Il Mercante di Lido [GioRix]

[Narratore]

L'uomo ci mise un po' ad accorgersi di lei, ma quando Triela finalmente ebbe la sua attenzione le si avvicinò, lasciando che il resto della carovana si arrangiasse. Forse le parti più importanti erano già state sistemate, forse si fidava dei suoi sottoposti, o forse semplicemente voleva gestire la guerriera prima di tutto il resto.
Benvenuta, guerriera.
Si portò la mano destra sul cuore e si inchinò leggermente, probabilmente un cenno di saluto.
Il mio nome è Rashir. Cosa posso fare per te?

[GioRix]

Buongiorno, signor Rashir.

La possibilità di copiare completamente il saluto dell'uomo era balenata per un momento nella mente di Triela, ma il timore che quel gesto potesse essere fuori luogo, o persino offendere il nomade, la frenò dal farlo. Sorridendo, rispose alla posa del forestiero con un semplice inchino.

Avrei bisogno di alcune informazioni. Cerco un uomo proveniente dall'entroterra. So che, circa un mese fa, voleva unirsi a una delle vostre carovane. Un tizio strano, con una cotta di maglia e un mantello blu simile a quello che usate voi. Forse si è presentato come un mercante.

La guerriera abbassò poi la voce, nel tentativo probabilmente vano di farsi sentire solo dal suo interlocutore.

Vista il mio lavoro, immagino possa immaginare perché lo cerco, quindi... Beh mi domandavo se avesse sentito notizie su quell'uomo, o notizie preoccupanti di qualche tipo dalle altre carovane.

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[Narratore]

Rashir rifletté brevemente sulle parole di Triela: fu subito chiaro che aveva un'idea precisa al riguardo.
Hai fortuna, guerriera. L'uomo di cui parli si è unito alla mia carovana, ma è sparito a metà del viaggio e non l'abbiamo più visto da allora. Se non erro, era alla ricerca di un fiore particolare, che le leggende dicono sia quasi introvabile ma abbia proprietà magiche. Non so dirti se l'abbia trovato, o se sia ancora vivo... però se lo fosse probabilmente avrebbe avuto il tempo di tornare qui prima di noi. Un uomo solo si muove più rapidamente di una carovana.
Il nomade dovette girarsi a dare istruzioni ad alcuni dei suoi, e per qualche momento ignorò la ragazza. Quel poco tempo che aveva avuto, però, poteva tornarle decisamente utile.

[GioRix]

Triela trattenne un sorriso trionfante, ascoltando in silenzio il discorso dell’uomo.

Un fiore? Che sia il fiore che usano per colorare i vestiti? No, un momento, ha parlato di un fiore leggendario, quello blu viene coltivato senza problemi a quanto hanno detto. Dovrei davvero lasciare perdere quell’idea. Ad ogni modo… direi che la cosa migliore che io possa fare per ora sia farmi spiegare dove si è separato da loro, e poi continuare la ricerca da lì. Magari troverò qualche traccia del suo passaggio. Resta da capire perché uno yoma debba voler cercare un fiore. Se fosse davvero tornato in questa città avrei dovuto accorgermene in teoria. A meno che sia  passato di qui un giorno in cui non mi sono recata in città. Forse voleva vendere il fiore ad un erborista? Varrebbe la pena chiedere, prima di partire per il deserto.

La ragazza annuì un paio di volte in segno di assenso al nomade, che si era già rigirato verso di lei.

Capisco. Senta, potrebbe in qualche modo indicarmi la zona in cui vi siete separati, e in che direzione è andato? E non è che conosce qualche erborista della città, o qualcuno che possa essere interessato a questo fiore?
Chiese speranzosa la guerriera.

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[Narratore]

Volendo fare alcune altre domande a Rashir, Triela dovette sottomettersi a un'attesa di diversi minuti in quanto l'uomo era molto impegnato. Ogni tanto si girava verso di lei e si scusava, ma ci volle del tempo prima che riuscisse a liberarsi abbastanza a lungo da parlarle.
Il fiore, chiamato Danzai, cresce in un'oasi ben specifica. Ci siamo separati lì vicino, ecco....
Consegnandole una mappa, il nomade le indicò il punto dove avevano messo il campo e quindi dove il sospettato li aveva salutati.
Che io sappia, anche se lui non voleva parlarne, cercava il fiore per se stesso. In fondo, dicono un sacco di cose al riguardo. Cura la cecità, dicono, può essere usato come filtro d'amore, o addirittura per... ehm... migliorare le performance. Dicono perfino che curi gli Yoma, figurati. Ho visto più di uno come lui, ma se vuoi la mia opinione sono tutte balle. La gente si inventa storie, sai, quando un'oasi è talmente inavvicinabile da sembrare che protegga questo fiore....
Insomma, se l'avesse trovato probabilmente non l'avrebbe venduto a un'erborista. Parrebbe che la direzione più promettente fosse l'oasi segnata sulla mappa, che Rashir gentilmente lasciò alla guerriera. Tuttavia, era un bel viaggio da Lido fin laggiù.

