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CACCIA Grosso Guaio a Bose! [Hotenshi, Clayfax, Victoria, Ophelia]
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08-10-2017, 11:48 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 08-10-2017 11:48 PM da Victoria.)
Messaggio: #28
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RE: Grosso Guaio a Bose! [Hotenshi, Clayfax, Victoria, Ophelia]
Legenda:
narrato parlato pensato parlato da altri -Crystal, te vieni con me- La giovane rimase un po' sorpresa dall'improvviso ordine di Andrea, ma non così sorpresa come lo era stata per l'accettazione del suo piano da parte di tutte. Forse in fin dei conti anche lei aveva un po' di autorità. L'unica cosa a cui non aveva pensato era la questione del non essere state ufficialmente chiamate dalla città, ma due streghe, nel giusto modo di porsi, potevano anche essere scambiate per passaggio, seppur malauguratamente per la popolazione. Non si era mai curata troppo degli esseri umani, non aveva la stessa accortezza di Juliet o Camillah, per questo c'era la prima per interloquire con loro. Era sempre più convinta fossero un gruppo ben assortito e bilanciato, ma solo lo scontro vero e proprio ne avrebbe dato conferma. -Sì!- annuì velocemente alla caposquadra, pur restando stupita, salvo poi sorridere quando Andrea si offrì si prenderla in braccio per lasciarla concentrata. Non poterono proseguire nel loro piano comunque, perché, non appena Camillah e Juliet si misero in coda, un giovane sbucò fuori. Crystal osservò un po' incuriosita ma soprattutto seccata, sapendo che la buona idea tirata fuori era appena andata a farsi benedire, l'evolversi della vicenda. -Ma venite, venite! Non sarebbe giusto lasciare fuori le vostre compagne!- esclamò Josif allegramente, a cui venne invece rifilato uno sguardo storto e un biascicato -Piacere- che tutto era fuorché tale. -Venite con me… sarà meglio passare da un’altra parte. Sarà difficile non dare nell’occhio ma… ci proveremo! Le domande a dopo, per favore!- detto ciò, le guerriere lo seguirono lungo il perimetro della cinta fino a raggiungere non una porta, ma una corda pendente. -Purtroppo non abbiamo delle porte secondarie ma credo che non sarà un problema per voi arrampicarvi, no?- Ancora una volta l'intervento di Crystal, seppur aggiunto a bassa voce, risultò stizzito :-Non avete porte secondarie ma gli Yoma sono entrati comunque- borbottò come una bambina, per poi cominciare ad arrampicarsi. Una volta in cima a colpirla fu un odore nuovo, salino. E l'aria era diversa... era profumata ma pesante, le sembrava le si attaccasse addosso. Accompagnava inoltre un suono continuo, cadenzato ma naturale... onde, sì! Come quelle dei laghi del nord, ma ben più forti e impetuose. Era forse quella ciò che chiamavano brezza marina? Era forse quello ciò che chiamavano onde del mare? Lei non ne era certa, poteva solo dedurlo dagli studi all'Organizzazione e dai racconti del nonno. Lei il mare non l'aveva mai visto. Zitta, seguì Josif e le compagne rapida per i vicoli della città, nascoste agli occhi della massa cittadina. Perché non si poteva mai lavorare in pace? Le venne da pensare sbuffando. Arrivarono ad una porticina - sì, quella casa la porta secondaria invece l'aveva - che venne aperta da un uomo vestito elegantemente e dal portamento austero :-Siete qui per incontrare il giudice Carson? Accomodatevi, presto sarà da voi- Si ritrovarono in un salottino ordinato e ben arredato. Di certo il padrone di casa aveva gusto. Seguì con gli occhi Juliet che curiosava i vari oggettini e arredi, trovandola buffa, e decise di sedersi sul divanetto più vicino. Estrasse Shirley e si accomodò in una posizione tanto seria e intimidatoria, soprattutto per il suo sguardo rigido, quanto annoiata: piegò la lunga gamba sinistra in un ampio angolo di 140° e vi incrociò l'altra sopra, a penzoloni, per poi poggiare la spada quasi verticalmente sulla stessa, sicché non toccasse con la punta il pavimento per un soffio. Dopodiché poggiò il gomito sul bracciolo adiacente e il mento sulle nocche, attendendo questo caro Carson. Quando finalmente arrivò, Crystal non poté rimanere stupita o in qualche maniera colpita. Era il classico signore di città, ricco e dai modi posati adatti al suo ruolo nella scala sociale cittadina. -Benvenute signorine. Io sono il giudice William Carson. Non desidero farvi perdere tempo perciò vengo subito al dunque: sono stato io a ingaggiarvi per conto di alcuni cittadini che contribuiranno al pagamento per il vostro incarico il quale è presto detto. Nonostante una prima volta vi avessimo chiamati per liberarci da uno Yoma che infestava la città e una vostra seconda incursione anomala e, per nostra fortuna, gratuita, che ha eliminato uno… come lo avevate chiamato? Ah, sì: un Divoratore, qui continuiamo a trovare corpi di persone uccise e private delle viscere. Siccome però queste persone sono stranieri o, comunque, persone che vengono da fuori città, il Sindaco sostiene che non ci dobbiamo preoccupare e che chiamarvi un’altra volta sarebbe troppo caro per le casse cittadine: purtroppo la maggior parte degli abitanti è d’accordo con lui. Pur avendo paura, sembra che la gente qui abbia più paura di perdere il proprio denaro. Bah! Comunque, non dovete preoccuparvi di questo: trovate lo yoma e sarete pagate, avete la mia parola. E, se mi posso permettere un suggerimento, muovetevi di notte: sarà più difficile che vi scoprano. Ah, spero che questa volta riuscirete a farcela: mi sembrate più… sveglie di quelle che sono venute il mese scorso…- Sciolto all'arrivo del giudice il suo appoggio, la Numero 16 non riuscì a non rimanere piccata dall'ultima informazione perciò, lasciando prima parlare le altre compagne e convenendo con le loro domande, intervenne senza se e senza ma, senza scuse e particolari remore :-Sono certa che le nostre compagne sono state all'altezza, ma non sempre è semplice scovare uno Yoma, specialmente uno furbo o un Divoratore. Esattamente come lo è trovare un criminale, capire chi è il colpevole o distinguere un ciarlatano da un buon uomo politico- Incrociò le braccia sotto al seno e tacque, come sempre impassibile e seria, attenta ma all'apparenza poco interessata. Citazione:Yoki utilizzato: 0% - Punti Limite: 0/30 «ciò che feci per sopravvivere uccise la mia anima»
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