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Divina vs. Serena [Allenamento]
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29-01-2013, 03:56 PM
Messaggio: #1
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Divina vs. Serena [Allenamento]
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<div style="background: #f4f4f4; border: 1px solid #cccccc; line-height:18px; margin-top: 10px; margin-bottom: 5px; padding: 10px; font-style: color: #5f5f5f;">» Fascia: Pomeridiana » Tempo e Condizioni: Nuvoloso. » Combattenti: Divina e Serena » Elementi particolari arena: C'è una leggera foschia che non impedisce la visuale ma pentra fin sotto gli indumenti, pregna di umidità .</div> Cort non era rimasto con loro e perciò spettava a Serena gestire quell'allenamento. Sospirò ancora: possibile che fossero davvero sole? Ne dubitò; anzi, sospettò che l'uomo in nero le stesse osservando, magari da una posizione privilegiata e indiscreta. Che facessero come volevano, a lei non interessava particolarmente. Attese che Divina fosse pronta, e nel mentre la fissò in silenziosa contemplazione, impassibile come sempre, spada alla mano e per il momento rivolta verso il basso, con la punta appoggiata sul terriccio sabbioso. Turnazione: Hankegami Serena Narratore |
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29-01-2013, 10:52 PM
Messaggio: #2
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Divina vs. Serena [Allenamento]
[Divina, Post 1]
Citazione:"parlato" L'umidità era tangibile, già accarezzante la pelle dei suoi abiti dopo un minuto o due all'aria aperta dell'Arena; lei, però, la sentì quasi come se fosse sudore, tesa in attesa della risposta di quella donna. Ma Serena non la tenne per molto sulle spine: parlò, calma e apatica, una sensazione che lei trovò non nuova, anche se non sapeva perché; parlò, e rispose alla sua domanda. Umanità ... Quel termine che la numero Uno aveva usato non le fu indifferente. Umanità . Cos'era un essere umano? Non era sicura di saperlo. Quando cercava di ricordare quello che aveva fatto in quegli anni, le giungevano alla memoria panorami sfocati e ombre amorfe. Niente umani. Cos'erano, dunque? Le tornò alla mente sua sorella piangere e gridare, deformandosi orribilmente; le tornò in mente l'ombra gigantesca sul tetto di casa sua, e l'enorme testa mozzata al centro del villaggio l'indomani. Erano quelli, dei non-umani? Vide con ritardo che Serena s'era mossa, e batté le palpebre seguendone con la testa gli spostamenti; la numero Uno prese due spade dalle rastrelliere, e ne lanciò una a lei. Che l'afferrò. E ne saggiò il bilanciamento, toccandone quindi il filo. ... Smussato. Vero: le avevano detto di non ferire né tantomeno uccidere, lì nell'Arena. Un vecchio e vago ricordo. Sentì come un senso di vuoto. ... Odio e amo.
Non so perché tanto mi senta ma 'l me animo se crucifigge.* Tanto per i suoi ricordi, quanto per la risposta di Serena: temeva il passato, eppure lo cercava. Temeva le risposte, eppure le voleva. Alzò lo sguardo, e vide la numero Uno che l'attendeva con la claymore volta verso il basso, la punta verso la rena. "No: a domanda, domanda sol seguir." Così rispose, seppure in ritardo, all'affermazione retorica della donna. Eppure, non avrebbe disobbedito al suo invito: era una strana sensazione, ma... voleva capire quanto fosse forte. Capire la differenza tra loro due. Ma prima, chiarì i suoi ulteriori dubbi. "In prima istanza, cos'intendesti
per umanità venir a mancare? Seconda, perché sì gravi l'eventi tali ti parsero da ea fin dare? E terza, ma non ultima per grave: ea... che fu 'n procinto de' deventare?" Di nuovo, la visione di sua sorella presa da spasmi, convulsioni e mutazioni grottesche, l'enorme ombra del suo incubo. E quella del tetto di casa sua. Sbatté le parlpebre per scacciare tutto: perché le aveva pensate assieme? Cercò di calmarsi, e mise la claymore da allenamento in posizione di guardia: le venne naturale, senza nemmeno dover pensare. Non poté non stupirsene. Ciò è... absurdo: como poteo far ciò ch'io non più recordo? Istinto, puro istinto. Deglutì, e tornò a guardare Serena, in qualche modo rassicurata da quell'inaspettata conoscenza non dimenticata. "Ma... di tanto, non menerò io fretta: l'alma mia, pur dal tuo vigor fu tratta. Certe, i' dico, dar gloria assieme potrem a guerra e fiata divine." Avrebbe potuto rispondere, la numero Uno, così come dar di pugna: lei, di questo non aveva dubbi. Tacque, e si scoprì... nuda: che fare? I ricordi degli allenamenti erano lontani, e la sua esperienza di Guerriera ammantana d'una nebbia fitta. Era contro Serena la Splendente, ma sapeva a malapena tenere in mano la claymore. Deglutì. E or... como agisco? Serrò le piccole mani magre sull'impugnatura, e abbassò per questo il suo sguardo su di essa. Ed ebbe un'illuminazione. E con questa, il primo passo. Istinto: era l'unica cosa che le rimaneva. La memoria del suo corpo, la stessa che le aveva fatto impugnare l'arma con tanta naturalezza. Lei smise di pensare, e lasciò che la Divina ancora dentro se stessa riemergesse. E Divina, Divina sapeva bene cosa fare: lei era istinto. E l'istinto faceva sempre la cosa apparentemente più semplice e vantaggiosa. Fece un passo, e poi una falcata, quindi prese a correre con la claymore dritta davanti a sé, leggermente in avanti. Divina era sempre stata bassa, e Serena era non indifferentemente alta:ç in genete, ad avversari del genere lei avrebbe tagliato le gambe. Ma questa volta non l'avrebbe fatto. E no, non perché era impossibile tagliare alcunché con una spada smussata. Ma perché Serena teneva la sua, di claymore, curva in basso fino a toccare terra. Un invito, e probabilmente lo era. Ma Divina, l'istinto di quella piccola Guerriera, non se ne sarebbe mai curata: avrebbe seguito Serena di petto, e se possibile avrebbe colpito con la sua lama la spada dell'avversaria per impedirle d'alzarla, o per frenare ciò; avrebbe poi messo un piede ferrato sopra a essa, mentre con l'altro... avrebbe tenteto un calcio. Alla pancia o al petto, laddove si sarebbe trovato nel caso la numero Uno fosse riuscita a sollevare arma e avversaria insieme. Perché per lei non era vitale mozzare le gambe in sé: era avere l'avversario alla sua altezza. Citazione:Yoki utilizzato: 0% Spoiler (Click to View) ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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29-01-2013, 11:31 PM
