine. Sei guerriere è un bel numero. Che genere di nemico le stava aspettando? La guerriera dalle orecchie a punta sembrò averle letto nel pensiero. "Direi che siamo un bel numero. Mi chiedo in quante di noi saranno ancora a questo mondo una volta finito" Juliet scoppiò a ridere, come si ride per una battuta molto divertente. Sì, valeva la pena scherzarci su piuttosto che lasciare spazio all'angoscia. "Se dovesse capitarmi qualcosa, spargete le mie ceneri in una taverna. Il mio spirito potrebbe animare le serate degli umani", scherzò. Dopo aver atteso invano l'arrivo di altre compagne, Seayne richiamò l'attenzione di tutte. "Bene! Credo che oramai siamo tutte qui… sei guerriere! So che a volte i capi organizzano delle squadre di più combattenti ma, onestamente, è la prima volta che mi trovo in una squadra così numerosa, perciò volevo innanzitutto chiedervi due cose. Primo: qualcuna di voi sa perché siamo state mandate tutte qui? Secondo: avete mai lavorato in squadra con altre guerriere? E, se sì, in quante eravate nella vostra squadra più numerosa? Per quanto mi riguarda, io ho preso parte a una caccia con Alicia e un’altra guerriera, quindi eravamo tre in tutto." Nel gruppo, Seayne doveva essere quella col numero più basso. E a quanto pareva anche lei, con la sua esperienza, non aveva mai partecipato ad una missione con così tante guerriere. Mentre Juliet era intenta a grattarsi pensosamente il mento, la guerriera con le orecchie a punta prese la parola. "Colgo l'attimo per ripresentarmi: sono Crystal, la Numero 34. Per quanto riguarda me, ho solo ricevuto l'ordine di recarmi qui e attendere e no, non ho mai lavorato in squadra" Memorizzò il suo nome: Crystal. Okay. "Stessa cosa per me. Non ho ricevuto dettagli sulla missione, e non ho mai lavorato in squadra prima d'ora", rispose col suo tono squillante ed energico, incrociando le braccia mentre si appoggiava al tronco dell'albero. "Non ho mai lavorato in squadra prima d'ora"... Con altre guerriere, almeno. La precedente missione le balenò in mente un'altra volta, facendole abbassare lo sguardo per qualche secondo. Citazione:Yoki utilizzato: 0% |
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