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QUEST Klavierstück [Lachesi]
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17-08-2016, 07:03 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 17-08-2016 07:26 PM da Lachesi.)
Messaggio: #48
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RE: Klavierstück [Lachesi]
Certo che devi continuare il viaggio, spero tu abbia in mente di fermarti da qualche parte per un po' di riposo almeno.
Dua ascoltò pazientemente le parole di Ludwing, camminandogli a fianco; la cadenza dei suoi passi era regolare e trasmetteva una certa tranquillità, cosa abbastanza inusuale. L'intricata matassa di cui era composta la sua vita, sembrò sciogliersi e districarsi tutto d'un colpo; la sensazione fu agrodolce, piacevole da un certo punto di vista e doloroso dall'altro: non importa come poni certi argomenti, scrivere sulle pagine della propria vita un punto così definitivo sarebbe stato sempre doloroso. Inizialmente Dua parve leggermente confusa, dunque Ludwing voleva o non voleva separarsi da lei non appena ne avesse avuta l'occasione? Non era certa che lui la volesse intorno ancora a lungo, forse voleva solo parlarle di quel qualcosa che sembrava affliggerlo più della ferita fisica che aveva subito; dunque lo lasciò proseguire. Poi l'argomento iniziò a trattare di sua sorella, Elise, e a quel punto Ludwing sentì nominare un luogo dove lei non aveva mai avuto il piacere di visitare: il Monte Zakol; probabilmente sua sorella si trovava in quelle zone di pattuglia, non che la cosa avesse una qualche importanza per lei in quel momento. Dua fu molto sorpresa nel sentire che fu Elise a cercare Ludwing e a dire il vero, leggermente intenerita: voleva dire che il tempo che lui ebbe trascorso ad importunarla, tutto sommato non era stato speso in vano. Se Elise, l'algida ed austera sorella che ricordava, era arrivata a far chiamare qualcuno doveva significare molto. Ma la cosa che più la colpì fu il nome di Hayez: voleva dire tante cose, che in parte egli avesse mentito. Non aveva rivelato immediatamente che aveva conoscenza diretta di Ludwing, quindi era chiaro che sotto ci fosse qualcos'altro ma per ora non riusciva ancora a capire perché. Certo, al momento era molto scossa dalle rivelazioni ma non diede nulla a vedere e pur avendo il cuore che batteva a mille -un po' per curiosità- non esplose lasciando che tutti i suoi sentimenti fuoriuscissero senza contegno. Insomma, non come accadde nella grotta al Nord o come molte altre cose. Quando Ludwing descrisse il problema di Elise, Dua capì immediatamente: poteva immaginare quanto fastidioso fosse non poter controllare il proprio Yoki. E anzi, più che immaginarlo, lo aveva vissuto da poco sulla sua pelle. Ma capì che per Elise fu un caso molto peggiore del suo, sapeva poco del rilascio dello Yoki... O meglio, delle conseguenze, ma sapeva non fosse una cosa positiva. Per un attimo fissò l'umano e lo vide rattristato dal ricordo, come se lo stesse vivendo in quell'esatto momento; un po' patetico a dire il vero ma non poteva negargli un po' di empatia. Alla fine il discorso si spostò proprio su di lei, sulla sorella minore e dimenticata, e capì che la morte di Elise poteva coincidere con il suo arrivo nell'Organizzazione ma spostò l'attenzione più su sé stessa che sulla sorella; un patto di sangue e carne poteva voler dire una sola cosa. Una sola cosa che, per il momento, preferì non immaginarsi nemmeno; fu un attimo di secondo in cui provò una totale negazione nei confronti di ciò che era e di ciò che era stata. O meglio, chi. Abbassò lo sguardo, sorridendo per l'ingenuità con cui Ludwing raccontò dei suoi sentimenti. "Povero stolto" Pensò lei, con tono totalmente denigratorio; però non poteva fare a meno di pensare che quel pensiero tenero e sciocco, avrebbe fatto senz'altro piacere ad una persona morente. "Nessuno può tradire l'Organizzazione." L'ultima parte saliente fu ancora una volta concentrata su di lei, dunque Dua fissò intensamente l'umano ed aspettandosi una sorta di dichiarazione eroica ma fu soltanto un messaggio di scuse. Ironico poi, visto che la madre viva era nient'altro che uno Yoma... Molto più umano di Elise, sotto certi aspetti, ma pur sempre uno Yoma. Un altro colpo di frusta arrivò a Dua quando scoprì che Elise era la Numero 3 dell'Organizzazione, interessante a dir poco ed al tempo stesso umiliante visto che lei vicino a quel tre doveva scrivere uno zero come minimo. Ad ogni modo, fu rivelata anche la vera natura di sua sorella: quella di una manipolatrice, di una persona furba che con un braccio tende una pacifica stretta di mano mentre con l'altra impugna un'arma. Sì, doveva riconoscerlo: sua sorella era astuta e non c'era motivo per cui lei non potesse essere salita davvero al rango di numero 3... ...Eppure lei era un po' gelosa della cosa, anzi, totalmente: perché sua sorella, pur essendo quello che era, doveva aver ottenuto tutto? L'amore, l'amicizia, la fedeltà, una cifra singola, e lei praticamente nulla? Il discorso proseguì con un po' di storia dell'Organizzazione che al momento non interessava molto a Dua ma era sorpresa dal fatto che lei venisse a conoscenza di certi argomenti tramite un umano e non un uomo dell'Organizzazione. C'erano troppe ombre in quella faccenda e tra i sentimenti di amicizia e