Messaggio: #3
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Divina vs. Serena [Allenamento]
[Serena, Turno 1]
Umanità . Che cos'era per lei l'umanità ? Non era una domanda alla quale fosse facile rispondere e Serena si prese tutto il tempo che desiderava pur di non darle una risposta banale... ma allo stesso tempo valutando la possibilità di non risponderle affatto: le novizie non erano solitamente consapevoli del destino di una guerriera dopo il risveglio e l'Organizzazione voleva che le cose continuassero così; non spettava dunque alla Numero Uno svelare informazioni riservate. La piccoletta si lanciò verso di lei in una carica e Serena, mettendo momentaneamente da parte quelle riflessioni, decise immediatamente come agire. Arretrò di un passo, sollevò leggermente la propria claymore e dopo aver posato il palmo sinistro sul pomolo spinse la pesante arma d'allenamento in avanti, dando forza con entrambe le braccia, portante e sinistra. Un movimento semplice e perciò veloce e facile da eseguire, probabilmente sufficiente per sfruttare la maggiore portata e interrompere quella carica, anticipandola prima che Divina fosse giunta troppo vicina. Serena, abituata a combattere altre guerriere, sapeva valutare il potenziale di un'avversaria già dai primi istanti di un combattimento, perciò non avrebbe sottovalutato la sua avversaria, pur non ritenendola una seria minaccia. Quindi, anche se la sua strategia era molto semplice ed efficace, si tenne pronta a una rapida evasione, fosse Divina riuscita a spostarsi in tempo da non finire contro l'affondo della Numero Uno. |
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30-01-2013, 12:25 AM
Messaggio: #4
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Divina vs. Serena [Allenamento]
Divina è veloce ma la sua azione è leggermente più complessa rispetto a quella di Serena, la quale è anche più rapida ed esperta. Divina, d'altro canto, pur combattendo in modo istintivo, quando Serena solleva la spada - impedendole di fatto di fermargliela -, comprende immediatamente di non poter portare a termine la sua azione e perciò cerca di fermarsi prima di essere impalata.
Purtroppo non ci riesce, non del tutto: la punta dell'arma della Numero Uno la colpisce al petto e il contraccolpo spinge la Numero Quattrodici indietro di mezzo metro. Non è un urto particolarmente violento, ma è stato sufficiente a fermare quella carica e a lasciarle un forte dolore. Le due si fronteggiano nuovamente, due metri a separarle. Serena si mette in posizione di guardia e lascia alla sua avversaria il tempo di pensare al prossimo attacco. Turnazione: Hankegami Serena Narratore |
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30-01-2013, 11:18 PM
Messaggio: #5
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Divina vs. Serena [Allenamento]
[Divina, Turno 2]
Citazione:"parlato"Tutto si consumò in pochi istanti. La rezione di Serena fu semplice, prevedibile e - a dirla tutta - prevista: il motivo stesso per cui aveva avuto intenzione di colpire lama contro lama prima di saltare. Eppure non poté far niente, se non evitare il peggio. La numero Uno, andava detto, alzò la lama all'ultimo momento utile, troppo presto perché lei - coi suoi riflessi, almeno - potesse ostacolarla, e troppo tardi per poterla evitare. Nell'istinto, un solo barlume di lucidità . ... La punta!! Con un innato senso d'urgenza nel cuore, lei rallentò la corsa, cercando di fermarsi. Troppo poco, troppo tardi. Pur smussato, sentì l'affondo incunearsi nel suo petto - era pure riuscita ad evitare la protezione pettorale! -, e per reazione naturale espirò violentemente e barcollò indietro. "Ouff!!!" Non tardò comunque a ritrovare l'equilibrio col baricentro, grazie anche alla spinta tutto sommato contenuta; il dolore però permaneva, e la mano destra lasciò l'impugnatura per andare a coprire il punto dell'impatto prima che lei s'accorgesse di starlo facendo. Illa... cortesana! Stizzita, per un istante quasi si lasciò trascinare da Divina, quel suo istinto combattivo che l'aveva sempre mossa finora; e, se Divina falliva qualcosa, aveva sempre e solo una risposta: liberare Yoki. E lei fece per farlo... quando si rese conto di quel che stava facendo. Ma che... vò menando?!... Rabbrividì: davvero, che le era saltato in testa? Quell'energia, quella forza diabolica... era la stessa che aveva generato i suoi incubi! Le ripassarono davanti agli occhi il mostro del tetto, la figura nera, sua sorella che gemeva. E, sott'acqua, il suo Yoki che si scatenava. Deglutì. Non che ne avesse paura in sé di quel potere, ma... non era più la Divina di una volta; e ora pure una parte del suo istinto, del suo essere le proibiva un uso tanto sciocco e sconsiderato di quella pericolosa realtà che s'annidiava dentro al suo corpo. No, lei non era più Divina - e non sapeva nemmeno chi fosse -: pertanto, non avrebbe usato così lo Yoki. Habeo sole fallito un'offesa: ecce omnia. Sì, aveva solo commesso un passo falso. Ma bruciava lo stesso. Perché, anche non essendo totalmente padrona delle sue capacità di Claymore, sapeva di non aver fatto un vero errore: semplicemente, Serena l'aveva in tutto e per tutto anticipata. "... Deinde, isto fan tredici stationi?" Lo chiese più a se stessa che all'avversaria. Era... molto, di sicuro. Anche se non riusciva certo a quantificarlo bene, non con la sua conoscenza razionale, non con l'istinto: dopotutto, Serena aveva solo alzato la claymore, nient'altro. Non poté non chiedersi quanto ne facessero trentatré, dalla quindicesima alla quarantasettesima posizione in Classifica, cioè quante Claymore erano state considerate inferiori a lei dall'Organizzazione. Davvero lei era così capace? Chiuse la mano destra a pugno, e alzò il capo: comunque fosse, lei aveva davanti a sé la sua personale chimera. E non tanto né solo per l'abilità combattiva. "Video tua bocca mantenerse muta.