[GioRix]

Triela aggrottò un sopracciglio.

Curare gli yoma? Tra tutte le cose che quel fiore potrebbe fare, questa sembra quella che più potrebbe essere legata a questo yoma ma... Perché mai uno yoma dovrebbe volersi curare? Che la coscienza della sua ultima vittima sia rimasta integra? Sembra davvero assurdo, dopotutto le persone di cui gli yoma prendono l'aspetto vengono divorate. E lo yoma in sé è un semplice mostro, paragonabile ad un animale carnivoro. Non ha alcun senso che voglia andare contro la sua stessa natura. Non mi convince molto questa storia ma... Sono cose che dovrò chiedere direttamente allo yoma, queste.

Rivolgendosi nuovamente all'uomo, la guerriera riprese il suo solito tono gentile.

Capisco, immagino inizierò da lì allora. Per curiosità, la vostra carovana partirà a breve, e seguirà lo stesso percorso? Non ho molto da offrire, se non forse un aiuto nella caccia e in altre piccole faccende, ma vi sarei grata  se lasciaste che vi accompagni. Dopotutto, se posso preferisco evitare il rischio di perdermi.

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[Narratore]

Rashir sembrò un po' sorpreso, ma annuì.
Partiremo tra due giorni, la mattina presto. Se intendi venire, fatti trovare qui. Però devo avvertirti: l'Organizzazione ha inviato delle tue compagne a fare ricerche sul fiore, e a quanto ne so non sono mai tornate. Tu sembri essere... più preparata di loro, ma c'è un motivo per cui noi non ci avviciniamo all'oasi.
Probabilmente il nomade si riferiva al mantello: doveva averlo intravisto allacciato alla cintura di Triela. O forse parlava della sua armatura. In ogni caso, la guerriera aveva del tempo prima di partire, ammesso che non volesse rischiare di procedere per conto proprio.

[GioRix]

Triela si mise a rimuginare un po' sulle parole dell'uomo.

Due giorni... sembrerebbe un tempo ragionevole. Considerando che le mie tracce sono vecchie di almeno un mese, un ritardo del genere è ininfluente. Inoltre il rischio di perdermi potrebbe essere piuttosto alto se me ne andassi da sola per il deserto, il che creerebbe un ritardo molto più incisivo. D'altro canto, se le mie compagne non sono mai tornate da questo viaggio, anche tornare subito all'organizzazione ed informare i Maestri della cosa, e poi ripartire per indagare più a fondo potrebbe essere una buona idea.
Ad ogni modo, questa oasi sembra parecchio strana. Se davvero è diventata la tomba di altre guerriere, potrebbe esserci qualche yoma particolarmente potente nei paraggi, forse persino uno di quei mostri a cui ha accennato il maestro Huges. Per ora direi di andare a controllare, ispezionando da lontano l'oasi ed evitare il combattimento. Se sembrerà essere qualcosa al di fuori della mia portata mi recherò subito alla sede a fare rapporto.

Presa una decisione, la ragazza annuì in direzione del nomade.

Va bene allora, mi farò trovare qui tra due giorni, o anche prima se avete bisogno di una mano con qualche preparativo.
Ad ogni modo, grazie per l'avvertimento. Starò ben attenta ai pericoli che potrebbero nascondersi laggiù.

Non avendo molto altro da fare, la ragazza avrebbe passato le ultime ore rimastegli prima della partenza aiutando i nomadi o, nel caso in cui l'uomo avesse rifiutato il suo aiuto, sarebbe semplicemente rimasta accampata in un bosco vicino, dove avrebbe dormito all'addiaccio. Aveva già detto addio alla sua casa, e ripetere l'esperienza sarebbe stato fin troppo penoso per la ragazza.