rivalità che provava per la sorella, quelli che poteva provare per Ludwing e quelli che provava per l'Organizzazione, nella sua testa c'era un enorme calderone di idee confuse e prive di senso. Ma su una cosa poteva concordare con Ludwing: tutto quello era stato sia un momento di gioia che di tristezza al tempo stesso. Alla fine non poteva che essere così, quando tiri i fili del tuo cuore è bello scoprirne la trama ma non puoi aspettarti che una leggera fitta al petto non si faccia sentire. Dua osservò il cielo, un po' incredula, ancora intenta ad immagazzinare le informazioni: molto probabilmente sia Hayez che l'Organizzazione sapevano di che materiale lei fosse fatta ma non glie lo dissero mai, dovevano eppure esserci delle ottime motivazioni e lei ne era certa. Le avrebbe scoperte, a tempo debito. -Ora capisco.- Disse lei, improvvisamente dopo un tempo indeterminato di silenzio. Si colpì leggermente la coscia destra con la mano, come seccata di essersi fatta sfuggire particolari simili. Lentamente portò la stessa mano all'altezza del suo collo a ripercorrere il suo simbolo ricamato sulla tuta. -Intendo dire, capisco il perché di tutte queste strane sensazioni. Sai il processo con cui delle bambine vengono trasformate in delle Streghe spietate? Non so descriverlo con precisione, ovviamente, però ti fanno questa lunga incisione lungo tutto l'addome ed utilizzano la carne di una belva... Gli Yoma.- Dicendolo aprì leggermente la tuta, quel tanto che bastava per mostrare la cicatrice del suo corpo a Ludwing, rimase ferma in silenzio a fissare la sua stessa ferita come incuriosita per almeno cinque secondi. Poi si ricoprì. -...Credo che nel mio caso abbiano usato un tipo diverso di "bestia". E come dicevo, credo che questo spieghi molte cose: durante il combattimento, anzi, da quando ti ho incontrato non ho fatto altro che pensare a lei, così senza motivo. Mentre ero a terra poc'anzi mi son sforzata di pensare che fosse perché tu eri in zona e tu, inevitabilmente, mi facevi pensare a lei ma per quale motivo avrei dovuto avere lei in mente durante un combattimento? In qualche modo... Avvertirla? Non ho mai usato quella... Onniscenza che dici tu, prima d'ora, poi incontro te e improvvisamente ci riesco. Non è una coincidenza, non ti pare? E poi spiegherebbe perché da una parte mi irriti mentre dall'altra io..- Si interruppe bruscamente, non sapeva nemmeno lei perché ma aveva paura di ciò che avrebbe potuto dire. -Diciamo che mi fai quasi tenerezza.- Che infondo gli volesse del bene? Annuì, convinta. Incrociò le braccia dietro la schiena, osservando l'orizzonte e sforzandosi di non fissare Ludwing. Quindi aveva sua sorella nel suo corpo? In qualche modo quella era una cosa molto più inquietante di sapere di avere soltanto uno Yoma dentro di sé. La cosa la irritava un po', allora lei chi era: Dua o Elise, o entrambe? Doveva farsi chiamare Duse? O Elua? Che sciocchezza... Ad un certo punto si voltò verso Ludwing, un po' offesa. -Sai, la cosa mi irrita sinceramente. Per un attimo della mia vita mi sarebbe piaciuto vivere lontana dalla sua ombra, in modo indipendente; semplicemente facendo me stessa. Ora scopro che probabilmente ciò che ho di forte proviene dalla mia sorella defunta... Una numero 3! Mentre ciò che ho di più debole è ciò che mi appartiene.- Si fermò, fissando il terreno; ebbe bisogno di qualche secondo per rasserenarsi: tutto quello voleva dire che le cose sarebbero state molto più difficili per lei che per le altre. Doveva far risaltare il suo acume ed accettare i doni che il cielo aveva voluto per lei ma per l'ultima volta: doveva chiudere e porre un punto definitivo a quella storia. Lei non era la ragazzina insicura che pensava di essere, che credeva di essere e che aveva finto di essere; lei non avrebbe più dovuto anteporre gli interessi delle proprie compagne sopra i suoi, lei avrebbe dovuto smettere di vivere nell'ombra di Elise perché era tutto un suo stato mentale. Lei era meglio e lo avrebbe dimostrato, da quel giorno si sarebbe allenata sapendo che il suo stato mentale ed emozionale era più stabile che mai rispetto al passato. Sorrise a Ludwing: -...Ah, vorrà soltanto dire che mi tocca arrivare al numero due in classifica! Niente di impossibile, ti dirò.- Questo non lo sapeva, a dire il vero. Ad ogni modo, per porre fine una volta per tutte a quella storia, aveva bisogno di fare un'ultima cosa. -Per quanto riguarda Elise, se vuoi che io sia sincera con te... Non è mai stata quella che definirei una persona per bene, empatica e gentile. Non con me, almeno. Più che della madre, mi importava di risaltare ai suoi occhi ma non so se sia mai riuscita a capirlo. Se lo ha fatto... Lo ha fatto troppo tardi. Ma sai, quella che conosco io non è la stessa persona che conosci tu né tanto meno quella che conoscono o conoscevano le altre Guerriere. Ognuno sceglie di vedere ciò che gli serve di una persona, non l'insieme, e mi sembra di capire che tu abbia scelto il lato migliore di lei. Sarò felice di vederla sotto quella luce anche io, insieme a te.- Sorrise. Era sincera ed aveva fatto ciò che le occorreva per porre fine il capitolo della sua vita chiamato "Elise". L'aveva perdonata. Citazione:Stato Fisico: Stanca ma situazione regolare, leggera fitta al petto. |
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