Mentirei, a dir 'niuna importanza': val mia vita, presente e perduta. Clare lo sai, altrimenti nol pote esser, e sappi che con nostra danza voleo fermar ciò che mia alma scuote." Lo disse con quel suo sguardo perennemente triste, la voce argentina piatta e scialba, solo in sottofondo animata da una volontà lacerata: per quale altro motivo Serena credeva che avesse voluto vederla? Non certo per venire umiliata come pochi istanti prima dalla sua abilità : era lì per delle risposte che solo la numero Uno poteva darle. E non capiva perché non gliene volesse dare. Inutile rammentarle che, fino a pochi giorni prima, lei era capace di trattare assai peggio i suoi interlocutori: non si ricordava di quei giorni, ed anzi quel vuoto di memoria era una delle fonti della sua paura; la stessa paura che l'aveva spinta a cercare Serena, a parlare con gli uomini in nero e ora con lei, nonostante fosse incapace di socializzare decentemente, incapace di relazionarsi agli altri, incapace di gestire il mondo esterno. Tutte incapacità di cui non si ricordava, ma di cui parimenti non aveva esperienza in senso opposto: era una creatura perduta, senza nome né bussola, in cerca di nuovi punti fermi. E Serena era l'unico punto fermo ancora in vita dei suoi incubi, l'unica che potesse aiutarla, volente o nolente. Respirò ansiosa, l'umidità ormai distesasi sulla sua pelle: la numero Uno era la chiave, ma voleva combattere piuttosto che parlare, le era chiaro. E lei, lei non aveva la forza né fisica né psicologica per opporvisi: infatti, taciuto, prese subito a pensare in che modo avere ragione sulla difesa dell'avversaria. Che pensar ognora? Nove non tengo: assai milior de' me ella appare per forza, cagnoscentia e istinto. Como ire? A l'Ego mio lassarme così poc'anzi feci, o deverse il mio dover arguta adempire? Pulsava ancora sul petto, l'esito del suo istinto. Arretrò d'un ulteriore passo, e ripose la destra a stringere l'impugnatura. Come fare? Serena la superava sotto ogni aspetto che avesse avuto modo di notare, e per quanto stesse ferma era lampante che almeno alla sua velocità - per quanta poca fosse - non le desse problema. Come fare? Il suo obiettivo, si rese conto, era stato quello di far cadere a terra la numero Uno: questo il fine del calcio mai tentato; doveva riprovare una cosa del genere? Aveva senso: non ci voleva un'esperta, per capire quanto la sua bassa statura fosse di svantaggio. Si decise: doveva prima di tutto mettere a terra, o solo in ginocchio, Serena. E a questo punto ritornava alla domanda di prima: come? Bella domanda. Deglutì mentre ragionava: non poteva di certo agire in velocità , e in quanto a forza... beh, immaginò che una donna così ben piantata come Serena potesse spazzar via uno scricciolo come lei. No, non si ricordava proprio del concetto di forza fisica tra le Claymore. Né forza, né giochi di gambe... Le rimaneva una sola cosa alla sua portata: cadere in una trappola. Apposta. Come se fosse facile. Ma era l'unica possibilità che rimaneva, senza mettersi a usare Yoki come una sciocca. Tentò di ragionare, il respiro pesante per l'ansia: ad attaccare frontalmente, aveva visto che sarebbe accaduto; ma a scartare di lato?... No, sarebbe stato inutile: serviva velocità per quello. O almeno credeva. Quindi, poteva tentare solo un altro attacco frontale. Si sentì la gola arida alla prospettiva. Ma comprese che avrebbe potuto fare. E, di nuovo, partì alla carica. L'obiettivo, questa volta, sarebbero stati i piedi di Serena. E non con la spada: coi piedi. I suoi piedi. Ma, come sempre, ci sarebbe stata di mezzo la spada, anche se ora la teneva alta. Perfetto. Sarebbe tutto dipeso dalla claymore della numero Uno; ora che ne aveva assaggiato l'estensione, se non altro poteva immaginare quando l'avrebbe raggiunta... e questa volta sarebbe potuta soltanto provenire dall'alto. Fece un fugace cenno d'assenso a se stessa, come a dire che aveva pensato bene, che tutto andava bene. Non sapeva perché, ma si sentiva assai tesa: eppure, avrebbe dovuto ben sapere che non le sarebbe successo nulla di grave, con quelle claymore senza filo! Ma questo non la calmava, come se vincere la difesa di Serena fosse qualcosa di molto importante. Espirò. E alzò la claymore, ponendosela ritta a due mani sopra la spalla sinistra. E prese a correre. Un passo, forse due. E poi... si sarebbe lasiata scivolare, scivolare nella rena con la gamba destra tesa e la sinistra piegata, volta verso le gambe di Serena, mentre la claymore rimaneva alta a proteggere il petto. Certo, pure lei sapeva che a Serena sarebbe bastato, ad esempio, bloccarla con la spada per fermare il suo slittare: per questo aveva finto una carica alta. Sperando che questo facesse perdere un istante - un istante! - a Serena, e che per carità delle Dee non si fermasse. ... Ma di che Dee stava pensando? Citazione:Yoki utilizzato: 0% ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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02-02-2013, 01:38 AM