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[Narratore]

Rashir parve positivamente sorpreso dall'offerta di aiuto, e non si fece pregare troppo: mise subito al lavoro Triela tra i suoi, affidandole compiti semplici quali il trasporto di materiali e i lavori di peso. Ciò, tenne a chiarire, non perché non si fidasse di lei ma piuttosto perché non sapeva se le guerriere erano addestrate a faccende come manutenzione di carri, nutrimento degli animali o rammendamendo degli abiti. In ogni caso, la ragazza poté rendersi utile, fare la conoscenza del resto della carovana - un centinaio di persone in tutto, gran parte delle quali amichevoli nei suoi confronti - e perfino guadagnarsi una branda per la notte.

Due giorni più tardi, come da programma, i nomadi si misero in marcia ai primi chiarori dell'alba. Usciti da Lido, si avviarono su uno dei loro percorsi più battuti, tanto che perfino nel deserto c'era una parvenza di sentiero. Il giorno seguente, Rashir avvicinò Triela.
L'oasi Danzai non è sul nostro percorso, ovviamente, ma domani in tarda mattinata saremo vicini. C'è una zona non distante dove mettiamo il campo di solito. Da lì, ci vorranno solo un paio d'ore ad arrivare. Sei sicura di voler rischiare? Per quanto forti siate voi guerriere, non potete mettervi contro il deserto. E ci hai aiutati parecchio in questi giorni, non vorrei che gettassi via la tua vita per niente.
Pareva onestamente preoccupato, anche se chiaramente non avrebbe potuto fare molto per fermarla. 

[GioRix]

Triela svolse volentieri gli incarichi affidategli. Lavorare tra gli umani, per come la vedeva lei, era un modo per guadagnare la loro fiducia e, allo stesso tempo, sdebitarsi per il favore. Dopotutto, per quanto i nomadi sembravano essere amichevoli, accettare una guerriera nella carovana non doveva essere stata una decisione semplice per Rashir, e la ragazza voleva dimostrare la propria buona volontà in ogni modo.
Durante il viaggio, la giovane cercò di studiare il passo che i nomadi tenevano sulla sabbia. Per quanto ne sapeva, infatti, ogni terreno richiedeva un'andatura differente per ottimizzare l'energia della camminata, e ricopiare quella degli autoctoni era il metodo più veloce per poter raggiungere tale stato.
Triela sperava che tale accorgimento, unito al nuovo mantello, potessero agevolare non di poco il suo viaggio nel deserto.


Una volta in marcia, non ci volle molto prima che Rashir la avvicinasse

L'oasi Danzai non è sul nostro percorso, ovviamente, ma domani in tarda mattinata saremo vicini. C'è una zona non distante dove mettiamo il campo di solito. Da lì, ci vorranno solo un paio d'ore ad arrivare. Sei sicura di voler rischiare? Per quanto forti siate voi guerriere, non potete mettervi contro il deserto. E ci hai aiutati parecchio in questi giorni, non vorrei che gettassi via la tua vita per niente.

Triela rivolse un sorriso di ringraziamento all'uomo, facendo spallucce.

Temo di non avere molta scelta. E poi, come ha detto lei, sono abbastanza preparata, dovrei star bene. E se le cose dovessero diventare troppo pericolose, cercherò di fare dietrofront, se riesco ad azzeccare la direzione dovrei poter ritrovare questa strada e tornare a Lido senza troppi problemi. Ad ogni modo, grazie per la preoccupazione, ma vedrà che andrà tutto bene, ho visto di peggio.

La sua strada era stata decisa nell'istante stesso in cui quella lettera era arrivata in taverna, e Triela non aveva né il potere né l'intenzione di cambiarla.

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Stato Psicologico: Tranquilla, il viaggio piacevole la distrae dai vari pensieri.
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Mi scuso per il ritardo, ho avuto qualche giornata piena e mi è passato di mente il post.

[Narratore]

Rashir non pareva del tutto convinto, ma sapeva che sarebbe stato inutile discutere con una guerriera: aveva i suoi ordini, e non sarebbe stato lui a mettersi in mezzo. Quindi, qualche ora dopo, la carovana lasciò Triela il più vicino possibile all'oasi Danzai, come previsto in tarda mattinata. Il capocarovana le spiegò che probabilmente sarebbe arrivata entro sera, tempo permettendo. Aggiunse però che il tempo non permetteva mai, in quella zona: doveva essere pronta ad accamparsi in caso di necessità. Le fornì addirittura un sacco a pelo prima di salutarla. A quel punto, Triela fu sola con il deserto, e benché avesse potuto studiare il passo dei nomadi, non ci si abitua certo in due giorni a cambiare la propria andatura. Inoltre, poté subito confermare che Rashir non scherzava: dopo appena mezz'ora di cammino, un'enorme tempesta di sabbia divenne visibile non lontano, nella direzione in cui stava andando lei. Affrontare gli Yoma era una cosa, ma come sarebbe stato affrontare la furia degli elementi?

