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In Vino Veritas [The Evil One]
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02-07-2018, 02:18 AM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 02-07-2018 02:39 AM da The Evil One.)
Messaggio: #2
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RE: In Vino Veritas [The Evil One]
Citazione:Narrato Volubili ombre serpeggiavano lungo le mura di una delle tante gabbie di pietra presenti nella Fortezza, quella in cui riposava Bianca. Seduta su una rozza sedia, le sue dita giocavano con la debole fiamma di una candela la cui cera stava colando sul tavolo. Ebbe un sussulto quando qualcuno annunciò l'entrata in stanza con fare piuttosto brusco. Rispose solo con un cenno. Ricordava bene cosa Gaul aveva fatto durante il Test e di certo era impossibile dimenticare la sua scortesia. Ma Bianca aveva imparato a fare buon viso a cattivo gioco. A stare zitta quando lingua e cuore scalpitavano, quando la parola "scimmietta" feriva il suo orgoglio. Ribellarsi sarebbe servito solo a finire sottoterra prima del tempo. Capì che il silenzio era un prezioso alleato, grazie al quale era possibile riflettere e comprendere meglio ciò che gli Uomini in Nero avevano in serbo per lei. Le piaceva pensare di essere più scaltra di quanto non immaginassero gli altri. Alzandosi, notò come Gaul proiettasse un'ombra talmente grande e scura da dominare tutta la stanza. Gli diede le spalle per vestirsi, avvolta da quell'oscurità. Indossò senza lentezza la nuovissima armatura e ne sistemò le giunzioni rivettate. Prima di prendere la claymore e riporla nel fodero dietro la schiena, raccolse dietro il capo i capelli, candidi come la neve, servendosi di un laccio di cuoio. Fece per seguire l'accolito ed uscendo dalla stanza chiuse la porta. Lo spostamento d'aria fece spegnere la candela sul tavolo ed una nuova oscurità calò nella sua dimora. "La signora Semirhage… è uno dei pezzi grossi dell'Organizzazione. Non abbasserò la guardia…" Bianca non sapeva esattamente cosa aspettarsi da quella donna ma si ripeté che doveva essere come uno degli altri Uomini in Nero. Né più ne meno. Sistemò il colletto sul petto, sul quale era stato fatto ricamare il simbolo da lei scelto, e pensò alle sue compagne morte durante il Test. Essere promossa a n.40 non le aveva procurato particolare felicità. Era consapevole che quel numero avrebbe portato più oneri che onori ma non se ne lamentò. Per come la vedeva lei, era una posizione da tenere con il giusto rispetto, in quanto incarnava lo spirito ed il sacrificio di tutte quante le defunte del gruppo uno. Quei pensieri l'accompagnarono mentre si addentravano nelle viscere della Fortezza, solcando ali e corridoi sconosciuti. Distrattamente andò quasi a sbattere contro la poderosa schiena di Gaul, quando egli si fermò davanti ad una porta. La Dama Nera diede voce e subito dopo Bianca fu spinta dentro la stanza con veemenza, così come i mercanti di schiavi spingevano dentro le gabbie la merce umana. La neo-numero 40 non tradì nessuna emozione benché stava elaborando diverse imprecazioni, osservando con la coda dell'occhio la porta richiudersi. "Che tu sia dannato Gaul..." La curiosità prese il sopravvento sulla stizza e Bianca si ritrovò a guardarsi intorno. La stanza era insolitamente sontuosa rispetto alle zone del Quartier Generale di sua conoscenza. Poteva essere tranquillamente uno studio di un ricco uomo politico, qualcuno dotato di buon gusto. La libreria era colma di libri e spiccava una maestosa arpa. Gli occhi poi scrutarono la signora Semirhage, aldilà delle due ciocche libere che le cadevano ai lati del volto. Bianca fu rapita dalla sua sobria eleganza. Il suo portamento, la veste ricamata, i particolari gioielli trasmettevano un senso di riverenza e rispetto. Si sentì intimidita quando la Dama le si avvicinò con aria severa, lo sguardo penetrante che attraversava i suoi occhi grigi come se potesse vedere aldilà di essi. La sorpresa fu doppia quando parlò con fare estremamente gentile, senza che quella proverbiale compostezza di cui sembrava essere composta venisse meno. Bianca non poté che apprezzare quella cortesia, dote rara come l'acqua nel deserto nei ranghi dell'Organizzazione. Cercò tuttavia di non sentirsi troppo in soggezione e di concentrarsi sul flusso di parole. Una di esse in particolare