Messaggio: #6
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Divina vs. Serena [Allenamento]
[Serena, Turno 2]
Prevedendo un altro attacco diretto Serena inclinava la lama verso la propria destra, sollevandola leggermente e preparandosi a reagire a qualsiasi tipo di offensiva. Seguiva Divina con quegli occhi imperturbabili, provandone a prevedere le mosse. Quando la piccola avversaria iniziò la sua carica, la Splendente inclinò ulteriormente la spada verso l'esterno e si preparò a scartare all'indietro; voleva continuare a sfruttare le proprie dimensioni e la propria maggiore portata; la prima intenzione era semplicemente di indietreggiare e colpire a sua volta, magari approfittando di una mossa avventata. Divina, effettivamente, riuscì a sorprenderla, ma nel senso che Serena non avrebbe facilmente potuto immaginare una simile strategia. Socchiuse gli occhi e cercò di evitarla saltando indietro il tanto necessario, tenendo conto dell'impeto di quella scivolata e del pavimento sabbioso dell'arena; poi, con un unico fluido movimento, avrebbe chiuso le distanze - se necessario -, sollevato la propria arma e dopo una leggera rotazione oraria del busto avrebbe rivolto la punta verso il ginocchio sinistro dell'avversaria, quello più in alto e scoperto, per poi tentare un rapido e preciso affondo in quel punto. Mise in quell'attacco una notevole potenza; non le bastava colpire... voleva spezzarle il ginocchio e nel contempo farle il più male possibile: la strategia di Divina, a suo avviso sciocca e avventata, meritava una piccola punizione. Fosse riuscita a colpirla avrebbe ritratto la spada e si sarebbe nuovamente spostata all'indietro, pronta al da farsi. |
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02-02-2013, 01:40 AM
Messaggio: #7
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Divina vs. Serena [Allenamento]
Effettivamente la scivolata di Divina viene frenata per attrito, infatti il terreno sabbioso non aiuta particolarmente questa mossa; non è facile capire dove la guerriera si arresterà ma per Serena non è difficile evitarla saltando all'indietro; la Numero Uno è decisamente veloce, fin troppo per la piccola guerriera, e con un gioco di gambe della durata di un istante riesce a riportarsi alla distanza ideale per tentare il suo colpo, il primo da quando ha iniziato a duellare.
Prima che Divina riesca a reagire, ecco la punta dell'arma avversaria che cozza violentemente contro il suo ginocchio, proprio all'altezza dell'articolazione! La punta non è particolarmente affilata ma la potenza del colpo è tale da sfondare il bersaglio e proseguire per due o tre centimetri: inutile dire che il dolore è tale che farebbe gridare di disperazione un comune essere umano. In pochi istanti un enorme livore colorerà il ginocchio leso e già da subito la gamba sinistra è inutilizzabile. Sarà difficile mantenere una presa salda sulla propria spada dopo aver subito un danno del genere! Serena fa un passo all'indietro, veloce quanto prima, pronta a proseguire il duello o a tentare di mettervi fine. Turnazione Serena Cort Hankegami Narratore |
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02-02-2013, 02:02 AM
Messaggio: #8
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Divina vs. Serena [Allenamento]
[Serena, Turno 3]
«Quando il tuo avversario non ha ancora palesato la sua forza scoprirsi in questo modo è suicida» La voce di Serena suonò gelida. Chiuse gli occhi e sospirò. «Volevi sapere cosa fosse l'umanità ? Avvicinati al ciglio di un precipizio, gettati sotto e poco prima di schiantarti capirai l'importanza di quel che sei in procinto di perdere» Parole dure, sicuramente peccavano di empatia nei confronti di lei che invece, senza pensarci troppo, era stata così pronta ad aprirle i dubbi che aveva nel cuore. Ma Serena non provava né pietà né simpatia nei confronti di quella guerriera. Non le interessava nulla di Divina e dei suoi problemi, delle sue domande o di sua sorella. Ma anche lei, Serena, un tempo, aveva avuto una sorella. La ricordò, ricordò la pioggia, ricordò le lacrime. Nessuna emozione trasparve dal viso della Splendente. Le sue labbra si arricciarono leggermente e si schiusero ad una piccola confessione: «Tua sorella aveva ormai superato il suo limite. Percepivo la sua lotta interiore, stava perdendo. L'Organizzazione non si può permettere un fallimento sotto questo aspetto. Chi non raggiunge un sufficiente controllo sul proprio yoki, presto o tardi finirà per...» |
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02-02-2013, 02:14 AM
Messaggio: #9
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Divina vs. Serena [Allenamento]
«Non avete ancora finito?!»