[GioRix]

Ringraziato un'ultima volta l'uomo per il prezioso regalo, Triela ripiegò il nuovo sacco a pelo, inserendolo dove i giorni precedenti aveva riposto il mantello. Poi, ricambiati i saluti, partí alla volta della fantomatica oasi.

Le parole di avvertimento di Rashir risuonavano ancora nella testa della giovane quando, quasi a confermare quei consigli, Triela scorse un impetuoso muro di sabbia. Lo osservò timorosa fagocitare man mano l'orizzonte mentre si avvicinava rapidamente alla sua posizione.

E ti pareva. Tra questa tempesta e quanto successo a Godal, sto iniziando a convincermi di essere una ragazza parecchio sfortunata. Non che queste ultime due prove fossero necessarie.
Facendo un sorriso amaro, si strinse nel mantello.
Dunque, secondo il signor Rashir, sarebbe d'uopo accamparsi. Mi pare di aver letto da qualche parte che i nomadi in genere si fanno scudo coi carri, schermandosi dal vento. Io dovrò cavarmela con molto meno, temo. Ad ogni modo, preferirei non addormentarmi per il momento. Non vorrei rimanere sepolta viva.

Individuata una conca che potesse offrire la protezione di una duna nella direzione della tempesta, Triela sfilò la claymore dall'armatura, impugnandola poi come un giavellotto. Consapevole della sua scarsa forza, decise di prendere una piccola rincorsa, saltare e cercare di conficcare la spada il più a fondo possobile nel terreno sfruttando il suo altrettanto flebile peso. L'idea era quella di fare in modo che l'arma rimanesse saldamente ancorata nel terreno, e che spuntsse il tanto che bastava per consentire alla guerriera di poggiare la testa sul piatto della lama. Si sarebbe quindi seduta alla maniera classica delle guerriere, volgendo le spalle alla tempesta, alzando il cappuccio e imbacuccandosi nel mantello in modo che la sabbia non le sferzasse la pelle. Avrebbe quindi, per quando possibile, puntato i piedi nella sabbia a gambe divaricate, in modo da tenere la schianta ben premuta sulla spada, e creando quindi una sorta di triangolo che sperava le impedisse di venire sbalzato via.

Ora non le rimaneva che attendere, sperando che la furia degli elementi non si rivelasse un avversario ostico quanto Sofia.

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Stato Psicologico: Grata ai nomadi, preoccupata dalla tempesta di sabbia.
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[Narratore]

Per quanto scarsa per gli standard di una guerriera, la forza di Triela era comunque sovrumana: non fu troppo difficile conficcare la claymore abbastanza a fondo da avere un appoggio nella sabbia. Come schienale risultò un po' scomoda, ma almeno offriva la protezione necessaria alla ragazza per impedirsi di finire divorata dalla tempesta di sabbia. Armatasi di pazienza e una buona posizione, Triela attese per almeno un'ora che gli elementi le concedessero un'opportunità. Si rese però presto conto che non sarebbe stato così facile piegare al proprio volere la furia del deserto: per quanto cominciasse a scemare ogni tanto, la tempesta imperversava senza apparente fine, arrivando a lambire la sua postazione. Studiandola, la guerriera poté stabilire che non si trattava di un fenomeno passeggero provocato da forti venti o improvvisi sommovimenti delle dune: pareva piuttosto qualcosa di fisso, quasi eterno. Forse c'era una particolare corrente attorno all'oasi, forse era davvero maledetta: quale che fosse la spiegazione, Triela poteva solo decidere di aspettare ancora, rinunciare o tentare il tutto per tutto attraversando la tempesta.

[GioRix]

Beh, se non altro ora sono più che certa di essere iellata.
Pensò la guerriera, ormai rassegnata alla sua evidente sfortuna.

Triela rimase ancora qualche minuto ad osservare la tempesta.

Sembra proprio che dovrò avanzare nella tormenta. Pare che ci siano dei brevi momenti in cui cala di intensità, forse potrei sfruttarli per avanzare in modo da minimizzare il rischio di deviare dalla mia direzione. Se dall'interno il sole resterà visibile potrei sfruttarlo per orientarmi un minimo, ma non posso basare il mio piano su una speranza così flebile. Se la situazione si evolverà ulteriormente, rifletterò sul da farsi.

