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TEST L’Innocente [DarkGreen]
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03-03-2022, 10:46 AM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 03-03-2022 03:34 PM da DarkGreen.)
Messaggio: #4
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RE: L’Innocente [DarkGreen]
«Parlato» | “Pensato” | «Parlato da altri» | __Flashback__
Gli occhi neri di Semirhage presero a puntarla con insistente velleità di dominazione. “Ops, tabù? Che dolor al cuore il fatto che mi negherai la biscia che porti addosso…” Fece una leggera smorfia di dispiacere, continuando a mantenere saldo lo sguardo sul suo. Il latrare di Gaul, che la rimproverava di insolenza, non fece altro che indurla a strizzare gli occhi immediatamente, portando ad esasperazione drammatica il suo viso di già un po’ corrucciato, come se un enorme e vergognoso fastidio avesse colto in fallo la sua coscienza. Come se. La risatina della donna ripristinò in lei un flebile sorriso, di quelli che ti convincono a provare pietà, dopo aver assistito ad una bravata senza prosieguo. Semirhage tornò seriosa: «Eudoxa… Eudoxa… Non hai ancora imparato qual è il tuo posto, vero? Purtroppo per te non ti trovi più nel tuo tugurio a Rabona e ti consiglio caldamente di stare attenta alle tue parole quando ti rivolgi a un tuo superiore.» Gettò fuori un pesante sospiro di rammarico, chinando il capo sommessa. «Domando infinite scuse.» «Se oggi qui, al mio posto ci fosse stato il maestro Cort, dopo una scenetta come questa ti avrebbe ordinato di suicidarti con quella spada e non sarebbe stato soddisfatto finché non ti avesse sentito esalare l’ultimo respiro…» Continuò a mantenere il volto prono, approfittando del fatto che i capelli facessero da schermo per ghignarsela sotto ai baffi. Effettivamente, sembravano dei piccoli, quasi impercettibili, singhiozzi di autocompiangimento. “Anche Cort indossa un bracciale con serpentello? Cos’è, una moda degli uomini in nero?” Il silenzio fece da breve sfondo al richiamo. «Sono mortificata, non accadrà più.» «Ma…» Quel ‘ma’ la indusse a sollevare di poco la testa, per riprendere a osservarla, tinta di un simulato stupore. “Ho già vinto.” «…per tua fortuna, io non sono lui e, se devo essere onesta, le tue parole mi hanno divertita. Non posso “prestarti” il mio bracciale però, dal momento che sembri credere nelle sue proprietà…» E si alzò, rivelando la sua stazza longilinea, lambì l’anulare viperesco dal nero artiglio e lo poggiò sulla fronte delle reverente novizia, che chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dall’eloquenza di un «Sìrim Hìrim Klìm Krsnàya Suwàha!» «Amen.» rispose a voce bassa. «Ecco fatto Eudoxa! Ti ho concesso la benedizione del mio amuleto! Adesso puoi partire tranquilla e, se porterai a termine il tuo incarico e tornerai viva, forse potrò fare in modo che tu possa avere qualcosa di simile.» «Mia signora…» le sue parole tremolavano di evidente commozione. «… Mia signora, io… oh…» con un pugno strinse la stoffa dell’uniforme all’altezza del petto. «Ora puoi andare!» Eudoxa si rialzò in fretta: la loro linea di sguardo combaciava quasi perfettamente. Strofinò il pollice sulla propria fronte, dall’alto in basso, lo portò alla lingua, poi lo morse con repentina forza, ritornando con esso al punto ‘benedetto’, che unse con qualche gocciola di sangue. «Siano le sue ore serene.» Indietreggiò senza voltarsi, fino a raggiungere lo spadone che aveva lasciato per terra. Lo raccolse, si rimise erta e, dopo un cenno di rispettoso annuire, si diresse alla porta, dove stava impalato Gaul. Era pronta per partire. - - - “Ingenua, senza ravvedimento.” Sapeva infatti benissimo che non avrebbe mai acconsentito alla sua vacua richiesta. “Troppo appariscente, specie se sotto al naso di quel troglodito. Ma la nostra signora è una donna che gode dei paradossi.” E già. La dama, che aveva platealmente rifiutato di porgerle il suo “inutile braccialetto”, non esitò tuttavia a donarle la sua saliva. Cosa avrebbe potuto mai farsene di essa? Forse un bel niente, ma il contatto fu di fatto stabilito. Più che un ornamento, una parte di sé, mesciuta alla sua di saliva e al suo di sangue. Un gesto –quello di Eudoxa– di ispirata, magica dedica, compiuto proprio al suo cospetto. Qualcosa da restare inciso, anche involontariamente, nella memoria. “Tanto non ha alcuna valenza, non per me. E poi… quella formula che mi ha spalmato sulla fronte? Ahahahah! Ma davvero scherziamo?” ___ «Sìrim Hìrim Klìm Krsnàya Suwàha!» scandiva gridando, le mani imposte sui ragazzini che la circondavano, con un occhio chiuso e l’altro, blu come l’oceano, fisso su di essi. «Adesso vostra madre morirà e con lei tutta la vostra lurida razza!» E piangevano, piangevano, anche se non avevano né mamma, né famiglia. Qualcuno coglieva il nonsenso della frase e glielo faceva notare. «Tu pensi di non averla, ma io la conosco eccome. Le conosco tutte, le incontro ogni dì e vi passano accanto, tra tutte queste estranee lunghe gonne. Ora moriranno.» E la imploravano di rivelar loro una contromaledizione. Così, si arricchivano le fila giovanili agli stipiti di quel tugurio, gemma oscura di Rabona. Le loro monete racimolate: nelle tasche di Mariem, che però arricchì la loro anima di una formula nuova, apotropaica, utile: ____ “Ahâwus Ayắnsrk Mɨlk Mïrih Mĩris.” ____ «Recitatela, come vi ha detto, ogni volta che vi sentirete in pericolo. Avrete salva la vita ed il futuro intero.» ____ A un passo dal corridoio, bloccò in gola una risata. “Peccato che alla fine non significhino niente!” - - - Nel frattempo, la desolazione delle aride terre dell’est attendeva la sua nuova, peregrina ventura. Citazione:Yoki utilizzato: 0% But a desperate fear flows through my blood
That our dead love's buried beneath the mud. |
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