La voce di Cort - il ringhio improvviso di Cort - si schiantò sulle due guerriere, interrompendo la Numero Uno prima che potesse concludere. Serena si zittì immediatamente. L'uomo si avvicinò a Divina e le sputò contro tutta la sua ingiusta e feroce disapprovazione: «Sei una piccola incapace, di sicuro non meriti il numero che porti. Non sei durata nemmeno una manciata di secondi!» Ingiusta, perché probabilmente nessuna delle guerriere della quarantonovesima generazione avrebbero potuto fare niente di meglio contro una simile avversaria, feroce perchè volutamente dal tono aggressivo e provocatorio, tipico dei modi di fare di Cort verso chi falliva, a prescindere dal tipo di fallimento. Le parole dell'uomo in nero, tralaltro, confermarono le ipotesi di Serena: ovviamente non le aveva lasciate sole ma aveva osservato ogni istante di quel breve scontro. Non poteva che essere breve, dopotutto era di Serena che si stava parlando. Serena la Splendente. O "la Silenziosa", come Cort l'avrebbe volentieri voluta insultare, ben sapendo che lei avrebbe capito il senso di un simile appellativo. «Verme, allenati di più! E tu, Serena, torna nella tua cella e restaci fino a nuovo ordine!» |
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02-02-2013, 09:09 PM
Messaggio: #10
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Divina vs. Serena [Allenamento]
[Divina, Turno 3]
Citazione:"parlato"Quando all'occhio le balenò un frammento della figura di Serena spostarsi, lei ne fu stizzita, ma non sorpresa: ogni movimento della numero Uno, fin dal precedente impatto con la sua spada smussata, le era parso al di là delle sue possibilità . Per quel poco che era riuscita a ragionare, la sua strategia non era mai consistita nel fare chissà che: aveva solo sperato di distrarre la sua avversaria il tempo bastante. E aveva fallito miseramente, di nuovo. Fu frustrante la sensazione sel suo piede che si arenava, troppo lontano dalle gambe spostatesi di Serena per farla cadere; la numero Quattordici, quasi avesse solo perso una gara di qualcosa, fece allora per puntellarsi sui gomiti in modo da rialzarsi... ... Quando vide la spada di Serena calare. Non disse nulla, nemmeno un no! o qualcosa del genere: ne fu troppo stupita per avere paura. E quando il metallo lacerò e ruppe le articolazioni del suo ginocchio sinistro, il fortissimo senso di dolore scacciò completamente qualsiasi altro pensiero o sentimento. "UUUAAAAAAARRRRGGGHHHHHHHHHHHH!!!!" Si drizzò sulla schiena urlando forte, stringendo istintivamente la claymore in cerca di sfogo dal dolore, e chiudendo gli occhi per il male provato; ma fu un istante: costretto il ginocchio a terra per il peso della spada di Serena, si ritrovò subito a doversi girare sul fianco sinistro, putellandosi col gomito, mentre la sabbia assorbiva avida il suo sangue rosso che ruscellava. 'L me... 'L me...! Respirando a ritmo sostenuto e stringendo i denti per il dolore, aprì con difficoltà gli occhi mentre Serena si metteva a sentenziare qualcosa: non udì bene; la sentì invece eccome, invece, quando poco dopo le disse che fare per conoscere il significato di umanità . La cosa ferì la piccola Guerriera in un modo che probabilmente la numero Uno non avrebbe sospettato: lei... lei comprese subito a cosa Serena si stesse riferendo. Il fiume... E 'l suo... resalir infino a superficie... Se n'era scordata, eppure risaliva a pochi giorni prima. In realtà , continuava a non ricordarsi bene cosa stesse facendo: le era tornato alla mente solo lo Yoki che impazziva, e il terrore ad esso legato. Il buio, e l'incubo. Una voce che chiamava il nome di Teresa al buio, una ragazzina col volto deforme dall'abuso di Yoki sotto la luce lunare. Un rombo come un tuono nel cielo, e la ragazza divenne un mostro con ali d'uccello, una corona cornuta e una gonna fluttuante per gambe. E quell'essere divenne l'immensa ombra che apparve dal tetto crollato quella notte d'inverno, mentre loro fuggivano e sua sorella proponeva di combattere con le torce. E di nuovo lei lì, lei stessa, in bilico tra il perdersi e il ritrovarsi, mentre lei - lei! - le parlava, e parlava, e parlava. Prospettandole di diventare quel mostro. E di avere il nome di Teresa. I ricordi vennero mano a mano, involontariamente sollecitati dalla verve di Serena stessa, che senza saperlo passando a concederle un'ulteriore, piccola delucidazione, le fecero passare dinanzi come flash istantanei la propria, di lotta interiore, i propri incubi, le proprie paure. Lei se ne stette lì, ferma e gli occhi fissi sulla numero Uno, ormai protesa ad apprendere, a comprendere ogni singola parola, in una precipitosa sembiosi di estasi e ansia nell'attesa di sapere cosa... ... Ah!! Ebbe pure un sussulto: una voce non lontana aveva interrotto Serena, e a dir poco sconvolta dall'improvvisa interruzione la piccola Guerriera si voltò, e trovò presto la fonte: un uomo in nero calvo - le pareva pure d'averlo già visto, anche se non avrebbe saputo dire dove -, che si stava avvicinando a loro. Lo.. Lo... Cosa le sarebbe accaduto, se non fosse tornata indietro?!? Cosa sarebbe finita per essere?!?Perché le aveva interrotte?!? Niente: Serena rimase zitta, dinanzi all'uomo in nero. Perché, perché, perché le aveva interrotte?!? Perché le era istintivo, palese che le avesse interrotte. Guardò l'uomo calvo con occhi sbarrati e increduli, mentre lo udiva a malapena vomitare insulti su di lei; le passarono addosso come l'acqua: non le importava, il suo disprezzo. Le importava invece di ciò che le sarebbe accaduto. Le stava negando di saperlo. Come quella volta. FLASHBACK