La guerriera si rialzò, scuotendo inutilmente dai vestiti i pochi granelli di sabbia che le si erano depositati addosso. Rimessa al suo posto la spada e strettasi nel mantello, la ragazza aspettò il primo momento di relativa calma. Sfruttando l'attimo propizio, Triela si sarebbe addentrata nella coltre di sabbia con tutte le intenzioni di fare le programmate pause ogni qual volta il vento fosse diventato troppo forte per proseguire.

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Stato Psicologico: Rassegnata, decide di entrare nella tempesta.
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[Narratore]

Decidere di affrontare la tempesta di sabbia era possibile soltanto per una come lei, si rese presto conto Triela: qualsiasi umano sarebbe stato travolto dopo pochi passi, ma una guerriera era ancora in grado di tenere testa agli elementi quel tanto che bastava a non farsi sbalzare via... almeno, fintanto che la tempesta rimaneva relativamente controllata. Il che non era a lungo: in un'ora, Triela fu costretta a fermarsi per almeno tre quarti del tempo per evitare di farsi trascinare dalle correnti impetuose. Inoltre, come prevedibile orientarsi era diventato pressoché impossibile: anche quelle poche volte che il sole era visibile, non offriva un punto di riferimento abbastanza preciso e costante. La guerriera era ancora in tempo per tornare indietro, ma se avesse deciso di proseguire le si presentava davanti un viaggio estremamente lungo e pericoloso, non tanto per la distanza da percorrere quanto per la difficoltà nel farlo.

[GioRix]

Triela osservò con astio il sole, che pareva non voler collaborare con i suopi tentativi di orientarsi.

Pare proprio che sia impossibile orientarsi qua in mezzo. Immagino dovrò fare del mio meglio per avanzare in line retta. In fondo, ormai sono qui, tornare indietro proprio ora sarebbe uno spreco di tempo.

Intestarditasi com'era, non ci pensò due volte a riprendere il cammino. Incurvata dal peso del vento che le sferzava il mantello, la ragazza riprese la sua probabilmente folle avanzata.

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Stato Psicologico: Intestardita, continua col suo piano.
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[Narratore]

Frustrata e innervosita, Triela si intestardì ad andare avanti... e andò di lato. Per ore, il suo senso dell'orientamento fu spietatamente preso in giro dalla tempesta di sabbia, e più di una volta la ragazza rischiò di essere trascinata via dal forte vento. Per sua fortuna, tra il mantello che offriva una certa protezione dalle sferzate e la cautela che non aveva del tutto abbandonato, la guerriera riuscì a mantenersi se non altro stabile sui propri piedi, per quanto ciò a volte le costasse tutta la propria forza. Non c'era da stupirsi se gli umani consideravano questo posto maledetto: nessuno di loro sarebbe sopravvissuto a un viaggio del genere, ma per sua fortuna Triela non era umana. Infine, dopo un tempo che la ragazza non seppe definire, la tempesta iniziò a scemare fino a fermarsi. O meglio, spostarsi: dopo un attimo di confusione, la guerriera poté guardarsi intorno e capire cos'era successo: era uscita dalla tempesta di sabbia solo perché questa si era mossa più a Sud, trascinata dal vento che veniva incanalato dall'oasi. La conformazione di questa, visibile non troppo lontano, presentava alberi in una struttura quasi perfettamente circolare, cresciuti intorno a una pozza d'acqua limpidissima, che grazie a qualche scherzo della natura erano in grado di trasformare la minima brezza in un uragano. La zona non era veramente maledetta, ma indubbiamente si trovava in una posizione particolare che provocava il fenomeno. Triela poté anche notare come si fosse ormai fatta notte: con un minimo lavoro di deduzione, non sarebbe stato difficile capire che la tempesta si muoveva in circolo attorno all'oasi, lentamente, ogni giorno, compiendo una sorta di orbita che, per fortuna della guerriera, era leggermente ellittica. Ovviamente, una volta usciti - per miracolo o meno - dall'altra parte, si era fuori pericolo... almeno finché non si volesse tornare indietro. Ma facendo bene i conti era comunque possibile intuire la posizione in cui la tempesta sarebbe stata meno potente e muoversi attraverso quella. In ogni caso, Triela era dall'altra parte: stanca, frustrata e ricoperta di sabbia da capo a piedi, ma era riuscita a farsi strada fin quasi all'oasi. Più vicino, un vago bagliore di qualcosa presumibilmente metallico attirò la sua attenzione: illuminato dalla luce lunare. Avrebbe dovuto fare una deviazione per controllare meglio, però.