la scosse: Gonar. A quanto pareva, stava per ritornare in quella che un tempo chiamava "casa". Molte grazie. Bianca rispose con riverenza e cortesia quando la signora Semirhage le offrì un pasticcino. Le sembrava scortese rifiutare quell'offerta e d'altra parte, non avrebbe proprio avuto la forza di farlo. Non ricordava nemmeno da quanto non mangiasse un dolce. Fece fatica a non rompere suo il contegno mentre il pasticcino le si scioglieva in bocca. "Che bontà…! Ma basta non devo distarmi!" Bianca ascoltò con attenzione le restanti istruzioni della missione, in religioso silenzio. Non sembrava nulla di particolarmente complicato ma c'erano già un paio di domande che le frullavano in testa ma a cui solo il signor Cortez avrebbe potuto rispondere. Rimase per qualche istante in silenzio, riflettendo sul da farsi. Poi esordì con aria seria. E' tutto chiaro quindi gradirei partire subito. Le auguro una buona giornata. Si congedò nella maniera più cortese che il suo carattere duro potesse concedere ed uscì dalla stanza. Trovò il modo di districarsi nei labirintici corridoi e finalmente fu fuori dalla Fortezza, non prima che Gaul potesse porgere il suo arrivederci. "Un giorno qualcuno ti insegnerà le buone maniere…" Non lo degnò di uno sguardo mentre metteva i primi passi di quel lungo viaggio. Attraversò le grandi distese desertiche di Staph, spazzate dal caldo vento che erodeva rocce secolari. Le piccole oasi le fornirono riparo durante le fredde notti. Osservò il territorio divenire via via sempre più verde e rigoglioso mano a mano che si spostava verso occidente. La sabbia presto lasciò il posto a prati e fiumi e grandi villaggi sorgevano sulle rive di essi. La tipologia di gente incontrata sulle strade variava anche più rapidamente del paesaggio. I beduini erano più abituati alla presenza delle "Streghe dagli occhi d'argento" ma si tennero bene a distanza da Bianca e lo stesso fecero i commercianti nei pressi dei grandi villaggi ed i pescatori lungo i corsi d'acqua. A lei questo non dispiacque, anzi. Le piaceva stare da sola con solo il cielo al di sopra della testa. Cercò di godersi ogni momento di quel tragitto, assaporando quel falso senso di libertà. Sapeva che presto sarebbe finito e questo ed altri pensieri le impedirono di rilassarsi del tutto, ma ciò nonostante per quella settimana fu più libera che negli ultimi anni di addestramento messi insieme. Si fermò a riposare durante le notti, prediligendo l'interno di piccoli boschi a zone scoperte. Una notte però trovò una buona insenatura, nascosta alla vista della strada, lungo le sponde di un lago. Il calmo rumore dell'acqua le tenne compagnia. "E' un caso che abbiano assegnato a me le Terre del Sud? Probabilmente annotano il luogo in cui avviene il reclutamento di ogni novizia per poi servirsene quando diventiamo Guerriere… potrebbe far comodo una conoscenza anche sommaria della zona… la sensazione che controllino ogni aspetto della nostra vita non è sparita nemmeno per un attimo da quella notte nella Chiesa… poi la signora Semirhage… mi sbagliavo, non è per niente come gli altri supervisori… c'è stato un momento in cui mi è sembrato che mi stesse guardando dentro, come se con uno sguardo potesse carpire tutto di me… ma forse sono solo un po' paranoica…" Negli ultimi giorni di viaggio virò verso Sud approdando nelle Terre di Mucha e scoprì che tutto era così come lo ricordava. Dolci colline si estendevano a perdita d'occhio, colorate a seconda della piantagione in crescita nel terreno fertile. Ebbe l'occasione di cibarsi di alcuni frutti maturi e dolcissimi, raccolti direttamente da bassi alberi, che rimpinguarono le energie perse durante il viaggio e la fecero tornare indietro con i ricordi. Gonar con le sue maestose torri svettava su tutto il territorio circostante e le colline stavano per inghiottire il basso, rosso sole del tramonto quando Bianca finalmente scorse la grande villa dei Cortez. Il villaggio Rootwine era situato poco oltre lungo la strada quindi era sicura di essere nel posto giusto. "Sono curiosa di sapere cosa ha spinto il signor Cortez a richiedere proprio il nostro intervento… " Bianca fece per avvicinarsi alla sua destinazione, consapevole che la sua momentanea e fugace pace stava per giungere al termine. Citazione:Yoki utilizzato: 0% |
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