La notte era argentata, illuminata dalla luna. Un gruppo di Guerriere davanti a lei, donne adulte con armatura e mantelle, mentre lei indossava solo una tuta bianca e una mera placca protettiva tra schiena e collo. Davanti a lei, che le rivolgeva le spalle, l'alta Guerriera dai lunghi capelli biondi. Ai suoi piedi, una mano gonfia di grosse vene ed artigli, pregna di sangue sparso. Una mano morta. La sua mano. «Ah... Ah...» Stava piangendo, piangendo e ansimando; la sua, di mano, istintivamente protesa verso ciò che rimaneva di sua sorella. Una mano la bloccò, fermandola per un braccio. Sussultando, lei alzò con fatica una testa, e vide che a fermarla era stato un uomo in nero. Le tremò il labbro, pianse altre lacrime ed ebbe l'istinto d'abbassare gli occhi; ma, alla fine, rantolò: «Mia... sorella...» Morta. Una risposta senza tatto, senza calore. I suoi occhi divennero vitrei, e la sua mente viaggiò altrove. Claire, Claire era stata tutto per lei: sua sorella, sua madre, il suo esempio, l'unica persona che volesse proteggere. Tutto, da quando erano rimaste sole al mondo. E ora... ora, non c'era più. Si sentì vuota, e neanche udì davvero l'uomo in nero ingiungerle di non parlare mai con nessuna dell'avvenimento, di non fare domande né di pretendere risposte. FINE FLASHBACK
No, ai tempi non lo udì, non ci fece attenzione: era altro, ciò che la tormentava. Ma ora... ora, era passato tempo. Sapeva che sua sorella non sarebbe più tornata, e sapeva di dover vivere senza lei. Ebbe un sussulto, un tremore di sorpresa e di rabbia, mentre l'uomo in nero ingiungeva a Serena di andarsene. Le balzò il cuore in petto. "NO!!" Lo sguardo era fisso sull'uomo calvo, ma i suoi occhi non riflettevano più disperazione. Riflettevano disgusto, indignazione, rabbia. Come osava privarla di nuovo delle sue domande, delle sue risposte?!? Riuscì a malapena a pensare, schiacciata dal passato che non passava mai, e dal futuro eternamente negato. Riuscì a malapena ad inquadrare il contesto in cui si trovava, e il pretesto dell'uomo in nero. Non si strattava dello stesso uomo in nero, ne era quasi certa, ma il modo era lo stesso: l'avevano lasciata nella sua crescente follia purché non parlasse, e ora la stavano lasciando riprecipitare in essa per lo stesso motivo. Ma lei non era più quella di allora. Il tempo allevia le ferite, ma non la memoria. Anche quando ritorna. "NoI dE fInIr SaTiSfAtIoN gIà NoN avEmMo..." Gracchiò con voce impastata qualche istante dopo il suo urlo, articolando la frase come più istintivo le veniva, ovvero per rima; tentò di alzarsi, affondando prima la claymore a terra e quindi puntellandosi con essa e gli altri due arti sani e liberi, in modo da poter parlare con quell'uomo un pò meno in basso. "Alcuna resa io affatto diedi, né lei terminò il suo parlare. E... voi, perché irme ad ignorare? Dal precipitio mio io già ascesi, e credi ch'alcun legame non feci ne' li miei ricordi e pensieri tra ciò che su lei vidi, su me provai, e sull'ombra che sovra 'l tetto vidi? Perché tanta realtà a me negare? Sua morte sovrai, solitudo, follia: non è bastante ciò a iudicare de' non tacciar con livrata favola?" Non era certa di aver parlato - o aver voluto parlare - all'uomo in nero piuttosto che a Serena: aveva sovrapposto i suoi ricordi ai suoi incubi e alle parole della numero Uno senza distinzione, a prova di quanto fosse scossa, turbata e alterata. Ma forse l'uomo calvo avrebbe letto una cosa, soprattutto con l'ultima frase: lei non era più Divina, che si poteva controllare attraverso il suo prezioso libro. Era sempre più Teresa, più matura che da novizia e da sempre con cose ben più preziose d'un vecchio tomo a cui dare precedenza. Citazione:Yoki utilizzato: 0% ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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04-02-2013, 11:16 PM
Messaggio: #11
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Divina vs. Serena [Allenamento]
Uno scambio concitato fra i tre protagonisti della scena.
Divina esclama il suo disappunto. Serena, in procinto di lasciare l'arena, rallenta e si ferma. Cort mugugna qualcosa e sembra voler dare un'altra delle sue grevi risposte. Turnazione: Cort Hankegami Narratore |
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04-02-2013, 11:26 PM
Messaggio: #12
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Divina vs. Serena [Allenamento]
«Noi siamo la tua famiglia»
Cort ringhia, il tono di voce arrogante e nervoso allo stesso tempo. «Cosa ti importa del resto? Ti abbiamo cresciuto, insegnato tutto quello che sai, dato una casa dove vivere e uno scopo - uno scopo! - nella tua vita insignificante. C'è qualcosa che non ti aggrada? C'è forse qualcosa che non approvi del nostro operato?» Non risponde alla domanda di Divina se non con un'altra serie di domande. «Se tu esisti è perchè noi lo abbiamo voluto. E noi continueremo a gioire della tua esistenza finché farai come ti viene detto. Tutto il resto non ha alcuna importanza. C'è una sola cosa che non deve mai mancare ed è l'obbedienza. L'obbedienza è fondamentale. Se ti è stato ordinato di non superare il tuo limite un motivo c'è, ma che tu lo sappia oppure no non fa alcuna differenza. Anche se tu sapessi cosa succede a chi supera il limite massimo del proprio yoki, dimmi, cosa cambierebbe? Quando succederà ci sarà una spada pronta a mozzarti la testa, ed è l'unica cosa che tu, ora, hai diritto di sapere» Cort sputa le sue "risposte" di getto, un fiume in piena carico di rimprovero e indignazione, quasi a sottolineare quanto gli dia fastidio dover dire cose ovvie e banali come queste. «Numero Quattordici, hai altre domande?» Sposta lo sguardo verso Serena: non le aveva chiesto di andarsene? Come mai si è fermata? Dopo farà i conti anche con lei. |