[GioRix]

Finalmente fuori!

Un sorriso sollevato si dipinse sul volto della ragazza mentre abbassava il cappuccio, scrollandosi di dosso un po' di sabbia. Abbracciando con lo sguardo la visuale finalmente aperta che si parava dinnanzi ai suoi occhi, la ragazza mosse qualche timido passo in direzione del laghetto.

Che strana tempesta... Se non altro sembra che lasciare questa zona sia decisamente più semplice che entrarvi. Ad ogni modo, per il momento sarà meglio esplorare con cautela.

Notato il bagliore metallico in lontananza, la guerriera si acquattò portando la mano sull'elsa. Non riusciva ancora a distinguere cosa fosse quella lucentezza, ma se le sue informazioni erano esatte la sua preda era uno yoma in armatura. Cercando di rimanere inosservata, Triela provò a concentrare la sua percezione verso quel punto. Non contenta, avrebbe poi tentato di scandagliare anche il resto dell'oasi. In fondo, non era la prima volta che si ritrovava a sorpresa più di un nemico contro cui combattere.

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Stato Psicologico: Sollevata di essere uscita dalla tempesta, incuriosita e guardinga verso l'oasi e il bagliore.
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[Narratore]

La Percezione di Triela rivelò... qualcosa. Qualcosa di veramente flebile, quasi più di ciò che aveva analizzato nella sua ricerca: probabilmente la distanza non aiutava. Infatti, avvicinandosi poté accorgersi che l'aura era leggermente più intensa, anche se non era affatto ciò che si aspettava: l'oggetto metallico emanava Yoki, sì, ma perché si trattava di una claymore! La spada, semisepolta nella sabbia, giaceva senza apparente possessore da quelli che dovevano essere diversi giorni come minimo. Poco lontano, la ragazza notò un piccolo branco di iene in cauto avvicinamento: probabilmente animali "nativi" dell'oasi, che sopravvivevano all'interno della tempesta di sabbia divorando i resti delle sfortunate creature uccise dagli elementi. Non emanavano certo Yoki, ma non per questo erano innocue.

[GioRix]

Triela si avvicinò cautamente all'oggetto metallico, rimanendo acquattata. Una volta arrivata ad una distanza che le consentisse di scorgere con più chiarezza di cosa si trattasse, rimase basita.

Una... claymore!? Che diavolo ci fa qui? Che mi abbiano preceduta? Ma se la spada è qui, significa che chiunque fosse ha fallito. Tuttavia, non mi sembra di percepire altro yoki per il momento, quindi è possibile che se ne sia andata viva... non vedo resti di cadaveri, almeno per il momento.

La guerriera fece per avvicinarsi ulteriormente, in modo da esaminare meglio la spada, quando si accorse di un gruppo di fastidiosi animali che la stavano lentamente affiancando.

Iene... e molte. Se mi attaccassero tutte assieme potrebbe essere un problema. Per il momento vedrò di non farmi accerchiare. A quanto ne so le iene non dovrebbero saper nuotare, perciò se lasciò che il lago mi copra le spalle dovrei ottenere un vantaggio. Potrei anche arrampicarmi sugli alberi, ma non capisco quanto siano davvero grandi, potrebbero non reggere il mio peso. Direi che la scelta migliore sia provare ad immergermi nell'acqua, diciamo fino alla vita. Anche se gli animali sapessero nuotare, verrebbero sicuramente rallentati e non potrebbero saltare o caricare. Se dovessero seguirmi, sarebbero facile preda della mia lama.

Senza dare le spalle alle iene, Triela iniziò ad indietreggiare mentre estraeva la spada. Tenendo la claymore rivolta verso l'esterno, in modo da far sembrare la sua figura più grossa, tentò di menare qualche fendente casuale, nel tentativo di mantenere lontane le iene. Se le bestie avessero tentato una carica, avrebbe aumentato il passo e si sarebbe tenuta pronta a schivare con balzi all'indietro, oltre ad intercettare con la spada i corpi degli attaccanti. Avrebbe potuto anche tentare di scattare verso lo specchio d'acqua, ma non sapeva quanto quelle fiere potessero essere veloci, perciò preferì non rischiare di farsi azzannare alle spalle.

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Stato Psicologico: Confusa riguardo alla spada, pianifica lo scontro con le iene.
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