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05-02-2013, 01:50 AM
Messaggio: #13
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Divina vs. Serena [Allenamento]
[Divina, Turno 4]
Citazione:"parlato"Lei tese le orecchie, cercando d'ignorare il male al ginocchio, nella speranza d'una risposta. E invece le disse che l'avevano cresciuta, l'avevano istruita, le avevano dato uno scopo nella vita. Le disse, in sostanza, che se voleva continuare a vivere doveva obbedire, anche quando si trattava di dover sopportare l'ignoranza. Idiozie. Lei era vissuta con la sua famiglia, s'era allenata con sua sorella, e il suo scopo era stato proteggerla prima, e leggere un libro poi. E non capiva perché diamine dovesse tenerci tanto alla sua vita: che le era rimasto, in quel mondo? Per un istante, si ricordò dell'incubo, che l'aveva accusata di vigliaccheria. Spostò istintivamente lo sguardo su Serena: se avesse passato il Limite lì e ora - qualunque cosa significasse -, sarebbe stata quasi di certo lei a mozzarle la testa. Come con sua sorella. No, non le avrebbe dato una soddisfazione simile. Tornò a guardare l'uomo in nero: le aveva detto che non poteva sapere, e basta. Che rispondergli? Rimase silenziosa, pensosa, riflessiva. Scoprì di poter dire solo una cosa. "Voi, alcuno scopo giammai me de'." Lo disse calma e un velo triste, apatica. "Volea far scudo a mia sorella - ma morìa. Volea lo mio libro - or assai meno tenìa. Voleo pace in me - e or me lo vètate. Yoma, in terra e abisso? Oh, ite! Se davvero a me' scopi tanto tèni, dì me almeno como iungerne." Osservò di nuovo Serena un attimo: e se avesse chiesto a lei? Non riusciva a capirla, davvero. Non più di se stessa. Citazione:Yoki utilizzato: 0% ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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05-02-2013, 02:06 AM
Messaggio: #14
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Divina vs. Serena [Allenamento]
Ecco che dopo quest'ultimo botta e risposta tutto sembra tacere. Serena resta immobile, mentre Cort pare diventato improvvisamente riflessivo. L'omaccione sembra non voler rispondere alle provocazioni di Divina quando, finalmente, le si avvicina e...
Turnazione: Cort Hankegami Serena Narratore |
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05-02-2013, 02:29 AM
Messaggio: #15
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Divina vs. Serena [Allenamento]
«Tu amavi molto tua sorella, vero?»
Il tono di voce del burbero uomo in nero cambia improvvisamente. Si fa gentile. Contro ogni previsione. Non aspetta che Divina gli risponda, la incalza invece con altre riflessioni, mentre le si avvicina e si sporge verso di lei: «Anche lei ti amava molto. Pensaci, pensaci bene. Lei non vorrebbe vederti così, ora. Se lei fosse qui vorrebbe vederti felice. Non vorrebbe che tu facessi la fine che lei ha inconsapevolmente scelto per sé stessa. Ma tu sei fortunata, tu sai cosa fare per evitare di ripetere il suo errore, non è così?» Miele cosparso sui rovi. Cort sta gettando un nuovo guinzaglio per la piccola Divina, dato che apparentemente il prezioso libro ha perso il suo ruolo di leva e di controllo. «Pensavi che Serena avrebbe risposto a ogni tua domanda, ma devi capire che lei non può. Certe informazioni sono riservate. Però lei sa, ovviamente lei sa... perché lei sì e tu no?» Piccola pausa per darle il tempo di seguie il suo discorso, prima di sorridere, il viso rilassato in un'espressione amichevole. «Diventa come Serena e ti prometto che l'Organizzazione non si dimenticherà di darti ciò che meriti. Osservala: è efficiente, obbediente, forte... l'arma perfetta. Nessuno potrebbe fuggirle» Lo sguardo dell'uomo in nero si sposta su di lei e si assotiglia. Nessuno potrebbe fuggirle. Nessuno dovrebbe. Dopo quella breve riflessione è nuovamente Divina a prendere posto nelle sue attenzioni. «Non penso che tu possa mai eguagliare la nostra Numero Uno, ma tu provaci. Eccoti un nuovo scopo. Diventa forte, impara a controllarti, diventa obbediente e disciplinata. Tua sorella sarebbe felice se tu potessi riuscirci. E quando sarai pronta ti diremo tutto quello che ancora brama la tua curiosità . Cosa ne pensi, credi di essere all'altezza di questa proposta?» La piccola pazza va tenuta sotto controllo, questo è certo. Continuare a usare la frusta potrebbe essere controproducente, ed ecco un po' di carote. Lei cerca risposte e Cort non vuole dargliele, però può promettergliele. Sì, può farlo, e nello stesso tempo può cercare di manipolare i suoi sentimenti e i suoi dubbi per renderla - finalmente - una guerriera sotto controllo... cosa che non è mai stata fattibile, fino a questo momento. Se Cort ci riesce, bene; altrimenti qualcuno dovrà prima o poi affrontare il problema. Perché una guerriera emotivamente instabile e irrazionale non può non essere considerata un grave, gravissimo problema, non agli occhi di Cort. E qualcosa Cort deve pur farla, finché è possibile. |
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06-02-2013, 12:52 AM
Messaggio: #16
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Divina vs. Serena [Allenamento]
[Divina, Turno 5]
Citazione:"parlato"L'uomo che lei non sapeva chiamarsi Cort riuscì a toccare una corda giusta eppure sbagliata: sua sorella. Era giusto, lei l'aveva amata molto, lei era stata tutto. Ma lei l'aveva conosciuta, pure. Le aveva pure parlato, nell'incubo. E sapeva che la sua unica felicità sarebbe stata essere viva. E anche la sua. Ma la piccola Guerriera era uscita dalla sua follia proprio rendendosi conto d'essere viva e reale, mentre Claire non era più in quel mondo. Se fosse stato solo per quello, lei avrebbe messo in posti particolarmente fantasiosi la sua carota, all'uomo in nero; e no, non avrebbe lenito nulla la curiosità soddisfatta nel vedere dove la numero Quattordici avrebbe messo mano nel caso, essendo notoriamente una persona poco convenzionale. Ma non si trattava solo di quello. Lei aggrottò le sopracciglia, pensosa, mentre ascoltava quella promessa. E, uditala, spostò gli occhi su Serena. ... Che fattual sia? La numero Uno era forte, immensamente forte: durante il loro breve scontro, non era riuscita a superarla in niente, in niente di niente. Possibile raggiungerla, diventare lei? Non ne era del tutto sicura. Non riusciva a comprendere quanto profondo fosse il pozzo, per così dire. Eppure... eppure, lei stessa era ben posizionata, tra le cosiddette Claymore - e senza nemmeno ricordarsi come avesse fatto. Sì. Per tentare poteva tentare. "... Teneo altera scelta?" Lo chiese con voce lieve e malinconica, ma senza tornare a guardare Cort: rimase a fissare Serena. Quasi cercasse una conferma a questa sua possibilità . Citazione:Yoki utilizzato: 0% ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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06-02-2013, 12:53 PM
Messaggio: #17
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Divina vs. Serena [Allenamento]
[Turno 4] Spregevole il modo in cui Cort giocava con i sentimenti di Divina, ma forse necessario. In ogni caso Serena non si era fermata per compassione, ma solamente per via di un brutto presentimento: il suo senso del dovere le aveva imposto di attendere ancora un attimo, nel caso in cui la persecuzione verbale dell'uomo in nero avesse prodotto un risultato spiacevole e indesiderato nell'instabile Numero Quattordici. Ignorò volutamente le sottili - ma non meno velenose - frecciate dell'uomo in nero, quelle che le aveva rivolto; invece non mancò di rispondere all'ultima domanda di Divina: «Sì. Puoi scegliere di morire» Non c'era crudeltà nel tono di voce della Numero Uno, quanto una soverchiante e cinica semplicità . La morte era, in effetti, un'alternativa valida ad una vita ingrata. Scrollò le spalle e senza attendere oltre prese a incamminarsi verso l'uscita. Il duello era finito, presumibilmente anche il dialogo fra Cort e la piccola guerriera. Serena aveva esaurito la sua utilità e non serviva indugiare oltre. Con passo aggrazziato seguì finalmente l'ordine di Cort e poco dopo la si perse di vista. |
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06-02-2013, 01:00 PM
Messaggio: #18
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Divina vs. Serena [Allenamento]
Si chiude così il sipario su questo mesto episodio di vita quotidiana a Staph. Serena abbandona la stanza, seguita poco dopo da Cort, il quale regala alla povera Divina un ultimo istante di attenzione prima di grugnire qualcosa e lasciarla.
E così la piccola si ritrova sola, ma in compagnia di molte cose sulle quali riflettere. Serena e Cort le hanno entrambi dato informazioni e spunti di riflessione ma quel che sarà della sua vita e futuro sono solo nelle sue mani. Tuttavia non potrà nemmeno restare indifferente rispetto a quanto successo. A prescindere da questo, sarà meglio che inizi a rigenerare la brutta ferita al ginocchio se non vuole continuare a soffrire ancora a lungo! Turnazione: Divina (post conclusivo) |
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07-02-2013, 06:14 PM
Messaggio: #19
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Divina vs. Serena [Allenamento]
[Divina, Turno 6]
Citazione:"parlato" Sbatté le palpebre nell'udire la cinica risposta di Serena, ma non replicò; in realtà , non poteva negare di aver accarezzato altre vie, a quell'assurdo divieto degli uomini in nero. Ma aveva scelto la sua strada, ormai. La piccola Guerriera osservò muta il suo obiettivo ultimo voltarsi e allontanarsi passo dopo passo, chiedendosi quanto tempo le sarebbe corso per raggiungere anche quel poco che aveva visto di lei, e se ce l'avrebbe mai fatta. Una cosa era però certa: aveva bisogno d'inquadrare il suo, di livello. Udì un grugnito, e voltandosi un poco vide l'uomo in nero darle le spalle e allontanarsi pure lui: era rimasto lì fino ad ora? Osservò pure lui allontanarsi, ma i sentimenti erano diversi: disprezzo, principalmente, se non odio. Eppure, su una cosa aveva ragione quel tipo: volente o nolente, Staph era la sua casa ora, e l'Organizzazione gli unici che potevano darle delle risposte. Sarebbe stata una dura convivenza. Rimpianse di non essere più capace di racchiudersi in un mondo fittizio. "... Mh!" Mugugnò serrando un occhio: una fitta alla ferita. Vero, c'era anche quella. Sospirò, e si guardò intorno: era rimasta sola. Si accasciò a terra, puntellandosi con le mani per non provare altro dolore alla gamba, e pose la spada a lato. Rimase quindi a fissare la ferita, per qualche istante. Infine, rilasciò lo Yoki. Abbastanza, ma non tanto: gli occhi le s'indorarono e appavero delle vene sul volto, ma anche e soprattutto sulla gamba lesa. Non tanto, ognora... Si non bastarà , andrò d'aumento. Chiuse poi gli occhi, e si concentrò. Al resto avrebbe pensato dopo, ora aveva bisogno di due gambe funzionanti per fare quello che doveva fare. Citazione:Yoki utilizzato: 30% ___________ Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca E’ il mio cuore Il paese più straziato |
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